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Lo scrigno dei segreti

Post n°104 pubblicato il 14 Dicembre 2014 da stefano.caldiron
 









Scopèrchiati, scrigno
i tuoi segreti
non siano più nascosti
a me, al mondo

ineffabile purezza
si mostri
liberamente infine.

Forse
che non è
nostra
la creazione ?

Lìberati infine 
cuore,
e tu mente
ascolta.


Cascata di gemme
senza fine
dal sapore di muschio
vini ambrati
e colori del tramonto
Morte
ancora tu l'ultima
frontiera
e come
un gioco
fra perdersi
e non perdersi
cela
le nuove rive
i nuovi territori
della musica
di cadenze
amata.
E lo sgorgare
ritmico e lento
che inseguiamo
(il moto stesso del cuore)
nostro non è,
ma lo scrutare
inseguiamo
e l'attingere
ove sia
cosciente
il volere ?

Libero fluire
di arabescati suoni
e perenne soffrire
di troppo e di poco
ascolto umile
da amanuense fedele
dispensatore
di ricchezze
e tu
guardiano di volontà
quale via porta
alla vostra pace ?
Vita stessa
lotta
di scelte fra voci
potenti, sottili,
contrastanti,
accozzarsi di odori
splendidi e fuggenti
trovare i sentieri
e le vie
è il mio lavoro


O smeraldino mare
di scintille
fugato
o miniera
inesauribile
di me
arrivammo quindi
all'ultima frontiera ?
Vagare, osservare, raccogliere
in piena coscienza tornare
e sedersi e guardare

oltre
la barriera che il flusso
crea
spenti finalmente
i desideri inutili
e portare
solo gemme perfette
da disporre in sequenze
armoniose
pregne di senso,
di verità ?
Quale forza
governa questo
amore ?
E il perfetto
con che piacere
dispone ?
O cascata di gemme
smeraldino mare
gettare lo sguardo
e ritrarlo
è una salvezza
di fronte
a tanta luce.
Volare liberi
tra la ricchezza
sembra un sogno
negato ai mortali.


Eppure in fondo
ciò che cerco è il pianto
chiudere la catena
su di me
e liberarla, e incontro
le storture di un cuore
mentre il supremo
equilibrio
sfugge;
così credo
(o m'inganno)
che questo dolore sia
il solo senso
ma intanto voglio e credo
che trasfigurato il dolore
possa l'uomo quietarsi, ed osservare
i tesori
mentre scorre in sé
un pianto eterno
e lì con la mano
discernere
il corallo, la giada
e sopportare
la paura della fine
finché essa più non è
e resta
(ma resta ?)
il quieto godere.
Ma la fonte,
ove trovassi la fonte
da cui tanta ricchezza
sgorga
che potrei fare ancora ?
Dopo gli anni passati
a sondare l'abisso
scoprire infine
che abisso non è
ma cielo e quindi
che il volare mi appartiene
ma non il cielo
e tornare a sera
a un'altra fonte
che neppure mi appartiene
mentre io
che quella fonte
sono
guardo me
riflesso nei riflessi
e pensoso separo
le cristalline trasparenze
dell'acqua
scoprendola acqua
di uno smeraldino mare.







 

 

 
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