SCOMPASSANDO

Se in Germania sono gli Inglesi governati da Churchill e guidati dal bombarolo generale Harris gli attori principali del terrorismo aereo, seppur aiutati dalla USAAF americana, nel Pacifico sono gli americani i protagonisti delle tempeste di fuoco artificiali. La strategia messa a punto dal generale LeMay, in attesa che venisse approntata l'arma nucleare prevedeva una quantità sempre crescente di bombe da sganciare sulla popolazione civile giapponese. Nella notte tra il 10 e l'11 marzo 1945, la tempesta di fuoco che si scatenò sulla capitale giapponese arse vive oltre 100mila persone (le stime vanno dagli oltre 71mila accertati a 200mila con propensioni verso i 130 mila.

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Perché gli effetti degli incendi siano massimi, le città devono avere certe caratteristiche: edifici vicini gli uni agli altri, costruiti con materiali infiammabili, scarsa presenza di presidi antincendio. L'astuzia umana ha ordito una strategia per enfatizzare ancora di più la gli effetti positivi dovuti alla presenza di queste caratteristiche favorevoli. Gli attacchi incendiari erano preceduti di poche decine di minuti da attacchi con materiale esplosivo classico. Questo provocava la rottura di quasi tutti i vetri nelle abitazioni delle zone bombardate favorendo la circolazione delle forti correnti d'aria e massimizzando la propagazione dei fronti di fiamma. Inoltre i diversi incendi che si sviluppavano qua e là nelle zone colpite, attiravano i vigili del fuoco con tutti i loro mezzi. Questi venivano così eliminati all'arrivo dell'ondata di attacchi più grande portata di solito con materiale incendiario (fosforo bianco per gli Italiani, Tedeschi ed Inglesi) e Napalm per gli americani su Tokio.

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