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Analisi del voto

Post n°10 pubblicato il 05 Giugno 2006 da stefanomac
 
Foto di stefanomac


Dopo molti mesi di campagna elettorale tumultuosa ed assordante e dopo gli inevitabili strascichi polemici seguiti al risultato delle votazioni, finalmente ritorna un po' di quiete. In questo rasserenarsi di animo è dunque possibile tentare una analisi politica di quanto è avvenuto a Canale in quest'ultimo importantissimo anno.
Marcello Piccioni ha iniziato a vincere il giorno stesso delle sue dimissioni da sindaco: i canalesi hanno capito immediatamente il coraggio di una scelta difficile, netta ed in aperto dissenso verso i contenuti della mozione del 17 maggio 2005.
Ma non si è trovato da solo in questa sua posizione: Simonetta Santi, Gianfranco Memmi ed altri compagni di Rifondazione Comunista e dei DS hanno sentito l'obbligo morale di allontanarsi dalle scelte improvvide dei partiti di appartenenza. Sono un uomo di sinistra e posso ben capire il valore di questa scelta difficile e dunque ammirevole dal punto di vista politico ed umano. Posso immaginare lo stato d'animo di chi si ritiene dalla parte del giusto ma che viene isolato dalle persone che dovrebbero condividere gli ideali per cui si è spesa una vita intera. E questa grande dignità ha trovato una naturale simbiosi con le scelte di Marcello Piccioni, contribuendone a dargli forza e credibilità, ponendo le basi della vittoria elettorale che altrimenti non sarebbe potuta arrivare.
Coraggio, dignità e coerenza: questi sono stati i valori che la maggioranza dei canalesi ha capito ed apprezzato. Gli uomini e le donne della lista di Piccioni si sono schierati immediatamente dalla parte della Riserva Naturale e dalla parte dei lavoratori, senza ripensamenti o dietro-front, senza bizantinismi e fumosi distinguo. Il messaggio vincente è stato: la Riserva è un bene prezioso e la sua difesa garantirà un duraturo indotto economico che nessun “palazzinaro” potrà mai fornire.
Ma accanto alle motivazioni della vittoria si sommano le cause della sconfitta della lista di Valter Marani. La mozione del 17 maggio è stata un errore dal punto di vista politico e morale. E' inaccettabile che autorevoli membri di un partito di sinistra chiedano la rimozione, la sostituzione ed il trasferimento dei lavoratori della Riserva (frettolosamente ed a penna i lavoratori diventeranno poi dirigenti) rei di aver svolto il loro sacrosanto compito di guardiania. Berlinguer si sarà rivoltato nella tomba, così come Gramsci che per difendere i lavoratori morì dentro le carceri fasciste.
Eppoi c'è il balletto di Rifondazione Comunista che prima difende i lavoratori della Riserva e dopo non trova di meglio che entrare nella lista cui fanno parte i firmatari della mozione. Sconcertante!
E in tutto questo cumulo di orrori politici non un segnale di autocritica o di ripensamento è sorto nelle menti degli sconfitti. Anzi, nella bacheca della sede di Rifondazione, spicca per arroganza e protervia la constatazione che dopo quarant'anni il vicesindaco di Canale non sarà appannaggio del centrosinistra. Chissà di chi è la colpa: se in questi ultimi mesi avessimo ascoltato un solo concetto di sinistra da questi dirigenti, probabilmente Piccioni non si sarebbe dovuto dimettere e le elezioni avrebbero avuto altri protagonisti.
Ma la sconfitta della lista di Valter Marani si inserisce in un contesto che va al di la di Canale e della sua Riserva. Nonostante cinque anni di catastrofi berlusconiane, di bugie e di leggi “ad personam”, i partiti di centrosinistra hanno vinto per una manciata di voti, segno inequivocabile che hanno preso una deriva politica che li stà allontanando anni luce dalle idee e dagli ideali del popolo progressista. Come fa un ragazzo che lavora in un call center con un contratto a tempo determinato a riconoscersi in una coalizione che con Tiziano Treu ha introdotto i contratti “co.co.co”? Come fa un uomo di sinistra a dare fiducia a quella classe dirigente che, durante la propria legislatura, ha permesso a Berlusconi di crescere e prosperare tanto da farsi infliggere una sonora sconfitta alle penultime elezioni politiche?
Nanni Moretti, Dario Fo, “Pancho” Pardi e tanti altri intellettuali illuminati lanciarono un grido di allarme all'indomani della vittoria di Forza Italia: chiedevano il rinnovamento di una classe dirigente superata e perdente. Ma ovviamente sono rimasti inascoltati ed i risultati non si sono fatti attendere: siamo costretti a governare grazie al voto di un gruppo di ultra ottuagenari al Senato.
Voglio sperare che la sconfitta della sinistra canalese apra gli occhi ai dirigenti locali e nazionali dei DS e che li convinca, una volta per tutte, ad iniziare un opera di rinnovamento delle cariche politiche. Per non ritrovare domani un leader come Tony Blair che, col suo finto sorriso progressista, affossa l'Europa e va alla guerra per difendere quattro barili di greggio della British Petroleum.

 
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