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Angelo Ribelle

La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...

 

 

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La Freccia

Post n°185 pubblicato il 10 Marzo 2010 da Solo_Vita

Piove sulla vecchia Firenze: sul Battistero, Ponte Vecchio, sulla dolce collina Fiesole. E pure sulla tramvia, anche se vecchia non è.

Quella che in precedenza avevi definito con un gergo paramilitare scherzosamente come -ora zero- è passata da qualche istante.

Cambio in folle, mani che indugiano distratte su un volante privo di attrattiva, il parabrezza è accarezzato dalla gomma morbida del tergicristallo che ad intervalli di circa otto secondi porta tutto ad una condizione di perfetta visibilità.
Avverti leggera la vibrazione del motore al minimo, mentre la città che ti circonda ti scrivola semplicemente addosso, neppure fosse la pioggerella leggera che scende. E' come se fosse filtrata, ovattata, incapace di giungere ai tuoi ricettori sensoriali. Echeggia ancora nelle orecchie il rumore insopportabile della portiera lato passeggero che si chiude. -BOOM-. Come una bomba, forse peggio.

Tutta la tua essenza è proiettata nello sguardo che tieni fissato sul cappotto blu scuro che si sta allontanando con passi perfettamente cadenzati, ondeggiando sospeso su un leggero tacco sette.
E se all'inizio è facile percorrere senza ostacoli quella traiettoria perfettamente perpendicolare alla tua destra, dopo un pò diventa più difficile non incrociare altre inutili vite, altri cappotti, che si interpongono tra te e Lei. Impossibile non provare un senso di fastidio, mentre un qualcosa di opprimente si piazza come un palloncino nella trachea e si gonfia sempre di più, impedendoti di respirare.

Da questa prospettiva sembrano così diverse quelle spalle, forse sarà colpa della pesante lana pressata che le ricopre. O forse dell'ombrello poco più in alto.
Ti pare impossibile che sotto quell'armatura si possano celare quelle due ambrate rampe di lancio verso il collo, baciate, morse, leccate sino a non aver più forza di respirare, con le labbra screpolate e la bocca asciutta, priva della minima goccia di saliva.

E' allora che ti aggrappi con tutte le forze a quel ciuffo di capelli biondi raccolti in una coda che esce dal cappello, fingendo di non capire perchè da questo momento in avanti ti sarà impossibile stringerli con forza nella mano destra mentre cavalchi l'ultimo attimo prima del piacere.
In un mondo così grigio, tetro, spoglio è facile seguire quel lampo di grano sino alla fine del marciapiede, sino a quella leggera svolta a sinistra che porta verso l'ingresso della stazione.

Trattieni il respiro nell'istante in cui la segui sparire dietro l'angolo, momento in cui viene meno il contatto visivo ed inizia quello che da allora in avanti sarà un processo metafisico.
Ed ecco che il bel ragazzo dal fisico slanciato ed il sorriso malandrino le chiede subito l'ora per attaccare bottone, che subito un uomo distinto si offre di caricarle il bagaglio sul Frecciarossa, che il controllore si intratterrà con lei a parlare di quanto sia bella la città dalla quale, guardacaso, entrambi provengono. Anche se nulla di questo accadrà.

Togliertela dalla vista è come togliere la spoletta alla bomba: da quel momento sei pronto per esplodere, coi nervi che impazziscono ed il cuore che pompa folle un sangue carico di rabbia.
Ma non potrai permetterti il lusso di deflaglare, perchè la tua vecchia vita ti attende.

Passeranno i giorni, si alterneranno lune e le stagioni e arriverà il momento in cui ti chiederai se hai veramente mai vissuto certe sensazioni.
Ricercherai le ricevute dell'hotel dove vi eravate rifugiati al riparo da un mondo che non vi annoverava tra le coppie degne di esistere.
Proverai a riconoscere il tuo volto in quegli autoscatti sparati da trenta centimetri, col matrimoniale disfatto alle spalle e gli occhi accesi di vita nonostante la stanchezza dell'amore consumato.

Trascorrerai minuti lunghissimi a fissare il suo numero sul display del tuo cellulare col pollice come paralizzato sopra il tasto con la cornetta verde, indeciso se chiamarla per dissuaderla da quell'esilio che aveva chiesto con tanta forza nelle sue ultime parole assieme a te.

Digiterai il suo nome e cognome sui motori di ricerca per vedere se puoi scoprire qualcosa di nuovo, se lei c'è ancora, se almeno la rete delle reti riesce a restituirti un frammento di quella cristallina felicità trattenuta per troppo poco tempo, ma non potrai tornare indietro: è impossibile invertire la direzione di un treno già partito.

E una donna è molto, molto di più.

Buona fortuna.

 
 
 
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lanciallotto, come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

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