Cornici Vuote

Ora - di Gionni B.

questa è l’ora migliore
quando il faro si spegne.

Le navi si mettono in panna
ancorate al sollievo
di non poter navigare

e fiorisce di neve la rosa dei venti,
si addormentano
i meridiani.

E’ spoglia
la terra dell’esserci.

Nessuno c’è
che la vuole.

Fosse così anche domani,
inoperosa
l’alba

e distrutti i maestrali
che battono i vetri.

Basta,

fossi
così anche tu

sempre

tranquilla nello stare

con solo io

- e del vecchio tormento
un lontano sorridere -

a farci da vino.

Mi basta che sia - di Rossana Carturan

sulla soglia del pensiero scomposto
dove non è gentile spiarne la differenza
pacificando la terra [spedendo fuori l'asfalto]
all'incrocio del silenzio ti. ingoierei
conservando segni sulle ore imparate
e nell'ateismo di un fuori piovoso
con le dita nei capelli ti. deruberei

sul fianco molle di un corpo appoggiato
dove sai che lo spigolo di un chissa se perde
calmando il mare d'inverno dai suoi alibi
con le mani sulla sabbia ti. infrangerei

sul non so tornare
ti amerò.
e sarà oggi.

del tempo. proprio. - di Rossana Carturan

Ray Carver durante l'inverno - di Gionni B.

Dicono che l’aria di qui
mi fa bene.

Ci sono grandi masse di neve
là fuori
e pezzi di montagne
e temporali e pioggia

e vento
e lampi sui torrenti ghiacciati.

E’ tutto così pesante
e vasto
che entra dalle finestre,
perché il mondo
non ce la fa

a contenerlo.

Allora mi siedo
in quel che resta della mia stanza
e guardo. Ragazzi – dice Ray -
succedono cose davvero
incredibili

là in mezzo.
Eppure non è altro
che acqua e carbonio

a pensarci bene. Forse
c’è anche un po’ di silicio,
come alla punta
delle frecce indiane.

Insomma – dice Ray – è tutto qui:
la mia stanza
piena di inverno attorno Seattle,
nel nordovest.

Non voglio nemmeno pensare
che si tratti di altro – dice Ray.
Che diavolo potrebbe essere,
altrimenti?

E poi è di questo che scrivo.
Non si direbbe, è vero,
ma io
scrivo solo di questo. Delle cose

che vedo in inverno

dalla mia casa sopra Seattle.

E dicono che l’aria di qui
mi fa bene
come una medicina.

Ma io non lo so.

Faranno bene
le medicine?

E poi - di Rossana Carturan

Addolcirò la pelle con setole addomesticate
sfogliando l'alba ad ogni desiderio
Ruberò una fionda per lanciarti oltre il volo
e tra un battito e l'altro sarò infedele alle ferite
mentre mio nonno mi bisbiglierà una nuova stagione

E poi conto le pieghe del collo per saperne di più
chiudo gli occhi e cordicelle di tempo
scarabocchiano combinazioni di memorie
abbottonando le stelle

E poi vedo sparire tra le mani il vento
mi affaccio al balcone
e bivacco sull'ultimo respiro


E poi salvo le bugie innamorandomi di te