PENSIERI E PAROLE
I miei pensieri e le mie parole per condividere il mio mondo
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Post n°97 pubblicato il 25 Novembre 2009 da Lilith_83
Questa sera ripropongo un vecchio post.. anzi tre vecchi post uniti in uno solo.. sono tre parti di un racconto sul quale sto lavorando.. e questo ne è un piccolo assaggio!!! Buona lettura per chi ancora non lo avesse letto!!! nulla aveva senso, solo quel forte dolore alla bocca dello stomaco; era come un campanello d'allarme stridulo e assordante che la metteva in guardia urlandole per l'ennesima volta, nella sua testa ormai vuota, "nessuno può capirti". Si sentiva sola e abbandonata, incapace di muoversi perchè anche la semplice aria ostacolava i suoi delicati movimenti. Non poteva volare..le sue ali si erano spezzate. Come un pesante vaso di cristallo lasciato cadere deliberatamente a terra, il suo cuore era andato in frantumi e ora in ginocchio cercava sconsolata di raccogliere quei miseri frammenti di ghiaccio prima di rischiare di vederli sciogliersi in fredde lacrime di sangue. Sepolta sotto terra ora rimane, a sei metri dalla superficie del suolo. Non vede il cielo e resta immobile schiacciata dal peso del mondo che la sovrasta. Dal cielo cupo iniziano a scendere gocce di pioggia grigie e gelide.. Una più coraggiosa delle altre scivolta tra i ciottoli e guizza in un lampo tra l'erba riarsa.. Sembrerebbe una goccia più limpida delle altre, una sorta di ricordo passato, il sorriso legato ad un attimo di pura felicità. Riesce a fare ancora qualche piccolo spostamento e scivola stanca agli angoli della bocca, una bocca assetata che non si lascia scappare il dolce invito ed assorbe l'ignara goccia cristallina lasciandola scendere fin sulla punta della lingua. Un fremito.. Tremende scosse percorrono tutto il suo corpo, come se in una frazione di secondo un animo antico fosse tornato a ripopolare spazzi vuoti e informi. In un attimo lei sente la vita tornare a scorrere nelle sue vene, crudele come il fuoco, la sente bruciare mentre lascia il segno del proprio passaggio lungo tutto lo strato di muscoli ancora dolcemente rivestito da un sottile velo di pelle bianca lattea. Le dita iniziano a muoversi cercando di capire la strada da prendere sotto tutto quel peso insopportabile. Le palpebre cercano di dar luce all'occhio spento. Lei a fatica inizia a respirare. Lievemente. Piccoli respiri che lacerano dentro come tante invisibili coltellate ben assestate. L'odore acre della terra sale nelle sue narici provocandole un sapore amaro in bocca. Sente odore di muschio, di muffa e di morte. Anche se supina ad ogni respiro la sua testa si perde in vorticosi giri. Un sovraccarico di sensazioni. Di emozioni. Freddo, caldo, vita, morte, realtà, sogno..incubo. Non ricorda bene cosa le sia capitato. Adesso gli occhi però, riescono ad aprirsi e, anche se aperti come due fessure invisibili, lo scenario che hanno di fronte e che colgono è raccapricciante.
"Sepolta viva... da chi?????"
Nessun ricordo aleggia nella sua testa..Un vuoto assordante si è impadronito della sua mente..si sente svuotata e indolenzita più che mai. Solo una sensazione è più forte delle altre. Un tremendo senso di claustrofobia. L'impetuoso desiderio di trovare un modo, un qualsiasi modo, per uscire da quel crudele e irreale inferno personale. Graffiando con le unghie ora cerca sconsolata di aprirsi un varco; uno spiraglio di luce le darebbe modo di credere, di sperare di essere ancora viva. Ma mentre la sua mente è impegnata sul come organizzare gambe e braccia ormai senza controllo, si rende conto che in realtà qualcosa è cambiato. Non sente minimamente la fatica legata al suo tormento, sente che il suo corpo si rinvigorisce ad ogni graffio invece di crollare sfinito. Non è la scarica di adrenalina dovuta alla situazione a dir poco terrificante, lo scenario che la circonda non scalfisce neanche leggermente il suo animo eccessivamente impegnato. Sente scorrere dentro di lei nuova vita, nuova linfa vitale si è impossessata di ogni centimetro del suo corpo. Si ferma. Un istante che sembra quasi un’eternità e si accarezza delicatamente la pelle che ormai è completamente allo scoperto. Non ricorda più neanche da quanto tempo si trovi lì sotto, magari anni, mesi, forse solo qualche ora. La sua pelle a contatto con le sue mani appare dura e fredda. Una statua di marmo. Si accorge che il suo scavare non le ha procurato nessun taglio, nessun graffio e le sue unghie appaiono solo leggermente sporche di terra.
Come è possibile?
Eppure c’ha messo tutta se stessa, anima e corpo, in quella misera impresa. L’aria in quello spazio angusto non le sembra neanche priva d’ossigeno, anzi. A pensarci bene è già da un po’ che ha smesso di respirare, ma senza sentire il bisogno di ricominciare.
Cosa le è successo? Perché non riesce a ricordare nulla?
Presa da una morsa allo stomaco, anzi no, presa da una morsa mentale, in quanto ne stomaco ne altre parti del corpo le percepisce come doloranti, riprende a scavare senza sosta. Fino a che.. proprio quando smette di sperare, si rende conto che qualcosa è cambiato. L’aria che non le da sollievo ai polmoni induriti come il resto del suo corpo, acquista in un attimo un sapore diverso. E proprio mentre cerca di capire da cosa potesse dipendere, una flebile luce si fa strada tra un granello di terra e l’altro. Uno spiraglio di luce le si piazza dritto negli occhi e per la prima volta sente, dopo ore, giorni, attimi interminabili, una sensazione di puro dolore. Capisce che la luce la ferisce, la sua pelle al contatto con quel fuoco fatuo brucia inesorabile come carta e le procura fitte così acute da spaventarla. Senza neanche pensarci, quasi come presa da un puro istinto di sopravvivenza, smette di scavare e cerca di bloccare quel flusso insopportabilmente incandescente. Solo un piccolo raggio di sole resta a guardia del suo sepolcro. L’unico raggio che, impossibilitato dal muro di terra, neanche riesce a sfiorarla. Le ore passano, sembrano interminabili e lei presa dallo sconforto si addormenta. Non è proprio dormire, più che altro cade in una sorta di semi incoscienza, il passaggio verso un mondo parallelo in cui sente di potersi rifugiare indisturbata, un mondo fatto di incubi, di scene terrificanti che le si parano innanzi senza sosta, un monito, un presagio. Questo intorpidimento però non le risulta negativo, anzi, lo percepisce come in grado di rigenerarla, una sensazione così intensa, impossibile da associare a sensazioni provate in precedenza. Al suo risveglio si rende conto che la luce ormai non c’è più e allora facendosi coraggio ricomincia a scavare, sempre più in fretta, sempre più in fretta, in un modo così disumano e incomprensibile anche per lei stessa. Ed ecco finalmente l’ARIA. Una tempesta di ossigeno la travolge appena il suo viso spunta fuori dal terreno. Si rende conto che non è stata sotterrata poi così in profondità. Lo strato di terra che fino a poco prima l’aveva ricoperta era forse di uno, al massimo due metri. Quando riesce, poi, a guardarsi intorno si accorge che è notte fonda. Non riconosce il posto in cui si trova. Una landa desolata, ma non priva di vegetazione. In quel momento però la sua attenzione si rivolge inaspettatamente al suo corpo. Sente d’essere tremendamente assetata. Una sete diversa, così acuta da far male. La sua gola brucia e più si sofferma ad analizzare la sensazione, più le fiamme divampano nella sua mente incendiandola. Non riesce a pensare ad altro. Solo un'altra sensazione mesta si fa largo tra la valanga di pensieri che le attanagliano il cervello. Più che una sensazione, un suono, un tamburellare e allo stesso tempo una sorta di fruscio. Come lo scivolare delle acque di un fiume sul loro letto immacolato, l’attrito provocato dal loro scorrere sulla terra sottostante risulta quasi assordante, un richiamo invitante. E di nuovo si ferma d’istinto. Di colpo. In modo così repentino da farla spaventare. Il suo corpo si muove quasi al di fuori della sua volontà. Sente ogni suo muscolo tendersi. E d’improvviso capisce d’essersi ranicchiata e di aver assunto una posizione troppo strana, quasi buffa e fuori dal normale. Sente di potersi paragonare ad un felino pronto all’attacco. Quel tamburellare ancora le martella il cervello, ma non le procura fastidio anzi, sente di essere attratta dal quel suono così perpetuo, caldo e perfetto. Un suono morbido ed umido capace di farle venire l’acquolina. Sente per la prima volta un intenso sapore amaro provenire dalla sua stessa bocca che acuisce ancora di più la sete provata e che la riempie totalmente. Si sente costretta a passare la lingua sui denti stranamente affilati procurandosi così un taglio profondo. I suoi canini impazienti affondano nella carne lasciando che un rivolo di sangue sgorghi dalla ferita. E in un lampo si ritrova ad assaporare con tutta se stessa quel nettare profumato, invitante e intensamente saporito. In un attimo, in una frazione di secondo così da arrestare debolmente la propria sete. La sua gola fino ad un secondo prima riarsa, ora risulta viva e libera dal dolore. Come se l’avesse bagnata con la migliore acqua di sorgente. Un lampo di terrore le attraversa la mente, che per niente si distrae dalla sua tentazione primaria: il martellante tamburo poco distante. Lei capisce che anche la sua mente si sta lentamente trasformando. Inizia a sentirla quasi immensa, capace di poter pensare ad un’infinità di cose contemporaneamente. Involontariamente, infatti ha già percorso tutto il perimetro che la circonda. Nello stesso momento ha assaporato la misera goccia di sangue ed ha riflettuto sulla stranezza della sensazione provata successivamente. Ed ora continua a tenere sotto controllo la sua PREDA. Preda. Come le è venuta in mente un’immagine simile? Perché si sente attratta dall’animale che sta silenziosamente e attentamente origliando? Già un animale. Il suono che percepisce nelle sue orecchie e giù in profondità nella sua mente in realtà non è altro che il battere del cuore di una povera bestiola a pochi metri di distanza. Il flusso che percepisce non è quello di un fiume in piena, ma delle vene cariche di sangue dell’animale. Vene di un cervo poco distante da lei. Ne sente il profumo, se così può definirlo. E non potrebbe definirlo altrimenti. Riesce a percepirne i movimenti lenti, la tranquillità che lo culla in quanto inconsapevole della sua prossima triste fine. Sente di essere eccitata e spaventata. Carica e pronta. Desiderosa solo dissetarsi. Obbligata a dissetarsi. Sbarazzarsi di quelle dannate fiamme che attanagliano mente e corpo. Il dolore che prova è così diverso da qualsiasi altro dolore provato prima che nulla potrebbe distrarla dal suo vitale compito. Solo una piccola voce, nel posto più sperduto della sua mente, continua, senza sosta, carica di pianto e terrore, a ripeterle:
“COSA TI E’ SUCCESSO?????” Lilith_83
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