Creato da gb00053 il 21/03/2006

opinioni

liberi pensieri tratti da accaduti quotidiani

 

 

Entropia

Post n°140 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da gb00053
 
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Molto banalmente sono abituata a vedere la vita come un insieme di file di Domino che si intrecciano, scavalcano, congiungono e dividono . Ogni decisone presa, ogni azione subita, ogni gesto e movimento sono una tessera che cade e innesca la caduta di ogni altro  tassello che si trova davanti.
Una catena di reazioni al proprio agito.
Niente di che, un modo come un altro per spiegarsi gli accaduti quotidiani e per sperare che ogni giorno si muova la tesserina giusta nella colonna giusta e qualcosa di “minuscolamente “ meraviglioso accada.

In tutta questa mia piccola filosofia c’è una cosa che  mi manda in visibilio: la Coincidenza.
Quel piccolo fatto inspiegabile per cui ti trovi tra i piedi qualcosa o qualcuno di famigliare in posti impensati . Quelle minime increspature nella tua organizzazione spazio-temporale che ti fanno trovare dove non dovevi essere, giusto in tempo per…assistere-incontrare-scoprire-vedere…qualsiasi cosa ma comunque qualcosa di eccezionale. Intendendo per eccezionale semplicemente ciò che esce dai binari della quotidianità, dallo schema del programmato e programmabile .
A chi non è mai capitato  di vedersi mutare una giornata per via di una combinazione fortuita? Oppure di trovare persone o oggetti noti dove non ci si aspetta affatto che siano?
In questi casi non sopporto  sentir usare  la frase “è solo una coincidenza” .
Come sarebbe a dire solo una coincidenza? C’è qualcosa di magico anche solo nella parola “coincidere” : quando mai nell’universo due cose coincidono? E’ veramente difficile trovare due cose  identiche, ancora di più due che si innestino perfettamente l’una nell’altra .
Quante migliaia di piccolissimi particolari devono incastrarsi perché due vite (quindi due concatenazioni di altre migliaia di minimi eventi) si incrocino per un istante esattamente nello stesso punto e nello stesso momento?

Quante circostanze debbono convergere perché si incappi in quell’oggetto tanto cercato proprio dove non si sarebbe mai pensato di poterlo trovare?
Quando mi imbatto in queste magiche combinazioni di eventi mi sembra di avere la certezza del mio posto nel mondo, la prova che nel caos dell’universo sono compresa anch’io e la mia minuscola esistenza, che tra le tante tessere di Domino che compongono un tutt’uno enorme ogni giorno viene coinvolta anche quella che mi rappresenta.
Forse sarò esagerata, ma a  non riesco a considerare cose del genere banalità trascurabili .
Mi affascinano e stordiscono .
A volte cerco di dargli un senso, altre no .
 Ne soppeso la gravità o le conseguenze .
Rapita dalla circolarità degli episodi cerco di ricostruirne la cronologia.
Il più delle volte  mi limito a goderne incantata.

 
 
 

politica e commedia

Post n°139 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da gb00053
 
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Ci ricordiamo della vena cinefila di Veltroni, a cui va il merito di aver istituito il Festival del Cinema di Roma e  niente meno che la Via del Cinema, con tanto di targhe, impronte e panchine a forma di pellicola, in una delle strade più volgari e trafficate della capitale.
Per non parlare poi delle telecamere anti-prostitute.
 Ma la vena hollywoodiana dei nostri politici torna a farsi sentire , e questa volta è Di Pietro che esce su youtube( famoso sito che ospita filmati da tutto il mondo)  per una appuntamento che minaccia di divenire frequente: una ripresa di pochi minuti in cui il cortese onorevole spiega alla plebaglia cosa avviene via via nelle discussioni parlamentari, che decisioni vengono prese per il bene nostro e quali invece di cui è meglio non parlare per non farci cadere in preoccupazioni inutili .Che gentile no?
Nel frattempo Rifondazione lancia una proposta di legge per limitare la presenza nelle sale cinematografiche partenopee delle pellicole di produzione statunitense, che evidentemente stanno dilagando con un effetto a dir poco oppiaceo nel popolo, mettendogli in testa chissà quali grilli .
La soluzione sarebbe quella di obbligare (obbligare, per legge) le sale  a proiettare almeno due film su tre girati e prodotti in Europa.
Mi ricordo un tale Benito che aveva idee simili sull’argomento.

  …Ma, “Natale a New York” sarà In o OUT?...ardua questione

 
 
 

vivai di arroganza

Post n°138 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da gb00053
 
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I dirigenti di una giovanile di calcio nel fiorentino hanno deciso per la scorsa domenica di vietare le tribune ai genitori dai campioncini che invece scenderanno in campo regolarmente. Le madri virago e i padri con sindrome di Sacchi sono stati infatti ospitati non lontano per un incontro con dirigenti della società, rappresentanti della federazione e addirittura una psicologa.
Pare, infatti, che il loro comportamento sugli spalti, a dir poco partecipe, influenzi negativamente le prestazioni dei loro pupilli eccessivamente pressati dalle aspettative genitoriali.
L’iniziativa singolare meriterebbe un certo rilievo per non restare un inutile goccia nel mare nell’infinità di situazioni  dove si celebra il dramma dello scontro tra sogni di gloria di genitori fomentati e figli reali, magari pure un po’ imbranati .
 Perché, se una volta il problema era opposto e raramente il giovinetto ansioso buttando l’occhio ai margini di una campetto di periferia  avrebbe incrociato lo sguardo del burbero genitore, adesso la catastrofe che segna le nuove generazioni  è la soffocante, invalidante, onnipresenza parentale.

Quotidianamente schiere di padri e madri infarciti di Grande Speranze all’aroma di tubo catodico spingono la prole a prove stressanti e umilianti nel tentativo di farne i “qualcuno” del domani, con risultati improbabili.
Alle riunioni gli insegnanti si vedono costretti a presentarsi con tanto di avvocato difensore per giustificare brutti voti elargiti a presunti geni incompresi .
Le case di tutti i famigliari fino al tredicesimo grado vengono tappezzate con gigantografie del pargolo in pose da pallone d’oro o da soubrette navigata.
Se il piccolo si lascia sfuggire due timide strofe de “il caffè della Peppina”” viene testè iscritto al primo concorso canoro disponibile(l’ugola protetta da premurosi sciacqui al tantum verde) salvo poi dirottarlo verso il canottaggio in  stile Abbagnale dopo la vacanza a Rimini e relative imprese tra salvagente e bagnasciuga .
Fino ad arrivare alle scene da ultras che si vedono nelle tifoserie delle squadre under 14 dove genitori beceri e sguaiati gremiscono gli spalti , pronti a rintuzzare l’allenatore  e ad aggredirsi tra di loro al minimo sgarro subito dall’adorato pupillo.

Il frugolo divinizzato , da parte sua, se un po’ subisce lo stress poi , capisce il potere che gli è dato da questa situazione e, ne approfitta .Come tutti gli dei pagani mette alla prova i propri adepti, tiranneggiandoli e chiedendone infinite prove di fedeltà per innescare così un meccanismo di circoli viziosi che raramente sfocia in qualcosa di costruttivo, per l’insoddisfazione generale di padri e figliolanza .
Insomma una corsa all’ambizione dove si investono incredibili energie senza però riuscire a mettere un pizzico di buon senso e ragionevolezza.  Fondamentali per capire come raggiungere i traguardi del crescere e per trasformare ogni minimo risultato in vittoria.
Ma si sa che siamo nell’era del tutto e subito, e difficilmente potremmo voler insegnare ai nostri figli qualcosa di diverso,  e poi, buon senso e ragionevolezza, ne abbiamo ancora?

 
 
 

Post N° 137

Post n°137 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da gb00053
 

Squilla il telefono.

Lo guardi. Ti godi l’improbabile suoneria che hai impostato.
Lui trilla. Scivola un pochino sul tavolo liscio . Uno scrigno metallizzato a metà tra la magia nera e l’high tech. O giù di li.

Squilla.

Lo prendi in un fremito di aspettative. Lui lo sa. Lui sa chi ti cerca e lo strilla dal display verdolino, ma tu lo ignori volutamente, cercando lo stupore.
Lutti, gioie, rivoluzioni famigliari, travolgimenti economici , negli ultimi dieci anni sono stati annunciati da quel messaggero fatto di chip e cristalli liquidi .
Ti chiedi cosa sarà stavolta. E perché mai proprio quella dovrebbe essere La Chiamata.

E non una come tante altre.

Squilla . Sempre più isterico.

E’ un attimo, lo afferri, schiacci “rispondi” ed entri con un affabilissimo “pronto”nel mondo delle telecomunicazioni.
Crack. Cristallerie infrante.
Solitevocisolitenoiesoliterisposteautomatiche.

Rimaniamo in attesa del Grande Evento. Uno qualsiasi.
Che barba, che noia.

 
 
 

Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da gb00053
 

Non che ci aspettassimo chissà quale messaggio profondo, senso recondito, verità assoluta.
D’altronde i cinque che precedevano non hanno tali pretese.
Il brutto è che questo disgraziato Rocky VI ( probabilmente ha un altro titolo, ma in sincerità, non lo ricordo) più che l’epilogo glorioso di un supposto eroe della box , condotto tra palestre storiche, allenatori decrepiti, schizzi di sangue di manzo, vuole essere una sorta di polpettone educativo e tutte queste pretese ce l’ha. E in pieno stile americano pretende di affrontare problemi etici o esistenziali seri, con una rapidità superficiali e un buonismo da filosofia spicciola che lascia sgomenti.
Così in un ora e mezza di pellicola vediamo lo Stallone italiano barcamenarsi in scioltezza tra il lutto per la moglie, il rapporto problematico con il figlio che non trova una sua identità sotto l’ombra del padre, l’assistenza ad amici vecchi e disillusi che non vogliono “vivere nel passato” ma non trovano un posto nel presente, la sua stessa crisi esistenziale che lo porta a ricominciare a combattere per tornare a “sentirsi vivo”.
Il tutto trovando anche il tempo per adottare un cane abbandonato (castagna, l’interprete di gran lunga superiore di tutta l’opera), iniziare una mezza relazione platonico-assistenziale con una ex fan, salvarne il figlio diretto verso una “cattiva strada”, e naturalmente far lunghe riflessioni sulla tomba di Adriana e elargire consigli sapienti tra adolescenti disturbati, palazzi di periferia, piccioni e passanti.

Ma non sarà un po’ troppo? Dico, un ring due pugni, quattro scene di allenamento non erano più che sufficienti? Bisognava forse dar voce e soluzione alla metà dei quesiti esistenziali dell’umanità?

Se poi a questo minestrone esistenziale aggiungiamo la gommosa inespressività di Silvestrone ( ad un certo punto il doppiatore singhiozzava, ma sul volto dell’attore non si muoveva un muscolo) o la scelta del costumista di dargli lo stesso cappello sulle ventitré e la tuta grigia col cappuccio, beh ecco che questo rocky attempato diventa definitivamente la caricatura di se stesso .
E forse in tutto ciò è la cosa più realistica, perché spesso purtroppo, chi tenta di fermare il tempo o, peggio, di farlo tornare indietro, finisce per rendersi ridicolo.

Qualcosa di buono però l’ho trovato durante questa piccola tortura del sabato sera: i titoli di coda, e non scherzo. Le immagini che li accompagnano sono felicissime riprese delle gradinate del Philadelphia Museum of Art, che quotidianamente vengono scalate da centinaia di turisti in corsa per arrivare in cima esultanti e saltellanti come nella scena più famosa del pugile cinematografico.
Adesso però un’ altra preoccupazione si approssima: quel motivetto energico e assillante che è la colonna sonora, tornerà ad imperversare tra le suonerie dei telefonini. E guai a chiamarsi Adriana.

 
 
 

Post N° 135

Post n°135 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da gb00053
 
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Mi pare che lo scorso 2 giugno rischiò di saltare la tradizionale parata militare perchè al nuovo governo non garbava , o la trovava inopportuna, o chissà cosa.

Qua e là, si tuonava contro le missioni di pace, il nostro cosiddetto ruolo di spalla filoamericana e robe così.

Oggi il governo accoglie il raddoppio della base yankee in quel di vicenza e senza manco i soliti accapigliamenti a cui ci hanno abituato.  

Niente in contrario, è solo che a volte mi sembra di vivere di là dallo specchio...

 
 
 

Post N° 134

Post n°134 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da gb00053
 
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“… e Gatsby incominciò a parlare agitato a Daisy, negando ogni cosa, difendendo il proprio nome da accuse che non erano state fatte. Ma a ogni parola, lei si ritirava sempre più in se stessa, finché lui rinunciò e soltanto il sogno morto continuò a battersi mentre il pomeriggio svaniva,cercando di toccare ciò che non era più tangibile,sforzandosi,infelice e senza disperazione,di raggiungere la voce perduta di là dalla stanza…”

A chi non è mai capitato?
 Dibattersi, gli ultimi colpi di coda per salvare un amore, l’immagine di un amore. Sentire quel sudario appiccicoso di sentimenti contraffatti scivolare via giù dalle spalle, dimenarsi nel tentativo di recuperarlo, mentre l’acqua fresca della realtà entra negli occhi e pervade la mente, e il corpo ancora restio ad accettare una domanda martellante. Chi è quella persona davanti a me? Per chi ho creduto di vivere finora, per quest’individuo ho pensato che il mio cuore trovasse ogni giorno la forza di battere?  
E rendersi conto che no, il cuore continuerà ancora a pulsare e il sangue a scorrere, i meccanismi incrinati nell’affetto torneranno a funzionare nei loro incastri perfetti.
 Non era Daisy la dea della purezza, ma non lo è nessuno, meschina, ma forse semplicemente terrena, nello scegliere la certezza della mediocrità, piuttosto che la realizzazione di ciò che era bello da sognare.  
L’innamoramento, che ottunde i sensi e la mente, evapora in un attimo di lucidità, portando via con sé la maschera celestiale che avevamo donato all’oggetto d’amore, lasciando lo squallore della realtà mai troppo perfetta. Sembra che qualcosa si rompa in maniera definitiva, in una delusione apparentemente irreparabile, e ci si sforza “infelici e senza disperazione” di restaurare quell’impressione perduta, di rimettere insieme quei cocci che non trovano più un senso.
 Infelici, si, ma senza disperazione, ché in fondo si sa, è solo un annaspare vacuo, un cercare ciò che non è mai esistito.  

L’amore di Gatsby e Daisy cesserà così e cose peggiori accadranno nelle ultime pagine del romanzo. Ma nella realtà è poi così negativa la fine dell’innamoramento? Ho sentito qualche giorno fa la frase “l’amore comincia quando si accetta il cattivo odore dell’altro”. E mi sembra tutto sommato una verità. Di quelle verità semplici e poco intellettuali, che le nostre nonne conoscevano così bene, una certezza senza bisogno di fronzoli letterari.
 L’innamoramento è una fase, magari bella, ( non a mio avviso, rifuggo i sentimenti come le droghe, ottenebrano le facoltà mentali), ma non può essere considerata il nocciolo di un legame affettivo, è dopo, quando si comincia a mettere in gioco i veri “noi stessi” che si può pensare di star costruendo qualcosa. Finché dura la fase di scoperta passionale e emotiva dell’altro, tutto è magnifico e quella persona ci sembra il dono inatteso di una divinità benigna , ma quando si supera questo stadio iniziale, la realtà ci balza addosso sbattendoci davanti la terrena normalità di colui che credevamo un essere angelico. Il problema è che difficilmente ci si rende conto che nessuno al mondo può essere al di sopra dell’imperfezione , e allora si ripudia quel cherubino mancato e si fugge via  nell’improbabile ricerca di quella celeste creatura a cui ci crediamo destinati.  
Molte volte però faremmo meglio a fermarci, non perché ci si debba accontentare, questo mai.
Ma perchè l’ Amore quello vero, serio  e che può durare per sempre, è tutt’altro che uccellini cinguettanti e nuvolette rosee, è una fatica continua nel tentativo di accogliere i difetti altrui e far accettare i nostri. Significa arrabattarsi ogni giorno tra due punti di vista inevitabilmente distinti e non necessariamente univoci. E’ una lotta continua tra immaginato e concreto, tra potere e volere, tra ambizioni e sogni, tra futile e necessario, tra giusto e comodo. Vuol dire raccattare un infinità di calzini abbandonati per casa e far recuperare innumerevoli bastoncini di rossetto da dietro la mensola del bagno,  arrabbiarsi e discutere, ma anche ridere a crepapelle sfiniti dalle performance di figli insonni.
Ma soprattutto, credo nel mio piccolo, significa rispettare l’altro, mantenendo il rispetto per noi stessi.
 

 
 
 

E adesso?

Post n°133 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da gb00053
 

Il Primo Ministro iracheno Nuri Al Maliki in un'intervista telefonica replica alle critiche per l'impiccagione di Saddam Hussein dicendo a Prodi di pensare ai fatti suoi e di guardare  in casa propia alludendo a quanto accadde a Piazzale Loreto 62 anni fa.
La replica di Al Maliki e' al vetriolo "alla fine della seconda guerra mondiale, Mussolini è stato processato per un solo minuto. Il giudice gli ha chiesto il suo nome e alla risposta 'Benito Mussolini' gli ha detto: 'il tribunale vi condanna a morte' e la sentenza è stata eseguita immediatamente".
Accanto a Benito Mussolini  c'era una donna, era innocente, la sua colpa era di essere l'amante del duce e nessuno ne ha avuto pieta'.
Fu condannata a morte senza processo anche Claretta Petacci, sforacchiata e appesa per i piedi vicino a Mussolini.
Poi li hanno tirati giu', gli hanno sputato addosso giocando a calcio colla testa del duce. 
Meritava tutto questo? si certo ma forse un processo andava meglio e lei, la Petacci, non meritava proprio niente se non la vita.
La dichiarazione di Al Maliki e' un chiaro invito a far meno le colombe visto che qualche scheletro nell'armadio Italia c'e' e non  puo' essere cancellato senza sentirsi dire  da che pulpito viene la fatidica predica.
Pannella, l'unico coerente con se stesso, fa il digiuno contro la pena di morte ma mi dispiacerebbe che gli accadesse qualcosa per colpa del tiranno giustiziato. Rischiare la salute per un criminale che meritava solo  di morire mi sembra troppo, caro Marco.
Il premier Prodi si e' detto sgomento per l'impiccagione di Saddam Hussein, i politici italiani hanno condiviso la sua opinione, tutti uniti , un bel NO  gridato verso Al Maliki, gli unici in Europa ad essere cosi' uniti nel condannare il tirannicidio.
Sicuramente lo sgomento non faceva parte dei  sentimenti prodiani quando Saddam Hussein bombardava Israele nel 1992.
Lo sa come vivevano gli israeliani in quel periodo , signor Prodi? Vivevano in camerette sigillate collo skotch e fogli di plastica alle finestre, vivevano colla maschera antigas a portata di mano e quando suonava la sirena e se la dovevano mettere, i bambini vomitavano, soffocavano, piangevano e soffrivano d'asma da paura.
Nessuno poteva uscire di casa senza la maschera a tracolla, nemmeno per andare a fare la spesa, nemmeno per andare al lavoro, nemmeno i bambini per andare a scuola.
39 scud sono stati lanciati contro Israele e ogni volta la paura era che fossero pieni di antrax e altre cosine del genere quindi oltre alla maschera dovevi avere in mano anche la siringa ma bisognava fare molta attenzione e non farsi prendere dal panico perche' se  ti facevi la puntura e non c'erano nell'aria le spore delll'antrace  morivi lo stesso.
Bella sensazione vero signor Prodi?
Ad ogni scud che mandava su Israele, il criminale finalmente  giustiziato, vicino al quale stava un  Arafat sbavante di felicita', urlava "faremo di Israele un grande forno crematorio".
Si e' sentito sgomento all'epoca, signor Prodi? Mi permetta di dubitarne.
Accettare come giusta la morte di Saddam Hussein non significa essere  per la pena di morte ma per la giustizia che doveva esser fatta nel nome delle sue vittime, nel nome del terrore che quel demonio aveva seminato in tutto il Medio Oriente . 
Noi in Israele  ricordiamo ancora  quei begli assegnini da 20.000 dollari cadauno che Saddam Hussein mandava alle famiglie dei terroristi che riuscivano ad ammazzare israeliani.
Ad ogni BUM  in Israele con relativi cadaveri smembrati, gambe, teste, pezzi di corpi sparsi sul selciato , piedi , sangue  che macchiava i muri delle case a decine di metri dal luogo dell'attentato , seguiva la consegna in pompa magna dell'assegno alla famiglia dell' autore dello scempio. L'assegno lo consegnava un sorridente  Arafat con bellissime cerimonie e baci bavosi stampati sui visi dei disumani parenti della bestia terrorista e di solito la madre lo mostrava orgogliosa alle telecamere. Era un po' meno orgogliosa se gli israeliani morti erano meno di dieci perche' averebbe voluto piu' sangue per meritarsi quel pezzo di carta, sporco come la sua anima e quella del figlio che aveva generato, che le sarebbe servito per farsi una bella casetta e per  educare altri figli al terrorismo.
E il mondo assisteva in silenzio!
Ricordo la nostra rabbia e ricordo tanto bene il silenzio del mondo e il senso di schifo che provavo.
I politici italiani che stanno protestando perche' giustizia e' stata fatta non facevano una piega quando accadevano queste tragedie in Israele, anzi andavano nei territori a portare la loro solidarieta' ai mostri maledetti.

Ricordo con altrettanto orrore che durante l'attacco a Israele, tra uno scud e l'altro, i politici italiani e europei raccomandavano al Governo e all'esercito israeliani  di non reagire.
Israele beccati gli scud e sta fermo! e gli scud piovevano su Tel Aviv e dintorni e i palestinesi, complici  di quella bestia disumana, disumani come lui, ballavano sui tetti delle case e urlavano "Forza Saddam, mira giusto!" (…)

Debora Faith

 
 
 

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da gb00053
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identità e cristallo

Post n°131 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da gb00053
 
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Già un po’ di tempo fa riflettevo perplessa sulla buffa sorte di Biancaneve, passata dalla condizione di serva nel castello della matrigna a colf sottopagata in nero a casa dei 7 nani, fino a divenire la moglie–casalinga di un principe azzurro mai visto prima .
Con tutto il rispetto, ma poteva anche essere un poco di buono,no?

Oggi invece mi chiedevo perché mai non fosse noto il vero nome di Cenerentola .
 La storia racconta che fu così soprannominata per l’ingrato ruolo assegnatole, anche stavolta dalla matrigna : ciabattare per casa tra focolai, fornelli e gradinate da lucidare cantando “i sogni son desideri”, evidentemente senza avere il tempo di ripulirsi.
Ma  il nome, quello vero, magari quello datole ai bei tempi dal buon padre, non si è mai saputo. Anche al principe si sarà presentata così? “piacere, Cenerentola ( o Cinderella alla british), lavo, stiro, spazzo e, fata permettendo, ballo. Ogni tanto perdo una scarpa, pardon, in compenso so parlare coi topi “.
 Wow roba da piazzisti del folletto, o da wwf .

Io però mi rompo la testa e sono curiosa di sapere come diavolo non sia venuto in mente a qualcuno di farci sapere come si chiamava davvero . Dove è la catarsi? Dove il riscatto del personaggio?
La matrigna nel ridurre la rampolla allo stato di schiava nella sua stessa casa, compie un azione terribile nella sua semplicità: la defrauda della sua identità. Non solo la priva dello status di figlia di nobile. Ne nega le radici, la strappa da un albero genealogico per farne un esserino a sé. Fragile e solo, perchè senza legame alcuno con quella corrente infinita di sangue e geni che è una famiglia . L’unico tassello isolato di un puzzle perduto.
Poi, complice una fata, in qualche maniera l’eroina riesce a riscoprire dentro di sè la sua forza di diamante purissimo, tanto da far innamorare perdutamente il figlio del Re, e  sposarlo.
 La storia è a lieto fine, i nodi verranno sciolti e i cattivi puniti (quanto meno costretti all’invidia), ma lei, Cenerentola, avrà veramente riaffermato se stessa? Davvero avrà ritrovato la voce di quell’Io per tanto tempo sopita e repressa? O avrà solo trovato più comodo l’essere moglie piuttosto che sguattera?

Insomma, per farla breve, Abelarda ,Erminia, o Cunegonda che fosse, ci sarebbe piaciuto conoscere quel nome . Così, tanto per.

 
 
 

vangelo evolutivo

Post n°130 pubblicato il 19 Dicembre 2006 da gb00053
 

L’ Altruismo. Questa sembra essere, secondo eminenti ricerche pubblicate sulla rivista “Science”, la causa delle differenze  nel percorso evolutivo dell’uomo rispetto al suo cugino genetico più stretto:lo scimpanzé .
 L’altruismo. Ovvero la capacità di cooperare e di venire in aiuto del prossimo non ineluttabilmente per un fine comune, ma anche soltanto per  esaudire una altrui necessità .
Mettendo a confronto bambini di diciotto mesi, con esemplari di scimpanzé, si è infatti visto che mentre i primi sono in grado di aiutare spontaneamente le persone attorno in semplici azioni ( ad esempio raccogliere oggetti, perché l’adulto non debba chinarsi), i secondi no, a meno ché questa collaborazione non serva per soddisfare bisogni condivisi, come ad esempio procurarsi il cibo.

Sembra una differenza comportamentale trascurabile, ma pare sia stata quella decisiva per far divergere la storia delle due specie, tenendo conto che le discrepanze genetiche sono minime .

Un tempo si credeva che fosse la capacità di provare sentimenti a dividerci dal regno animale, poi abbiamo visto balene innamorarsi, pinguini vivere da affettuosi monogami e cani lasciarsi morire di inedia sulla tomba del padrone.
 Adesso sappiamo, anche scientificamente, che qualcos’altro ci ha fatto diventare le strane bestie che siamo.
L’altruismo : il libero arbitrio di scegliere tra noi e un altro. La facoltà di essere disinteressati nel porgere aiuto al prossimo.
Questo ci distingue.
Adesso ce lo riferisce una rigorosa pubblicazione scientifica, da duemila anni ce lo ripetono i vangeli.
 Gesù, personificazione del Dare, si spogliò della Sua natura divina per incarnarsi in uomo e donare il Suo estremo sacrificio per la salvezza dell’umanità tutta. Nel Suo passaggio terreno ci insegnò come vi sia “più gioia nel dare che nel ricevere”, che la carità è uno dei fondamenti per vivere secondo la volontà di Dio e sperare nella Salvezza .

E’ interessante che una teoria scientifica basata su studi e sperimentazioni , ribadisca un concetto per noi ostico, che di solito preferiamo relegare alla mera religiosità senza volercene appropriare interamente. Infatti di rado viviamo pensando al prossimo e se ci imbattiamo in qualcuno che lo fa la prima reazione è quella di guardarlo con diffidenza, quasi sospetto. La Parola di Dio è per molti solo una vaga reminescenza infantile di annoiate ore di catechismo, se non la ignoriamo per lo più ci lascia indifferenti. La parola della scienza è , invece,  una legge potente per l’uomo moderno. Una voce che parla di progresso e di futuro, di ricerca, di malattie debellate, di “vecchiaia giovanile”.
Invece, guarda un po’. Alla fine  .   la Scienza ci dice che aveva ragione quel Libro vecchio di venti secoli, quando diceva che amare il prossimo come noi stessi è la via che conduce alla Vita Eterna.
Ma d’altronde quello stesso libro, qualche capitolo prima, diceva che " Il timore del Signore è il capo della scienza ".
E sembra che anche stavolta abbia avuto ragione

 

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. (Prima lettera ai Corinzi, 13, 4-7)

 

 
 
 

circoli e case

Post n°129 pubblicato il 26 Novembre 2006 da gb00053
 

 Alcuni virtuali, altri reali, veri e propri luoghi di incontro con programmi fitti di impegni, sono già cresciuti di qualche centinaio da quando , nel 2002 ne nacque il prototipo.
    Tenuti a battesimo da Dell’Utri e la CdL i “Circoli della Libertà” nascono con l’intento di dare  voce a quella “radicata e diffusa volontà di partecipazione alla vita dello Stato che rifiuta con determinazione ogni forma di statalismo” poiché “ è forte nel Paese il desiderio di essere protagonisti dei nuovi destini della società senza tradire i principi inviolabili dell’individuo e delle sue libertà. Con la stessa evidenza ci sono grandi parti della società civile italiana che si sentono escluse dai processi di costruzione del futuro nazionale. Gli imprenditori, i lavoratori autonomi, le donne, i giovani sono tra coloro che più chiaramente avvertono di non poter prendere parte alla trasformazione del Paese, perché a loro è negato il luogo stesso della politica. Ma sono tanti anche i cittadini “comuni” che si sentono “esclusi” da una burocrazia incomprensibile, da un sistema di cooptazione che favorisce le lobby e non i meriti. Gli “esclusi” vogliono scendere in campo, direttamente. E i “circoli della libertà” costituiscono il motore di una discesa in campo da parte di nuovi soggetti della società civile.”

Nei circoli si fa cultura, si presentano libri, si organizzano rassegne a tema e manifestazioni, ma soprattutto si parla di politica, si lanciano idee e si discutono problematiche e interrogativi che sorgono in quella metà di popolo che non ha votato questo governo, ma forse avrebbe voluto qualcosa di diverso anche dal precedente.
    Se, come i fondatori delle varie sedi si prefiggono , si riuscirà a dare organizzazione e uniformità a una tale rete, fitta e articolata su tutto il territorio nazionale, i circoli diverranno davvero una voce sufficientemente autorevole per farsi sentire anche a livello di politica interna, per non parlare della possibilità di presentare  petizioni all’Unione europea, o  i“Disegni di legge di iniziativa popolare” .


Insomma  l’iniziativa ci piace, prima di tutto perché magari si comincerà a sbriciolare il mito della “Sinistra Illuminata, depositaria del sacro fuoco della cultura e delle arti” e poi perché l’idea di una politica “dal basso” è sicuramente più un motto da circolo A.R.C.I. che da Confindustria . Anche se poi è tutto da vedere se Pci e derivazioni abbiano mai fatto ciò che il popolo operaio chiedeva loro e quanto solo in apparenza. E il punto è proprio questo, quanto e come i politici di professione ascoltino i loro elettori. Perché se è vero che il manager di una grande azienda può testare il gradimento di un prodotto avvalendosi di sondaggi e indagini di mercato, ben più difficile è per la guida di uno Stato sentire il polso di un paese. Voglio dire , un frullatore ti piace o no, è facile. mettersi a giudicare un governo vuol dire tirar fuori i “se”, i “ma”, i “forse, si dovrebbe , si potrebbe…”. Per la destra italiana un movimento organico e diffuso come quello dei “circoli della Libertà” potrebbe essere uno strumento prezioso per comprendere le necessità degli italiani e tracciare una rotta certa, sicura e ampiamente condivisibile. E speriamo che riesca veramente a sfruttarlo al meglio.
Perché diciamoci la verità, a nessuno piace l’accozzaglia di divergenze che abbiamo in parlamento adesso, ma se domani Prodi cadesse e si riandasse al voto la  CdL vincerebbe, ma tra Follini che vaga per le vie di mezzo, Casini che salta di qua di là e non si capisce bene a chi voglia dar retta, Fini che vuole rinnovare il suo partito senza riuscire a riscoprire il leader che è, Berlusconi che sviene… beh ho paura che non riuscirebbe a fare grandi cose.

L’unico augurio e speranza è che si approfitti di questo periodo di interregno del Mortadella (sperando che non faccia troppi danni), per riorganizzarsi , fare pulizia se necessario e sfruttare tutti gli strumenti possibili ,circoli compresi, per costituire una destra salda, seria e compatta in grado di mettere definitivamente in luce la ridicolaggine anacronistica del radicalismo delle sinistre italiane.

 
 
 

Post N° 128

Post n°128 pubblicato il 26 Novembre 2006 da gb00053
 
Foto di gb00053

trégua: trégua
(o trègua) (ant. triègua), s. f.

“accordo per una sospensione temporanea e provvisoria delle ostilità tra due o più eserciti o Stati belligeranti o anche tra fazioni in lotta tra loro; il periodo di durata di tale sospensione.”

Hamas potrebbe ben spendere un po’ di quei soldi che gli mandiamo per informare i suoi componenti del significato delle parole. Perché è quanto meno singolare che dopo neanche un’ora dalla dichiarazione di “tregua” , appunto, la città israeliana Sderot si sia vista arrivare addosso altri missili Qassam, sei in tutto, poi rivendicati dalle  Brigate Ezzedin al-Qassam
Al di là di questi piccoli particolari, comunque , pare che da questa supposta tregua possano nascere ulteriori trattative, in particolare riguardo la liberazione dei due soldati del Tsahal rapiti  in giugno. Israele, già nei giorni scorsi, si era detto favorevole ha un eventuale, ponderato, scambio di prigionieri.
I brividi vengono pensando che l’ultima volta che è stata fatta una cosa del genere, a fronte della liberazione di un folto gruppo di prigionieri palestinesi, Israele si è visto restituire dei cadaveri.

 

 
 
 

vaneggiando

Post n°127 pubblicato il 24 Novembre 2006 da gb00053
 
Foto di gb00053

Da piccola vedevo i politici litigare in TV e mi chiedevo come mai i grandi avessero voluto complicarsi la vita mettendo così tanta gente a prendere decisioni. Mi pareva potesse bastare una persona, in fondo era così semplice: questa cosa è giusta allora si fa, questa è sbagliata allora no.
D’altronde ero giovane, ma avevo già provato i disagi della pluralità in seconda elementare, quando ero passata da una sola maestra per tutte le materie a il famoso “modulo” con quattro insegnanti. Se prima la vita scorreva tranquilla dopo era diventato tutto un discutere se in corridoio andavano appesi i cartelloni di storia piuttosto che quelli di scienze.

Adesso sono grande e conosco più parole, ma forse ho più o meno lo stesso sogno: voglio un Sovrano Illuminato. Uno di quelli che “  questa cosa è giusta allora si fa, questa è sbagliata allora no”.
Capisco, sarebbe difficile scegliere chi e perchè, saremmo di nuovo a discutere sul come, ma magari invece di scegliere qualcuno che già c’è  
potremmo costruircene uno ad hoc. Siamo ai tempi della genetica, degli embrioni criocongelati…che ci vorrebbe? un pizzico di patriottismo, un po’ di lungimiranza, un minimo di elasticità di pensiero, qualche caratteristica fisica autoctona, un aggiunta di capacità diplomatiche…una shakerata e via!
Ecco fatto il Sovrano Illuminato. E così la facciamo finita con sta cavolata della democrazia.

 
 
 

Post N° 126

Post n°126 pubblicato il 24 Novembre 2006 da gb00053
 
Foto di gb00053

Era un vecchio e glorioso cessna 206-T. Senza porta, solo una tenda di plastica rigida ci proteggeva dall’aria , sempre più gelida man mano che si saliva di quota.
Uno scherzo di aereo, ciccione e scrostato, che indefesso ogni week end saliva e scendeva portando parà. Quattro. Più il direttore di lancio.


La salita sembra non finire mai, c’è chi a occhi chiusi ripassa mentalmente un lancio, chi si segna, chi guarda fuori. Tutti, ogni tanto, diamo un occhiata all’altimetro da polso, un orologio anomalo, la cui lancetta segna la distanza dal cielo.
Poi è un attimo. “ready” strilla il pilota, la tenda viene alzata e se finora il frastuono dei motori mi aveva cullata, adesso la sferzata di vento ghiacciato stordisce e il cuore va in gola. “Motore!” è di nuovo il pilota, bisogna sbrigarsi, se tergiverso il rischio è far lanciare fuori i compagni dopoo di me. Pesantemente, ancorata e impacciata dal grosso materiale scuola che ho sulle spalle, mi avvicino alla porta, mi metto in posizione, come mi hanno insegnato: asse motore, il corpo di profilo, lo sguardo all’elica, per metà sono già fuori.
L’aria è qualcosa di solido che mi sbattte addosso, mi gela il respiro, il cuore è impazzito e chiude la gola e rimbomba tra le tempie. “Vaaaaii!”, il direttore di lancio grida mentre mi da una pacca sulla spalla,  bisogna andare.

Un ruzzolone in avanti, poi un altro, poi in testa risuona la litania tante volte ripetuta in addestramento”mantenere la box position!bacino in avanti!”. Un colpo di reni e il mondo si ferma, per un attimo ho la sensazione di essere immobile in una bolla di vuoto. Il mondo, tutto il mondo, è sotto di me.
Quanti secondi saranno passati? Avrei dovuto contarne cinque prima di aprire..mentre penso, il ditter (prestato da un istruttore previdente) suona dentro al caschetto: ecco, devo tirare .
Lo shock di apertura mi tira in piedi, uno sgrullone alle bretelle ed ecco la vela sopra di me ben spiegata, gonfia e tesa, con quel bel rumore di aquilone , rassicurante.

E’ una mattina di novembre, la nebbia è calata, ma i prati sotto di me luccicano ancora di umidità.
Davanti l’hangar aspettano istruttori, allievi e esperti. Posso vedere i loro sorrisi. Mi accompagneranno per molto tempo ancora.
Era una mattina di novembre e avevo appena fatto il mio primo lancio in caduta libera.

 
 
 

Post N° 125

Post n°125 pubblicato il 20 Novembre 2006 da gb00053
 
Foto di gb00053

Che diavolo vuol dire “due stati - per due popoli”?

Che slogan vorrebbe essere ? una par condicio di ipocrisia, una ottusa locuzione finto pacifista di chi va a manifestare senza nemmeno sapere perché, in una egocentrica auto celebrazione di individualità sedicenti “pacifiste”?

Che diavolo vuol dire “due stati - per due popoli”????

Come si può pensare che ci sia qualcuno così stupido ed ignorante  da credere che il problema tra Israele e Palestina si risolva nella semplice necessità di dare a ciascun popolo la sua terra?

Il problema, il vero problema , è che a nessuno interessa uno stato palestinese, come a nessuno è mai interessato veramente togliere al popolo di Palestina quell’appellativo “profughi” quasi fosse un titolo ereditario.
E, per quanto traboccanti roseo ottimismo,  non si può pensare che la soluzione sia “due stati - per due popoli”, per il semplice fatto che uno di quei due popoli non ammette l’esistenza  dell’ altro sulla faccia della terra.

Ma a dire qualcosa del genere, toccherebbe ricordare che la gente di Arafat ha avuto più di un occasione per accettare la possibilità di crearsi un proprio Stato, offerto senza obblighi e imposizioni se non l’unica,ovvia,misera concessione di accettare una volta per tutte la presenza di un minuscolo paese chiamato Israele. 

Toccherebbe ricordare le guerre, i soldi, gli uomini persi per ricacciare l’invasore ebreo via a mare . 

  Toccherebbe ricordare gli attentati, i bombardamenti, i rapimenti, i raid notturni dei tagliagole col kefiah nelle case troppo vicine ai confini, i bambini morti andando a scuola, quelli cresciuti nei bunker e i giovani martiri immolati per una bugia.

Toccherebbe ricordare che in quella striscia di Gaza, una volta liberata dal “presuntuoso occupante”, invece delle fondamenta della Palestina sono state costruite le postazioni di lancio dei Qassam. 

Ma si, meglio dire “due stati - per due popoli”, suona bene e lava via la coscienza. 
  E dire che tante volte basterebbe “un cervello- per ogni persona”.

 
 
 

Post N° 124

Post n°124 pubblicato il 14 Novembre 2006 da gb00053
 

Racchiusi in scrigni asettici, legati alla vita da cordoni artificiosi, nutriti dai sogni di chi li ha generati, pesano pochi etti, il pianto sconquassa il loro piccoli corpi e le manine microscopiche si aggrappano a una algida  realtà arrivata troppo presto. Non hanno ancora le fattezze di un bambino nato a termine, i lineamenti del viso sono come accennati, i loro polmoni non sono ancora in grado di respirare, lo stesso sistema nervoso centrale puo’ non reggere al trauma di una nascita prematura e alle sue conseguenze.
Un genitore strappato troppo presto alla fantasia dell’attesa vede quell’esserino lottare dietro un vetro, non puo’ portarlo a casa, non puo’ prenderlo in braccio se non per pochi istanti in ambiente sterile, non puo’ vestirlo con quei vestitini da bambola probabilmente acquistati mesi prima per un bimbo immaginato, non puo’ nutrirlo, cullarlo, accudirlo, viverlo.
Impreparato a un dono precoce, puo’ soltanto aggrapparsi con la fede o con la ragione, come il piccolo con le sue manine, a un Dio nascosto o a una Scienza non sempre infallibile.
 Spesso anche per diversi mesi, dovrà porre il suo sogno di figlio in un limbo precario.
 Certo solo di non avere certezze, dovrà limitarsi ad attendere, a cercare minuto dopo minuto, respiro dopo respiro, grammo dopo grammo, quei mutamenti di solito  celati e protetti dal ventre materno, nel suo caso esposti agli sguardi e agli artigli del mondo da un capriccio temporale.
Per chiunque una prova terribile, un terrificante stillicidio, in attesa che qualcosa non accada: un infezione ai polmoni, una falla tra i battiti del cuore .
 Il verdetto puo’ essere la morte, o una menomazione permanente , ma puo’ essere anche la vita, conquistata a piccoli passi, da un corpo che di giorno in giorno ingrandisce la sua ombra .
Non posso immaginare che un padre e una madre, guardando loro figlio, possano essere così  terrorizzati dall’handicap da accettarne a priori la morte, rifiutando di combattere per la vita di una  creatura la cui sopravvivenza si trova appesa al filo tenue e arbitrario della sola forza d’animo.

 
 
 

Post N° 123

Post n°123 pubblicato il 11 Novembre 2006 da gb00053
 

… dato che noi non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti.
I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si puo’ prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio…
( castelli di rabbia, A. Baricco)

Il libro l’ ho preso su una bancarella, dentro ho trovato un elenco:
Maggio:                                                                 Giugno:
1 s.giovanni (rai II)                                                 6 fiumicino (rai II)
4 padova                                                               16 p.za  I
11 fori imperiali (rai III) diretta                               dal 20-24 (Crotone)
18 Aprilia  (sgorbio incomprensibile)
29-30Recanati( rai II)
31 Il Locale ( roma) sgorbio incomprensibile

Non sarà il codice Da Vinci ma la curiosità…

 
 
 

Post N° 122

Post n°122 pubblicato il 09 Novembre 2006 da gb00053
 
Foto di gb00053

Bush mogio, repubblicani depressi, in questi giorni ci siamo divertiti a celebrare il cambio della guardia statunitense. Nell’ondata di tutte queste poderose nomination io volevo solo soffermarmi su due brillanti signore, senza per altro entrare nel merito delle loro effettive qualità. Mi riferisco alla ex first lady Hilary Clinton, che a sua riconferma ha avuto un quasi suffragio e naturalmente all’ elezione a presidente della camera di  
Nancy d’Alessandro Pelosi.

Chissà che nel regno della Rice non si sia capito che, forse, una donna al potere può significare più ragionevolezza e meno decisioni “addominali”.
Per così dire .

 
 
 

Discutendo

Post n°121 pubblicato il 08 Novembre 2006 da gb00053
 

Ieri a lavoro ho discusso.

Non che sia una novità. Per una persona che è convinta di avere sempre ragione.
Ad ogni modo.
Una rimembranza di femminismo in eskimo e sciatteria arriva, sceglie la postazione accanto alla mia ,si siede e comincia a chiacchierare, tra un cliente e l’altro.
“E la manifestazione qua e la manifestazione là… e il governo qua e il governo là…”
glisso e rispondo cortese a una richiesta di informazioni. Appena ho finito ridanghete!
“E poi  hai visto Berlusconi…sentito Fini e quella fascistona della Mussolini…” Sorrido vaga e mi alzo a prendere un fax. Quando torno, ecchelallà riattacca
“ Hai visto invece la Bonino? Meno male che ci sono donne come lei che ci rappresentano!!”
Mi limito a rispondere a denti stretti che non mi sento granché rappresentata da un personaggio del genere.
Al suo stupore continuo: “L’ultima volta che ha fatto parlare di sé è perché ha bestemmiato con la grazia di un portuale, per non parlare poi della sua battaglia per la RU486 che spaccia come un diritto delle donne. ”
Qua il baratro si è aperto senza possibilità alcuna di ritorno, inutile dire che la discussione è degenerata. D’altronde ho avuto l’ardire di affermare che l’aborto non può far parte di una società civile e mi sono beccata ciò che mi spettava.

La cosa che più mi sconcerta in questi casi e che continua a farmi riflettere è l’immobilità ottusa di certe convinzioni. Quando si affronta questo tema il dibattito è sempre così incementato e rigido da sembrare uno di quei vecchi giochi elettronici che simulano il ping pong. Arroccati nella loro posizione i difensori di un discutibile diritto, ribattono alle accuse con stinti luoghi comuni e locuzioni logore senza rendersi conto di sventolare bandiere insanguinate e obsolete.
In fondo, al di la degli estremismi e delle polemiche, è così strano pensare che nel 2006  in un paese democratico, moderno, tutto sommato benestante, l’aborto non debba essere una soluzione così scontata?
Il tenore di vita è più alto di quando di figli ne facevamo tre o quattro a testa; una donna nubile o, come è bello dire ora, “single” con il pancione non mi pare susciti più chissà quale richiamo al demonio. Se necessario c’è la possibilità di partorire nel completo anonimato e donare il nascituro in adozione a chi lo desideri  di più . Anche se non abbiamo l’educazione sessuale nelle scuole,  direi che i meccanismi atti alla riproduzione sono noti fin dalla più tenera età. Più di un padre padrone ha ormai la ragionevolezza di preferire un nipotino inaspettato piuttosto che imporre alla figlia il trauma dell’ intervento.
Se a ciò aggiungiamo il variegato esercito di metodi anticoncezionali a disposizione, beh non mi sembra che l’interruzione di gravidanza sia una soluzione così imprescindibile.

Posso arrivare a capire che negli anni ’50 ancora troppe ragazze morivano sotto le mani della mammana, pur di non affrontare la vergogna di una gravidanza indesiderata, e quindi era necessario legalizzare questa pratica. E forse possiamo azzardarci a parlare di “diritto” in quel contesto e in quell’epoca. Ma anche la legge del taglione era considerata legittima ai suoi tempi!
 L’evoluzione dei costumi che c’è stata nell’ultimo cinquantennio è stata travolgente e velocissima, non mi sembra un eresia pensare che forse ciò che aveva un senso allora può averne meno adesso.

L’ideologia è stata più coriacea dei miei tentativi di riflessione, così a fine turno ci siamo salutate ognuna convinta di essere nel giusto. Io, nel mio piccolo, ho benedetto il fatto che la legge del taglione non avesse avuto tali e tanti sostenitori.

 
 
 

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