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Angelo Ribelle

La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...

 

 

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Un'Ottima Annata

Post n°192 pubblicato il 18 Settembre 2010 da Solo_Vita
 

Non fa più male il sole di settembre.

Ha perso il suo vigore, si concede al massimo il lusso di una prolugata, dolcissima, carezza. Finito l'impeto di luglio e agosto, mesi di passioni bruciate una dopo l'altra, ora c'è spazio solo per la splendida complicità che accompagna senza violenza le foglie verso il giallo, come un abbraccio d'amore che t'impedisce di respirare ma al quale non vorresti mai sottrarti.

Con loro finiscono a terra e marciscono anche le potenti fiammate estive che hanno acceso i sensi, stretto gli stomaci e fatto accelerare i cuori, splendidamente spavaldi sotto un chiaro di luna disteso sulla sabbia fine di una caletta appoggiata sull'orlo del Tirreno e dimenticata dal tempo.

E' un caleidoscopio di sensazioni la notte di settembre, con la sua arietta fresca che già chiama i primi cardigan a proteggere la pelle ancora abbronzata, mentre la voglia di concedersi un bagno salato è ancora una vera e propria esigenza, una necessità innegabile.

Dentro settembre c'è di tutto.

Le vite che vanno improvvise e giovani, senza lasciarti neppure il tempo di dire -grazie- per ciò che ti hanno insegnato e quelle che arrivano, magari facendo un gran casino, dentro appartamenti troppo piccoli, sconvolgendo le certezze di ragazzi mai troppo trentenni per sentirsi padri.
Ed è paradossale, ma è molto più facile immaginare una cellula che diventano due, poi quattro, poi otto e così via sino a formare una vita, piuttosto che pensare al mistero eterno che incombe su ciascuno di noi.
Sì che questa esistenza nella quale ci hanno catapultato assomiglia a certe settimane di vacanze prenotate con troppo anticipo sulle ali di un entusiasmo presto sfumato: al momento di partire girano quasi le palle perchè non ci va, ma poi quando dobbiamo abbandonare la villeggiatura ci sentiamo sempre tristi e malinconici pensando a quello che stiamo lasciando e che non volevamo neppure.
Noi, eterni insoddisfatti. Noi da sempre incapaci di passare la mano anche con le carte cattive.
Noi, con queste esistenze  che abbiamo cominciato per istinto ed alle quali poi ci affezioniamo, afflitti da implacabili strette allo stomaco al momento di vidimare il nostro biglietto per la gita in traghetto sullo Stige.

Ma non è tutto.

Dentro ci sono i fragorosi silenzi di chi ha scelto di sparire dalla vita altrui, sperando di sedare così un dolore in realtà inevitabile, come solo l'amore rifiutato sa dare. Tutta quell'energia che se non è convogliata su un'altra anima si ritorce su chi l'ha creata, mandandolo in corto circuito e devastandolo, scarnificandolo, rendendolo meno di niente. Dovrebbero scriverlo sul bugiardino di questo gran bel sentimento, anche se poi non cambieremmo di una virgola. Ci scommetto: troppo bello poter dare alla felicità un taglio di occhi, un timbro di voce, un profumo della pelle per rinunciarci a priori.

Ci sono poi le parole di chi ne ha pronunciate tante, forse troppe, per far capire al mondo il suo disagio, rimanendo incompreso. Arrivando addirittura a sentirsi diverso da tutti, incompatibile con gli incastri di una società usa e getta, disperandosi del suo stesso esistere.
Sino a che una notte non è stato ascoltato dalla luna e portato da una fata sin lassù, per farci l'amore come sognava da sempre. Unirsi alla luce nel bel mezzo della notte nera. Brividi e parole. Una splendida melodia suonata dal silenzio. Viaggio di sola andata per le stelle.

C'è spazio anche per i pensieri sottili ed impalpabili che solo l'immaginazione sa regalare. Un piccolo gesto, un sorriso, un lampo negli occhi, che accendono la fantasia e colorano i pensieri di un turchese intenso anche quando il cielo è grigio.
Piccoli ninnoli brillanti che mescolano argento indiano, gocce di luce e lampi biondi con ricordi che sanno di caffè, incenso, lavanda e salsedine.
E ti fanno sentire vivo. Anche quando il cuore sembrava volersi fermare. Anche quando le navi partivano verso il largo e tu dovevi rimanere lì, ancorato ad uno scoglio sferzato dal maestrale.

Perchè a volte la vita si colora anche di questo in settembre, coi chicchi d'uva sempre più grossi e profumati e le cantine pronte a mettersi in pancia tutto quel prezioso succo.
Passerà del tempo, ci sarà un'incubazione fatta in barriques, diventerà vino e poi saremo veramente pronti per comprendere tutto nella sua interezza, centellinandolo a piccoli sorsi. Solo interponendo il giusto numero di albe e tramonti tra l'uno e l'altro momento però, mai prima.

Forse anche noi dovremmo fare così: prendere il bello maturato sino ad ora, coglierlo, spremerlo ed aromatizzarci l'anima prima che tutto diventi spoglio e poi nudo, ubriacandoci di intenso, di forte, di vissuto, di occhi, di baci, di carezze, di notti insonni, di chilometri fatti senza rispetto, di sogni mai svaniti nonostante tutto e tutti.

Voglio vendemmiare queste sensazioni, farle mie e non separarmene mai più perchè ormai ne sono certo: col suo bene e col suo male questa sarà comunque ricordata come un'ottima annata.

E lo dico sorridendo, mentre scendono grosse lacrime salate.

Buona fortuna.

 
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lanciallotto, come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

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