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ARRIA MARCELLA, di Théophile Gautier.

Post n°39 pubblicato il 12 Agosto 2009 da marcalia1
Foto di marcalia1

Pubblico questo post scritto da rilicenz perché, tra i diversi temi toccati da Gautier, ce n'è uno "antropologico" del Femminile archetipico che pare rasentare per analogia quello presente nella Gradiva di W. Jensen, non solo per l'ambientazione arcaica pompeiana; romanzo, quest'ultimo, che interessò tanto perfino Freud, a cui dedicò un celebre saggio: sorge pertanto lo spettro muliebre, l'apparizione allucinata, epifania femminile di un corpo immerso nella luce, il demone meridiano che avanza seducente, appunto: Gradiva, "colei che cammina".

Durante un viaggio a Napoli, mentre visita gli scavi di Pompei, il giovane Octavien rimane affascinato dall'impronta pietrificata di un seno di mirabile bellezza. Ossessionato dalla donna, la sera si ritrova a passeggiare nei pressi degli scavi, ma il paesaggio è diverso: strade illuminate, rappresentazione teatrale in atto. Octavien si stropiccia gli occhi, chiedendosi se non stesse sognando, quando una schiava lo avvicina e le chiede di seguirlo dalla sua padrona, Arria Marcella, aristocratica romana, con la quale passa ore di infinita felicità. Purtroppo il sogno d'amore viene interrotto dal padre di Arria, Arrio Diomede, il quale maledice la figlia e con un esorcismo fa svanire tutta l'atmosfera di sogno creata da Arria. Octavien si ritrova svenuto ai piedi della città morta, più volte vi ritorna, ma invano, l'allucinazione non si rinnova. Resta chiuso in una cupa malinconia che neanche i lazzi dei compagni sanno affievolire. Si sposa con una giovane inglese, pazza per lui. Egli è un marito impeccabile, ma la moglie, con il sesto senso di donna innamorata, percepisce che Octavien ama un'altra donna, fa anche delle ricerche, non riuscirà mai a scoprire nulla. Del resto, come potrebbe pensare che il marito è innamorato di Arria Marcella, vissuta 19 secoli prima...

Sfondo del romanzo è l'atmosfera calda del Sud Italia, i colori sono protagonisti di un sogno d'amore illusorio. Da un lato il Vesuvio distruttore, dall'altro il mare azzurro che circonda la città. Da questa atmosfera Octavien si lascia inebriare, durante la visita agli scavi gira per le strade attonito, osservando le strade mantenutesi intatte e le forme pietrificate conservate per secoli.

Ma l'attenzione va posta soprattutto nella descrizione della Pompei "viva", sia per la cura dettagliata alle vestigia della città, nella descrizione mirabile della casa fastosa di Arria Marcella e soprattutto, chiave del romanzo, la bellezza di quest'ultima, la pelle d'avorio, i riccioli neri, il piede perfetto e ovviamente, il suo seno circondato da una collana preziosa. Prima di arrivare a lei, Octavien subisce, con molta impazienza, i bagni di diversa temperatura. Finalmente si ritrova al suo cospetto, fremente di desiderio. Arria lo accoglie come colui che l'ha fatta tornare a vivere per la forza del suo amore. Con questa frase Arria si fa portatrice dell'idea dell'amore di Gautier, un amore al di là del tempo e dello spazio, una "potenza evocatrice" inarrestabile. Octavien si rende conto del perchè del disinteresse verso le altre donne, cercava un'anima da richiamare verso sé. "Non si è vivi finchè non si è mai stati amati", una frase che personalmente condivido.

 

Sei tornata a risplendere

per poco tempo

solo per me

Ti ho pensato,

per magia sei apparsa.

Ti ho amato,

mi hai regalato

momenti di estasi.

Ho bevuto

dalle tue labbra rosse

digune da secoli

avide di baci

nettare d'amore

Puf! Sei svanita nel nulla

Ti cercherò sempre

nel volto di ogni donna.

Fino ad oggi

non ti ho ancora trovata

Rita

 

 

 
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