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BENEDETTA BIANCHI PORRO

Post n°87 pubblicato il 25 Agosto 2006 da bea230
 

Oggi voglio parlarvi di questa splendida persona che purtroppo non c'è più ma che ha fatto e sta facendo ancora del bene a tante persone ed anche a me in questo caso..
Da quando l'ho conosciuta (circa 10 anni fà con il gruppo scout che frequentavo, in occasione dell'anniversario della sua scomparsa), mi ha sempre aiutata,sempre esaudito ogni mia richiesta di aiuto ed è diventata
il mio più caro ANGELO CUSTODE!

Ecco la sua storia...

 

"Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili;
e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo."

Benedetta nasce a Dovadola, piccolo paese in provincia di Forlì, dall'ingegner Guido Bianchi Porro e da Elsa Giammarchi, l'8 agosto 1936. E' la seconda di sei figli. Colpita a pochi mesi da poliomielite, resta con una gambina menomata. I ragazzetti del paese la chiamano "la zoppetta", ma lei non se ne offende: "dicono la verita' ".

Allo scoppio della II guerra mondiale la sua famiglia sfolla a Pasticciano; presso Bertinoro.

Benedetta e' una bimba sensibile e delicata, intelligente e volitiva. Gioca festosamente coi fratellini e con gli altri bambini, ma talora si ritrae in pensosi silenzi: sono i momenti in cui Benedetta guarda stupita il miracolo della vita che trionfa in tutte le cose, nei fiori, nei prati pieni di sole, nella sua piantina di ciliegio che innaffia quotidianamente, nell'aurora meravigliosa. Allora confida al suo diario la gioia delle sue scoperte. "C'e' l'universo incantevole. Che bello vivere!" Corre a vedere la mietitura del grano, si ferma incantata ad ascoltare il canto degli agricoltori, si confonde nelle aie dei contadini con gli altri bimbi, poi sale sul cipresso: "lassu' fra i suoi rami ho formato la mia casina".

Il ritorno alla pace rappresenta per la bimba di nove anni solo un'allegra avventura in piu': il trasloco a Forlì dove, eccettuato un breve soggiorno a Brescia, ospite della famiglia Rabotti, Benedetta rimarra' fino al '51.

La vita riprende tranquilla, in compagnia dei genitori e dei fratellini. Ha saltato una classe e studia dalle suore Dorotee. Sono anni sereni quelli trascorsi in Romagna; vita di provincia: le festicciole di compleanno, un po' di catechismo, le lezioni di pianoforte, il vestito bello la domenica.


Frequenta a Forlì la scuola media "Biondo Flavio" e il ginnasio. Nel '51 la famiglia Bianchi Porro si trasferisce a Sirmione del Garda. Benedetta parla con entusiasmo della sua villa affacciata sul lago: "bianca, dalle persiane verdi, un terrazzo di legno sul davanti, cancello piccolo a lato le camere ampie e spaziose danno un senso di liberta'...". Sirmione e' bella, e alla ragazzina piace vivere nella sua villa tra gli ulivi, così come le piacciono le discussioni coi fratelli, la politica, lo sport, le lunghe nuotate nel lago, le voci, le risa, le barche, la gente, le cose.

Benedetta si appassiona a tutto; le piace molto studiare e trascorre ore al piano. Ma la sua ardente gioia di vivere ha un'ombra di tristezza, un presagio ineffabile, un nascosto tremore: "guardando questo spettacolo il mio animo e' preso da ricordi, e da un terribile bisogno di indefinito, di lontano, di silenzio. Un bisogno di essere fuori dal mondo, lontana da tutti, e un bisogno di qualcuno cui confidare i dolori della mia vita; di uno, insomma, che mi consoli. Basta, per confortarmi, alzare il pensiero a Dio".

Per evitare la malformazione alla schiena deve portare un busto che l'opprime e la condiziona. Comincia inoltre ad accusare una perdita dell'udito. Di giorno in giorno cresce l'inquietudine del suo spirito. Assetata d'amore, comunica ad Anna, la più cara amica dell'adolescenza, i suoi più profondi e delicati sentimenti. "Tu sei la mia prima amica e amica per me vuol dire qualcosa di piu' di quel che gli altri intendono. L'amica deve essere qualcosa di noi stessi e tu sei per me la meta' dell'anima mia, l'acqua in cui io mi specchio".

Quando per la lontananza non puo' godere della sua rasserenante presenza, Benedetta avverte ancora di piu' la solitudine interiore. La sordita' avanza. Si spegne il sussurro delle cose, la festa della vita: "... il cielo è grigio e nebbioso e le cose sono annoiate e piangono invece di ridere per la mia anima". Le si apre una vita nuda d'amore: quanti desideri e speranze destinati a morire! Rimpianto, smarrimento, angoscia. La prova si fa sempre più dura. Benedetta trema: "... temo che tutto sia illusione e l'illusione mi fa tremare piu' della disperazione".


Autunno 1953. Dopo aver saltato la III liceo si iscrive all'Università di Milano; ha 17 anni. Il padre le suggerisce l'idea di laurearsi in Fisica e Benedetta, per compiacerlo, acconsente. Ma ben presto s'avvede di non essere fatta per quel genere di studi e passa a Medicina. "Affrontai il nuovo studio con ardore. Avevo sempre sognato di diventare medico. Voglio vivere, lottare, sacrificarmi per tutti gli uomini". La sordita' e' quasi totale. Benedetta e' costretta a farsi accompagnare dalla giovane amica Anna perche' risponda in sua vece all'appello.

Completamente sorda e costretta a far uso del bastone per una insorta difficolta' motoria, si appresta a diventare medico. Le difficolta' sono enormi ma e' decisa a resistere con tutte le sue forze per guarire e per riuscire: "Mi basterebbe di arrivare ad esercitare, anche come l'ultimo dei medici..."

1955: esame fondamentale del primo biennio. Benedetta attende trepidante che il professore le rivolga per iscritto le domande che non puo' piu' udire, ma il libretto universitario vola contro la porta. Nell'aula c'e' chi ride. Il professore grida: "Non si e' mai visto un medico sordo!" Benedetta, in silenzio, con le lacrime agli occhi, si alza, raccoglie il libretto e avvicinandosi al docente gli dice in tono pacato: "Scusi, professore, non volevo offenderLa". Alla mamma che le chiede l'esito dell'esame, Benedetta risponde: "Il professore e' stato buono perche' non mi ha rovinato il libretto". Per intervento del Rettore l'esame viene ridato; l'esito e' positivo e provvisoriamente le e' concesso di proseguire gli studi.

Natale 1956: si manifestano i primi, chiari, gravi sintomi di una malattia di cui, evidentemente, la sordita' e' solo una manifestazione. Dopo numerosi consulti, risultati peraltro vani a definire il genere della malattia, Benedetta riesce da sola a diagnosticare il suo terribile male: neurofibromatosi diffusa.

27 giugno 1957: viene operata, per la prima volta, alla testa. Le radono il capo. Forse Benedetta, in quel momento, rivide uno scorcio della sua infanzia: il contadino, chiamato Natale, che in un piovoso giorno di settembre tagliava la lana ad una pecora mentre la nebbia saliva fino a ricoprire il piccolo paese di Bertinoro: "Mentre mi tagliavano i capelli, mi sentivo come un agnello cui tagliano la lana e pregavo il Signore che mi facesse forte e piccola. Il Signore, mamma, vuole da noi grandi cose. Ho sofferto tanto e ho domandato al Signore di essere una pecorella nelle sue mani".

Accenna a questa operazione in una lettera a Maria Grazia, amica carissima: "In occasione dell'operazione mi tagliarono i capelli a zero ed ora la mia testa assomiglia molto ad una spazzola per abiti... Ti confesso che a volte mi sento terribilmente depressa... Inoltre in seguito all'intervento, mi si e' paralizzato il facciale sinistro, sono semiparalizzata al viso; devo fare una plastica, ahime'! In tanto in attesa di tempi migliori (ma verranno?) sono costretta a interrompere gli studi: cosa mi costi, lo sa il cielo! Beh, pazienza, l'importante e' conservare la serenita' ".

E' tale la sua forza di volonta' che l'anno successivo, in autunno, riesce a sostenere con esito positivo gli esami di patologia medica e patologia chirurgica. Eppure "sapeva", tanto che un giorno, tornando vittoriosa ma disfatta da un esame, confida alla madre: "Si, mamma, anche questo e' andato bene, ma a che serve?... tra poco...". Dopo breve, infatti, la neurofibromatosi si sarebbe manifestata in tutta la tragicita' del suo rarissimo quadro.

29 giugno 1959: Benedetta sostiene, con esito negativo, l'ultimo esame (Igiene). Non drammatizza neppure questo: "...il professore e' un pignolo che parte in curva per niente... beh, lo ridaro' !".

7 agosto: viene operata al midollo spinale. Da questo momento rimarra' totalmente paralizzata agli arti inferiori, costretta dapprima su di una poltrona, poi a letto per oltre quattro anni. A poco a poco perde il gusto, il tatto, l'odorato. In questi anni dolorosi Maria Grazia le e' accanto, sempre; silenziosamente l'aiuta.

Nel maggio del '62 Benedetta parte, la prima volta, per Lourdes, col treno-ospedale dell'Unitalsi. E' grande il suo abbandono in Dio, anche se ha ancora un progetto tutto suo: "Desidero guarire per farmi suora. Ho fatto voto".. Al ritorno scrive: "Sono andata a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene".

Accanto a lei, davanti alla Grotta, una giovane donna paralizzata giace in barella: e' Maria D.B. Si dispera e piange. Benedetta la consola, poi le prende una mano e la stringe fra le sue, congiunte come in un'unica preghiera: "La Madonnina e' lì, la Madonna ti guarda. Maria! Diglielo alla Madonnina che ti aiuti", e si raccoglie in un profondo silenzio. Di lì a poco si vede Maria scendere dalla barella e camminare. Al ritorno Benedetta scrive: "Nel nostro pellegrinaggio abbiamo avuto una miracolata: che emozione e che gioia! La misericordia di Dio è senza limiti".

Benedetta riprende il suo faticoso salire, nella spoliazione sempre più grande di se': "...a Lourdes avevo una forte aridita', ma ne sono tornata con tanta fede e umilta'. Ci vuole umilta', cioe' riconoscersi poveri, per chiedere e per riconoscere la verita'..."

27 febbraio 1963. Clinica Citta' di Milano. Benedetta viene operata alla testa, per l'ultima volta. Ha paura. Maria Grazia le scrive le parole di Bernanos dal Diario di un curato di campagna, modificando lievemente il testo perche' non comprenda che il curato allude alla propria morte: "Se avro' paura, diro' senza vergogna - Ho paura - e il Signore sapra' rassicurarmi". Benedetta legge, e ripete queste parole a mezza voce, in completo abbandono, e ringrazia l'amica con straordinaria dolcezza.

28 febbraio 1963. E' il giorno più tragico e forse il piu' grande nella vita di Benedetta. Diventa cieca. Il viaggio nel mistero di Dio e' ormai compiuto. Seguono ore disperate: "...stava molto male; respirare le era penoso. Si agitava mentre le applicavano le fleboclisi, dolorose, nelle vene del dorso della mano sinistra. Usando l'altra sua mano, che le avevano lasciata libera, si cercava di "parlarle" per spiegarle di stare ferma. Con disperazione tentavamo, per la prima volta, di provare a "parlare" a lei, sorda e cieca, con l'alfabeto muto che conosceva, atteggiando le dita della sua mano a formare le singole lettere convenzionali. Ma non era ancora abituata a questo esercizio di eroica pazienza. Era disperata e ci respinse. Poi, quasi d'improvviso, l'invade una gran pace. La cecita', che fino al giorno prima era per lei un'ipotesi terrorizzante, ora e' una realta', un fatto, e Benedetta l'accetta, come espressione della volontà di Dio".. (dalla testimonianza di M. Grazia)

Sorda, totalmente paralizzata, cieca, Benedetta comunica con gli altri attraverso quel fil di voce che le e' rimasto e gli altri le "parlano" piegando le dita della sua mano destra e premendogliele sul corpo e sul volto secondo un alfabeto muto convenzionale. In questo modo le vengono trasmesse le lettere degli amici, le pagine dei libri, le notizie del mondo, i pensieri di tutti. Una mano e un fil di voce, unici ponti col mondo.

Si avvicina l'ultimo suo Natale, "e Benedetta diceva di pregare perche' in quella notte la pace scendesse sul mondo e diceva che lei aveva chiesto una grande grazia al Signore, di farla rinascere in quella notte con Lui. Io le portai un crocifisso. Benedetta volle toccarlo, poi disse - Anch'io così, ma sempre in letizia" (dalla testimonianza di Giuliana).

Già da tempo Benedetta si preparava al suo mistico Natale: "Adesso io cammino per la strada che conduce a Betlemme: alla stalla dove il Bimbo nasce, mistero di amore e di dolore."

A fine anno i suoi la trasportano a Milano, e' l'ultimo addio agli amici che l'attendono: "Mi sembra di essere desiderata e contesa.

Sirmione, mattino 23 gennaio 1964, giorno dello sposalizio della Vergine. Benedetta chiede alla madre di "leggerle" la pagina conclusiva, ove e' l'atto di offerta, de La storia di un'anima.di S.Teresa di Lisieux. La madre le e' accanto e per parlarle le muove lentamente la mano perche' Benedetta appare molto stanca. Un uccellino si posa sulla finestra; la mamma lo comunica a Benedetta che, priva da vari mesi anche della voce ridotta a penoso balbettio, intona una vecchia canzone: "Rondinella pellegrina". La sua voce limpida e nuova stupisce i presenti. Emilia, l'infermiera, piena di commozione esclama: "Signora, non sente, questa e' una voce che viene dal cielo. Benedetta muore!". Sono gli ultimi istanti della sua vita terrena. Una rosa bianca fiorisce fuori stagione nel giardino. Nell'apprenderlo dalla madre, Benedetta le dice, forse ricordando la visione comunicata all'amica Giuliana: "E' un dolce segno"..Aveva tante volte ripetuto: "Per coloro che credono, tutto e' segno". Poi chiede alla mamma di "trasmetterle" l'ultima lettera di Lucio che, citando S.Paolo, le parla del trionfo della croce. Ricorda anche lo studente di medicina che in un'amara lettera pubblicata su "Epoca" si professava incapace di amare e percio' di credere: "Mamma,...Epoca ... muoio ... digli ... gli voglio bene". E in un sussurro appena percettibile: "... Mamma... ricordi la leggenda?...".La madre non capisce e tace pensosa. Solo alcuni giorni dopo le tornera' alla mente la leggenda di Tagore: " Il mendicante e il re".

"Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando, nella lontananza, apparve il tuo aureo cocchio come un segno meraviglioso; io mi domandai: Chi sara' questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze e pensai che i miei giorni tristi sarebbero finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza che la chiedessi, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere. Il cocchio mi si fermo' accanto. Il tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita. Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano dritta dicendomi: - Cosa hai da darmi?- Ah!, qual gesto regale fu quello di stendere la tua palma per chiedere a un povero! Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e te lo diedi. Ma qual non fu la mia sorpresa quando, sul finir del giorno, vuotai per terra la mia bisaccia e trovai nello scarso mucchietto un granellino d'oro! Piansi amaramente di non aver avuto il cuore di darti tutto quello che possedevo".




 
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Commenti al Post:
anny06
anny06 il 25/08/06 alle 11:37 via WEB
Che vita intensa! Bello il tuo blog. Ciao
(Rispondi)
 
bea230
bea230 il 25/08/06 alle 11:39 via WEB
Effettivamente forse è un pò lunga da leggere ma è molto bella per capire veramente il valore della vita.. Grazie anny di essere passata!^__^
(Rispondi)
 
 
anny06
anny06 il 25/08/06 alle 11:56 via WEB
Ma prego!
(Rispondi)
lucaesilvia
lucaesilvia il 25/08/06 alle 13:25 via WEB
è una storia molto intensa..... che auto vorresti comprasti?? io dopo tanto me la sono comprata a dicembre del 2005!!! prima avemo la y10 dell'anno 1992 rosso scuro tutta scarcassata poi mi sono decisa e ho comprato la nuova lancia ypsilon 1300 multijet bicolor rossa e panna...LA ADORO!!!!
(Rispondi)
 
bea230
bea230 il 25/08/06 alle 14:28 via WEB
Forse prenderò la peugeut 206 cc..sto valutando un pò di cosine e anche i costi ovviamente perchè non sono pochi ^__^ Ma se non è quella un'altra sarà..
(Rispondi)
tatabiba
tatabiba il 25/08/06 alle 13:29 via WEB
Ciao bea..ti auguro un bel week end!! come va? bacio bacio..TATA ^___^
(Rispondi)
 
bea230
bea230 il 25/08/06 alle 14:27 via WEB
Ciao tatina un buon week-end anche a te e al tato!;) Dai è venerdi, si passa in fretta, mancano solo un paio di ore!!
(Rispondi)
almaloca74
almaloca74 il 25/08/06 alle 18:11 via WEB
...ho fatto un pausa tra le mie mille carte. ho letto tutto quello che hai scritto,fino in fondo!!!! Tutto quanto e mi hai fatto riflettere...grazie...
(Rispondi)
 
bea230
bea230 il 25/08/06 alle 18:43 via WEB
grazie a te che sei passato...spero che come a te, anche a tante altre persone questa "vita" aiuti a riflettere.. Spero tornerai a trovarmi almaloca..^__^
(Rispondi)
almaloca74
almaloca74 il 25/08/06 alle 19:04 via WEB
Con una persona così gentile come nn ricambiare la visita!!!! e ricordati di prendere le chiavi di casa....ahahah...un abbraccio.
(Rispondi)
lucaesilvia
lucaesilvia il 28/08/06 alle 08:50 via WEB
Buon giorno Bea...otiima scelta per la Pegeut...sai era una delle macchina tra le alternative che avevo scelto.. ma poi l'ho scartata per era troopo per le mie tasche!!!! cmq se puoi compratela...è troppo carina!!!
(Rispondi)
 
bea230
bea230 il 28/08/06 alle 08:58 via WEB
Ehh sai sarebbe troppo anche per me..infatti ne ho approfittato solo perchè ho trovato un buonissimo usato a buon prezzo...
(Rispondi)
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