Ma come ho potuto pensare che finalmente questo ca**o di corso di laurea che ho scelto potesse darmi delle soddisfazioni?
Ho passato i due anni della specialistica a chiedermi se avessi fatto la scelta giusta: studiavo e prendevo voti bassi, ho accettato le umiliazioni di prof. che si sentivano divinità irraggiungibili, ho represso le mie aspettative, cancellato progetti, accettato la sorte cercando di fare quel che potevo fino alla laurea.
Poi, mi si apre una porta: Prof. mi propone una tesi importante ed accetto con entusiasmo. Penso che sia la mia occasione, mi impegno al massimo, certa che questa volta le cose andranno come dico io. Vado agli incontri, faccio gratis le interviste, partecipo gratis ai focus come osservatrice, riscrivo i turni di parola del focus per la ricercatrice.
Finisco la tesi, fiera. Stavolta sarà un successo. Passo due giorni a impaginarla, coinvolgendo tutta la mia famiglia e Fefo, dato che avevo difficoltà ad adattarla al formato richiesto (con tutte quelle tabelle da mettere...).
La rilego, esausta, prendo il treno e vado a consegnarla.Faccio la fila e finalmente mi riceve: eccola, la sadica, con la sua sigaretta accesa, che un ictus non le è bastato. Il fumo passivo non è un suo problema: d'altronde lei è il capo e può fare quello che vuole, anche sputarti il fumo in faccia. Le suona il telefono: di certo risponde e non è che la fa breve. Si dilunga, quasi ci facesse di proposito. Ti guarda pure mentre è al telefono come per dirti "Sono al telefono!Che ci vuoi fare!?". Infine...mi concede un minuto. Sfoglia le pagine ma non è contenta:
"Ma dove sono le interviste?"
"Quali?"
"Quelle alle aziende locali...?"
"Mai fatte prof. Non si ricorda? Le avevo detto che non era possibile averle"
"Ma allora di che parla?"
"Di ciò che abbiamo concordato 6 mesi fa".
Le spiego ma lei inizia a sbraitare, sfoglia con violenza quella tesi che avevo fino a quel momento custodito come una reliquia, la agita in aria, gira e rigita le pagine, la piega.
Mi sono salite le lacrime agli occhi. Ma poi mi blocco. Non posso piangere. Mi incavolo, piuttosto. E lei capisce, allora inizia a dispiacersi della sua reazione spropositata.
"Sa, sono stanca".
"Capisco".
Morale: mi ha dato un capitolo aggiuntivo. Tanto ci sono ancora 20 giorni alla laurea.
Sempre che si possa chiamare laurea. Piuttosto, sarà la solita pubblica umiliazione. Perchè sembra proprio che ci godano a mandare a pezzi il lavoro degli altri e a far sentire delle cacchette tutti, solo per elevarsi loro. E' il mio corso di laurea.
Inviato da: Diletta Canuti
il 14/06/2012 alle 15:11
Inviato da: Chiara Carboni
il 14/06/2012 alle 15:08
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