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Angelo Ribelle

La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...

 

 

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Acqua

Post n°196 pubblicato il 03 Aprile 2011 da Solo_Vita

L'estremità del piccolo pontile sembra vacillare ad ogni soffio di vento. Trema ad ogni sussulto come una dama al primo bacio, fragile com'è nel suo legno tarlato e nella sua passerella priva di manutenzione.

All'altra estremità le assi di legno marcio si distendono sino ad arrivare alla piccola spiaggetta. La sabbia a grana grossa, scura, imperfetta, tradisce l'erosione meno nobile rispetto a quella esercitata dal mare.

E' buffo questo specchio d'acqua che sorge su un cratere vulcanico. Ogni estate l'emergenza siccità, mentre poi alla fine dell'inverno sembra sempre necessario dover innalzare le travi di qualche decina di centimetri, saranno trent'anni che gira la voce sul corriere dell'Umbria, perchè -si rischia grosso e andrebbe almeno impedito l'accesso-.

Eppure siamo tutti sempre qua. Ogni volta che le cose vanno bene, tutte le volte che le cose vanno male, quando tutto sembra stagnante come in un'infinita palude.

Sarà il fascino dell'acqua, la sua energia, o magari il suono prodotto dalla brezza che sibila tra le canne. Pare musica.

Mille volte mille giri senza meta sono finiti qui. Per parlare, per stare da solo, per anestetizzare un dolore con tennent's e lucky strike, o magari per fare l'amore.
Sono infinite le lune che hanno reso argento l'acqua davanti a Castiglione del lago,  che hanno fermato attimi a Tuoro, che si sono messe a giocare con una pellicola fotografica sopravvissuta agli anni a San Feliciano.

E sorridi della volte che hai giocato con lui a fare il mare, mentre spegnevi il telefonino e lasciavi che qualcuno si tormentasse mentre la voce metallica della segreteria informava che non eri raggiungibile. Tu, che giocavi al marinaio dalla donna in ogni porto che faceva attendere Penelope.

Suona qualcosa nelle orecchie Vasco, ti prego, mentre il legno scricchiola e l'unico desiderio è quello di svuotare mente, stomaco e cuore da pensieri pesanti come il cielo che sembra appoggiato sulle spalle.
Ma niente, la musica non arriva, mentre qualche schiamazzo lontano è portato dal vento assieme allo sciabordìo delle acque che si frangono sulla prua di una piccola barca a vela che salpa verso il centro del lago. Intravedi una donna con una bordolese in mano, sembra ubriaca, mentre un uomo le cinge saldamente la vita. E' un attimo immaginare una storia, la vita di un altro te.

Sai, a volte è buffo come tu possa venire tormentato da quella stessa vita che hai rifiutato.

-Gli errori capitano a tutti-, troppe volte questa frase ha echeggiato dentro di te, nelle stanze piene di fumo e sesso appena consumato, quando ti ostinavi a scopare forte per dare un resto degno a chi ti dava amore. Tu che avevi solo spiccioli e mai pezzi grossi.

E' strano quando qualcuno ti fa aprire gli occhi rispetto a quella vita al massimo che pensavi di aver condotto, rendendoti consapevole che la differenza tra stringere un pugno di mosche o uno di farfalle è veramente sottile.

Ancora più strano quando è qualcosa a farteli aprire. E non sai cosa daresti per stringere una mano calda, morbida, profumata.

Ma le farfalle sono fuggite dalla mano, le farfalle sono fuggite dallo stomaco.

Buona fortuna.

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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lanciallotto, come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

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