Creato da MuseoDeiRicordi il 25/05/2005
L'età favolosa dell'infanzia, la scoperta del mondo...quando le cose, le parole i gesti non erano tutti uguali...I ricordi dei blogger
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STRADE DI PIETRA
Il paese è sdraiato in una valle solcata da un fiume, che ha eroso le rocce laviche in statue dalle pose strane e grottesche. Si arrampica sulle colline, che scendono nodose come dita di una mano e s’insinuano fra le case più antiche e dimesse. Rimane intorpidito ed assonnato negli inverni umidi e si gonfia di profumi e colori ad ogni primavera.
Quando l’aria si riempiva del profumo di zagara fino a bruciare il naso e le serate diventavano tiepide e lunghe, i ragazzi si riunivano sulle panchine sotto casa, a graffiare chitarre ed intonare canzoni. Tutto attendeva l’estate. Cose e persone si nutrivano di quella tensione che si gonfia di odori e colori e che respira sempre più forte, fino ad esplodere nell’urlo gioioso del primo giorno d’estate.
Il campanaro si chiamava Francesco. Francesco lo scemo, così lo chiamavano tutti, era un poveruomo solo al mondo che abitava in una casa umida e vecchissima, nella parte più antica del paese, arroccata sul pendio della collina. E andava su e giù per le stradine, con una busta di plastica appesa al braccio, piena di non so che, regalando generosamente saluti e baci a tutti i passanti. Ogni tanto arrivava con un occhio pesto o un cerotto sul mento…che hai fatto Francesco? Sei caduto?… Lui rideva, sgranando la bocca sdentata e sporgendo il mento in avanti, e senza fermarsi brontolava ...
Francesco correva se era in ritardo per la scampanata di mezzogiorno. Via di fretta, a rotta di collo, per le strade di pietra, verso la chiesa, inciampando fra bestemmie e risate insulse. Saliva sul campanile e , arrivato in cima , s’appendeva alle corde lasciandosi dondolare…la sua musica inebriava il paese e diceva cose che la bocca non sapeva dire. Din don, era la festa che aveva nel cuore. Poi tornava verso casa e si arrampicava per lo stretto sentiero in salita.
... e incrociava i contadini coi loro muli che scivolavano scomposti e spaventati sulla pietra levigata dal tempo. Scendevano, loro, verso il centro del paese , la piazza principale, su cui s’affacciavano le botteghe degli artigiani e i negozi più frequentati. I contadini, a passo lento , cadenzato dal rumore degli zoccoli delle bestie , arrivavano alla piazza e si avviavano verso il fiume. E quando il semaforo era rosso davano un colpo al mulo perché si fermasse.
Uforobot
Sicilia orientale, fine anni '70
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Inviato da: occhiodivolpe2
il 28/04/2017 alle 11:16
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 09:00
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 02:59
Inviato da: lorteyuw
il 25/03/2009 alle 02:26
Inviato da: lottergs
il 24/03/2009 alle 05:37