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Post n°16 pubblicato il 15 Maggio 2009 da SIAMOVIVI_LUCANIA
Nell’accettazione passiva e rassegnata del quotidiano spesso non ci chiediamo quali sono le motivazioni che hanno generato e che provocano quello che accade intorno a noi; è semplice capire che gli attuali flussi migratori sono provocati da fame, condizioni di vita insostenibili, disperazione ma chiediamoci perché e da chi è stata generata la disperazione per tanti uomini come noi. Non dobbiamo andare troppo lontano nella storia, non abbiamo bisogno di approfondite analisi socioeconomiche per ricordare i danni provocati dal colonialismo che non è mai scomparso, si è solo trasformato. Non è più indispensabile inviare gli eserciti dei ricchi che ora vanno per “guerre preventive” o per “missioni umanitarie”, è sufficiente esercitare il potere economico su territori i cui confini sono stati tracciati non sulla base delle etnie e delle culture locali ma sulla base degli interessi dei colonialisti. Continuiamo a sfruttare e depredare le loro risorse, dal petrolio ai diamanti, sfruttiamo le loro guerre tribali vendendo armi ai signori della guerra ed ai dittatori locali, corrotti e sostenuti da noi; non abbiamo bisogno così di versare una goccia del nostro sangue e guadagniamo anche sulle loro stragi. Lasciamo che muoiano di fame, di malattie e nell’ignoranza per togliere loro anche la forza di protestare ma non ci basta ancora per sentirci potenti e migliori di loro, vogliamo togliergli anche l’ultima speranza: la possibilità di fuggire. Non basta che anche i loro tentativi di fuga, spesso verso la morte, vengano sfruttati dai nostri criminali, ora gli neghiamo l’ultimo possibile atto di umanità, l’ultima possibilità che abbiamo per non sentirci dei cinici carnefici, fino nel fondo della nostra coscienza. Il Codice della navigazione, sia italiano sia di tutti i Paesi europei, è chiarissimo: «Si deve prestare soccorso in mare a chi è in pericolo di vita» ma, oltre gli eventuali cavilli giuridici, esiste un codice morale che appartiene agli uomini di mare ed a tutti gli uomini: non salvare chi è in pericolo di vita e respingerlo, sapendo i rischi che corre, equivale ad un omicidio. Con quale arroganza, con quale diritto se non quello del più forte, con quale spudoratezza le nazioni ricche che hanno depredato quelle povere ritengono di poter respingere i flussi migratori che hanno loro stesse provocato? Poniamoci un’ultima domanda: dove sono i cattolici e le associazioni per la vita, pronte a scendere in piazza per un embrione?
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