Creato da robertocass il 22/03/2011
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RomanticPearl
RomanticPearl il 10/07/18 alle 23:23 via WEB
E se tutti guardassimo o pensassimo al prossimo come un essere umano fatto di carne,ossa,cervello e anima, come noi ... esisterebbe il razzismo ? Vedi? Basterebbe così poco ! Purtroppo il made in italy è razzista, e qui non ci piove. È un marchio di fabbrica. Negli altri paesi, tutta questa differenza di pelle, vestiti, religione, ecc non influisce sugli altri. Una buona serata.
 
Dizzly
Dizzly il 07/07/18 alle 11:10 via WEB
e...scusa riflettendo ancora ... la visione dell'uomo in canotta con il quadro della sua signora che guardano il mare e si espongono al sole, alla brezza di mare, ai colori, può considerarsi certamente opera e lui un artista!
 
Dizzly
Dizzly il 07/07/18 alle 11:05 via WEB
Una foto diversa in un post diverso, chiaro e genuino...ho visto anche io la foto che è di straordinaria e rara bellezza; quello che non capisco, e probabilmente non so, ma ho questa impressione, se qualcuno, con tutto il rispetto per il signore in compagnia della sua signora, si sia avvicinato a scambiare due chiacchiere e chiedere un semplice come va ...piuttosto che fotografare e condividere per rendere lo spettacolo virale pur con tutte le emozioni descritte ...infiniti saluti
 
che41
che41 il 19/03/18 alle 13:30 via WEB
Il bambino nella valigia: immagine simbolo di Ghouta Nell’estate del 2016 la commozione aveva il volto del bambino Omran. Ogni giornale, ogni televisione, ogni sito internet piangeva per quel bambino con il volto insanguinato ed impolverato estratto dai calcinacci della sua casa di Aleppo Est. Nel piangere per quel bimbo ogni commentatore ometteva diligentemente una basilare verità: Aleppo Est non era un’oasi di libertà, ma un piccolo califfato su cui sventolava la bandiera di Jabhat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. E ci si guardava bene dal ricordare che tutte le foto uscite da quell’angolo di Siria erano attentamente controllate e scelte dagli “agit prop” del gruppo terrorista. Così quando – caduta Aleppo Est – il padre di Omran denunciò i soccorritori del figlio spiegando come l’avessero messo in posa e fotografato invece di curarlo e portarlo all’ospedale sulla vicenda cadde un velo di omertoso e imbarazzato silenzio. La vicenda del bimbo nella valigia è diversa, ma il principio è lo stesso. Quello scatto toccante e commovente viene utilizzato per confondere l’opinione pubblica e riproporre il copione di una guerra alimentata dalla spietata ferocia del “macellaio” Bashar al Assad e del suo alleato Vladimir Putin. È da settimane che le agenzie diffondono in maniera martellante solamente le immagini dei civili di Ghouta, nascondendo scrupolosamente i ribelli che combattono a Ghouta. Due giorni fa, abbiamo raccontato quando il bimbo nella valigia, la sua famiglia e almeno altri 15mila fra bimbi, donne, uomini e anziani hanno deciso di abbandonare il villaggio controllato dalla Legione Rahman e da Tahrir Al Sham, la coalizione di gruppi alqaidisti attivi nella regione di Ghouta. L’hanno fatto perché per la prima volta in sette anni, da tanto dura l’occupazione della regione di Ghouta da parte dei gruppi islamisti, hanno potuto scegliere da che parte stare senza essere minacciati e condizionati dai ribelli. L’hanno fatto perché il governo di Damasco e i russi, dopo settimane di bombardamenti e assalti alle roccaforte ribelli, hanno aperto quel corridoio umanitario offrendo ai civili la possibilità di mettersi in salvo. Dal sobborgo di Damasco, secondo le stime fornite dal rappresentante siriano all’Onu Bashar Jaafari, sarebbero fuggiti “oltre 40mila civili” grazie ai corridoi “aperti dall’esercito siriano in coordinamento con l’alleato russo”. “I civili” – ha proseguito il diplomatico – “sono andati nei centri allestiti dal governo siriano e dalla Mezzaluna rossa arabo-siriana, in rifugi temporanei dotati di tutto il materiale necessario per la loro cura”. Quel bambino – appoggiato in una valigia perché mamma e papà, piegati sotto il peso di altri bagagli e di altri figli da portare in salvo, non hanno un altro posto confortevole in cui trasportarlo – è dunque un’immagine di disperazione, ma anche di speranza. La speranza di un ritorno alla vita, di una fuga da una regione occupata con la forza delle armi e assoggettata all’arbitrio dei gruppi ribelli. Ribelli che – come raccontavano le famiglie in fuga assieme al bimbo nella valigia – sequestravano gli aiuti umanitari, si guardavano bene dal distribuire cibo e soccorsi ai civili e minacciavano di morte chiunque tentasse di abbandonare i territori sotto il loro controllo. Dunque possiamo anche commuoverci per quel bimbo, ma attenzione perché le troppe lacrime rischiano di offuscare la realtà. La realtà di una valigia scomoda e angusta che lo porta, però, verso la salvezza. La realtà di una valigia che lo aiuta a fuggire da dei villaggi trasformati in prigioni, a dire finalmente addio a dei lager a cielo aperto dove lui e la sua famiglia erano solo carne da cannone, scudi umani piegati alla volontà folle e spietata dei gruppi jihadisti.
 
che41
che41 il 01/12/17 alle 20:48 via WEB
è tutta da riscrivere perchè ci hanno sempre ingannati
 
che41
che41 il 29/11/17 alle 20:55 via WEB
Aprite gli occhi sulle fake news! Sono solo un pretesto per censurare. Ve lo dimostro qui Non è un caso. E’ un metodo. Con un pretesto, le fake news, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere. Attenzione, non si tratta di una questione meramente italiana bensì di quella che definirei una “corale internazionale”. Il là lo hanno dato gli Stati Uniti, dove, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano, nella consapevolezza che la prima grande e inaspettata sconfitta dell’establishment che governa gli Usa da decenni non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream. A seguire si sono mobilitati diversi Paesi europei, la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post Brexit e, ovviamente, l’Italia, del post referendum. Sia chiaro: il problema delle fake news esiste; soprattutto quando a diffonderle sono società o singoli a fini di lucro. Gli esempi, anche recenti, abbondano. O quando vengono usate dagli haters, gli odiatori, ovviamente senza mai esporsi in prima persona. Ma le soluzioni vanno trovate nel rispetto della libertà d’opinione e nell’ambito del sistema giudiziario del singolo Paese. La diffusione sistematica di notizie false al solo fine di generare visualizzazioni è semplicemente una truffa e in quanto tale va trattata. Il problema degli haters è più complesso. Io da sempre sostengo che bisogna avere il coraggio di mettere la faccia e che l’anonimato assoluto per chi si esprime pubblicamente non sia salutare in una vera democrazia. Anche in questo ambito si possono trovare soluzioni intelligenti ad hoc. Le proposte che sono state formulate negli ultimi tempi – e guarda caso tutte su iniziativa del Pd – si caratterizzano, invece, per la tendenza da un lato a delegare il giudizio a organismi extragiudiziali – talvolta anche extraterritoriali – dall’altro per l’intenzione di colpire arbitrariamente le parole e dunque, facilmente, anche le idee. Non mi credete? Eppure è così. Ricordate il decreto Gentiloni sulla schedatura di massa degli utenti web e telefonici e la misura che autorizzava una censura di fatto e contro cui ho condotto una battaglia furibonda su questo blog? La prima misura è da regime autoritario, senza precedenti in democrazia; la seconda delega all’Agcom la facoltà di valutare se un sito viola il diritto di autore e, un caso affermativo, di oscurarlo. Ovvero appropriandosi di funzioni che spettano normalmente alla magistratura. E leggete la proposta di legge contro le Fake News annunciata da Renzi. Cito una fonte insospettabile, la Repubblica, che la definisce una legge sulle fake news che non parla di fake news. Scrive Andrea Iannuzzi: Nel ddl elaborato dai senatori Zanda e Filippin si impone ai social network con oltre un milione di utenti la rimozione di contenuti che configurano reati che vanno dalla diffamazione alla pedopornografia, dallo stalking al terrorismo. La valutazione dei reati viene demandata ai gestori delle piattaforme, che di fatto sostituiscono il giudice: la libertà di espressione potrebbe essere a rischio. Previste sanzioni pesanti per chi non rispetta una serie di adempimenti burocratici Persino la Repubblica – sì proprio il giornale che ha amplificato le denunce di Renzi contro le Fake News – non ha potuto esimersi dall’ammettere che così i giudici non servirebbero più, violando uno dei principi fondanti della nostra civiltà, e dal riconoscere che la libertà di opinione è in pericolo. E non finisce qui. Sentite cosa dice Marco Carrai, amico e consigliere di Renzi, che in un’intervista al Corriere della Sera rivela: Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un “algoritmo verità”, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa. L’altra idea è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli e, attraverso un grafico, segnali le anomalie. A mio avviso ciò dovrebbe essere fatto anche a livello istituzionale. Traduco: significa che un algoritmo e meccanismi di analisi semantica stabiliranno se un singolo articolo è vero o è una fake news. Scusate, ma io rabbrividisco. Queste sono tecniche da Grande Fratello, e non solo perché i criteri rimarranno inevitabilmente segreti (per impedire che vengano aggirati), ma soprattutto perché così si potranno discriminare le idee, i concetti, bannando quelli che un’autorità esterna (il gestore dei social!) riterrà inappropriati. D’altronde sta già avvenendo su Facebook e su Twitter, dove opinionisti anche conosciuti si sono visti cancellare gli account da un amministratore che, nel migliore dei casi, si presenta con un nome di battesimo (Marco, Jeff o Bill) e che decide che si sono “violate le regole della comunità”. Oggi sono ancora incidenti episodici, ma domani – sotto la minaccia di sanzioni milionarie già ventilate da Renzi – i gestori sboscheranno con l’accetta. E basterà un’”esuberanza semantica”, ad esempio scrivere zingari anziché rom, o accusare un’istituzione di diffondere dati falsi o incompleti per sparire dalla faccia del web. Perché per gente come Renzi e Carrai e Gentiloni, tutti veri splendidi progressisti, evidentemente non può che esistere una sola Verità. Quella Ufficiale, quella certificata da loro e difesa dagli implacabili gestori dei social media, novelli guardiani dell’ordine costituito. Cose che possono esistere solo in una “Fake Democracy”. Quella a cui ci vogliono portare. Marcello Foa Quello che sta succedendo è gravissimo. E persone ingenue stanno candidamente abboccando, scrivendo anche in contatti miei personali affermazioni da fanciulli di scuola primaria del tipo "ma il problema delle fake news è vero". Poi notate il linguaggio "italish" dei renziani. Ogni tre parole c'è una sigla inglese buttata là. Dove c'è inglese (in Italia) c'è sempre il tartufo, come con la social card e il jobs act. Il 90 % non capisce il contenuto ma capisce che è... una cosa moderna, ineluttabile, io non la capisco ma sarà importante. Non è un problema di controllo di controllori caro signore! E', in questo caso vale a dire i vaniloqui di una pseudo-minestra, vaniloqui ovviamente suggeriti e dettati poichè se quella ''donna'' è un ministro io sono Gesù Cristo, ebbene quelle affermazioni di caterve di morti del tutto prive di fondamento integrano una precisa ipotesi di reato a mente art. 656 c.p. ovverosia ''diffusione di notizie false e tendenziose atte ecc.ecc.ecc.''! Ovviamente i ns pseudogovernanti laddove prevalgono interessi di aziende farmaceutiche oserebbero anche e persino affermare che N.S. sia deceduto per aids! E sia chiaro che anche quanto afferma Tipheus è verissimo!! Le fake news è da tempo immemorabile che ce le propinano e con la televisione di massa almeno dai tempi dello "Sbarco sulla Luna"... A proposito, vorrei vedere cosa risponderebbe la Intel Art. proposta dal Piddiota di turno, messa di fronte alla parola Luna. Vero o falso? Certo che se la A.I la programma il Cattivissimo Sboldrinato la risposta è sicura, ma sarà anche vera? Alcuni anni addietro, più o meno dal 2013, si intuiva che la macchina della propaganda nell'occidente allargato, lo spazio anglofono e i suoi vassalli, avrebbe dovuto intraprendere un salto di stato e di strategia, ne ho scritto in vari contesti di discussione su CDC, e questo per alcuni motivi contingenti, tra i principali a mio avviso erano: 1) Lo scontro frontale con i sistemi orientali, russia e cina, in grado di avere abbastanza peso specifico per generare una narrazione della realtà differente, una struttura in grado di riverberarsi anche nel sistema informativo a senso unico del fronte opposto. 2) La permanenza in rete di sacche che continuano ad utilizzare i protocolli di base e non sono ancora assorbite dai "metaprotocolli" come i social o google 3) L'aumento progressivo del distacco tra realtà e narrazione mediatica, con il permanere di illogicità interne, come i tassi di interesse sotto zero o la guerra permanente. I cambiamenti veri non sono ancora del tutto percettibili, assistiamo intanto al progredire della cancellazione tout court di eventi e circostanze fondamentali dalla narrazione mediatica dominante, ma questo da solo è poco effettivo, da qui la ricerca di una chiave per una censura selettiva delle fonti alternative. Il discorso "fake news" deve accorpare in se tanti elementi già operativi: la delegittimazione dei sorgitori di notizie alternative dall'interno, la definizione di un interesse alla verità su basi apodittiche, l'accomunamento di temi differenti e a diverso livello di credibilità in un continuum artificioso, etc etc. L'operazione è molto ambiziosa, e procede con una tattica abbastanza definita, si spara alle stelle, con il tentativo di creare "ministeri della verità" da qualche parte, il colpo si infrange sui bastioni del buon senso residuo, ma qualche scheggia salta, tipo una legge contro il fascismo e relativa censura di quà, un divieto di la, etc etc, sono tessere di un mosaico che pian piano comporranno. Appunto. I media sanno che la verità delle masse non è quella dei logici. Se io penso alla verità tendo a pensare ad Alfred Tarski, ma le masse intendono come verità una verità sociale, condivisa. Per le masse (e anche noi ne facciamo parte) la maggior parte delle verità vanno accettate in base all'autorevolezza di chi le sostiene ed alla loro diffusione. Poi ognuno si terrà una piccola nicchia nella quale mantiene le sue verità. Un economista farà riferimento alle sue verità quando investe i propri soldi, un medico userà le sue verità per curare se stesso e i familiari, altri potranno usare più diffusamente le loro verità nel loro settore professionale (es. gli ingegneri). Ma per vivere in un mondo complicato, insieme ad altre persone, bisogna accettare per buone molte verità sociali. E' buon senso, o realismo politico, o come lo vogliamo chiamare, l'accettare un buon numero di verità perché sono verità sociali. Ma le verità sociali costruite in questo modo sono le verità del potere, quello che riscrive la storia in continuazione, o fabbrica tribunali per punire gli sconfitti in guerra, o costruisce istituzioni dove chi comanda non è eletto (es. CdS dell'ONU) e chi è eletto non comanda (es. assemblea gener. dell'ONU o Parlamento europeo). Per le masse la verità è il potere. Cosa si può volere di più? Ma a volte arriva l'8 settembre. Voci secondo le quali in Ucraina, subito dopo il colpo di stato, sarebbero giunti istruttori della NATO, si sono levate per la prima volta già nella primavera del 2014. Nel giugno dello stesso anno, determinavano già il loro numero – 180 uomini. Entro la primavera del 2015, in Ucraina si trovavano già trecento soldati americani. Ora sul territorio del Donbass, quello sotto il controllo di Kiev, sono perennemente presenti soldati della NATO di molti paesi: lituani, polacchi, canadesi, inglesi, ecc. in tutto circa un migliaio di uomini. Nella sede del SBU (servizi segreti ucraini), un intero piano è stato assegnato agli americani. Il numero esatto di truppe americane e NATO in Ucraina è tenuto segreto. Ce ne sono centinaia di altri che sono in prima linea nelle formazioni delle compagnie private militari occidentali o dei battaglioni nazisti, ma non parliamo di loro. Tuttavia cosa possono insegnare istruttori, per esempio della Lituania o del Canada, ai soldati ucraini? Supponendo che le Forze Armate ucraine dopo il colpo di stato del 2014, siano state addestrate dagli americani, il risultato è stato la sacca di Debaltsevo e tutte le altre sacche in cui sono finiti i militari ucraini. Molto probabilmente, ai soldati ucraini viene insegnato solo ad occuparsi di stazioni radio tattiche, cure mediche d’emergenza, gestione dei droni, ecc. Per questo compito, vanno bene anche i lituani e i polacchi. Le Forze Armate statunitensi, invece, sono arrivate in Ucraina non per insegnare qualcosa, ma per uno scopo ben diverso: sono venute loro stesse a imparare. Studiano tutto ciò che è possibile: quali mezzi pesanti vengono utilizzati dalle Repubbliche del Donbass, quali UAV (droni), come sono organizzate le azioni di combattimento, le comunicazioni e la copertura delle operazioni militari. Hanno una rete di agenti abbastanza estesa sul territorio delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. Gli americani imparano a combattere con la Russia. E questo, dai generali americani, è considerata un’esperienza inestimabile, per la quale il Congresso degli Stati Uniti stanzia milioni di dollari. Già solo per tale motivo gli americani sono interessati a far si che il conflitto nell’est dell’Ucraina duri il più a lungo possibile. La rivista americana “Politico Magazine” ( https://www.politico.com/magazine/story/2017/11/27/trumps-russian-schizophrenia-215869 ) riporta, secondo Kurt Volker, rappresentante speciale del Dipartimento di Stato americano per l’Ucraina, che la ripresa delle ostilità nel Donbass è prevista entro un anno: “Direi che la probabilità non è inferiore all’80% … Lo scenario più probabile è che tutto continuerà”. Fonte: www.fondsk.ru
 
che41
che41 il 28/11/17 alle 21:34 via WEB
la geoingegneria assassina vuole manipolare il clima- guerra ambientale non dichiarata, scie chimiche e HAARP stanno devastando il Pianeta con veleni ed onde elettromagnetiche!!
 
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 27/11/17 alle 22:04 via WEB
E che bel sogno! Che in un futuro sarà possibile. Possibile e forse anche necessario, se continueremo a distruggere il nostro pianeta attuale : la Terra.
 
RavvedutiIn2
RavvedutiIn2 il 19/11/17 alle 23:11 via WEB
Alcuni studi scientifici dimostrano che una civiltà come la nostra attuale, in caso di catastrofe naturale o di guerra atomica, dopo appena trentamila anni potrebbe essere individuata con molta fatica, in quanto tutti i manufatti, o almeno il 99% di essi risulterebbe essere praticamente disgregato, completamente scomparso. Potrebbe allora essere che altre civiltà, anzi per essere più precisi, un'altra civiltà anteriore alla nostra, abbia abitato il pianeta Terra. Potrebbe allora anche essere che detta civiltà provenisse da un altro pianeta, magari lontani dal nostro, situato in un'altra galassia posta al limite del nostro universo conosciuto, posta forse anche in un'altra dimensione, forse un universo parallelo. Troppo strane tutte le rappresentazioni egiziane, per dire solo di quelle egizie. In pratica noi potremmo provenire da una civiltà aliena, forse a grandi linee simile morfologicamente a noi umani. Si, la faccenda delle piramidi non ce la raccontano giusta, inoltre pare proprio che alcuni avvistamenti, parlo di quelli più recenti e comprovabili, siano veritieri. Non siamo soli nell 'universo ed il nostro stesso pianeta era molto diverso da come è oggi, dunque zone oggi proibite avrebbero potuto ospitare la vita. Enigmi attualmente inspiegabili, ma nel futuro probabilmente se ne saprà molto di più. Ciao.
 
Afroditemagica
Afroditemagica il 16/03/17 alle 14:41 via WEB
Oppure un altro buon metodo è lasciare accesa la segreteria telefonica!!
 
 
 

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