Un blog creato da loscrittoremascherat il 31/12/2010

Scrittore Mascherato

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Messaggi di Dicembre 2013

 

Natale.

Post n°437 pubblicato il 23 Dicembre 2013 da loscrittoremascherat

Il capitano li aveva fatti scendere dalla nave, verso il tramonto su quell'isola dove non si vedeva nessuno.

Erano sulla spiaggia, la sera era scesa scura e buia, ma si sentiva il rumore della risacca che eterna continuava nel suo andare e venire.

Nel cielo tante stelle, luminose e luccicanti sembravano ammiccare agli uomini che accanto al falò pensavano agli affetti lontani; il viaggio era ancora lungo ma in quella notte magica si sentivano un po più vicini a tutto, alla natura, ai cari lasciati da mesi, a ciascuno dei propri vicini di posto.

Improvvisamente un bolide illuminò il cielo, un segno che quella notte era fatata e il capitano ordinò ad uno dei suoi uomini di prendere una botte di rhum.

Si accalcarono intorno al contenitore e ciascuno riempì il proprio bicchiere di legno.

Il capitano lo alzò e disse: Buon Natale. Gli uomini risposero in coro e il liquido entrò caldo nel loro stomaco e li scaldò.

Risero, raccontarono storie, si diedero pacche sulle spalle e un po di serenità entrò nella loro anima.

That's all folks, Buon Natale.

 

 
 
 

domenica pomeriggio

Post n°436 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da loscrittoremascherat

Fuori dalla finestra una fredda pioggerellina che assomoglia tanto a nebbia o forse il contrario incupisce questa domenica pomeriggio.

Sdraiato nel mio letto a riposare le mie stanche membra provo a contare i secondi ed i minuti sperando passino un po più veloci, ma al contrario forse li rallento in un tempo sincopato e soggettivamente lento.

Provo a seguire qualche partita, ho iniziato un nuovo libro ma sto per cedere alla noia dopo tutti questi giorni passati a casa. 

Mi piacerebbe finalmente pensare di essere libero di disporre della mia vita ma mancano ancora troppi giorni, troppo tempo e troppa acqua deve passare sotto i ponti, acqua agitata come dicevano simon and garfunkel.

Non riesco nemmeno a chiudere gli occhi un po perché faccio poco un po perché c'è troppo rumore.

L'umore non è dei migliori , ma se a volte sono musone quando sono in forma immaginatevi in questi giorni.

 
 
 

A casa

Post n°435 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da loscrittoremascherat

Sono tornato a casa dopo 12 giorni in cui sono stato in ospedale e dai miei a leccarmi le ferite.

Sono stato accolto dai tre brighella, gli occhi scintillavano loro di felicità ed i papà papà si sprecavano, come anche le domande sulle stampelle, sulla gamba rotta e soprattutto sui regali di Natale.

Sono arrivato e mi hanno accolto l'albero di Natale e le luminarie sul balcone.

Fa freddo fuori ma il mio cuore è colmo di gioia, caldo ed accogliente.

Stasera dormirò sereno, nel mio letto e spero finalmente di riuscire a tirare una notte intera che vorrebbe dire che sto guarendo.

Buone nuove arrivano e se non fosse per questa dannata frattura potrei essere felice.

Ho detto una cosa questa settimana e mi premeva farlo prima delle feste e di questi giorni un po strani che mi separano dalla completa guarigione.

Scrivo in questo momento e sono solo un po malinconico.

 

 
 
 

Vi presento El Cobra

Post n°434 pubblicato il 19 Dicembre 2013 da loscrittoremascherat

Ero convinto di averlo postato ma non lo trovo più...così la storia continua...Entrò nella villa e come sempre restò affascinato dall’ordine e dalla classe della casa, gli stivali impolverati, i vestiti consunti e il sombrero colorato non facevano che aumentare la sensazione di distanza da quel mondo lustro ed opulento.Poi ricordò il motivo per cui era li e si insinuò la paura in lui.Salì la scalinata in marmo che partiva dal fondo dell’atrio e arrivò al piano superiore e si fermò davanti alla porta dove due figuri in piedi dall’aria minacciosa sostavano davanti alla doppia porta in legno di quercia massiccia, scuro e lucido.Disse: - Ho notizie importanti per El Cobra –I due si fecero da parte e dopo avere bussato alla porta si spostarono e la aprirono.Entrò e vide uno studio arredato con velluti, legni scuri e suppellettili di argento; una scrivania imponente stava in fondo alla stanza sotto una libreria piena di tomi che lui non avrebbe mai potuto leggere perché non era capace.Si tolse il sombrero e abbassò gli occhi non voleva incontrare quelli freddi e neri, come pozze senza fondo, della figura che sedeva in una poltrona di pelle.-Dimmi – disse; la voce era chiara e nitida sebbene pronunciata ad un tono basso e metteva i brividi alla schiena, quella voce aveva stroncato centinaia di vite, spesso per un capriccio.El Cobra vestiva abiti eleganti un panciotto, l’orologio da taschino, li portava con eleganza come se fosse nato con quelli ma il fisico che vi era sotto era scattante, nervoso, capace di movimenti rapidi, anche nell’estrarre la pistola.Pedro raccontò dello straniero e della straniera della sparatoria al saloon, di come avevano cancellato la banda che controllava il paese e di come avessero lasciato vivo solo un pistolero perché comunicasse quello che era successo il tutto con una certa dislessia che era dovuta alla paura.Alzò un attimo lo sguardo e negli occhi vede passare un lampo di rabbia e di odio, un lampo che lo fece tremare di terrore.- Uccidete quello che è rimasto vivo, appendetelo a testa in giù qui nel cortile fuori e lasciatelo li non si scappa quando si lavora per El Cobra -Il tono monocorde simile a quello di una preghiera era terribile e affascinante allo stesso tempo.Pedrò annuì ed uscì dalla stanza velocemente contento che per questa volta non fosse toccato a lui; non conosceva il detto ambasciatore non porta pena, ma anche lo avesse fatto avrebbe saputo senza ombra di dubbio che i normali proverbi non si applicavano al suo capo.

 
 
 

El Cobra (continua)

Post n°433 pubblicato il 18 Dicembre 2013 da loscrittoremascherat

Lo straniero era uscito dal giaciglio che aveva diviso con la sua donna.

In quei momenti aveva dimenticato tutto, il suo odio, la sua voglia di vendetta, la ricerca di El Cobra.

Si mise un paio di jeans, la camicia il poncho e cercò di ricordare il giorno in cui suo fratello era diventato El Cobra.

Quando a capo di quei tre bastardi dei suoi amici era entrato nella fattoria dei vostri e aveva incendiato e massacrato tutti per rubare quello che gli sarebbe servito per iniziare la sua ascesa nel mondo del crimine.

Riesci a ricordare le fiamme calde che ti lambivano, gli spari forti nelle tue orecchie di bambino che laceravano i timpani, le urla dei tuoi, tua mamma che chiedeva pietà.

E ricordi gli occhi di tuo fratello neri come l’abisso e freddi come l’inferno.

E ricordi la sua occhiata verso di te, il suo sputo a terra e il ghigno soddisfatto sul suo viso quando si girò e ti lasciò li in balia del destino.

Ma questo è stato il suo più grande errore.

Guardi l’orizzonte si sta schiarendo, tra un po’ la palla infuocata del sole si alzerà in tutta la sua magnificenza. Dietro di te la senti muoversi e stirarsi.

Ti giri e la guardi.

I lineamenti delicati e la sua bellezza esteriore ed interiore ti hanno aiutato sino a questo momento a non entrare in una perversa discesa verso l’inferno personale che brucia la tua anima.

Ma sai anche che senza la giusta vendetta la tua vita sarà appesa in un oblio da cui non riuscirai uscire; sai che non la potrai mai amare come si merita quella donna eccezionale.

Prendi il cinturone e lo allacci alla vita.

Sai qual è il tuo compito e lei ti aiuterà finchè potrà.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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