Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Luglio 2018

Un'associazione a delinquere..

Post n°8446 pubblicato il 04 Luglio 2018 da nina.monamour

 

 

Informare dell’esistenza della mafia è superfluo, tutti sanno che c’è ma, nello stesso tempo, nessuno saprebbe dire con esattezza di che cosa si tratti. Sembra impossibile circoscriverla, coglierla e analizzarla in maniera soddisfacente, o definitiva, la mafia rimane un mistero.

Il nome stesso è indefinibile; l’origine della stessa parola mafia suscita subito un problema. La prima traccia scritta la troviamo nel 1862, nel titolo di un’opera di Giuseppe Rizzotto che riscosse un notevole successo, I mafiosi di Vicaría.

Alcuni anni dopo, nel 1868, la parola figurò nel piccolo dizionario del dialetto siciliano del Traina, che la definì così, arditezza, spacconata, boria. Ma nessun cenno veniva fatto sulla sua origine. Più di cento anni dopo, la sua origine rimane misteriosa. Gli specialisti sono perplessi e si accontentano di avanzare diverse ipotesi, tra le quali nessuna è più convincente dell’altra. Una soprattutto è la più sfruttata, che la parola derivasse etimologicamente dall’arabo.

I Mori, che hanno occupato la Sicilia dall’827 al 1060, hanno lasciato impronte profonde nella parte occidentale dell’isola, là dove la parola mafia è stata usata per la prima volta. Nella sua "Storia della mafia", difendendo questa ipotesi, Falzone scrive che probabilmente la scelta è tra la parola màhfal che significa assemblea, riunione di parecchie persone, e mahyàs che significa riparare, aiutare qualcuno in qualche cosa, da dove deriva il termine mu’afàh, privilegio, immunità, liberazione, protezione, salvaguardia. 

Altri storici avanzano l’ipotesi che la parola sia nata più tardi, alla fine del XIII secolo, durante i Vespri Siciliani che portarono, il lunedì di Pasqua 1282, i palermitani a rivoltarsi contro i francesi che occupavano l’isola, al grido di “Morte ai Francesi Italia Anela”. Un’altra ipotesi suppergiù dello stesso genere afferma che si tratta delle iniziali del grido a raccolta in uso da una setta di rivoluzionari del XIX secolo, che diceva: “Mazzini Autorizza Furti Incendi Awelenamenti”. 

Qualunque sia la spiegazione che si preferisce, appare evidente che la parola mafia non ebbe, all’inizio, e per parecchio tempo, il senso spregiativo che noi le diamo oggi. Bisogna giungere alla fine del secolo scorso perché essa cominci a indicare, soprattutto nei rapporti di polizia, “un’associazione a delinquere”. Per questa ragione, si può dire che la mafia vera e propria, quella di cui si parla generalmente, è entrata a far parte della storia con l’arrivo di Garibaldi in Sicilia. Ma, prima di giungere a questo, è necessario dare un nome alle fate, buone o cattive, che sono state presenti alla sua nascita e che ne hanno seguìto i primi passi.

Oggi tutti sono d’accordo sul fatto che la mafia sia nata in Sicilia. Ma il mistero sulle sue origini rimane. Alcuni, come ho già detto, avanzano l’ipotesi che la mafia sia sorta nel X o nell’XI secolo, durante l’occupazione saracena. Dominati dai loro nuovi padroni, che portavano con loro una religione, una lingua c una civiltà completamente diverse, i siciliani non avrebbero avuto altro mezzo di sopravvivenza che creare una specie di società parallela, di contro-società. Insomma, la prima forma di mafia sarebbe stata un movimento di resistenza organizzata.

Questa ipotesi sarebbe anche accettabile, se i Mori fossero stati i primi invasori dell’isola. Ma, quando essi vi giunsero, la Sicilia era già occupata da almeno mille anni. Questa disgrazia di veder sfilare a casa propria tutti i popoli d’Europa, si spiega in parte con la posizione geografica della Sicilia. Situata alla congiunzione dei due grandi bacini del Mediterraneo, essa separa e nel contempo unisce Europa, Africa e Asia. Ecco perché le grandi potenze hanno voluto, a turno, assicurarsene il controllo.


 
 
 

Un mondo senza senso..

Post n°8445 pubblicato il 03 Luglio 2018 da nina.monamour







Perché vuoi sempre spiegare?
Perché vuoi sempre scoprire che cosa c'è dietro? E più dietro ancora, sempre e solo dietro?

Come sarebbe una vita limitata alla superficie? Serena? E sarebbe da disprezzare solo per questo?

Forse c'è molto di più alla superficie, forse è tutto falso ciò che non è superficie, forse tu vivi ormai tra immagini illusorie, continuamente cangianti, non belle come gli dèi, ma svuotate come quelle dei filosofi.

Forse sarebbe meglio, tu allineeresti parole, ma ora sei sempre alla ricerca di un senso, come se ciò che tu scopri potesse dare al mondo un senso che il mondo non ha.


 
 
 

Il vero valore ...

Post n°8443 pubblicato il 02 Luglio 2018 da nina.monamour

 

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Nell’antichità l’ospitalità rappresentava una regola di convivenza civile e un legame di solidarietà che teneva uniti gli uomini nella diversità. Al giorno d'oggi l'ospitalità è divenuto un principio etico che ha perso di importanza. 

Nello specifico per i Greci ospitalità significava l'osservanza dei seguenti compiti, il rispetto dell'ospite verso il padrone di casa e il rispetto del padrone di casa verso l'ospite con la conseguente consegna di un regalo d'addio all'ospite.

Nella fattispecie l’ospitalità era un atteggiamento che procurava piacere a chi lo metteva in atto e non veniva affatto percepito come un obbligo etico-morale, infatti il padrone di casa era solito offrire all’ospite la cena, un bagno e la camera più bella della casa, mostrando un affetto intimo sin dall’inizio sotto il segno di una gioiosa convivialità. 

Al giorno d’oggi invece abbiamo perso questo prezioso insegnamento lasciando spazio ad un esasperato individualismo che oggi, più che mai, caratterizza le nostre società. L’ospitalità infatti è stata relegata nei valori etici caduti in disuso, dal momento che nelle attuali società dell’immagine tendiamo sempre più a guardarci allo specchio, a concentrarci su noi stessi e a considerare la diversità come un pericolo che potrebbe distruggerci o farci del male. Proprio come sostengono ne L’Era del Narcisismo V.Cesareo e I.Vaccarini l’individuo moderno è un individuo narcisista, chiuso in se stesso che non riesce a riconoscere l’altro diverso da sé.

In particolare non solo oggi pensiamo che scambiare due chiacchiere con uno sconosciuto sia impensabile quanto inopportuno, ma fatichiamo altresì ad accettare la presenza straniera nei nostri territori, l’altro, diverso da noi per cultura e lingua, è visto costantemente come un pericolo e percepito come una minaccia alla nostra identità. 

In altre parole questo è proprio ciò che il Sociologo Jean Baudrillard chiama “scomparsa dell’alterità”, secondo cui l'intero pianeta, senza rivalutare il valore dell’ospitalità, potrebbe trasformarsi in un posto sempre più tetro e buio.

Buon inizio di settimana..

 
 
 

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