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« Noi, Buddha, e la felicitàDuri come pietre »

8 dicembre 2011

Post n°41 pubblicato il 13 Aprile 2012 da stefano.caldiron
 

 

 

 (Balbettìo)

 

 

 

 

I

Questo silenzio è prezioso come l'oro
nulla lo può turbare
neppure il mio pensiero

Dove sono stato tutti questi anni,
che ho fatto, e perché?
Lo so, è tutto chiaro.

 

II

Gli uccelli parlano lievi
il vento mi ricorda che il tempo scorrerà.

E' proprio giorno di festa,
e gli uomini,
nelle loro case,
possono dimenticare
il silenzio.

Ma oggi io
in un istante ho saputo
di essere vivo
e ho nostalgia
felice
 di me

 

III

Come dire?
Ho trovato la mia pietra
e il mio sole parla,
basso, sulla collina,

ma ancora abbiamo infiniti minuti
d'amore

ora

e i raggi bassi
mi fanno arcobaleni fra le ciglia

Poi tutto scomparirà
ancora


IV

Ecco, suonano
le campane
antico ricordo
di un immacolato desiderio d'amore

Quali parole?

Altri uomini urlano
paura, dolore, sgomento.


V

Eppure vivo.

Quale scelta fu
quale dolore
quale abisso
quale inganno...

Padre,
sono tuo figlio.

Essere degno di tanto padre?
Confusa speranza.

Madre,
sono tuo figlio
chiara speranza di un abbraccio,
di un pianto.


VI

Confuse
 parole

Questo silenzio vale
una vita
di grida  di stenti
e di inferno

mentre altri inferni
ribollono lenti,
insidiosi,
feroci,
vicini,
   vivi

Che dire?
ho trovato me stesso
era lì
mi aspettava ancora
è tutto chiaro

Scomparirà ancora,
lieve.


VII

L'infinito è troppo grande
per un piccolo cuore

Padre,
quale figlio hai fatto
con le mani plasmasti
imperfetta creta
giocattolo per le tue mani sante

Madre,
quale figlio consoli
hai atteso che si volgesse a te
a cercare un abbraccio
consolatore
che sempre
fuggiamo


VIII

Sfuggono le parole
ancora il sole
fra le ciglia
ride...

Ricordo,
almeno tu,
resta,
ti prego.


IX

Gli uomini chiudono
il loro cuore.

 

 
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