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Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

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Inviato da: irene.74
il 19/06/2024 alle 14:24
 
La felicità è un concetto generale. Ognuno è felice a modo...
Inviato da: Anonimo11dgl
il 19/06/2024 alle 14:09
 
Esattamente &#9786;&#65039;
Inviato da: irene.74
il 17/06/2024 alle 22:58
 
Grazie &#128591;&#127995;
Inviato da: irene.74
il 17/06/2024 alle 22:57
 
Lei con questo blog meriterebbe ben altri palcoscenici....
Inviato da: Blogger0dgl
il 17/06/2024 alle 22:52
 
 

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Messaggi di Novembre 2020

Io avevo solo lui...

Post n°529 pubblicato il 24 Novembre 2020 da irene.74

Gli inizi di una relazione sono solitamente caratterizzati da emozioni bellissime, quasi magiche. E' indubbiamente una fase importante perché ci pone nella condizione di dover cambiare le abitudini di sempre per far posto alla coppia nascente. Se prima tutti i momenti liberi potevamo dedicarli alle amiche ed alle nostre passioni, ora sentiamo il bisogno di condividere col partner momenti allegri e spensierati.

Non tutte però riescono a gestire la situazione in modo intelligente. Ad alcune accade che in preda all'entusiasmo del momento si ritrovino desiderose di mettere il loro uomo al centro di tutto. Ed inizia così un percorso che le porta - più o meno consapevolmente - a rinunciare a tutto pur di stare col partner. STOP allo shopping sfrenato del sabato mattina, alle uscite con le amiche, alla palestra, al cinema ed al teatro. In fondo... è così bello stare con lui...

Peccato che col passare del tempo questa si riveli una scelta sbagliata. Perché la vita si impoverisce. Finisce col ruotare attorno a due soli perni: le responsabilità a cui non ci si può sottrarre (lavoro, famiglia...) e LUI. Inevitabilmente il rapporto comincia ad ingrigirsi. Perché non si hanno chissà quali argomenti di conversazione, perché mancano gli stimoli, perché si è perso qualcosa di importante che era in grado di farci stare bene.

E se la relazione comincia a scricchiolare che si fa? Si dà la colpa al tempo che arrugginisce i sentimenti!?

La verità è che l'amore dev'essere un ramo della nostra vita. Ma non è possibile attribuirgli una dimensione totalizzante. Abbiamo bisogno di dedicarci alle nostre passioni per sentirci vive, di chiacchierare con le amiche godendoci momenti unici e preziosi che solo la complicità tra donne sa rendere tali. Rinunciare porta quasi sempre a tendere alla malinconia, a sentirci povere interiormente anche quando quelle rinunce non ce le ha imposte nessuno e le abbiamo decise noi.

Il segreto per una relazione felice ed appagante è l'INTEGRAZIONE. Io mantengo il mio mondo e tu il tuo. Ridimensionando tempi e spazi, chiaramente. Ma non rinunciamo a nulla semplicemente perché... l'amore moltiplica! Non divide. E dunque non c'è bisogno di votarsi al martirio. Basta impegnarsi ad incastrare le reciproche scelte. Lui andrà una sera a cena coi colleghi e tu al cinema con le amiche. E quando vi vedrete avrete tante cose da raccontarvi e maggiore entusiasmo da condividere.

Nella malaugurata ipotesi, poi, che ad un certo punto la relazione finisca, nessuno dei due si ritroverà a doversi ricostruire una vita partendo praticamente da zero.

Gli amici sono affetti che non vanno messi in stand-by. Le passioni ci fanno sentire vive e realizzate. E l'amore arriva per rendere la nostra vita ancora più bella, non per falciare a zero tutto quel che abbiamo costruito fino ad allora.

 

 

 
 
 

Mi ha tradito, che faccio?

Post n°528 pubblicato il 18 Novembre 2020 da irene.74

Quando mi viene fatta questa domanda mi sento gelare il sangue. Perché tocca un argomento particolarmente delicato e perché credo non esista essere umano innamorato che di fronte ad un tradimento non si senta letteralmente pugnalato al cuore.

Il tradimento crea una ferita profonda tra i partner che nella dimensione della coppia avevano instaurato un legame, cuore-mente-corpo-anima. Non si può restare indifferenti. E' un vero e proprio terremoto emozionale.

Non si tratta di un errore, di uno scivolone imbarazzante capitato per caso, nel momento meno opportuno. No. Si sceglie deliberatamente di tradire. Magari sottovalutando le conseguenze del gesto. O ignorandole volutamente.

Quando si tratta di sentimenti non esistono regole che tengano. Quel che può essere giusto per una coppia può rivelarsi sbagliato per un'altra. Non si può pensare di stilare il vademecum della coppia perfetta. Semplicemente perché la perfezione non esiste. E poi, in fondo, chi la vorrebbe? E' la felicità di entrambi che va piuttosto perseguita come priorità assoluta.

Che fare allora, quando si scopre di esser stati traditi?

Bisogna ascoltare il proprio cuore e rimanere coerenti ai propri principi. Si apre un ventaglio di possibilità che inevitabilmente verranno passate in rassegna. Nessuna comporta solo benefici. Nessuna è esente da effetti collaterali.

C'è chi pone fine alla relazione senza riuscire a perdonare il partner. Perchè vede distrutto l'impegno e la dedizione con cui si son tagliati insieme tanti traguardi importanti. Perchè si sente ferito. Perchè perde la stima del partner che si è reso capace di un gesto tanto inconcepibile quanto ingiustificabile.

C'è chi rielabora la situazione. Indaga i motivi che hanno portato al tradimento. Fa un personale esame di coscienza, trasforma la delusione in lezione di vita, perdona e va oltre. Ma da single. Perchè una seconda possibilità non riesce a darla, convinto che chi ha tradito una volta, non si farà certo scrupoli a reiterare il gesto.

C'è chi si prende il tempo necessario a leccarsi le ferite. Poi cerca un dialogo col partner, propone un esame di coscienza di coppia e gli offre una seconda possibilità. Che nasce dalla promessa di correggere il tiro, colmare le mancanze e ritrovarsi più uniti di prima, senza rancore.

E c'è chi rende pan per focaccia. Mi hai tradito? Ti tradisco! E poi torniamo insieme. Magari come coppia aperta che fa della consapevolezza nuova un alibi. Da usare all'occorrenza.

E potrei continuare all'infinito. Potremmo sprecare tempo ed energie a giudicare, sentenziare, condannare. Ma servirebbe a poco. Perchè ogni storia è storia a sé.

Al cospetto di un tradimento credo che bisogna prendersi il tempo necessario a comprendere al meglio la situazione. Occorre farlo da soli, inizialmente. Perchè è necessario essere brutalmente onesti, senza interferenze che condizionino la percezione della realtà. Quindi "misurarla" in base ai propri valori. E decidere secondo coscienza cosa sia giusto fare. Solo allora si potrà parlare dell'accaduto col partner e sarebbe saggio che la decisione venisse presa di comune accordo. Per evitare strascichi incresciosi che potrebbero rendere ulteriormente complicata la situazione.

In coppia si deve essere felici in due. Sicuramente se vedi irrimediabilmente minata la fiducia, se dopo il tradimento sai che vivresti la prosecuzione del rapporto con l'incubo costante che si verifichi nuovamente una cosa simile e sai già che finiresti col trasformarti nella versione più moderna di Sherlock Holmes, fai meglio a dire basta.

La scelta è solo tua. Tu sola sai cosa è più giusto per te.

 

 

 

 
 
 

Non parliamo, non litighiamo. Calma piatta...

Post n°527 pubblicato il 10 Novembre 2020 da irene.74

E' la condizione in cui vivono molte coppie che hanno scelto di adagiare il rapporto su equilibri discutibili: non parliamo, non litighiamo.

Ci vuole coraggio solo a pronunciare l'infausto slogan, devo dire. Eppure son davvero numerose quelle coppie che, stanche di punzecchiarsi e litigare per ogni cosa, esauste dalla fatica che comporta l'imporre il proprio punto di vista, scelgono di fare del silenzio una bandiera che sancisce la fine della guerra intestina.

Innanzitutto credo si dovrebbe puntare alla qualità della comunicazione ed essere capaci di esprimere serenamente un punto di vista anche quando diametralmente opposto a quello del partner.

Secondariamente c'è da dire che le differenze in una coppia vanno trasformate in punti di forza proprio perché offrono ai partner la possibilità di allargare gli orizzonti e cambiare punto di vista quando necessario.

Il dialogo è linfa vitale del rapporto. Un collante portentoso, in grado di creare quella complicità unica che arriva a rendere i partner capaci di intendersi anche solo con lo sguardo.

Non parlare col partner equivale ad ignorarlo. E in questo caso il silenzio non ha assolutamente nulla di poetico. Somiglia piuttosto ad un muro invalicabile che, giorno dopo giorno, diviene sempre più alto. E divide. Che se ne sia consapevoli o meno.

Bisognerebbe bandire i litigi dalle dinamiche di coppia. Privilegiando piuttosto il sano confronto che si rivela salvifico e costruttivo.

Parlo col mio partner e imparo a conoscerlo meglio. Ascolto il suo punto di vista e scelgo di cambiare prospettiva per arrivare a capirlo. Gli dono il mio parere stimolandolo alla riflessione.

C'è una bella differenza, non trovi?

Se agli inizi la calma piatta può sembrare rassicurante, nel giro di pochissimo tempo si rivela per quel che è: un pericolo da non sottovalutare.

Due persone che scelgono di chiudersi nel silenzio, snaturano il rapporto che li lega e somministrano un potente veleno all'amore che reclamerebbe intesa e complicità.

Non è vero che dopo i primi tempi ci si debba rassegnare ad una relazione meno accesa. Semmai bisognerebbe impegnarsi ogni giorno come fosse il primo per tentare di essere felici in due. Per farlo bisogna restare uniti e creare interazioni positive capaci di fare la differenza.

La calma piatta invece, fa inevitabilmente naufragare il rapporto. Lo rende banale e noioso. Fino ad arrivare al punto in cui ci si domanda perché ci si ostina ancora a stare insieme.

Le stagioni che si alternano ci insegnano quanta importanza abbia ogni periodo che viviamo. Quanto necessario sia saperne cogliere le singole peculiarità e investire su di esse come fossero il cavallo vincente in una corsa entusiasmante che, decisamente, non ha nulla a che vedere con la calma piatta. 

 

 

 
 
 

Sono stanca di amare per due

Post n°526 pubblicato il 03 Novembre 2020 da irene.74

"Dopo 11 anni di matrimonio ed un figlio meraviglioso, è nata Sofia. Sinceramente non era in programma un secondo figlio. Ma quando ho scoperto di essere incinta non ho pensato neppure per un istante all'ipotesi dell'aborto. E mio marito altrettanto. I problemi però son cominciati dopo la nascita della bambina. Eravamo un po' impreparati, in verità, a doverci nuovamente relazionare con pannolini, omogeneizzati, notti insonni... Avevamo appena iniziato a pregustare l'indipendenza e l'autonomia del primogenito che ci lasciava liberi di goderci le serate con gli amici, di viaggiare tranquilli... Gestire Sofia non si è certo rivelata una passeggiata... Io però mi sono adattata bene, tutto sommato, ai nuovi ritmi. Mio marito no, per niente. Se gli affido la piccola quando non lavora per potermi dedicare alle faccende domestiche, me lo ritrovo col cellulare in mano intento a chattare noncurante di quel che può star facendo la piccola. Se usciamo con gli amici, lui si gode la serata senza che gli venga neppure per un istante il sospetto che anche io vorrei potermela godere. Mai viene a darmi una mano e spesso torno a casa senza aver neppure potuto mangiare la pizza per star dietro a Sofia. Ho sopportato tutto pensando di essere capace di resistere fino a tempi migliori. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Siamo stati a prendere un gelato una domenica pomeriggio, noi 4 soltanto. Lui ha iniziato uno squallido gioco di sguardi con la cameriera! Dovevi vederlo, per tutto il tempo si cercavano con gli occhi, si lanciavano sorrisi. Neppure la presenza dei figli gli incuteva il buonsenso di non fare il deficiente! E al supermercato? Stessa storia: faceva il cascamorto con la cassiera mentre io mi affannavo ad imbustare la spesa con Sofia in braccio. Mi chiedo: ma si è fumato il cervello?? Non lo riconosco più... Non sente il bisogno di dedicare tempo ai figli, né di alleggerire i miei pesi improvvisamente moltiplicati, ora si mette pure a fare il cretino con la prima che capita?! Ho provato a parlargliene, nega pure l'evidenza! Che devo fare? Sono stanca di amare per due..."

Non tutti gli uomini son dotati di istinto paterno. Mia nonna era solita dire: "I figli son delle mamme". Ed effettivamente qui da noi, al sud, tranne rare eccezioni, è molto frequente che i padri si deresponsabilizzino, certi di sapere i loro figli in ottime mani senza bisogno di alcun faticoso contributo da parte loro. Cresciuti da madri che li hanno viziati e stra-coccolati, si rivelano spesso inadeguati al ruolo, eterni Peter Pan che si rifiutano di crescere.

Hai fatto benissimo a parlargli ma il suo atteggiamento indisponente ed immaturo rivela una forte determinazione a continuare a fare quel che gli pare e piace senza scrupolo alcuno. E' palese che si conceda questo lusso perché certo che tu sia perfettamente in grado di far tutto da sola (e contemporaneamente accecato da un profondo egoismo che lo assolve da ogni possibile senso di colpa). Ma non è giusta questa condizione che ti pone irrimediabilmente in affanno.

Certo che sei stanca di amare per due, chiunque lo sarebbe al tuo posto. Ma è esattamente da qui che ti esorto a ripartire. Piuttosto che fargli notare le sue mancanze (tanto come padre quanto come marito) prova a fargli un discorso chiaro sul naufragio del vostro matrimonio. In un giorno in cui è libero dagli impegni di lavoro, lascia i bambini dai nonni per un'oretta e affronta il discorso con lui molto serenamente. Aiutalo a riflettere su quanto stiamo incidendo questi suoi comportamenti sui tuoi equilibri personali e su quelli di coppia.

Non sempre si riesce ad avere il polso della situazione e può succedere che ci si adagi su comportamenti sbagliati senza che ci si renda conto delle conseguenze devastanti che possono comportare.

Se "fa il cretino con la prima che capita" può darsi che succeda perché cerca attenzioni e conferme oltre i confini della coppia, o perché ti abbia inquadrata esclusivamente nel ruolo di mamma, smettendo di vederti come la sua donna. Sarebbe sufficiente che ti desse una mano nella gestione dei figli perché diventasse possibile pensare a delle parentesi solo vostre in cui sentirvi complici al di là delle responsabilità genitoriali. Il dialogo calmo e pacato, accompagnato da un prezioso ascolto consapevole, ti aiuterà a fare chiarezza.

Ma se dovesse continuare ad essere evasivo, a ruotare attorno all'argomento senza la benchè minima intenzione di centrarlo, se dovessi renderti conto che a lui le cose stanno bene così e non concede alcun margine di possibile miglioramento, sarà necessario che il cambiamento inizi ad attuarlo tu. Reclamando spazi solo tuoi in cui allentare le tensioni, dedicarti a te stessa, ricaricarti con le amiche. Se non trovi prudente lasciare la piccola a tuo marito, chiedi aiuto ai nonni o incarica una baby sitter di sostituirti in determinati momenti.

Nessuno di noi è d'acciaio e il rischio che si corre è di realizzare di aver tirato troppo la corda solo dopo averla vista spezzare. Se è vero che non si può amare per due, è altrettanto grave dimenticarsi di amare se stessi. Farlo invece significa donarsi al mondo con una marcia in più. Una donna felice è una mamma felice. Senza sensi di colpa perché ha imparato ad inserirsi tra le priorità e ad amarsi.

 

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: irene.74
Data di creazione: 30/09/2013
 
 

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