Creato da robertocass il 22/03/2011
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« Il Dottor MarioIl Dottor Mario »

Il Dottor Mario

Post n°10 pubblicato il 04 Luglio 2011 da robertocass
 
Foto di robertocass

10° Puntata

 

 

Mario, Mario.


Mario a tavola,vieni a fare colazione.

E' la mamma che mi chiama.

Forza è tardi, devi andare a scuola.

Mi alzo, vado davanti allo specchio.

Ho 14 anni, li faccio oggi e mi sento un uomo.

Il viso è pieno di peluria e anche le gambe sono pelose e forti.

Ma ancora vado in calzoni corti e la cosa non mi pace.

Mamma quando metto quelli lunghi, mi vergogno così, e poi devo farmi la barba.


Su sbrigati, ci pensiamo dopo.

Oggi è il tuo compleanno e quando torni festeggiamo.

Che noia, mamma è fissata con questi calzoni corti.

Forza che è tardi.


Esco, non fa freddo, vedo qualche amico e lo saluto ma non mi avvicino.

Cerco sempre di stare solo, non mi trovo bene con loro, mi prendono in giro perchè balbetto e perchè non gioco bene a pallone.

Quando si gioca, nessuno mi sceglie e solo quando manca uno, mi mettono in porta.


Ho avuto però la mia rivincita.

Stavamo giocando come sempre sulla strada, le porte erano delimitate da due grosse pietre ed io come sempre ero in porta.

Ecco che si avvicinano, parte un gran tiro, lo vedo va verso l'angolo della porta.

Senza pensarci mi butto a pesce e lo paro.

Mi alzo, sono tutti a dirmi bravo ed io sono felice, anche se mi fa male la spalla per la botta che ho dato sull'asfalto.


Sì forse da allora mi trattano un pò meglio, ma io non mi fido e stò sempre appartato.


Entro in classe, saluto tutti con la mano e mi siedo al mio banco all'ultima fila.

E' il mio posto, mi piace sono quasi sempre coperto dagli altri e spesso mi metto a disegnare o a fantasticare su quello che farò da grande.


A scuola non vado male, purtroppo balbetto e la cosa non mi aiuta.

Quando mi interrogano sembra sempre che non ho studiato, mi blocco sulle parole e faccio una gran fatica a finire ogni frase.


Mario che stai facendo, come sempre distratto, vieni qui alla lavagna.

Ma ma pro professore ero ero attento.

Ah sì, allora ripetimi quello che stavo dicendo.

Cerco di parlare ma non ci riesco, per fortuna il professore mi ferma

Va bene siediti.

Che culo, oggi è la mia giornata fortunata.


Finalmente suona la campanella, corro a casa, senza aspettare nessuno.

Mamma sono io.

Vai in cucina, arrivo subito.

Entro e vedo quello che sognavo da mesi: un paio di pantaloni lunghi marroni, un pennello, lamette e sapone da barba.

Mamma grazie, hai capito finalmente che sono cresciuto.

L'abbraccio forte.


Povera mamma sempre a lavorare.

Non ho mai conosciuto mio padre, è morto in guerra, e viviamo con la pensione, ma non basta per vivere, l'affitto è alto e mia madre va a pulire da due famiglie.

Mamma mi hai fatto un regalo

stupendo.

A casa non balbetto, mi succede solo quando mi emoziono.


Mi vesto da uomo, mi faccio la barba, veramente mi taglio tutto che sembro uscito da un incidente.

Mi pettino e quando mi sento pronto esco di corsa.

Mamma torno subito.

Dove vai, è pronto.

Va bene torno subito.

Esco di corsa, voglio andare a chiamare Anna, la mia ragazza.

Anna non è bella, è un pò grassotella ed ha un naso troppo grande, ma ci vogliamo bene.

Proprio ieri ci siamo giurati eterno amore e ci siamo baciati, a bocca chiusa.


Anna dice che a bocca aperta con la lingua è ancora troppo presto, ma si fa toccare il petto.

Ieri la aveva la camicietta e sono riuscito a mettere dentro una mano e toccarle le sise, erano piccole e sode.

Lei mi ha subito tolto la mano e mi ha dato uno schiaffo, non forte però.

Poi ci siamo baciati ancora, ed io ho giurato che fra qualche anno la sposerò.


Anna,scendi.

Si affaccia la madre.

Scu scusi si signora cer cercavo Anna.

Oh, Mario, come stai bene vestito così, Anna è andata all'oratorio e deve ancora tornare.

Gra grazie.

Scappo via.


Non mi piace l'oratorio, non è un brutto posto, anzi c'è un bel campo di calcio, ci sono i bigliardini, i tavoli di ping pong.

Ma a parte il fatto che non sono bravo in questi giochi, ci sono due preti che ti danno sempre fastidio.

Ogni scusa è buona per abbracciarti e toccarti.


Io scapppo sempre via e come non ci provano più, ma ho visto ragazzi che invece rimangono e si fanno toccare.

Dicono, ma io non l'ho mai visto, che poi li portano in camera e glielo mettono dietro.

Non lo so se è vero, io una volta ho visto un bambino che scappava piangendo e un prete che lo chiamava forte per nome.


Anna, guardami.

Ma Mario stai benissimo.

Ci siamo presi per mano e siamo tornati così a casa.

Anna, che bello rivederla.


La persi di vista dopo le medie, ho cercato di rintracciarla ma non ci sono più riuscito.

Anni dopo, ero ormai sposato, ho rivisto un vecchio amico di scuola e ci siamo fermati a parlare, da lui venni a sapere che Anna era morta in un incidente stradale.

Povera Anna.

Chissà cosa farebbe oggi, avremmo avuto la stessa età.


Siamo stati insieme per tutti gli anni delle medie, andavamo insieme ai giardinetti e parlavamo, anzi era lei che parlava, parlava sempre.

Non sempre l'ascoltavo e qualche volta la lasciavo parlare mentre io in silenzio pensavo come potevo toccarla sotto.

Un giorno misi la mano sotto la gonna, arrivando alle cosce e quasi alle mutandine.

Lei mi guarda, sorride e me la toglie con forza.

Non provarci più, siamo piccoli per questo.

Ora acconsentiva che la baciassi anche con la lingua e le toccassi il seno, sempre fuori della maglietta però.

A me sembrava già tanto.


Mi ricordo tutto, è strano come solo ora, erano anni che non ci pensavo.

Mi ricordo il nostro ultimo incontro.

Andai a prenderla a casa e come sempre parlava, parlava, non stava un minuto zitta.

Abbiamo litigato, non mi ricordo perchè.

Lei non portava ancora le calze, sotto la gonna un pò lunga si vedevano due gambe magre con i calzini corti.

A me sembravano delle gambe bellissime.


Non mi ricordo perchè, ma il giorno dopo non andai a prenderla a casa.

Ci andai dopo un mese, ma lei non c'era.

Lo chiesi a qualcuno ma non mi ebbi risposta

Pensai che non voleva più vedermi e andai via.


Chissa forse ci saremmo davvero sposati e forse sarebbe stata davvero la moglie giusta.

 

 
 
 
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