Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 10/02/2014

Tortellini e altre storie… anteprima in Emil Banca

Post n°530 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da fabbri.giancarlo
 

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Da sinistra Roberto Zalambani, Daniele Ravaglia, Marco Poli e Marilena Lelli

Bologna

«Questo libro, di cucina e non solo, è la dimostrazione dell’affetto e dell’amore che l’autrice ha avuto nei confronti della mamma e della nonna facendo anche un’operazione di raccolta storica e di costume». Parole dello storico bolognese Marco Poli alla presentazione del libro “Tortellini e altre storie. Dal ’68 ai fornelli” opera prima di Marilena Lelli (Minerva, Bologna). Presentazione che, dopo un’anteprima nel negozio Tamburini, si è svolta a Bologna nella Sala delle Colonne della sede centrale di Emil Banca con il direttore generale dell’istituto di credito, Daniele Ravaglia, a fare gli onori di casa.

A presentare il libro, oltre a Poli e Ravaglia, il giornalista Roberto Zalambani che ha precisato che le ricette contenute non sono state scopiazzate da altri ricettari ma originali tratte dai vecchi quaderni dove la madre e la nonna dove scrivevano a mano ingredienti, dosi, quantità e preparazioni dei loro piatti preferiti, o quelli delle feste. Nel volume, da poco in libreria, oltre ai testi e alle ricette della Lelli ci sono anche contributi di Zalambani, di Lisa Bellocchi viso televisivo e giornalista del telegiornale regionale Rai 3 e di Marino Ragazzini gran prevosto della Dotta Confraternita del Tortellino.

«Conosco l’autrice da tempo – ha poi riferito Ravaglia – ma non sapevo della sua capacità di raccontare le sue storie di vita vissuta e penso che leggendole capiterà anche a voi di ricordare madri e nonne affaccendate ai fornelli. Un andare un po’ indietro con la memoria che favorirà il dimenticare per qualche ora la frenesia della vita moderna».

«Leggendo il libro, e le sue ricette – ha rilevato Poli –, si evidenzia che al tempo di Marilena bambina non c’erano sprechi, non c’erano i frigoriferi e, quindi, si faceva la spesa giorno per giorno acquistando solo quello che serviva. Un libro anche di storia bolognese con anche il rammentare spezzoni della nostra stessa vita».

Come ha poi scritto nel libro la cucina non era mai stata la passione di Marilena. «Amo la storia, il cinema, la lettura ma in cucina mi sento una vittima del ’68. In quell’anno fatidico avevo solo undici anni ed ero una bambina calma e tranquilla, eppure percepivo che “times are going to change” (i tempi stanno per cambiare) e decisi, stufa di vedere la nonna sempre indaffarata nel preparare cibi, di non imparare a cucinare». Il libro propone infatti gusti semplici, familiari, profumi della nostra infanzia e cerca di consegnare la nostra tradizione alle giovani generazioni. Tant’è vero che la figlia di Marilena, studentessa di giurisprudenza, ha invece la passione per la cucina; per fortuna.

 
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E dire che gli davano del “porco”… e del “maiale”

Post n°529 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da fabbri.giancarlo
 

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Pianoro (Bologna)

Per due giorni, anche persone di grande cultura, gliene hanno dette di tutti i colori: porz, porco, ninen, maiale, verro, eccetera, e dire che per millenni ha sfamato intere famiglie accontentandosi, spesso, dei loro avanzi e di infime brodaglie. Infatti sabato 8 e domenica 9 febbraio, scorsi nel Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini” di Pianoro, si è svolta la terza edizione de: “Il sacrificio del maiale: una festa per tutti, ma non per lui!” col suino macellato da provetti norcini che ne hanno preparato carni e insaccati. Con coppa di testa, salsicce, cotechini, lardo e pancetta andati a ruba con richieste superiori alle aspettative.

Si è ripetuto, all’interno della struttura museale pianorese, un antico rito che nei casolari di campagna, e nelle borgate, era un momento di festa oltre che una necessità familiare. E come ha ricordato lo scrittore e storico Adriano Simoncini, poter far uccidere e macellare i suini, preparandone le carni per il consumo e la conservazione, in altri tempi era segno di agiatezza o la sicurezza di poter passare l’inverno senza patire la fame. Un antichissimo bisogno dell’uomo che nel mondo contadino, e non soltanto, assumeva infatti la connotazione di un rito pagano, col norcino officiante al centro della scena, e un momento di festa con un forte valore simbolico e di aggregazione sociale.

Tanta gente è venuta al piccolo ma interessante museo pianorese, diretto da Maurizia Lazzarini, per assistere al lavoro dei norcini che si sono impegnati a titolo di volontariato gratuito, e anche per acquistare le prelibatezze da portare in tavola con ricavato a favore della stessa istituzione museale. E per alcuni è stata anche l’occasione di poter visitare per la prima volta l’esposizione di vecchi attrezzi e strumenti della civiltà contadina, e di mestieri artigianali, nata dalla passione del collezionista Pietro Lazzarini che li donò alla comunità pianorese.

Terminate le operazioni di macellazione nella sala dedicata agli eventi espositivi e culturali, domenica pomeriggio, un breve intervento di Adriano Simoncini, sul tema: “Il maiale, un animaledegno di ogni rispetto”. Poi la lettura della “Canzone sopra la porcellina”, di Giulio Cesare Croce, da parte del giovane Alessandro studente della terza media nella scuola media “Vincenzo Neri” di Pianoro. Infine, tra gli applausi, la cerimonia ufficiale di investitura a “Mastro Macellaio”, con tanto di pergamena, conferita dal sindaco di Pianoro Gabriele Minghetti ai norcini pianoresi Sergio Mazzanti ed Ernesto Rocca. Per info: www.museodiartiemestieri.it; info@museodiartiemestieri.it.

 
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