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Creato da stefano.caldiron il 07/03/2012
poesie, racconti, considerazioni
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« Noi, Buddha, e la felicità | Duri come pietre » |
8 dicembre 2011
(Balbettìo)
I
Questo silenzio è prezioso come l'oro
nulla lo può turbare
neppure il mio pensiero
Dove sono stato tutti questi anni,
che ho fatto, e perché?
Lo so, è tutto chiaro.
II
Gli uccelli parlano lievi
il vento mi ricorda che il tempo scorrerà.
E' proprio giorno di festa,
e gli uomini,
nelle loro case,
possono dimenticare
il silenzio.
Ma oggi io
in un istante ho saputo
di essere vivo
e ho nostalgia
felice
di me
III
Come dire?
Ho trovato la mia pietra
e il mio sole parla,
basso, sulla collina,
ma ancora abbiamo infiniti minuti
d'amore
ora
e i raggi bassi
mi fanno arcobaleni fra le ciglia
Poi tutto scomparirà
ancora
IV
Ecco, suonano
le campane
antico ricordo
di un immacolato desiderio d'amore
Quali parole?
Altri uomini urlano
paura, dolore, sgomento.
V
Eppure vivo.
Quale scelta fu
quale dolore
quale abisso
quale inganno...
Padre,
sono tuo figlio.
Essere degno di tanto padre?
Confusa speranza.
Madre,
sono tuo figlio
chiara speranza di un abbraccio,
di un pianto.
VI
Confuse
parole
Questo silenzio vale
una vita
di grida di stenti
e di inferno
mentre altri inferni
ribollono lenti,
insidiosi,
feroci,
vicini,
vivi
Che dire?
ho trovato me stesso
era lì
mi aspettava ancora
è tutto chiaro
Scomparirà ancora,
lieve.
VII
L'infinito è troppo grande
per un piccolo cuore
Padre,
quale figlio hai fatto
con le mani plasmasti
imperfetta creta
giocattolo per le tue mani sante
Madre,
quale figlio consoli
hai atteso che si volgesse a te
a cercare un abbraccio
consolatore
che sempre
fuggiamo
VIII
Sfuggono le parole
ancora il sole
fra le ciglia
ride...
Ricordo,
almeno tu,
resta,
ti prego.
IX
Gli uomini chiudono
il loro cuore.
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