Creato da giona2068 il 15/03/2015

OMELIA DOMENICALE

Spiegazione del Santo Vangelo

 

 

Omelia del 20Mz 2016

Post n°116 pubblicato il 20 Marzo 2016 da giona2068

Dal Santo Vangelo secondo Luca.

 


Oggi è la domenica delle palme per ricordare la festa che gli ebrei fecero al Signore Gesù quando entrò in Gerusalemme. Si chiama domenica delle palme perché gli ebrei fecero festa sventolando  le palme .

Fin qui è tutto bello, il popolo Lo accoglie Gli fa  festa nonostante che fosse abituato ad accogliere in quel modo solo  le persone importanti che si presentavano con carri trainati da cavalli di razza.

Il Signore Gesù si presente in groppa ad un puledro non domato e questo da un lato   è un gesto di grande umiltà e dall'altro lato un segno di potenza che nessun essere umano è capace di manifestare.

Se non avesse avuto la potenza non avrebbe potuto cavalcare un puledro non domato. Certamente  il puledro  Lo riconobbe e si sottomise a Lui, mentre gli stessi uomini che Gli stanno facendo festo presto grideranno "crocifiggiLo".

Il puledro si sottomette perché vede lo Spirito, mentre gli uomini non vedono lo Spirito e Gli fanno festa solo perché conoscono con la mente e non con il cuore, le Sue opere!


Come mai lo stesso popolo che sta gridando: Osanna, Osanna figlio di Davide, dopo solo quattro giorni griderà "crocifiggilo"?

Chi guidava questo popolo?

Purtroppo il popolo era guidato da quelli che sono lupi vestiti di agnello che prima o poi vengono fuori e dimostrano la loro vera identità.

Scribi, farisei e falsi religiosi hanno avuto il coraggio di voler la crocefissione del Signore per non perdere il loro potere difronte a Colui che scopriva la loro falsità.

Basta immaginare cosa avviene nel cuore di questi capi "spirituali", che sono amati ed ascoltati dal popolo, quando lo stesso popolo crede  proprio in colui che scopre la loro falsità e Lo mette al primo posto!

Molte volte pensiamo che questo avvenga a causa della superbia e dell'orgoglio, ma dimentichiamo che l'orgoglio e la superbia sono satana in persona che vive nell'uomo.

Questi lupi vestiti di agnello potrebbero essere ognuno di noi se è superbo e/o orgoglioso. In particolare è ogni persona ambiziosa o/e che non vuole ammettere i propri sbagli per non scendere dal trespolo che sul quale si è coricato.

In ogni caso il Signore sta entrando in Gerusalemme pur sapendo che quelli che Gli fanno festa saranno gli stessi che decreteranno la Sua crocifissione  tramite Pilato,  che collabora per paura di perdere il potere e la gloria.

Il Signore, prima di essere arrestato, cena con i Suoi discepoli, non per far festa nè per mangiare del buon cibo, ma per istituire l'eucarestia e oltretutto per realizzare il tradimento di Giuda. Giuda non tradisce perché il Signore lo aveva destinato a questo, ma perché nel suo cuore c'era l'attaccamento al denaro. Il Signore che conosce anzitempo ciò che ogni uomo farà, ha fatto il progetto di salvezza per noi cambiando il male di Giuda  in bene, ma ha anche detto guai a colui che mi tradisce: Sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato!

Quando il Signore istituisce l'eucarestia, benedicendo il pane, che chiama: Mio corpo, e benedicendo il vino che chiama: Mio sangue, offre se stesso come sacrificio vivo per tutti gli uomini delle generazioni di quel tempo e per quelle future.

Se il Signore non avesse accettato la croce quel pane e quel vino sarebbero rimasti pane e vino. Sono diventati il Suo sangue e il Suo corpo nel momento che è salito sulla croce, perché con la croce ha veramente dato se stesso per la nostra salvezza e oltretutto perché con la Sua resurrezione abbiamo conosciuto la Sua unità con il Signore Dio Padre che tutto può.

Il corpo è la dimora dell'anima e dello Spirito, per chi non li persi. Il Signore Dio con la Sua onnipotenza fa entrare il Suo Santo Spirito nel pane e nel vino affinché tramite essi, che diventano il Suo tempio al pari del nostro corpo, il Suo Santo Spirito venga veicolato in noi per ridarci la vita.

 Noi crediamo che senza il Suo Santo Spirito non abbiamo la vita?

Se lo crediamo vuol dire che una minima parte di Spirito è ancora in noi, non siamo proprio  morti ma,  per usare una metafora, siamo malati. Al contrario se non lo crediamo siamo morti, il morto non crede nella sua morte, anzi non può! 

Ricevendo il Suo Santo Spirito tramite l'Eucarestia , non siamo ancora  salvi, ma abbiamo quel raggio di vita che ci  consente  di non perderlo di nuovo, di sentire il profumo della vita e oltretutto e di combattere contro il male e il maligno che ci ha portato fuori strada seguendo gli idoli ai quali siamo attaccati.

Noi viviamo due mondi: Quello visibile e quello invisibile, ma se siamo attenti, dalle nostre opere possiamo scoprire ciò che nell'invisibile ci guida.

Se non siamo attenti non scopriremo mai chi siamo e chi guida i nostri passi. Promettiamo e non manteniamo, crediamo di essere quando non siamo e pensiamo di sapere quando non sappiamo.

Siamo esattamente come  Pietro che promette di rimanere fedele al Signore, ma Lo rinnega nel momento della prova perché, quando prometteva, non era consapevole di chi guidava i suoi passi. Solo il suo pianto ha salvato la sua anima. Anche la nostra anima sarà salva solo se riconosceremo le nostre colpe e piangeremo per i nostri errori che hanno causato la crocefissione del Signore.

Anni fa un pompiere di Roma, per salvare una persona travolta dalla piena del Tevere, dopo aver posto in salvo la persona stessa , è stato colpito da un grosso tronco ed è morto. Costui ha dato la sua vita per salvare chi era in pericolo, se non ci fosse stato pericolo, non sarebbe andato incontro alla morte.  Il Figlio del Signore Dio ha accettato consapevolmente la morte per salvarci e questo è il segno del gran pericolo che stiamo correndo, ma lo crediamo?

Se non lo crediamo rendiamo vano il Suo sacrificio anche se partecipiamo a tutte le cerimonie, processioni, feste ecc....

La salvezza viene dal credere e dalle opere che la nostra fede  ci induce a fare.

Il Signore Gesù accettando la croce come rinuncia totale alle cose del mondo, ci ha dimostrato che la rinuncia  purifica, la purezza è lo Spirito Santo in persona e lo Spirito Santo è Spirito di vita.

Siamo peccatori, ma il Signore è venuto proprio per i peccatori. E' venuto per portare il perdono ai peccatori che credono di esserlo e si ravvedono,

Questo è l'AMORE di che è stato crocifisso a causa dei nostri peccati.

 


Grazie Signore Gesù.

 


Il mio augurio è che la crocifissione del Signore non diventi una delle tante notizie del telegiornale che non ci riguardano.

 
 
 

Omelia del 13.03-16

Post n°115 pubblicato il 14 Marzo 2016 da giona2068

Dal Vangelo secondo Giovanni

 In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
 Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
 Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

 

In quel tempo una donna sorpresa in flagrante adulterio, secondo la legge di Mosè, doveva essere messa a morte per lapidazione. Domanda: L'adulterio è per noi un peccato mortale  oppure è un peccato non grave?  Lasciamo perdere, la definizione, perché ciò che la scrittura sta dicendo è che per questo peccato è prevista la pena di morte. Quando si parla di adulterio secondo  la legge del Signore Dio, non si intende solo il sesso con persona diversa dal coniuge, come previsto codice civile, ma anche il sesso fra persone non sposate.  "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore, dice il Signore.

Come mai ciò che in quel tempo era motivo di morte in questo tempo è lecito e lo si chiama "amore" anche fra persone dello stesso sesso?

Le leggi degli uomini sono fatte  da uomini che spesso hanno perso l'umanità e legiferano secondo ciò che credono convenga loro, ma legge del Signore Dio non cambia anche quando il mondo approva leggi e comportamenti  iniqui. Il mondo sta vivendo nel peccato chiamandolo amore! Il salario del peccato è la morte ed è per questo che il serpente satana, che vuole distruggere l'uomo, per ingannarlo ha cambiato nome al peccato e l'uomo, pensando che in questo modo riesce a giustificarsi, ha accettato l'inganno. Così l'adulterio diventa "amore", l'omosessualità diventa "amore", la bestemmia diventa intercalare, l'alcool diventa divertimento, la droga diventa sballo ecc... si sporca il tempio del Signore Dio, il nostro corpo, con la massima indifferenza, ma l'indifferenza non  è il segno visibile che l'uomo sta vivendo da morto?

Il Signore che ha dato a Mosè la legge, il Signore che  ha detto che l'omosessualità è un abominio,  il Signore che ha detto che chiunque guarda una donna per desiderale ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore, il Signore che  ha detto: "Voi siete il tempio di Dio, chi distruggerà questo tempio sarà distrutto senza pietà" e il Signore che ha detto : Passa questo mondo, passa questo tempo, ma le mie parole non passeranno mai, è sempre lo stesso e guai a quelle nazioni che approveranno leggi contro la Sua volontà ed ammettono modi di vivere fuori dalla Sua legge. Se lo crederemo saremo salvi ma se non lo crederemo saremo condannati senza pietà. Crederlo vuol dire cambiare vita. In quel tempo il Signore Gesù non  ha condannato un'adultera alla lapidazione e le ha detto: Voi e non peccare più, ma non le ha detto: Vai perché la tua anima è salva. Le ha dato una possibilità e la  stessa possibilità sta dando anche a noi, sperando che anche noi ci ravvediamo. Se così non fosse ci farebbe morire subito, non ci  darebbe cioè ancora vita su questa terra. Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia, ma se quando giunge l'ora non siamo pronti la sua misericordia si trasforma in giustizia e non vi è cosa più terribile! Facciamo presto perché la nostra ora potrebbe essere in ogni istante! 

A quelli che volevano lapidare questa donna adultera, il Signore Gesù ha detto di farlo se in mezzo a loro ci fosse stato  almeno uno senza peccato, ma nessuno ha  avuto il coraggio di dichiarare questo ed hanno così lasciato cadere il sasso dalle loro mani rinunciando a lapidarla, ma avevano raccolto il sasso perché tutti credevano  che solo  lei fosse peccatrice , dimenticando la loro verità.  Se non vi fosse stato questo fatto nessuno di loro avrebbe scoperto di essere come, se non peggio, quella donna. Noi quando giudichiamo, quando disprezziamo e oltretutto quando ci sentiamo meglio di altri perché siamo scritti sul registro dei battezzati, perché nel cammino abbiamo imparato tante cose nuove ecc.. non crediamo di essere peccatori e crediamo di  avere il diritto di scagliare sassi su altri. Se  abbiamo scoperto la nostra verità, il segno sarà il nostro totale cambiamento, se non abbiamo scoperto la nostra verità siamo come quel popolo che voleva lapidare l'adultera, con una differenza: Loro hanno rinunciato a scagliare sassi su altri, noi invece.......

Questa avvenimento non è un racconto per riempire pagine di giornali di quel tempo, ma è l'amore del Signore Gesù che vuole salvarci e che aspetta che scopriamo chi siamo! Per questo è arrivato fino a noi tramite quei messaggeri che hanno dato la loro  vita affinché noi ricevessimo questo specchio.

Grazie Signore Gesù.

 
 
 

Omelia del 6.3.16

Post n°113 pubblicato il 06 Marzo 2016 da giona2068

Dal Vangelo secondo Luca

""" In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro»."""

I pubblicani e peccatori sono vicini al Signore Gesù per ascoltare la Sua parola. Il Signore Gesù li rispetta, li ama e cerca di recuperarli senza umiliarli e senza disprezzarli per la loro condizione.

Parla a loro tramite la parabola del Figliol prodigo per offrire loro una via ed una speranza di poter recuperare ciò che hanno perso cadendo nel peccato che li ha portati lontano dal Signore Dio, ma lo fa  con la delicatezza che appartiene solo a chi ama.

Le parabole non sono fatti realmente accaduti, ma sono fatti che possono accadere tenuto conto della mentalità e dell'ambiente in cui si collocano. Le parabole sono oltretutto ciò che il Signore spera che succeda.


Scribi e farisei non possono sopportare che il Signore prenda in considerazione quelli che loro considerano inferiori a loro stessi.

Con loro, si ripete un po' la storia di Caino.

Questo è il frutto dell'opera di satana che fa entrare nell'uomo l'orgoglio, l'invidia e la superbia che lo convincono di essere ciò che non è.

A noi è mai capitato?

Se la risposta fosse no, sarebbe la prova che ci è capitato ma che non ci siamo accorti.


"""Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto."""

Secondo la "sapienza" degli uomini, questo Padre che divide il patrimonio per darlo ai figli  fa bene oppure fa male?

La risposta potrebbe essere che ha fatto male perché il figlio va a spendersi la sua parte ed abbandona il Padre.

Fino a quando l'importante è la conservazione del patrimonio tutto gira attorno al modo in cui conservarlo, ma quando diventa importante che il figlio comprenda che le vie del mondo portano alla perdizione, la perdita delle ricchezze  nulla conta, se serve per salvare un figlio.

Questa è  sapienza divina e oltretutto la Sua prescienza, cioè la conoscenza di come andranno a finire  le cose.

Umanamente nessun papà farebbe questo perché la ricchezza non si tocca e oltretutto perché nessuno è capace di vedere nel futuro.

Il Signore Dio, che nella parabola indossa la veste di un papà umano, ha invece visto come sarebbe finita questa storia e per questo ha lasciato andare ilo figlio.

Il figlio che si è allontanato dal Papà  è ognuno di noi e la nostra  parte di patrimonio sono le grazie che erano in noi prima di perderle.

Il Signore Dio lo ha permesso  affinché  ci rendessimo conto che lontano da Lui non c'è vita.

Purtroppo nella nostra stoltezza crediamo che questa sia  la nostra libertà e il nostro diritto di essere liberi per fare come ci piace, senza  però renderci conto di quello che abbiamo perso e  che ancora stiamo perdendo. 



"Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre"".

Questo giovane che pensava di sapere tutto così come noi abbiamo creduto di sapere tutto, ad un certo punto si accorge del suo sbaglio e cade nella disperazione, ma nella disperazione trova la speranza, anche se può  sembrarci assurdo.

Il disperato è una persona seduta in un bivio: O prende la via che lo riporta al Padre, il Signore Dio, oppure si lascia sopraffare dalla disperazione e vive l'inferno nell'anima e corpo vivo.

Bisogna però vedere quante tenebre sono entrate in lui, le quali  soffocano  parte o tutta la nostalgia  di tornare dal Padre. Ricordiamo i due ladroni sulla croce.

In quel tempo, il  Signore Gesù ha scelto la parabola del figlio che ritorna al Papà per dare speranza ai peccatori che Lo stanno ascoltando, scribi e farisei compresi, anche se questi ultimi non accetteranno e neanche si accorgeranno che il Signore sta parlando anche per loro.

In questo tempo sta raccontando a noi la stessa parabola sperando di trovare un figliol prodigo fra di noi.


Se questo figlio non avesse avuto fiducia nella misericordia del padre non sarebbe tornato a Lui. La misericordia salva e fa ritornare figlio chi ha peccato, ma a condizione che vi sia il pentimento.

 Per questo è scritto che chi crede sarà salvato, cioè sarà salvato chi crede di aver sbagliato, ma è anche scritto che chi non crede di aver sbagliato sarà condannato.

Noi crediamo di aver sbagliato?

Chi non è santo ha sbagliato, anzi sta sbagliando ancora, ma beati quelli che si renderanno conto del loro errore prima che sia troppo tardi.



""Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa."""

Il Padre, che era davanti alla casa ad aspettarlo, gli corre incontro e lo abbraccia, ma non ha bisogno di perdonare il figlio. Chi ama non ha bisogno di perdonare perchè non lascia mai spazio al rancore, alla vendetta ed al rifiuto.

L'amore è già perdono ed il perdono è amore e misericordia, ma la  misericordia e l'amore non possono operare senza pentimento.

Noi dobbiamo preoccuparci del nostro pentimento, la misericordia c'è già, se vogliamo essere come questo figliol prodigo.

Ognuno di noi è chiamato ad essere un figliol prodigo, ognuno di noi è chiamato a credere di essere figlio dell'Amore per ritornare figlio dell'Amore che ci sta aspettando e ci è venuto incontro venendo a soffrire nel mondo per noi.

Così si realizza in noi la scrittura che dice: Alcuni degli ultimi diventeranno primi ed alcuni dei primi diventeranno  ultimi.



""""Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”»."""


Il Signore Dio è il Papà dei papà e vuole recuperare anche l'altro figlio il quale credeva di essere giusto senza esserlo. Con questo gesto da la possibilità  anche a lui di scoprire la sua verità.  Questo è l'Amore, costruire insieme una famiglia unita nell'amore per un mondo migliore che viva nella vera pace.

Grazie Signore Gesù.

 

 
 
 

Omelia del 28 Feb. 2016

Post n°110 pubblicato il 03 Marzo 2016 da giona2068

Dal van

Dal vangelo secondo Luca (13,1)

In quel tempo, si presentarono alcuni a
riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il
cui sangue Pilato aveva fatto scorrere
insieme a quello dei loro sacrifici. Pren-
dendo la parola, Gesù disse loro:
«Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subi-
to tale sorte? No, io vi dico, ma se non
vi convertite, perirete tutti allo stesso
modo. O quelle diciotto persone, sulle
quali crollò la torre di Sìloe e le uccise,
credete che fossero più colpevoli di tutti
gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete
tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale
aveva piantato un albero di fichi nella
sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma
non ne trovò. Allora disse al vignaiolo:
"Ecco, sono tre anni che vengo a cer-
care frutti su quest'albero, ma non ne
trovo. Tàglialo dunque! Perché deve
sfruttare il terreno?". Ma quello gli ris-
pose: "Padrone, lascialo ancora ques-
t'anno, finché gli avrò zappato attorno e
avrò messo il concime. Vedremo se por-
terà frutti per l'avvenire; se no, lo ta-
glierai».

Parola del Signore

 

Credete che quei Galilei fossero più peccatori

di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?

Se il Signore Gesù non avesse sentito che quelle

persone, le quali si erano presentate davanti a Lui per

riferire della strage avvenuta,  stavano credendo di essere

meglio di quelle che avevano subito tale sorte, non avrebbe

posto questa domanda. Purtroppo il nemico satana è sempre

pronto a soffiare nella mente di chi si espone  il credere di

essere meglio di altri ed alla fine soffia  il credere di essere

già a posto quando in verità neanche i santi lo sono.

Figuriamoci come sarà chi non è santo, ma lo crede? 

Io vi dico no. Ora se la risposta è no, sorge spontanea

questa domanda: Chi c'è dietro questo inganno?

Ognuno risponda secondo ciò che sente, ma la verità

è che non c'è una terra di nessuno. O con me o contro

di me , dice il Signore Gesù.  La santità è l'Amore.

Il santo ama se stesso perché, anche se santo,

continua a cercare la sua salvezza. Chi s'incammina

verso la santità non può non portare la salvezza anche

ad altri. Nel santo vive, dimora e si manifesta il Signore

Dio che guida i suoi passi. Il Signore Dio ama tutti e cerca

di recupare quelli che sono lontani tramite i santi. Per questo

il santo non può non cercare la salvezza di altre persone.

Basta pensare agli Apostoli ed alle loro opere. Il segno della

santità nell'uomo è il rispetto e nel rispetto c'è l'umiltà che

gli impedisce di credersi migliore di altri, il santo vive nella

verità. Chi non è santo è peccatore e il peccatore è sotto il

dominio del maligno.

Noi in questo percorso a che punto siamo? In quel tempo il

Signore Gesù ha parlato al popolo di quel tempo, ora sta

parlando a noi e ci sta chiedendo: Qualcuno pensa di

essere meglio di altri? Non ce lo sta chiedendo perchè non

lo sa, ma perché noi possiamo renderci conto di ciò che vive in noi.

////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Signore sta dicendo: Ecco, sono tre anni che vengo a

cercare frutti su questo albero, ma non ne trovo!

Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?

Ogni persona che non è santa è questo albero che non

da frutti. Il Signore ha pensato di tagliarlo dopo tre anni

che non  da frutti, non ha pensato questo dopo il primo anno.

Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia e tenerezza per ogni

creatura. Con altre parole, il Signore è paziente con ognuno

di noi, ma noi siamo pazienti con il nostro prossimo? 

Fondamento della pazienza sono l'umiltà e la speranza.

Chi non è umile è superbo ed orgoglioso, il superbo non

può accettare  che altri sbagliano perché, nel suo immaginario,

chi sbaglia è inferiore a lui che crede di non sbagliare mai.

La via per far aumentare in noi la pazienza è chiederci,

prima di perdere la pazienza a causa del credere di essere

migliore di altri, qual è la ragione per la quale sono

migliore di chi sto giudicando?  Sono certo che la

risposta non arriverà e se arriverà non sarà convincente

e questo frenerà il nostro perdere la pazienza. Se l'umiltà

contribuisce a non farci perdere la pazienza, la speranza

aiuta a rafforzarla. Per questo il Signore sta dicendo che

non ha disposto di tagliare l'albero già nel primo o nel

secondo anno ed ha  continuato a sperare che venisse

il giorno in cui facesse un frutto, ma alla fine del terzo

anno, quando ha perso la speranza, ha deciso di farlo tagliare.

La stessa cosa fa con noi e con il mondo. Fino a quando spera

di poter trovare un giusto nel mondo, continuerà a dar vita

al mondo, ma se non troverà  nessun  giusto chiuderà la storia

umana come al tempo di Noè e Sodoma e Gomorra. Infatti 

Abramo, nella sua preghierà chiese al Signore: Se troverò

500/100/50/5 giusti, salverai il mondo? Si Abramo, lo salverò,

disse il Signore, ma alla fine il diluvio venne perchè giusti sulla

terra non ve ne erano.  La preghiera di altri può salvarci

perché il Signore spera e sperando porta ancora pazienza

come nel caso di questa lettura e nel caso di Abramo,

ma noi dobbiamo credere che la nostra conversione,

il nostro portare frutto, che va ben oltre l'essere brave

persone, può salvare noi e il mondo intero. Il Signore è

lento all'ira e ricco di grazia perchè ci ama.

Non togliamoGli la speranza, altrimenti la nostra

fine sarà peggiore del nostro inizio.

Grazie Signore Gesù.

 

 
 
 

Omelia del 21Feb.2016

Post n°109 pubblicato il 21 Febbraio 2016 da giona2068

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano
secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte
e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della
croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro
dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle
cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore
il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per
conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di
sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona,
rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

Parola di Dio.

San Paolo ci chiama "fratelli" perché la fratellanza non nasce da legame di
sangue ma da quello di Spirito ed è per questo che il Signore Gesù ci ha
insegnato a pregare dicendo: Padre nostro...... 

La fratellanza è amore verso chi è come  noi e verso quelli che sono diversi
da noi. Con quelli come noi condividiamo ciò che il Signore Dio ci dona, quelli
diversi da noi cercheremo di portarli a Lui perché sono  lontani,  sperando
sempre  di essere noi sulla giusta via.

La fratellanza è amore e l'amore, come già detto, non conosce razza colore e
religione.

Molte  volte ci scoraggiamo perché, se abbiamo l'amore come speranza, vediamo
che non  riusciamo a trasmetterlo a chi è lontano dall'amore e ci chiediamo
cosa sia possibile fare con chi non si accorge di vivere nelle tenebre.

In questo caso, l'unica speranza è che  il nostro esempio diventi un punto di
domanda per chi ci rifiuta. Purtroppo per il male che domina chi rifiuta
l'amore, il male peggiore è il bene, perché lo distrugge

Noi quando ci sentiamo rifiutati dai nostri fratelli abbiamo la certezza di
trasmettere loro amore? 

San Paolo, che ha tutta la certezza che la vita sia dietro la croce, sta
piangendo perché constata che coloro i quali sono stati illuminati con la
parola e con il suo  esempio, ora si comportano da nemici della croce.

Questo è l'amore: Piangere per chi è fuori strada dopo aver pianto per i
nostri sbagli.


I nemici della croce sono quelli che la rifiutano, quelli che non accettano la
rinuncia e il sacrificio.

S. Paolo, insegnandoci a rinunciare,  non vuole insegnarci cose contro la
nostra natura e oltretutto cose che non siano verità. La nostra anima desidera
solo la comunione con il Signore Dio e null'altro perché è parte
dell'Onnipotente. I nostri attaccamenti,  che generano  inimicizia verso la
croce, sono opera dell'ingannatore satana che ragiona in chi non vuol
rinunciare agli idoli che ha lui stesso crea nell'uomo.

Il maligno vuole questo perché odia l'uomo a causa dell'invidia e vuole
portarlo alla perdizione per accontentare l'invidia che lo divora.

San Paolo che conosce  la verità sta piangendo perché sa la fine che aspettano
i nemici della croce  che lui considera fratelli.

Il Signore Dio è vita e nutre le nostre anime, quando l'uomo si lascia
convincere dal serpente che la vita è nel cibo, confonde il vivere con il
vegetare e per questo il "dio" di questo uomo diventa il suo ventre che
accoglie il cibo.

Noi siamo sappiamo distinguere il vivere dal vegetare?

Per scoprirlo è molto semplice, purché seguiamo l'esempio di San Paolo che
piange per quelli che non vogliono rinunciare a nulla, cioè per i nemici della
croce ed in particolare quando piange per quelli che pensano di trovare vita
nel cibo.

Chi è nemico della croce/rinuncia è nello stesso tempo nemico del sacrificio
per salvare se stesso ed altri.

Nel sacrificio c'è la speranza, nell'ozio o "dolce" far niente non vi è
speranza. Dove non c'è la speranza c'è la  disperazione e prima o poi si
manifesterà.

Nel materiale, basti pensare: Chi lavora si sacrifica ma ha la speranza di
guadagnare il necessario per mantenere la vita. Chi non vuol sacrificarsi non
lavora, ma non lavorando non ha la speranza di poter mantenere la vita.

La stessa cosa vale nello spirituale: Chi è amico della croce sacrifica ma ha
la speranza di vivere.  Chi è nemico del croce, come rinuncia e sacrifico, è
senza speranza di vita.

Noi come siamo?

Se accetteremo  la croce come rinuncia e sacrificio, che sono insite nella
nostra natura umanadivina, otterremo il passaporto divino per entrare nel regno
dei cieli dove il Signore Gesù ci sta aspettando per trasfigurare il nostro
corpo in corpo glorioso, quale il Suo che passa attraversi i muri e mangia pane
e pesce. Guai allora a coloro che avranno ridotto in  cenere il loro corpo
tramite quella che il mondo chiama cremazione.

Grazie Signore Gesù.




 
 
 

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