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Piccolo estratto da Cronache di Atlantide

Post n°15 pubblicato il 10 Marzo 2012 da stefano.caldiron
 



La sera, si ritiravano tardi, dopo essere stati a lungo con gli altri, vicino a qualche fuoco fra le tende, sotto un manto di stelle che pareva una coperta trapunta di gioielli, e ogni gioiello era una notte da passare, quando potevano finalmente stendere le membra stanche, e ricordare le parole e i silenzi che avevano accompagnato la  giornata, la solitudine con pochi pensieri che ti aveva sorpreso dentro il bosco, la luce che ti aveva accecato in alto, sopra una balza piana, le  carezze di un vento che arriva e passa, l’aria ferma che rivela suoni lontanissimi, il silenzio assoluto da cui emerge il grido di un animale.
 E, ancora, il calore del sole, l’ombra fresca, il tepore delle braci, il buon cibo e la buona fame, la meraviglia di un nido, lo scatto del serpente ad afferrare la piccola preda, il fragore delle foreste quando esplodono di canti e gridi, il balzo del cerbiatto sorpreso a brucare, il rumore del galoppo dei cavalli, il mormorare dei torrenti, il mistero del volo degli storni, la vita che ovunque emerge e esplode, e poi, ancora, il sorgere della luna nelle valli, lo scroscio improvviso dei
 temporali, con i ragazzini che gridano e si rifugiano nelle tende, l’asciugarsi dei corpi bagnati con le coperte calde, il crocchiare  leggero delle braci. E la vita, la vita che esplode dentro di te, nel tuo cuore, nelle tue membra, che lentamente esplode, fra speranza e domani, domani.


Le calde coperte sulle membra stanche, e il dolce sonno che riposa.






 
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