Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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In via Madonna dei Boschi i conducenti ringraziano; ma non tutti

Post n°1140 pubblicato il 14 Ottobre 2018 da fabbri.giancarlo
 

Asfalto 01 Madonna dei Boschi 2018Asfalto 02 Madonna dei Boschi 2018

A Madonna 01 Boschi

San Lazzaro (Bologna) nelle foto il prima e il dopo.

Lo scorso 7 settembre i conducenti che alla Croara percorrono via Madonna dei Boschi per andare da San Lazzaro a Rastignano o viceversa, si sono trovati la strada sbarrata da transenne e dirottati fino a Montecalvo. Ma già nella serata dello stesso giorno si sono trovati a percorrere una strada liscia, senza buche, con un consistente spessore di nuovo asfalto come mai vista qui da alcuni decenni. Infatti molti conducenti nel transitare per via Madonna dei Boschi, che unisce le vie Buozzi e Croara, pregavano di poter giungere dall’altra parte senza spaccare una gomma (è già capitato), perdere un coprimozzo (pure questo), o rovinare le sospensioni (il rischio c’era) per lo stato pietoso dell’asfalto se lo si poteva ancora chiamare così. Ogni tanto venivano colmate le buche più profonde, anche per le proteste degli utenti, ma erano anni che tale strada aveva bisogno di una ripassata. Magari col tipo di asfalto usato in previsione del Teo, Civis o Crealis Neo Emilio, ancora da arrivare nella città del santo mendicante, che a dieci anni dalla stesa a San Lazzaro non ha ancora una crepa o un avvallamento.

Tra i misteri della Croara c’era infatti anche quello di via Madonna dei Boschi in dissesto ma sempre più trafficata, per raggiungere la parte est di Bologna e la Tangenziale evitando i tanti, troppi, semafori di via Toscana. Almeno in attesa del “mezzo Nodo di Rastignano” in via di esecuzione, molto lenta, per unire via Madre Teresa, al Trappolone di San Lazzaro, alla rotatoria Mafalda di Savoia a Bologna.

Per dare a Cesare il dovuto i conducenti di veicoli possono ringraziare il Comune di San Lazzaro per aver fatto asfaltare questa via ai confini del suo territorio nell’ambito di un intervento che ha interessato anche altre vie sanlazzaresi e parcheggi per un importo di 600mila euro. Ma chiuso un buco se ne apre un altro ma non è colpa del Comune. Con il nuovo asfalto molti conducenti vanno veloci, troppo veloci, in una strada già stretta; con ulteriore strettoia al Fondo Castello e due curve a gomito alla Cava a Filo e alla Palestrina. In un tratto ci sarebbe anche il limite dei 20 all’ora ma non lo rispetta nessuno.

Per dire tutta la verità sappiamo che nel Piano territoriale del Parco regionale dei gessi bolognesi e calanchi dell’abbadessa, approvato dalla giunta regionale nel 1997, l’intenzione iniziale era di rendere via Madonna dei Boschi strada forestale interdetta al traffico privato, con sbarre e lucchetto. E l’intenzione dell’allora direttore del Parco, Gian Franco Pelleri, sarebbe poi stata quella di non mantenere asfaltata la strada per renderla, con il tempo, una carraia con fondo permeabile. E visto che la strada si stava pian piano sgretolando ci si immaginò che si volesse raggiungere tale obiettivo. Ma è meglio aspettare che venga infine realizzata una viabilità di fondovalle che non costringa ancora, chi vuole andare a Bologna, di arrampicarsi sul colle della Croara.

 
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Nell’Appennino anche la stampa favorisce il turismo e l’economia

Post n°1139 pubblicato il 13 Ottobre 2018 da fabbri.giancarlo
 

Test Un'Idea 83

Città metropolitana bolognese

Il numero 83 del notiziario mensile “Un’Idea di Appennino”, edito dalla Hemingway Editore e diretto da Bruno Di Bernardo, da giorni scaricabile gratuitamente dal sito hemingwayeditore.wordpress.com,  è già stato distribuito, sempre gratis, anche nella versione cartacea. Per chi ancora non lo conosce il mensile, distribuito Bologna compresa in diciotto comuni della Città metropolitana bolognese, dalla via Emilia fino al confine toscano escluso il comprensorio imolese promuove il nostro Appennino anche dal punto di vista turistico ed economico. Sostenuto soltanto dalle inserzioni pubblicitarie pone in primo piano le notizie di carattere locale, che spesso i quotidiani trascurano perché “non fanno vendere il giornale”, facendole conoscere in ambito vasto.

Infatti nel numero di ottobre di “Un’Idea di Appennino”, potete leggere del vostro cronista, su Pianoro, del “bomba day” che ha fatto allontanare oltre settemila persone da casa, del barbiere Sauro (Bibi) Fabbri che a 79 anni di età continua a lavorare su barbe e capelli. Poi su San Lazzaro dei vent’anni di gestione dell’Itc Teatro da parte della Compagnia del Teatro dell’Argine nata proprio alla Ponticella di San Lazzaro, della scomparsa dell’artista e grande illustratore Giuseppe (Gius) Bacci autore di grandi campagne pubblicitarie nel dopoguerra. Poi dell’intitolazione dell’ex scuola elementare “Fornace” alla grande Mariele Ventre che fu direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano da cui nacque l’idea del festival canoro per bambini “Zecchino d’Oro”, della nuova chiusura del minimarket della Cicogna dopo altre quattro gestioni, e dell’innovativa rassegna musicale “Paradiso Suite” che con i Filarmonici del Teatro Comunale porta la musica classica nel circolo Arci sanlazzarese. Infine su Ozzano le preoccupazioni dei sindaci di Ozzano e San Lazzaro sulla realizzazione della Complanare nord, dell’inaugurazione della nuova fontana nel parco della Resistenza, dell’intitolazione all’imprenditore Angelo Pelliconi del ristrutturato auditorium della scuola di musica a Villa Maccaferri, e che entro la fine dell’anno l’associazione volontaria Pubblica Assistenza Ozzano e San Lazzaro troverà definitivamente casa nella Casa della Salute.

A cura del direttore responsabile Bruno Di Bernardo, e di altri bravi colleghi: Filippo Batisti, Sarah Buono, Marica Cavicchi, Roberta Cristofori e Giorgio Tonelli, inchieste, cronache e notizie dai comuni: Alto Reno Terme, Camugnano, Casalecchio, Castiglione dei Pepoli, Grizzana, Loiano, Marzabotto, Monghidoro, Monterenzio, Monte San Pietro, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Sasso Marconi, Valsamoggia, Vergato, Zola Predosa, oltre a notizie da Bologna, dalla Città metropolitana bolognese e dalla Regione. Dal mese scorso il sito web hemingwayeditore.wordpress.com, è stato affiancato anche dal sito unideadiappennino.wordpress.com. Per contattare la redazione: 335-7777604; per richiedere inserzioni pubblicitarie: 339-4233609.

 
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Gianni Raimondi già dimenticato?

Post n°1138 pubblicato il 09 Ottobre 2018 da fabbri.giancarlo
 

Raimondi 10 Gianni

Pianoro (Bologna)

Nel maggio del 2015 un lettore scrisse al “Carlino” accusando il Comune di Bologna di aver dimenticato il grande tenore, bolognese, Gianni Raimondi e sollecitandolo a dedicargli una via. Gli rispose Cesare Sughi, giornalista di cui ammiro la grande cultura, convenendo che Raimondi meriterebbe la dedicazione di una via della città dove nacque il 17 aprile 1923. Ma che però la legge stabilisce che non è possibile intitolare vie, spazi o edifici pubblici a persone che non siano decedute da almeno dieci anni. Con il grande tenore che infatti era deceduto a Pianoro il 19 ottobre 2008, e una dedicazione di vie e piazze al suo nome non è quindi possibile, per legge, prima del 2019. Ma tale doveroso ricordo non spetta soltanto a Bologna, dove nacque accanto al ponte della Mascarella, ma anche a Pianoro dove, dopo lungo peregrinare per il mondo, poi scelse di vivere e dove morì.

Chi scrive ebbe la fortuna di conoscerlo nel 1991 – per un’intervista da pubblicare sul periodico pianorese “Il Punto” – quando mi accolse con calore e simpatia nella sua abitazione, allora a Botteghino di Zocca in Val di Zena, ricavata da un’ex colonica. Abitazione con studio nell’ex stalla con un pianoforte gran coda, molti libri, tanti dischi, impianti di riproduzione ad alta fedeltà e tanti ricordi. E per chi non lo sa Gianni Raimondi fu uno dei più grandi tenori della lirica mondiale in un periodo in cui cantavano nei maggiori teatri del mondo anche artisti italiani del calibro di Franco Corelli, Giuseppe Di Stefano e Mario Del Monaco altrettanto famosi.

In gioventù Raimondi aveva praticato vari sport, tra i quali l’atletica leggera in cui fu anche campione provinciale nei 110 metri a ostacoli, e il calcio dove ebbe proposte da grandi squadre, ma aveva già scelto di fare il cantante lirico. Debuttò a Budrio nel 1947, nel “Rigoletto”, e la carriera di Raimondi continuò nei più importanti teatri del mondo. Dopo 33 anni di carriera fu però colpito da un’allergia alla polvere del palcoscenico che lo costrinse a vivere lontano dai teatri e dallo smog delle città trovando finalmente casa e sollievo in Val di Zena poi a Pianoro Nuovo. Nel 2003 il Comune di Pianoro organizzò un concerto per il suo 80° compleanno a cui presero parte cantanti affermati e allievi. Non sembra sia stato ancora dimenticato ma anche a Pianoro ci dovrebbe essere posto per una via Gianni Raimondi; e che venga poi ricordato con qualche iniziativa almeno nel decimo anniversario della scomparsa che cade, come scritto prima, il 19 ottobre 2018

 
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Ottobre al Museo, un mese dedicato alla flora

Post n°1137 pubblicato il 08 Ottobre 2018 da fabbri.giancarlo
 

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Nell’immagine viole di Tina Gozzi … sembra di sentirne il profumo

Pianoro (Bologna)

Nell’ambito della “Festa della Storia”, giunta alla 15esima edizione col tema: “L’albero della storia. Le radici del presente”, la sala eventi del Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini”, in via del Gualando 2 a Pianoro, ospiterà per tutto il mese di ottobre varie iniziative culturali, espositive e didattiche dedicate alla flora del nostro pianeta.

Sabato 13 ottobre, alle 15.30, ci sarà l’inaugurazione della mostra di acquerelli “Erbario d’Amore”, con esposizione delle tavole originali che illustrano l’omonimo libro opera della nota pittrice Tina Gozzi e del botanico e micologo Gastone Spisni ambedue di Castenaso. Nel volume sono illustrate tante piante che nascono spontanee nelle nostre campagne, e lungo il corso dei torrenti, che Tina Gozzi ha interpretato con i suoi magici pennelli e Gastone Spisni ha arricchito con brevi note su origini, nomi, utilizzi, ecologia e cenni storici. Il primo ottobre entra in vigore l’orario invernale e la mostra sarà visitabile il sabato e la domenica dalle 15 alle 18 fino a domenica 28 ottobre.

Venerdì 26 ottobre, alle 21, conferenza con proiezione di immagini di padre Giovanni Onore, frate marianista piemontese laureato in scienze agrarie, sul tema: “L’Italia ha una finestra aperta sull’Amazzonia e contribuisce alla sua conservazione”. Onore è infatti impegnato in prima linea sulla conservazione di un angolo della foresta amazzonica tra i più biodiversi del pianeta. Nell’occasione presenta al pubblico l’affascinante avventura del suo coinvolgimento nel progetto Otonga.

Sabato 27 ottobre, alle 16, presentazione del volume “La favola del vecchio bosco” di Loris Arbati guida ambientalista poeta e scrittore di Livergnano. Un libro dedicato ai bambini, per accompagnarli con leggerezza all’amore per il nostro territorio, presentato da Miriam Bruni, poetessa e scrittrice bolognese.

Domenica 28 ottobre, alle 16, il museo pianorese ospita il laboratorio botanico “Gufo-pigna e riccio-castagno. Costruiamo gli animali del bosco” realizzato con materiali naturali, e di recupero, a cura di Giovanna Barbieri, dell’Università di Modena e Reggio, responsabile dell’Orto Botanico di Modena. Il laboratorio è gratuito e a ingresso libero ma per ovvi motivi organizzativi è consigliata la prenotazione ai numeri: 333-1290485 o 051.6529105 dalle 9.30 alle 12.

Nell’occasione ci sarà anche la possibilità di visitare questo piccolo ma molto interessante museo, nato dalle collezioni di Pietro Lazzarini, di carri, meccanismi, attrezzi e strumenti di antichi mestieri. Per informazioni: 051.776927 (museo); 051.6529105 (municipio); info@museodiartiemestieri.it; www.museodiartiemestieri.it; www.facebook.com/museodiartiemestieri.

 
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Ultimi giorni al Museo per le foto di Chiara Pavanati

Post n°1136 pubblicato il 05 Ottobre 2018 da fabbri.giancarlo
 

Chiara Cher Pavanati

Pianoro (Bologna)

Dalle 15 alle 18 di sabato 6 e di domenica 7 ottobre sono le ultime occasioni di vedere esposte, con ingresso libero, la bella mostra di foto “Pentaprisma. Viaggio cromatico nella psicologia dei colori” della fotografa pianorese Chiara Pavanati. Mostra che era stata inaugurata lo scorso 22 settembre nel Museo di Arti e Mestieri “Lazzarini” di via del Gualando, a Pianoro, in occasione della “Festa della Vendemmia”.

Segnalo questa esposizione ai miei tre lettori perché merita di essere vista per vari motivi oltre alla bellezza delle immagini esposte. Infatti non sono le consuete foto ricordo scattate in gita o tra amici e parenti con una fotocamera o con un telefonino. Le immagini ora esposte al museo di Pianoro, anche se riprendono panorami, animali, persone, oggetti, sono vere opere d’arte frutto di conoscenze tecniche, capacità artistiche, studio delle inquadrature e dei colori e, anche, di inventiva.

Chiara Pavanati invece di usare pennelli e colori acrilici, a olio, o ad acqua usa fotocamere, obiettivi, luci e, dopo lo scatto, anche computer e photoshop a livello ormai professionale. Questo pur continuando a studiare scienze informatiche all’Università di Bologna dopo aver conseguito vari diplomi in lingue. Questa di Pianoro è la sua prima esposizione di una selezione di sue opere e non è un caso che abbia titolo “Pentaprisma. Viaggio cromatico nella psicologia dei colori”. Quasi un gioco di parole con il pentaprisma cuore delle fotocamere reflex e il prisma che scompone un raggio di luce bianca nei colori primari e secondari che ne compongono il suo spettro luminoso.

Come riferisce lei stessa sin da piccola si appassionò alla fotografia scattando con tradizionali macchine fotografiche analogiche, quelle con la pellicola per intenderci, e a 16 anni di età acquistò la sua prima fotocamera professionale puntando sulla fotografia del paesaggio. Immagini dai colori intensi, accesi e brillanti. Due anni dopo il nonno le regalò una sua vecchia Kodak a soffietto, degli anni ’30, dandogli lo stimolo di sperimentare la fotografia con fotocamere d’epoca. A 21 anni di età Chiara allestisce il suo primo studio fotografico e inizia ad appassionarsi al ritratto; infine a 24 espone a Pianoro le sue immagini che valgono davvero l’occasione di essere ammirate e apprezzate. Di sé dice: «Amo lavorare sia con la fotografia analogica che quella digitale e, riguardo a quest’ultima, ritengo che non debba essere necessariamente una rappresentazione della realtà ma l’espressione libera e incondizionata delle emozioni del fotografo». Per info: chiara.pavanati@gmail.com; facebook: chiara pavanati photographer.

 
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