Personalmente non sono mai stata molto presa da tutto quell’ambaradan che una volta l’anno istituzioni, giornalisti, maestri e famiglie fanno per “ricordare”l’olocausto, le nefandezze del nazifascismo e del secondo conflitto mondiale . Sarà che ne ho sentito parlare fin dalla culla, ma mi erano sempre sembrate cerimonie un po’ superflue, come se qualcuno decidesse a scadenze regolari di ricordarmi di respirare.
A volte ho avuto anche l’impressione fossero gonfie di un ipocrisia opportunista , insomma, pensavo, va bene ricordare olocausto, SS, campi di concentramento, fucilazioni sommarie e quanto avvenuto 50 anni fa, ma magari potrebbe essere un spunto per parlare di stragi e dittature più recenti che hanno colpito e colpiscono ad altre latitudini e che non è giusto ignorare.
Poi accendo la radio e sento la voce di un consigliere comunale trevigiano vomitare più o meno questo :
“Usare con gli immigrati lo stesso metodo delle SS: punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino».
Vorrei credere che si tratti di uno sfogo dettato dall’esasperazione, ma una frase del genere non può essere giustificata in alcun modo. E mi rendo conto che ancora è lontana la consapevolezza di quanto il nostro passato sia sporco di sangue innocente, e di quanto si dovrebbe ancora parlare della nostra Storia, nella fattispecie, magari, per ricordare al Signor Bettio che per le SS gli "extracomunitari" da punire con la ritorsione (10 a 1) erano proprio gli italiani.