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Un altro libro da non comprare: "Imperium Solis" di Mario Farneti

Post n°161 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Stavolta non parlo né di Lovecraft né di religione. Continuerò ad annoiare i miei scarsi lettori, parlando comunque di letteratura fantastica, ma non di Lovecraft.

 

Oggi tocca ad un autore italiano, che non conoscevo, fino a quando non ho preso in mano il suo ultimo libro nella libreria della mia puzzolentissima cittadina.

Si chiama Roberto Farneti, che mi induce alla tentazione di chiamarlo Farneti-Cante, ma una volta ho letto in un forum che è contro la legge deformare i nomi in modo canzonatorio, in occasione del fatto che uno mandava dei post in cui chiamava l’ineffabile malanima Oriana Fallaci, con l’ingiurioso nome di Urina Fallace.

Non so se sia vero, ma allora mi astengo. Chiamiamolo Farneti e ritraiamolo comunque come un farneticante.

Infatti, alla disperata ricerca di un titolo che mi possa interessare, in modo che mia madre possa regalarmelo per Natale, arrivo alla disperazione più nera e comincio a dare un’occhiata ai libri thriller e fantastici scritti da italiani, i quali notoriamente non sono mai stati tanto bravi nel genere sia thriller, che fantasy o fantascientifico.

Secondo me, gli manca quel dinamismo mentale, quella capacità di guardare oltre l’immediato e il banale, che è invece caratteristica della cultura anglosassone, sempre tesa ad andare aldilà delle cose così come appaiono in superficie.

Per gli italiani, l’unico aldilà delle cose è quello di Padre Pio e delle apparizioni di Fatima e Lourdes. Più in là del proprio orticello, o della canna del proprio cesso, in genere non sono capaci di guardare, se non per lamentarsi che gli spaghetti al ragù a Sharm-el-Sheikh non sono proprio il massimo….. Perciò, quando si avventurano in quell’aldilà dell’orizzonte e della superficie delle cose, in cui anglosassoni o nordici in genere sono abituati a sguazzare liberamente, finiscono per affogare miseramente nelle proprie insulse elucubrazioni e in banalità a dir poco ridicole.

Sarebbe meglio che gli autori italiani continuassero a investigare nelle piccole cose del quotidiano e delle sue metafisiche, o nelle proprie tradizioni, dove sono maestri, e lasciassero certe cose a chi guarda più lontano di loro. Ma tant’è.

Io mi salvo perché sono mezzo crucco, per parte  di madre sudtirolese, per la precisione.

Penso che se un autore non è per lo meno mezzo straniero o ha delle ascendenze altoatesine o slovene, può lasciar perdere la  letteratura fantastica o il thriller, a parte forse i polesani e i le genti delle valli ferraresi, per i motivi che sapete già….

Comunque, il libro del Farneti di cui parlo è Imperium Solis, che narra una storia improbabilissima e cervellotica.

Ne è protagonista il famoso imperatore Giuliano che, poveretto, credo si stia rivoltando nella tomba.

La storia è semplice, nella sua balordaggine. Giuliano notoriamente fu l’imperatore che cercò di restaurare l’antico Paganesimo contro l’avanzata dell’ormai vittorioso Cristianesimo, dedito in particolar modo al culto del Dio Sole. Ma morì in battaglia dopo soli due anni  e non poté attuare la riforma religiosa che sognava. Nessuno può dire come sarebbe cambiata la storia, se lui avesse potuto riformare le tradizioni pagane in modo da poter competere con il Cristianesimo.

Di fatto, la sua religione era una mescolanza di filosofia neoplatonica volta a reinterpretare in modo più elevato la religione tradizionale ellenica, mescolata con i culti solari orientali, in particolar modo il culto di Mitra, il massimo rivale del Cristianesimo nell’epoca tardo-orientale, dato che Mitra aveva enormi somiglianze con Cristo stesso.

Probabilmente, se Giuliano fosse vissuto più a lungo, il Mitraismo, in forma occidentalizzata e neoplatonica, sarebbe ancora diffuso in Europa a fianco del Cristianesimo.

Senz’altro, sarebbe stato una forma di Paganesimo enoteistico molto migliore di quello magico-superstizioso della Wicca e forme neopagane simili.

Ma Farneti, anziché immaginare un mondo parallelo in cui Giuliano sopravvive per attuare la sua riforma, ne immagina uno in cui lui sopravvive solo per emigrare in America!

Sì, avete letto bene! Proprio in America!

Si immagina che Giuliano insceni la sua finta morte, per poi fuggire con una nave oltre le Colonne d’Ercole, fino al Nord America. Tutto per seguire le leggende di certi autori classici, come quella di Meropide, continente mitico simile all’Eden,  posto appunto oltre le Colonne d’Ercole, che alcuni hanno voluto identificare con l’America, o specificamente con il Sud America.

Ho solo dato una scorsa al libro, soprattutto le note alle ultime pagine, ma mi è bastato quello per rimanere disgustato dall’ennesima incapacità di inventiva di un sedicente autore del fantastico.

A quel punto, forse voi penserete, come me, che Giuliano nel romanzo sia arrivato in Messico o addirittura in Perù, a porre le basi di quelli che sarebbero state le grandi civiltà precolombiane: Toltechi, Aztechi, Maya, Incas e via dicendo, i quali notoriamente adoravano innanzitutto il Dio Sole, e avevano numerose leggende di eroi civilizzatori dalla pelle bianca e dalle lunghe barbe, antenati dei loro re e nobili.

No, niente di così scontato… la fantasia di chi cerca l’originalità senza averla, finisce solo nella balordaggine.

Giuliano invece arriva sulla costa orientale degli Stati Uniti, più o meno come i Padri Pellegrini, e vi incontra… indovinate chi? Gli Hopi!

Già! Proprio quelli! Che notoriamente oggi vivono nel Sud Ovest degli Stati Uniti, cioè vicino a Messico e California, esattamente dalla parte opposta del continente nord-americano!

Voi direte: forse che gli Hopi sono originari della costa orientale americana, più o meno come gli Yoruba del Golfo di Guinea sono originari del Nilo?  I popoli, con il passare dei secoli, si spostano, certo…

Già, ma non risulta che gli Hopi vengano da lì! Semplicemente, se lo è immaginato Farneti, perché evidentemente gli scocciava far andare Giuliano fino in tanta malora nei deserti del Sud Ovest degli Stati Uniti…. Lui voleva che Giuliano incontrasse gli Hopi, tutto là.

Sì, ok… ma perché gli Hopi e non qualsiasi altro popolo amerigeno? Ma perché gli Hopi adorano il Sole, che diamine! Perciò deve essere stato Giuliano a introdurre il culto del Sole presso gli Hopi, arrivando in America!

Già, peccato che il Farneti, nelle sue farneticazioni, si sia dimenticato che innumerevoli popoli sia delle Americhe, sia del Vecchio Mondo, adorino il Sole come divinità suprema, in quanto fonte di luce, calore e vita per tutti gli esseri del mondo, e quindi adattissimo a venire considerato divinità suprema dagli uomini. Le culture solari dell’America precolombiana sembrano far pensare molto di più alla civiltà dell’antico Egitto, del pari adoratrice del Sole, o anche del Giappone, che tradizionalmente ha come divinità suprema Amaterasu, la Dea del Sole e capostipite degli imperatori nipponici.

Immaginare una trama del genere, significa non avere capito niente né della storia delle Americhe, né dei loro misteri storici.

Penso che sia ormai indubbio che siano esistiti dei legami storici fra il Vecchio Mondo e il Nuovo nell’antichità, e sicuramente ci sono moltissime possibilità per scrivere romanzi sui possibili contatti che abitanti dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa ebbero in passato con le Americhe. Giuliano è proprio l’ultima e più improbabile possibilità che si poteva trovare!

Scomodare poi gli Hopi, mettendoli sulla costa orientale, appare davvero cervellotico.

Tutto quanto l’insieme poi dà l’idea di un minestrone esoterico-newage-neopagano che prende spunto da mitologie moderne, anziché da fatti storici accertati.

Infatti nel romanzo di parla anche dei mitici Tuatha De Danann, popolazione mitica dell’Irlanda, che qualcuno ha addirittura identificato con visitatori alieni.

A cosa mi riferisco, con questo discorso? Beh… avrete anche voi sentito parlare delle famigerate profezie maya riguardo il 2012, e di come qualche esaltato vi aggiunga anche le profezie degli Hopi, i quali hanno una complessa religione che attende la fine apocalittica della civiltà di quei rompicoglioni di bianchi, dando inizio a una nuova era di pace e di giustizia.

Giuliano poi è diventato il santo martire di molti neo-pagani ed esoteristi, e quindi fare un feuilleton con Giuliano, gli Hopi e i Tuatha De Danann appariva una cosa molto “figa” e “à la page”, nel senso di cosa può essere “à la page” della cultura di massa…

Oh, non pensiate che io sia uno di quelli che disprezzano la “cultura di massa” e tratta certe cose con la puzza sotto il naso….  La cultura di massa mi va bene, anche perché è una splendida occasione in più per prendere metaforicamente a calci qualcuno con la mia lingua velenosa…..

Ma c’è cultura di massa e cultura di massa. C’è chi massifica con un minimo di buon stile, come Alberto Angela (detto “Alegher Alegher”), c’è chi potrebbe farlo come Enrico Ruggeri ma si lascia andare troppo a facili mezzucci per alzare l’audience, e c’è chi invece è così malato di protagonismo e così  pacchianamente ottuso e cialtrone, come Roberto Giacobbo, che sinceramente fa vomitare anche le masse!

Farneti penso che anche per quanto riguarda la cultura di massa, farebbe meglio a lasciar stare il lettore.

Sono troppo superficiale? Avrei dovuto analizzare meglio la sua opera? Magari fosse così! Ormai sono così smaliziato, che mi basta leggere poche righe di un autore, per capire quanto basta del suo valore! E sono sicuro che Farneti non fa eccezione! 

 

 
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