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Una gamba qua, una gamba là....

 

 

 

FWN

Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati. (da Il Viandante e la sua ombra-wikiquote)

 

 

 

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Mondo (ra)barbaro. (growing post part II)

Da piccolo, come tutti i bimbi "fortunati" sono vissuto in un mondo ideale. 

Il proungamento di quell'oasi di serenità in cui, se hai un problema, arriva qualcuno e te lo risolve.

Un po' il mondo in cui le ultradolescenti di oggi strillano sui socialnetworks, quando un gruppo di maschietti si cimenta in una serie di commenti scontati alla vista di una foto con una coscia fuoriuscita: "ma smettetela di guardare solo il lato esteriore di una donna, le donne venno guardate dentro"!

A parte che non si nasce tutti anatopatologhi, ma poi c'è gente che si impressiona. Gente tradizionalista. A qualcuno è pure capitato di ricevere o leggere dei curriculum inviati in risposta ad un annuncio di ricerca di impiegata amministrativa dal tono: "... disponibile anche nei weekend e a trasferte anche all'estero". Richiedo compenso adeguato, auto e telefono aziendali, alloggio a carico dell'azienda... ".

Dopo sono cresciuto. Adesso mi credo più sveglio, più capace di discernere la realtà dalla "fuffa". Ma dentro di me so solo di aver traslato i miei orizzonti cognitivi e di consapevolezza un poco più oltre. Ma nuovi trucchi e nuovi inganni sono pronti ad accogliermi a braccia aperte.

Nel mezzo ero un tipo un po' strano ed appartato. Con certe particolari sensibilità che erano in grado di provocarmi più dolori che piaceri, più svantaggi che benefici, ma che spesso riuscivano a tenermi lontano da certi inganni di massa. Spesso vuol dire, più o meno, uno su tre. Ne schivi uno a destra e lì ce n'è un'altro che ti fotte. Allora nauseato scarti a sinistra e caschi bello diritto dentro a quello messo lì all'uopo. 

In quel mentre scoprii che niente ti viene regalato. 

Oh, il mondo è pieno di benefattori, ma questi sono tutti pronti a sparire nel nulla nell'esatto istante in cui il tuo benessere si scontra con il loro interesse. Sono pronti anche ad ammazzarti per il tuo bene, purché questo gli porti qualche tipo di beneficio. Anche il più insospettabile o occulto.

Non c'è nulla di rivelatorio in questo. E' la logica conseguenza della natura del mondo. Direi di più: un postulato della stessa esistenza del genere umano (animale, in generale), sulla faccia di questa Terra.

Dalle madri terese apportatrici di dolore, perché il dolore è elemento sacrale nella dottrina cristiana, ai più feroci propugnatori di democrazia imposta, passando per l'amico che ti lascia a piedi perché proprio quel giorno ha rivisto la ex, c'è una varietà infinita di casi che dicono tutti una cosa.

Chiedi sempre a tutti, ma sii sempre pronto a fare da solo. Soprattutto NON ASPETTARTI NULLA e godi di ogni cosa ti venga regalata. Perché non succederà mai più.

Uno degli errori più banali ma, proprio per questo più frequenti, è quello di far dipendere la felicità da un evento, da una situazione, dall'agire di qualche persona esterna a noi. E' un atto di profonda ingiustizia perpetrato ai danni nostri e di chi ci circonda. 

Prendere atto che NULLA CI è DOVUTO A NESSUN TITOLO,  e che nessuno ce lo donerà gratuitamente, che sia un amico, un conoscente, un padre, un figlio, un fratello o un buon uomo incontrato sulla strada, è un passo enorme sulla strada della consapevoezza e dell'autoaffermazione e della crescita personale.

Credo che un uomo (ma per le uome vale lo stesso discorso) possa dirsi tale solo dopo aver superato la fase del RICATTO MORALE.

I bambini infatti, egoisti senza ipocrisia, capiscono subito ciò che gli porta vantaggio e lo perseguono senza remore e ritegni di sorta, finché non si riesce ad istillare loro "la giusta morale" o perlomeno "un sano pudore". Quando imparano, dagli ineffabili genitori, l'arte di ricattare moralmente per ottenere l'oggetto del desiderio, possono essere "sconfitti" solo dalla arma più potente in possesso del genitore sagace: IL SENSO DI COLPA.

Se solo fossero, sempre e per tutti, disponibili degli occhiali polarizzati per vedere queste cose attorno a noi, ci verrebbe da sorridere nel vedere perfino genitori novantenni e figli ultrasessantenni combattere la loro battaglia a colpi di RICATTI E SENSI DI COLPA.

Un vero spasso per i folletti guardoni. La morte dello spirito dei contendenti. 

Se tutti avessero la forza di essere vere persone di trattarsi da tali e di smettere di avanzare pretese o di esserne vittima, se si imparasse ad ascoltare gli altri con le loro orecchie e noi con orecchie non nostre, se si decidesse di troncare le dispute e di percorrere la via della crescita lontano, su altre sponde e con mezzi assolutamente nuovi, se avessimo sempre il coraggio che mostriamo lontani dal campo di battaglia....

 

saremmo di nuovo il quel mondo ideale di quando eravamo bambini.

 

Per chi non se ne fosse accorto, continuava da qui 

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Commenti al Post:
YukaakuY
YukaakuY il 01/02/12 alle 12:59 via WEB
Cazzaccio, Mwinani. Ma l'hai scritta tu sta roba? mi inchino a cotanta arte. e rimugino sul contenuto. Bravo' (alla francese, che va di moda) ;))))
 
 
mwinani
mwinani il 01/02/12 alle 15:08 via WEB
Ero veramente stanco ieri sera. Mi ero appena appisolato col libro in mano che arriva Andrea e comincia a chiamarmi: a paaaaaaaaaahhaaa.... Mi sono dovuto alzare così lui si addormentava senza distrazioni: io. Il pc era ancora acceso e mi sono messo giù un'oretta. A volte azzecco l'armonica giusta, anche se le condizioni di partenza farebbero pensare ad altro. Mi piace quando riesco a mettere una densità di significato così importante come stavolta. Ogni frase andrebbe sviluppata e discussa con chi la pensa diversamente o non ne coglie le sfumature ma sono tornato a letto soddisfatto :-)
 
mwinani
mwinani il 01/02/12 alle 22:56 via WEB
Da un commento privato (autorizzato): "> Un commento?? > Concordo sul fatto che nulla ci è dovuto, è uno dei pochi e più > importanti punti fermi dela mia vita. > Ma io non lo vedo come una cosa negativa: c'è un narcisistico piacere > nel fare da sè..non trovi?? La "soddisfazione" di non dipendere da > nessuno, di essere "capaci". > E' forse questo il motivo per cui preferisco non chiedere (tu scrivi > chiedi a tutti..non sono d'accordo), ma accetto con gioia quando > qualcuno si offre ( perchè a volte succede....davvero sai....) > > Cito: > "Uno degli errori più banali ma, proprio per questo più frequenti, è > quello di far dipendere la felicità da un evento, da una situazione, > dall'agire di qualche persona esterna a noi." > ...già..invece la felicità più grande può dipendere proprio dal fatto > di non aver bisogno di nessuno e di avercela fatta da soli... > > E hai ragione pure riguardo al "senso di colpa".... ma qui il discorso > si fa ampio...la sfida più grossa che mi pongo è di non mettere mai > nessuno in tale condizione nei miei confronti...e se qualcuno ci prova con me fuggo!!! > Sarà per questo che sto diventando sempre più un orso solitario?????????? > :-))) > > Ma perchè una volta non scrivi davvero un post "facile"????? > Non è difficile: basta raccontare delle cose concrete e non rimanere > sempre sull'astratto/filosofico... e così anche le persone semplici > come me possono capire!!!!! > Non invidio i tuoi bimbi quando racconti loro una favola... :-)) Cmq > ho promesso che lo rileggerò, anche perchè sono convinta che ogni > volta che lo rileggo capirò qualcosa di più... e ci rifletterò su :-)"
 
 
betten
betten il 02/02/12 alle 01:15 via WEB
Bhe ing. utopistico non credi ? Ribalto il concetto del post e lo estremizzo, forse forte dei miei giovani anni, e ti dico che il mondo è lì che aspetta, e io mi aspetto molto da lui e da quello che può offrirmi, poi sta a me riuscire a raggiungerlo. Diciamo che nessuno ci deve nulla, ma non credo che nulla ci è dovuto, magari nulla ci è dovuto a prescindere, ma se passo la vita a studiare ingegneria mi aspetto (giustamente) quantomeno di poter fare il dott. ing. con tanto di targhetta alla porta e al citofono, è chiedere troppo ? Ma finiamo a parlare di filosofia e massimi sistemi io sul citofono c'ho scritto CAV. che nessuno mi impedisce di farlo.
 
   
mwinani
mwinani il 02/02/12 alle 22:22 via WEB
Utopistico che cosa? Un filino semplicistico, un po' provocatore, ma di utopistico non ci vedo nulla. Una utopia è una idea irrealizzabile. La mia è una analisi della realtà. Creare aspettative e incitare la gente a darsi da fare, oltre la loro naturale inclinazione, è il lavoro di quel signore che inventò il bastone e la carota. Di questo parlerò in un altro pensiero che ho già in testa da qualche giorno e che si chiamerà qualcosa come "il grande inganno". Quanto al dovuto. Nell'uso comune è così come dici tu. Però c'è un sacco di gente morta sulle strisce pedonali che ancora impreca con chi non gli ha dato la precedenza. Sono tutte convenzioni, derivanti da norme, da consuetudini, da aspettative generalizzate, da logiche sociali. E'normale che se ti dedichi a un concorso a premi intitolato "Corso di Laurea in Ingegneria", se impari tante cose, più o meno utili e le sai ripetere nella situazione "stressante" (ma formativa) di una persona che ti ascolta e si aspetta che tu gli dica un sacco di cose che lui sa già, alla fine vinci il premio, anzi l'attestato e lo puoi appendere. Poi dopo aver superato un'altro esame puoi andare all'ordine. Paghi una somma tutto sommato modesta e ti iscrivi. Con un piccolo sovrapprezzo ti danno anche un timbro rotondo con un numerino. Se metti il timbro sopra dei fogli, vuol dire che sei qualcuno. A questo punto (ma c'è chi lo fa molto prima), puoi comprare anche la targa giusta in ottone lucido ed appenderla. A questo punto, quasi allo stesso modo che se ne fossi sprovvisto, puoi mettere in gioco le tua capacità a saper galleggiare nel pantano di questa società. Se sei bravo ad arrampicarti, a lasciare lontani da te gli scrupoli imparando ad approfittare degli sprovveduti ma essendo molto docile con gli arroganti con potere di farti dei favori o di garantirti agevolazioni, se saprai usare con dovizia i gomiti per farti largo e spazio nel branco di pescecani affamati, darai un contenuto a "quell'essere qualcuno". Altrimenti sarai uno dei tanti con in più un diploma appeso cui togliere la polvere di tanto in tanto. La sfumatura, non so se sono riuscito ad esplicitarla è tra il dovrebbe essere. Il rispetto dei contratti (di qualunque tipo, specie non scritto)e il non rispetto, per un qualunque motivo, anche soprannaturale. Il sapersi imporre, il saper pretendere, assieme a tanti altri "strumentini" possono fare la differenza ma globalmente non basta. Bisogna imparare ad essere felici col nulla e a chiedere sempre tutto, meravigliandosi dei "regali".
 
     
betten
betten il 03/02/12 alle 00:43 via WEB
Cosa c'è di utopistico ? Bene, mi rendo conto di non aver sviscerato bene il tema e quindi approfondisco... Nella tua particolareggiata disamina della società contemporanea lasci un piccolo spiffero d'aria per far passare l'idea di un mondo impossibile. Ti dirò di più, sono d'accordo con te, nulla è dovuto e i regali non esistono tantomeno devono esistere. Allora che si fa ? Allora resta la meritocrazia come unica strada per arrivare da A a B e da B a C evitando ingiusti sorpassi da A a C o D. Bene tutto questo è il paradigma di un sistema "mondo" perfetto e, in quanto tale, inesistente. Se nell'esame che fai, non inserisci la "variabile" di meritocrazia non fai altro che descrivere un modello statico al 100% che implode nell'arco di una generazione. Fortunatamente esiste la meritocrazia e sfortunatamente esistono anche i regali o le simpatie/antipatie di chi decide se puoi essere un ing. con tanto di timbro oppure no. E, commentando l'ultimo punto della tua risposta ti dirò che il chiedere di guardarsi alle spalle e tornare indietro, ai padri e ai padri dei padri è una richiesta anacronistica ed insensata. Purtroppo sono d'accordo con gli economisti di eurolandia quando parlano di crescita. Non sono d'accordo con il loro modello di crescita. Nel 2011, con internet e le nanotecnologie arrivate al punto in cui siamo, con il livello di informazione istantanea cui siamo approdati, non si può chiedere di tornare indietro, di accontentarsi del nulla. Non ha senso, non verrebbe capito nè accettato. Il modello cui bisogna tendere è quello della crescita. Crescita tecnologica, culturale e di ricerca. Sviluppo sostenibile supportato da uno sviluppo tecnologico adeguato. E sia chiaro non sto parlando di crescita in termini di possesso materiale, sto parlando di capovolgere il significato di possesso per offrire quello che abbiamo ora e anche di più in maniera del tutto sostenibile secondo il modello della conferenza ONU del 1972 (modello introdotto dal ministro svedese). Quando Grillo parla di tornare alle campagne e costruire un micromodello di sviluppo non tiene conto del fattore primo cui egli stesso tende, la comunanza dettata dalla rete (con conseguente appiattimento sociale ma non necessariamente culturale). Tutto ciò è possibile se solo si volesse, i limiti della tecnologia moderna saranno superati senza alcun dubbio bisogna solo capire quando si avrà voglia seriamente di affrontare il problema. Bene, tutto questo è utopistico. Nella mia precedente risposta ho dato per scontato un bel pezzo di ragionamento
 
     
betten
betten il 03/02/12 alle 00:54 via WEB
Sono finito nel filosofico, ai massimi sistemi ed era proprio ciò che mi riproponevo di evitare. Ma quando ti servono una palla tanto invitante non puoi far altro che saltare e schiacciare in tap-in :D Alla fine anche se molto inutili, queste sono le discussioni a mio avviso più stimolanti. Magari vengono fuori belle idee e perle di saggezza.
 
     
mwinani
mwinani il 05/02/12 alle 01:32 via WEB
Comincio da quello più breve che si fa prima :-) Più che di massimi sistemi e filosofie si parla, mi pare di modelli sociali.Ne parleremo prossimamente. Magari quando avrò una tastiera nuova con la n che funziona senza doverla premere con forza inaudita 5-6-7 volte. L'ho ordinata oggi ma temo che prima del disgelo primaverile non se e farà nulla :-)
 
     
mwinani
mwinani il 05/02/12 alle 01:58 via WEB
Quando mi parli di un mondo regolato dalla meritocrazia mi parli di un mondo che ubbidisce alle regole "buone" che sono state create, più o meno scritte. Poi bisognerebbe vedere cosa è buono e cosa no. Cosa è espressione di merito o meno. Per qualcuno essere un cittadino rispettoso della legge, a prescindere dalla qualità della stessa, è un grande vanto. Per altri è motivo di vanto il totale disprezzo delle leggi e delle convenzioni sociali. Con, come unica regola l'istinto ed il proprio diretto vantaggio che, a sua volta, deriva dalla educazione/formazione culturale avuta fin dall'infanzia. In ogni caso, i prima analisi tutto sembra funzionare in quel mondo, confezionato bene. Finché arrivano delle "schegge impazzite" che obbediscono a regole affatto diverse e ti dimostrano che esiste un mondo diverso. Un diverso approccio all'altro che ci è vicino nella vita. I motivi possono essere sociali, culturali, genetici, patologici. Allora il mondo NON VA COME DOVREBBE. Va come vuole. Se non sei pronto, elastico, reattivo. Se ti fermi ad aspettare qualcosa che non arriverà mai, questo mondo ti ucciderà. Non nel fisico ma nello spirito (si quello di Montezemolo/Crozza :-) ). Se ci pensi a quanta gente completamente disillusa conosci gente che non si alza più in piedi perché sostenendosi agli altri è caduta assieme a loro quando questi sono scivolati o li hanno mollati. Per eccesso d'amore si impara a odiare, ovvero quando si insegue un'idea talmente perfetta da essere irrealizzabile si finisce invariabilmente per restare feriti a cercare un colpevole cui farla pagare. Ci vuole il giusto distacco, la giusta dose di cinismo ma anche di ironia, ma anche la prontezza e l'elasticità di saper cogliere il lato favorevole in ogni vicenda anche la più triste ed avversa che ci possa capitare. Tanto ogni cosa ha l'altra faccia, ogni vantaggio immediato comporta un prezzo da pagare domani e ogni difficoltà ha il suo dono in grembo. Non foss'altro perché ci mette alla prova e ci costringe a dare il meglio di noi per superarla. La questione è, come vedi, molto intima. Ha a che fare più col nostro modo di relazionarsi con noi stessi che altro. Poi le conseguenze sul prossimo e sono solo una naturale conseguenza. Se arriviamo ad essere perfettamente in pace con noi stessi ed ad apprezzarci per quello che siamo, non potremo né disprezzare il prossimo né pretendere da lui cose che non vuole perché sarà un altro noi, con pensieri e conclusioni diverse. Soltanto. Vado a spalare la neve, va! :-)
 
     
betten
betten il 05/02/12 alle 13:50 via WEB
Rispondo ad entrambe in una sola volta. Si parla di massimi sistemi e di filosofia invece, perchè come ho scritto, un mondo regolato dalla meritrocrazia e niente altro (mi cito da solo) "...è il paradigma di un sistema "mondo" perfetto e, in quanto tale, inesistente." Per cui non parliamo solo di modelli sociali come sono ma del se è giusto o meno che la società in cui viviamo sia così com'è. Io dico di si, è migliorabile certo, ma è naturale che esistano le amicizie, i favori, i regali (da una parte) e la meritocrazia, le capacità individuali (dall'altra). Ovviamente quando subisci quello che consideri un torto a causa di un'amicizia che supera il merito credi che il sistema sia sbagliato ma in realtà se c'è un errore è IN QUELLA situazione particolare, non in assoluto. Sappiamo che non può esistere un mondo unidirezionale, per ogni cosa esistente deve esistere anche il suo contrario (bene-male, amore-odio, giusto-sbagliato) altrimenti ci sarebbe solo la non esistenza, in fondo cosa è il bene se non esiste un male che rende il bene ciò che è ? E questo vale per tutto. Quindi, esiste l'antipatia e necessariamente esiste la simpatia. Il mondo va continuamente come DEVE, il "come dovrebbe" così come hai scritto tu, semplicemetne non esiste ma sarebbe più giusto dire che il mondo va come DEVE e non come NOI vorremmo andasse, basta accettare questa semplice verità per non rimanere schiacciati. I disillusi? Sono semplicemente quelli che pensavano/speravano che (appunto) il mondo va come avrebbero voluto andasse (frutto dell'educazione sia chiaro, se ti insegnano o impari con l'esperienza che le cose stanno in un modo tu ti aspetterai che vadano in quel modo e basta), quando queswto non è successo si sono arrabbiati e lottano contro i mulini a vento per cambiare una situazione che non sta bene a LORO, succede anche che non sanno quale sia questa situazione ma loro sono arrabbiati lo stesso perchè quando avevano 2 anni il papà l'ha fatti scendere dalle giostre al ritorno da una gita sull'isola Polvese e le cose non sono andate come AVREBBERO voluto. In genere quando hai 2 anni ti passa, se però ti succede a 25-30-40 è più difficile. La faccenda sarebbe ancora lunga... e non di poco.
 
 
mwinani
mwinani il 02/02/12 alle 22:47 via WEB
Farcela da soli è un piacere più che narcisistico, masochistico. Spesso è necessario, in quanto l'unica chance, specie se non ci si accontenta di quel che ci danno gli altri, del cibo preconfezionato che passa questa società. Però chiedere a tutti oltre che un bell'esercizio di mancanza di snobismo, è lo strumento più rapido per ottenere qualsiasi cosa. Fatto nel modo giusto poi porta a farsi tanti "amici collaboratori". Magari io ne fossi capace. La fuga è una grande ristoratrice. In certe situazioni non c'è altro soluzione, l'unica scappatoia è dietro le spalle e urge innestare la retromarcia e dare gas. Con qualcuno non puoi parlarci, non puoi fare progetti, discussioni, ragionamenti. Sono sorte di parassiti che vivono del metterti alle strette e nonostante lo vogliano, non riescono a fare altro e lo fanno con ogni strumento, per quanto meschino possa sembrare. Spesso se ne pentono, ma tornassero indietro non saprebbero fare diversamente. Anche io mi auguro di avere sempre la forza di non farlo, ma tutti noi abbiamo delle debolezze. Ai bimbi propongo di ragionare un po' di questioni scientifiche, così sono loro che scappano dalla mamma e mi lasciano ai miei giochini :-)
 
   
ele.ok
ele.ok il 03/02/12 alle 12:01 via WEB
Non sono del tutto d'accordo... se chiedi poi sei comunque in debito, o comunque io mi sento così. E'vero che ottieni prima quello che vuoi, ma per come sono fatta io, a volte preferisco rinunciare a delle cose, che chiedere (non permettendo così che qualcuno si senta poi autorizzato a mettere troppo il naso...). Poi ovviamente dipende dalle situazioni e dalle persone con cui si ha a che fare... Gli "amici colaboratori" credo sia un discorso diverso: se si collabora ad un interesse comune, allora mi sta bene. Nessuno deve niente a nessun'altro e come si dice, l'unione fa la forza...
 
     
mwinani
mwinani il 03/02/12 alle 18:28 via WEB
Forse stai attribuendo al significato di chiedere delle accezioni che io non ho messo. Chiedere non vuol dire supplicare nessuno, né rompere le scatole, tediare. Oppure pretendere quello che a noi sembra giusto e per gli altri non è. Qui c'è una sottile distinzione. Sta nella dialettica tra persone diverse trovare l'accordo. Io ho degli obbiettivi, tu ne hai altri. Chiedere vuol dire: cerchiamo un accordo dal quale tutti e due possiamo trarre vantaggio. Si chiede anche un giornale quando si entra in una edicola, in cambio dai un pizzico del tempo che hai usato per lavorare piuttosto che per fare cose che ti piacevano di più. Però senza collaborazione, senza la "professionalità" di persone completamente diverse da noi per formazione, cultura ed estrazione si fa veramente poca strada. e' questa la vera forza di una società strutturata rispetto al singolo. Anche la maggior parte degli animali si organizza in strutture sociali. Pensa le api che minuscole gocce di miele farebbero da sole. Ma scrivendo ci eri già arrivata da sola ... :-) Quanto poi al rinunciare alle cose che non c'è verso di ottenere per vie "amichevoli", sta proprio lì la differenza tra il sopruso di chi pretende e la ragionevolezza di chi domanda. Quando l'arroganza di chi pretende si scontra con quella di chi vuol tenere tutto per se chiedendo "prezzi" impossibili da pagare, allora nascono le guerre.
 
     
mwinani
mwinani il 03/02/12 alle 18:41 via WEB
Forse stai attribuendo al significato di chiedere delle accezioni che io non ho messo. Chiedere non vuol dire supplicare nessuno, né rompere le scatole, tediare. Oppure pretendere quello che a noi sembra giusto e per gli altri non è. Qui c'è una sottile distinzione. Sta nella dialettica tra persone diverse trovare l'accordo. Io ho degli obbiettivi, tu ne hai altri. Chiedere vuol dire: cerchiamo un accordo dal quale tutti e due possiamo trarre vantaggio. Si chiede anche un giornale quando si entra in una edicola, in cambio dai un pizzico del tempo che hai usato per lavorare piuttosto che per fare cose che ti piacevano di più. Però senza collaborazione, senza la "professionalità" di persone completamente diverse da noi per formazione, cultura ed estrazione si fa veramente poca strada. e' questa la vera forza di una società strutturata rispetto al singolo. Anche la maggior parte degli animali si organizza in strutture sociali. Pensa le api che minuscole gocce di miele farebbero da sole. Ma scrivendo ci eri già arrivata da sola ... :-) Quanto poi al rinunciare alle cose che non c'è verso di ottenere per vie "amichevoli", sta proprio lì la differenza tra il sopruso di chi pretende e la ragionevolezza di chi domanda. Quando l'arroganza di chi pretende si scontra con quella di chi vuol tenere tutto per se chiedendo "prezzi" impossibili da pagare, allora nascono le guerre.
 
mwinani
mwinani il 05/02/12 alle 16:15 via WEB
Non di poco ... :-) Ma forse è meglio parlarne in un nuovo post. Quando capiterà che ne scrivo uno adatto. Sono appena rientrato con l'Aprila dopo aver fatto cose che coi 1200 te le sogni!!
 
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