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Perché non sono cristiano: Seconda parte

Post n°159 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

 

Quando a venticinque anni mi resi conto che Lorber era da mettere da parte al più presto, mi trovai abbastanza spaesato. Mi sentivo ancora cristiano, ma non sapevo che significato dare alla mia fede, che volevo considerare ancora fondamentalmente cristiana.

Non avevo ancora le idee chiare, beninteso.

In realtà, avrei dovuto rendermi conto fin dall’inizio che io non sono mai stato del tutto cristiano.

Cos’è un cristiano? Semplicemente, è uno che crede nella dottrina di Cristo, e quindi crede che solo Cristo salva, solo Cristo è l’unico che ci porta a Dio e nessun altro.

Che Cristo abbia davvero insegnato questo, è opinabile, ma fatto sta che i suoi seguaci hanno sempre predicato questo: solo Cristo salva, solo Cristo rivela il vero volto di Dio.

Punto.

Chissà perché, ma io invece ho sempre avuto i miei dubbi, solo che da bambino e da ragazzo cercavo di scacciarli. La dottrina della reincarnazione, per esempio, mi ha sempre affascinato. Ho sempre avuto la sensazione di avere vissuto molte altre volte in passato, anche se non ho alcun ricordo preciso. Solo una sensazione, ma già questo mi poneva in un’ottica che non aveva nulla di cristiano, dato che la reincarnazione è una dottrina nata in religioni che non hanno nulla a che vedere con le religioni monoteistiche abramitiche. Che ci siano ebrei, cristiani e musulmani che credono nella reincarnazione è un fatto innegabile, ma questa dottrina appartiene originariamente a religioni politeistiche od enoteistiche indoeuropee come l’Orfismo, l’Induismo e il Druidismo, e a dottrine filosofiche come quelle di Pitagora e Platone, fino al glorioso filone del Neoplatonismo, vero rivale del Cristianesimo.

Se in Europa non fosse giunta la dottrina di Cristo, essa avrebbe avuto una storia unicamente o prevalentemente neoplatonica in questi ultimi duemila anni, con tutte le dottrine teologiche annesse, e i nostri Dei non sarebbero stati Cristo e la Madonna, ma Mitra e Iside, che avrebbero avuto pochissime o nulle differenza dai primi due.

Quando ero un ragazzino, ero convinto di amare Gesù, ma non capivo perché bisognasse stare lontani da tutti gli altri Dei. Il Buddha mi affascinava molto (ora no, devo dire), così anche gli Dei indiani.

Poco per volta mi stavo allontanando dal Cristianesimo, poi è saltato fuori Lorber a diciotto anni, e allora mi sono messo in testa che lui era la conciliazione fra Cristianesimo e religioni non-cristiane.

Quando mi sono accorto che erano solo fesserie, non sapevo più che pesci pigliare.

Ero troppo insicuro e confuso per poter dire: “forse a Dio non gliene frega niente di ciò in cui credi, sei un bravo ragazzo tu, non hai bisogno di religioni, ma semplicemente di costruirti la tua vita come vuoi tu senza andar dietro a un sacco di menate”.

Così, siccome dovevo laurearmi e non sapevo che cosa fare, andai dal professore di Filosofia Morale a dirgli che volevo laurearmi con lui, ma non avevo le idee chiare su cosa laurearmi. Mi consigliò Gandhi. Disse che una tesi su Gandhi sarebbe stata una novità assoluta per l’Università di Padova, perché nessuno prima l’aveva fatta. Era un argomento del tutto sconosciuto, e quindi io non avrei corso rischi con il contraddittorio, alla discussione della tesi.

Rimasi interdetto, ma accettai. Che altro potevo fare? In fin dei conti, era un argomento che riguardava l’Induismo, che a me interessava, anche se io di Gandhi non avevo letto niente.

Nel frattempo, avevo conosciuto un gruppo di omosessuali cristiani a Padova, e leggendo certi articoli e saggi scritti da teologi vicini al movimento omosessuale, mi ero finalmente convinto che non c’erano nel Cristianesimo sufficienti motivi per dichiarare che era incompatibile con l’omosessualità.

Cristo non aveva mai detto che l’omosessualità era peccato, l’episodio di Sodoma e Gomorra era un episodio mitico che non poteva dimostrare con certezza che Dio condannava l’omosessualità, ma al massimo che condannava lo stupro, e in ogni caso riguardava il Vecchio Testamento e i vecchi precetti ebraici, che con il Cristianesimo non avevano nulla a che fare. Le fregnacce di Paolo di Tarso, poi, che odiava non solo i froci, ma anche le donne e forse tutti quanti, non dovevano essere prese d’esempio perché si sa che le Lettere di Paolo sono piene di confuse fregnacce che non vogliono dire niente, se non che l’autore aveva solo un pessimo carattere.

Improvvisamente, finalmente risvegliatomi dal mio perenne intarlucchimento, mi resi conto che a Dio andava bene che io fossi gay, dato che era stato lui a farmi così.

Si sa che per la dottrina delle chiese cristiane la peggiore eresia è l’essere umano, e infatti il Cristianesimo è  essenzialmente dottrina del rifiuto di se stessi.

Per il messaggio cristiano così come è stato interpretato dalle chiese tradizionali, l’uomo è “sbagliato” per il solo fatto di essere al mondo. Nato da uno sbaglio, si porta il suo essere sbagliato, peccaminoso, dalla nascita fino alla tomba, e deve scontare il suo essere un errore per tutta la vita, con mille sofferenze e mille battaglie.

Improvvisamente, ho cominciato a capire che invece non c’era niente di sbagliato in me, e probabilmente in nessun altro. Che forse, tanta cattiveria a questo mondo nasce solo dall’idea che l’uomo è cattivo, inguaribilmente cattivo.

Forse, se fossimo stati tutti meno severi con noi stessi e con gli altri, ci sarebbe passato il mal di stomaco e il mal di testa, e saremmo stati tutti più di buon umore. E chi ha un buon umore, difficilmente ha un cattivo carattere, e tende a trattar meglio i propri simili.

Mi accorsi che era vero. Quando mi resi conto che non ero un miserabile peccatore, quando non fui più una penosa checca inacidita, bensì un culattone felice di esser tale, il mio carattere migliorò in un modo incredibile.

Avevo trovato la pace interiore. O quasi.

In realtà poi l’ho persa dopo un anno, perché mia madre alla fine ha avuto modo di accertare la mia omosessualità, e quindi mi ha reso la vita ancora più difficile di quanto non me la rendesse prima. Siccome lei non è mai stata tanto contenta di essere al mondo, ha sempre avuto un talento particolare a rendere poco sopportabile il soggiorno terreno di chi le stava accanto.

Naturalmente, anche lei, come tutte le madri, si è abituata all’idea di avere un figlio culattone, perché anche la più stupida delle madri riesce a rendersi conto che, a meno che il figlio non sia uno che attira l’attenzione a tutti i costi, o che in realtà non sia un gay bensì un trans, non fa una grande differenza dall’avere un figlio etero.

L’unica differenza, è che non avrà una nuora con cui litigare e contendersi il dominio sul figlio e sulla famiglia, e non avrà nipoti da accudire e viziare mentre i genitori sono impegnati in altre cose.

No, ce n’è anche un’altra, di differenza: capirà come mai suo figlio sia tanto più gentile, elegante, rispettoso nei confronti delle donne di quanto lo sia qualsiasi altro maschio etero….

Ma torniamo a bomba: dovevo fare una tesi su Gandhi  senza esserne minimamente convinto. Non sapevo ancora che era giusto quello di cui avevo bisogno.

Fu Gandhi a liberarmi definitivamente dal legame con il Cristianesimo. Ero cresciuto leggendo testi di apologisti cristiani di vario tipo, che erano molto bravi a dimostrare come il Cristianesimo fosse una religione “superiore” alle altre.

Gli argomenti principali erano che il Cristianesimo aveva liberato interi popoli e intere culture dalla superstizione, dal senso del sacro inteso come “magico”, cioè dalla paura superstiziosa per i demoni, gli spiriti, i vari tabù alimentari e quotidiani, etc; etc;

Poi un altro argomento era il Cristianesimo aveva posto le basi della moderna civiltà occidentale rendendo possibile la nascita del pensiero scientifico, della democrazia, dei diritti umani, delle istituzioni umanitarie come gli ospedali, insomma aveva creato una forma di pensiero di cui beneficiavano e affermavano anche i non-cristiani o gli ex-cristiani, etc; etc;

Ergo: il Cristianesimo, per questi fatti, era il vertice assoluto della religiosità umana e perciò era l’unica religione vera!

Io ci credevo a queste baggianate! Non capivo che i passaggi logici di simili ragionamenti facevano acqua da tutte le parti.

Fu Gandhi che mi insinuò il sospetto, e poi la certezza, che l’apologetica cristiana si fondava su presupposti sbagliati, liberandomi alla fine del pensiero unico cristiano.

Gandhi, a dire il vero, non ha fatto dei grandi ragionamenti, ma ha semplicemente affermato la sua fede e la sua teologia, portandomi a capire le falle del pensiero cristiano.

Una volta sentii Enzo Bianchi dire che era vero che Gandhi aveva affermato la pace e l’amore fra tutta l’umanità, ma che se era così, era solo merito del fatto di essere stato influenzato dal Cristianesimo, perché l’India a quel tempo era sotto il dominio inglese, e quindi influenzata dalla sua cultura!

Come dire: non puoi credere veramente nell’amore per il prossimo se non sei cristiano.

Gandhi credeva nell’amore per il prossimo.

Quindi Gandhi era cristiano, anche se diceva di essere rimasto induista.

Chiaro, semplice e logico, no?

Questa è la logica che adottano gli apologisti cristiani.

Vediamo un po’ le falle di tale logica, prima di passare a parlare di Gandhi….

Innanzitutto bisogna dire che, se una cosa è buona, o perlomeno ha dei lati positivi, non significa che sia l’unica cosa buona. Forse le altre sono meno buone, ma hanno anche loro dei lati positivi. E poi, se una cosa è buona, nel senso che ha dei lati positivi, non significa che non si possa cercare qualcosa di meglio.

Il rapporto fra Cristianesimo e civiltà occidentale moderna è come il rapporto fra una madre e una figlia: si somigliano, ma sono due persone diverse, con destini diversi.

Immaginate una madre e una figlia bambina che vivono assieme nella stessa casa, all’inizio. La madre è assolutamente convinta di essere nel vero, e alleva la figlia in questa convinzione. Quello che insegna la madre è Verità Assoluta, e la figlia, quando sarà adulta, dovrà seguire tutti i dettami che le comunica la madre.

La madre le fa vedere la vita fuori nelle strade del mondo, e la vita nelle altre case, dove la gente segue principi più violenti, più grossolani, pieni di idee preconcette, nemiche della civiltà e della buona educazione.

Non tutto quello che fanno gli altri è male, ma molte cose sì, lo sono, e la figlia deve stare bene attenta a non prendere le stesse pessime abitudini degli altri.

La figlia cresce, comincia a imparare per conto suo molte cose del mondo esterno, e non si accontenta dei principi insegnatigli dalla madre, che continua a ritenere buoni e giusti ma, come dire… ulteriormente perfettibili.

La figlia comincia ad imparare cose dalle altre case. Certo, la piccola è una bella prepotente che, forte dell’educazione della madre, pretende che anche la gente delle altre case segua gli stessi principi, e quando non lo fanno…. Li mena e li scaccia di casa!

Ma il tempo passa, e la figlia, dopo averna combinate di tutti i colori e avere procurato alla madre la proprietà di un sacco di case nuove grazie alla sua prepotenza, scopre di non essersi comportata bene e che anche i principi insegnatigli dalla madre hanno degli errori, delle contraddizioni.

E quindi a un certo punto la figlia comincia a mettere in disparte la madre, e prendere decisioni per conto proprio, secondo principi inventati da lei, che considera più giusti e umani.

La madre s’incazza. Non capisce perché viene accantonata.

«Sono io che ti ho insegnato la carità e la misericordia. Sono io che ti ho insegnato a leggere, a scrivere, a diffondere le buone maniere e i sani principi della vita! Sono io che ti ho partorito e fatto crescere! Sono io che ti ho insegnato cosa sono la verità e la giustizia e ancora adesso io predico la verità e la giustizia, perché solo IO la conosco!».

La figlia risponde ogni volta per le rime, ogni volta sempre più stanca, più annoiata delle lamentele della madre: «No, madre. Ora la verità e la giustizia le conosco meglio di te. Fuori c’è un mondo che tu non conosci e non hai voluto né capire né accettare. Non è il tuo campo di conquista, è un mondo che ha i suoi diritti. Sei stata tu a insegnarmi a rispettare gli altri. In modo confuso e contraddittorio, certo, ma io ho perfezionato questo rispetto, e un giorno forse avrò una figlia che insegnerà a me a perfezionarlo ancora.

Anche se sei stata grande, non significa che non ci possano essere madri più grandi di te un giorno, e non significa che tu devi avere il dominio assoluto del mondo e della verità. Sei stata brava a farmelo credere, ma ora è finita.

Io sono diversa da te, lo capisci. Certo, tu mi hai fatto nascere, ma non per rimanere per sempre sotto le tue gonne. Sono una donna adulta ora, e tu non riesci a comprenderlo. Non venirmi a dire le tue solite storie che le mie radici sono in te.

Sono solo le mie radici che sono tue, le foglie che si alzano verso il sole sono mie e SOLTANTO MIE, O DI CHI MI ACCOMPAGNERA’ NEL MIO VIAGGIO. Addio madre, rimani pure nella tua vecchia casa a lustrare le tue anticaglie…. Io devo convivere con il mondo e i suoi problemi!».

Ecco, il rapporto fra il Cristianesimo, in particolar modo la Chiesa Cattolica, e la civiltà occidentale, è esattamente come il rapporto fra questa madre e sua figlia.

Il fatto che il Cristianesimo abbia avuto indubbiamente dei lati molto positivi e fondamentali nella formazione della civiltà occidentale, non significa affatto che il mondo debba rimanere cristiano vita natural durante.

Anche perché il mondo non è mai stato cristiano, nel senso che la maggior parte dell’umanità è sempre stata non-cristiana, e continua ad esserlo. I cristiani sono sempre stati una minoranza, prendendo l’insieme dell’umanità, e tali rimangono. E anzi, lentamente diminuiscono in proporzione.

Il Cristianesimo, ormai, non è una che delle tante religioni del mondo, e ormai ha così tali e tante interpretazioni che forse non è possibile dare una visione unica dell’insieme.

Certo, il Cristianesimo ha combattuto molte superstizioni, ma ne ha introdotte altre. Una in particolar modo ha colpito dolorosamente proprio me: la superstizione nei confronti del sesso e in particolar modo dell’omosessualità. Perché la sessuofobia è una superstizione. Punto.

Come sono superstizioni il peccato originale, la fede nel potere del Diavolo e nella stregoneria (che in origine non appartenevano ai dogmi della Chiesa, è  bene ricordarlo), l’infallibilità del Papa, il potere salvifico dei sacramenti, l’obbedienza cieca al magistero della Chiesa, il culto delle reliquie, la paura e l’odio nei confronti di ogni eterodossia, le apparizioni mariane, etc; etc;

Oh, intendiamoci. Io sono molto tollerante con le superstizioni. Il mondo è pieno di superstizioni, anche quello moderno, a cominciare dall’astrologia e dalle teorie dei complotti segreti e passando poi per le innumerevoli leggende metropolitane che infestano anche la nostra modernissima e amatissima Rete.

Ma non tollero che uno dica “io sono il grande nemico della superstizione, mentre gli altri la diffondono” mentre invece anche lui dovrebbe battersi il petto urlando “mea culpa” come tutti gli altri.

La superstizione fa parte di tutti noi e ognuno fa quello che può, meglio non avere troppo la pretesa di essere santi su questo punto. Si rischia di apparire ridicoli.

Vedo però che non mi basta neanche questo messaggio per dire tutto quello che devo al riguardo.

Per oggi ho finito, continuo domani. Gandhi deve aspettare ancora un poco.

 

 
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