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E IL CORAGGIO, DOVE LO METTIAMO?

Post n°189 pubblicato il 10 Gennaio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Fra le molte virtù che non vengono più considerate tali, o ignorate, c’è senz’altro la virtù del coraggio.

Sicuramente oggi del coraggio non si parla più, non si parla della necessità di essere coraggiosi.

Certo, se uno si dimostra molto coraggioso lo si loda, lo si chiama “eroe” o “eroina” o “grande uomo” o “grande donna” etc; etc; ma appunto come si venera un santo e gli si rende omaggio: i santi vanno onorati ma guai a volerli imitare….

Così il coraggio è una virtù che compete ai grandi uomini e alle grandi donne, non alla gente comune. Non è  inscritto fra le virtù o le norme che andrebbero seguite da tutti.

In vita mia, ho sentito fare un sacco di prediche su tutto, anche sulle cose più stupide e irrilevanti, su virtù come la puntualità, l’obbedienza, la moderazione, la discrezione, l’autocontrollo,  l’ordinatezza, la pulizia, l’igiene, il rigore nell’attenersi alle regole del buon vivere borghese e tutti quei valori che in fin dei contri riguardano piccole cose di piccole menti che perseguono minuscoli ed irrilevanti obiettivi.

Mai nessuno mi ha detto che bisogna affrontare la vita con coraggio.

Eppure siamo tutti eroi, per il solo fatto di essere al mondo.

Ci vuole coraggio per assumersi le proprie responsabilità, ci vuole coraggio per guardare in faccia le cose brutte del mondo, ci vuole coraggio per ammettere i propri difetti e i propri errori, ci vuole coraggio per cambiare idea, per cambiare vita, per cambiare lavoro. Ci vuole coraggio per affrontare chi non la pensa come te, chi non ti stima, chi ti disprezza, chi ti tormenta solo perché esisti.

Ci vuole coraggio per crescere e diventare adulto, ci vuole coraggio per sposarsi, mettere al mondo un figlio, seguire la sua cura e la sua educazione, ascoltare i suoi problemi e far sì che non diventi uno di quei delinquenti che rubano i cellulari ai propri coetanei, insultano i genitori e gli insegnanti, seviziano gli handicappati, picchiano i barboni e i culattoni, disprezzano gli immigrati urlando “heil Hitler” e diventano dei tossici inutili a se stessi e dannosi agli altri.

Ci vuole coraggio ad affrontare la possibilità per niente remota che un figlio diventi così.

Ci vuole coraggio per invecchiare e domandarti se finirai i tuoi giorni solo e triste in un ospizio, maltrattato da infermieri figli di puttana, o in un dormitorio pubblico.

Ci vuole coraggio per protestare contro i ricchi, i potenti, i loro raccomandati, gli sgherri del castellano che sorvegliano la torta e impediscono che tu possa mangiarne una fetta.

Ci vuole coraggio per affrontare chi è diverso, chi parla una diversa lingua, ha una diversa religione, ha una diversa idea politica, ha un diverso stile di vita, ha un diverso orientamento sessuale, ha un diverso colore della pelle e diversi lineamenti e un diverso modo di vestire.

Ci vuole coraggio per guardare al futuro e ricominciare la battaglia ogni giorno che passa, sperando che chi decide per noi, ci risparmi una stangata di troppo, quella che ci butterà a terra così violentemente da non poterci rialzare.

Ci vuole coraggio per combattere pur sapendo che gli esiti della tua battaglia con tutta probabilità dipendono in minima parte da te, perché tu non conti niente nel mondo in cui vivi, e non decidi di niente, neanche della tua vita. Anzi, di quella meno che di altre cose.

Ci vuole coraggio per sopportare la vita e dire “non devo arrendermi”, sapendo che tanti, troppi si sono già arresi.

Ci vuole coraggio per vivere, ci vuole coraggio per morire.

Forse che il coraggio è già così ben distribuito, che nessuno pensa di doverne parlare?

Non direi… io difatti vedo solo gente che ha paura, che agisce solo in base alle proprie paure.

Non solo, ma giustificano le loro azioni proprio con il fatto che loro hanno paura e che bisogna avere paura di certe cose.

Bisogna star zitti e non reagire, perché è pericoloso reagire. I vigliacchi non si rendono conto di essere vigliacchi. Giustificano le loro azioni dettate dalla vigliaccheria proprio in base alla loro vigliaccheria, che loro chiamano “naturale paura”.

Non capiscono che le azioni dettate solo dalle emozioni, sono le azioni dei perdenti.

E difatti, le persone che vedo avere più paura, sono dei perdenti.

Fra questi, ci sono senz’altro anche io. Ho sempre vissuto condizionato dalla paura, paura di vivere, di prendere delle decisioni difficili. Ma non mi sono mai giustificato di questo fatto.

L’ho sempre vissuto come un handicap profondo. Una volta, quando credevo che pregare servisse a qualcosa, pregavo di diventare più coraggioso. Pregavo per avere il coraggio di vivere.

Ora non lo faccio più, ma non mi sono semplicemente rassegnato alla mia paura.

Continuo ad essere vigliacco e pauroso, ma dico chiaro e tondo che è ora di smettere di essere paurosi, e che il fatto che non abbiamo il coltello dalla parte del manico non è un buon motivo per arrendersi alle proprie paure.

Anche perché, se il coltello dalla parte del manico ce l’ha sempre qualcun altro, è perché non abbiamo mai avuto il coraggio di afferrargli la mano e farglielo cadere.

Ho sentito che vogliono intitolare una strada a Craxi. Lo facciano pure. Il nome delle strade è un valore irrilevante. Si potrebbe chiamare una strada con il nome di Via delle Sozzerie Infami o Via delle Fetenti Immondizie Marce (preferibilmente a Napoli) e la vita degli italiani non ne verrebbe cambiata di una virgola.

Anzi, sarei favorevole al fatto di chiamarla con il nome del “grande statista”.

Un monumento alla vigliaccheria furba degli italiani.

Craxi è uno che, dopo  aver fatto i suoi porci comodi, è scappato all’estero per non dover affrontare i tribunali. Un’ammissione di colpevolezza ma soprattutto un’assoluta vigliaccheria degna di tutti gli stereotipi di cui noi italiani siamo tanto bravi a lamentarci, ma mai a dimostrarne la falsità, confermata dagli eventi storici.

Anzi, facciamo un monumento a Bettino Craxi e ci scriviamo sotto: “al più luminoso esempio di un popolo di vigliacchi furbastri voltagabbana banderuole che elogia la propria vigliaccheria come se fosse solo buon senso”. Che ne dite?

Oppure vogliamo cominciare a dire che è ora, anche per gli italiani, di affrontare con coraggio tutto ciò e tutti coloro che fanno loro tanta paura?

E ve lo dice questo grandissimo vigliacco pauroso cagasotto, omone omo, grande grosso e fortissimo per niente, che sono io…..

 

 
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