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Il mito dela Genesi: prima parte

Post n°212 pubblicato il 01 Marzo 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Ecco il primo messaggio che esplica pienamente la mia trattazione nel forum ufologico. Poiché sono stato immediatamente frainteso e attaccato (da un cattolico, naturalmente, convinto di essere una persona molto "aperta" di mentalità), ho dovuto fare una trattazione sistematica del mito della Genesi, imparando molte cose di cui non sapevo, o accorgendomene nella rilettura del libro in questione.

Riporto i messaggi così come li ho scritti nel forum, con i dovuti completamenti successivi e... con una sorpresina finale, di cui dò già un'anticipazione: vi siete mai chiesti perché Eva è stata tratta proprio dalla costola di Adamo? Beh, non potrete immaginare la risposta.... sempre che non ne siete già informati.

Cominciamo dunque:

Ok, ricomincio da capo e cerco di completare le argomentazioni che avevo lanciato all’inizio, con il mio primo messaggio su questa discussione.
Cercherò di non lasciarmi distrarre da inezie e interventi inopportuni, a cui risponderò solo a fine trattazione.
Permettetemi di riepilogare brevemente ciò che ho già detto, e di completarlo.
Questa discussione ha per oggetto in cosa consisteva il “frutto proibito” del racconto della Genesi, e il suo eventuale significato “spirituale”, e quindi, se direttamente riguarda un particolare specifico del libro della Genesi, indirettamente poi riguarda il significato generale della Genesi, dato che il frutto proibito del giardino dell’Eden è solo un particolare del mito biblico della Creazione.
La Genesi, appunto, perché in greco genesis significa “creazione”, “origine”, “nascita”. È il libro che, primo fra tutti i libri della Bibbia, racconta come sono iniziate tutte le cose, e perché il mondo e l’uomo sono fatti in un certo modo piuttosto che in un altro.
Parlare della Genesi, in particolare come in questo caso, o in generale, significa fare dell’esegesi biblica, cioè cercare di interpretare i significati dell’opera biblica.
Non c’è alcun dubbio che sia così, sempre che si voglia trattare la cosa seriamente.
E per interpretare le Sacre Scritture, bisogna avere un minimo di cultura e conoscenza dell’argomento, e un minimo di onesta riflessione.
C’è gente che legge i libri senza capirli, e attribuendogli significati arbitrari nati per metà dalla sua ignoranza, per l’altra metà dalla sua fantasia.
In particolar modo i testi religiosi. Sotto questo punto di vista, bisogna denunciare soprattutto due piaghe molto gravi, che riguardano i testi religiosi:
1) Oggi l’ignoranza religiosa è spaventosamente diffusa, e di fatto nessuno sa niente di ciò che riguarda le religioni. Non solo quelle degli altri, ma addirittura la propria.
Una cosa ingiustificabile, dato che solo gli atei e gli agnostici hanno diritto di non interessarsi di questioni religiose, mentre chiunque dice di professare una religione, o perlomeno si pone in una prospettiva anche spirituale e non unicamente materialistica, ha il dovere di conoscere almeno qualcosa dei problemi fondamentali della religione.
Capita sovente di incontrare per esempio cattolici o cristiani di altre fedi, ma soprattutto penso cattolici, che non conoscono i dogmi della propria fede, non conoscono la Bibbia, non conoscono la teologia.
Vi faccio un esempio: provate a chiedere a un cattolico se sa che cos’è l’Immacolata Concezione: vi risponderà che è il parto verginale di Maria, mentre in realtà è il dogma secondo cui Maria, per essere Madre di Dio, doveva essere stata concepita “senza peccato originale”, quindi pura come lo era Eva prima del peccato originale.
In realtà, molte persone che dicono di credere in Dio lo dicono tanto per dire qualcosa, perché non sanno neanche loro in cosa credere, ma mi domando se si siano mai poste dei problemi nella loro vita al riguardo.
2) Oggi imperversano coloro che leggono alla lettera la Bibbia, o attribuendogli significati arbitrari (cosa che hanno fatto anche le gerarchie delle varie Chiese, notoriamente), e guardano come ad acerrimi nemici coloro che invece, molto più razionalmente e scientificamente, cercano di leggere i testi religiosi, siano essi biblici o meno, inquadrandoli nel loro contesto storico, linguistico e culturale, poiché è solo quello che ti fa capire il vero significato di ciò che c’è scritto, e non il significato arbitrario di chi si basa sui propri pregiudizi personali e su una pessima traduzione, per interpretare i testi biblici.
I creazionisti sono forse la branca più nota di questa folta schiera, che trova seguaci soprattutto negli Stati Uniti, che essendo un paese soprattutto evangelico, mastica versetti biblici da sempre nella sua cultura, ma molto spesso non vi accompagna la cultura necessaria per comprenderne il significato.
Detto questo, comincio l’analisi dell’argomento trattato qui, che è essenzialmente biblico, e non altro.
La Genesi è un mito della Creazione, come ce ne sono tanti a questo mondo. Ogni popolo antico o cosiddetto “primitivo” (oggi invece si parla di “società primarie”, per evitare ogni significato razzistico in termini che devono essere solo scientifici) ha un mito della Creazione, un mito che spiega l’origine delle cose e l’ordine divino che vi sta dietro.
Ma le Chiese cristiane, innanzitutto quella cattolica e ortodossa, e poi quelle evangeliche, l’hanno interpretata non alla luce dell’epoca in cui è stata scritta (non avrebbero potuto farlo, dato che fino a un paio di secoli fa, non esisteva la critica storica, e si conosceva molto di meno del nostro passato), bensì alla luce della dottrina cristiana, per far cercare di combaciare il Dio della Genesi con il Dio del Vangelo.
Infatti la Bibbia è stata scritta in diverse epoche. I primi cinque libri, il Pentateuco, sono i più antichi e vengono da un’epoca risalente a molti secoli prima di Cristo.
Gli altri libri si sono succeduti nei secoli seguenti, fino al Nuovo Testamento, man mano che la società ebraica e la sua religione si evolvevano.
Mosé pare sia vissuto intorno al XIII o XII secolo avanti Cristo…. Più di mille anni prima del fondatore del Cristianesimo, dunque, quando la società e la religione ebraica erano molto diverse da quella in cui nacque, crebbe e predicò il Messia.

Io non sono un esperto di Ebraismo, ma so che determinati dogmi si sono formati con il tempo, e non sono nati subito, all’età di Mosé, sulla cui storicità poi c’è anche un ampio dibattito. In fin dei conti, anche il Cristianesimo si è formato ed evolto nei secoli, come qualsiasi altra religione. La storia è cambiamento, ricordiamoci…. Altrimenti non ci sarebbe nessuna storia da raccontare!
Queste cose è importante saperle, e qualsiasi studioso serio della Bibbia, non prevenuto e intellettualmente onesto, ve lo confermerebbe, sia esso cristiano, ebreo, musulmano, ateo, agnostico o quant’altro mai.
Ora però rivediamo come tradizionalmente le Chiese cristiane ci hanno presentato il mito della Creazione e cosa di fatto ci dice il libro della Genesi, e notiamone le enormi discrepanze.
Cominciamo da ciò che dice la tradizionale teologia cristiana.
A catechismo (se qualcuno di voi c’è stato), ci hanno insegnato che all’inizio dei tempi, Dio ha creato l’universo intero, visibile e invisibile (e per “invisibile” intendo il mondo spirituale, dove ci sono i tre regni ultraterreni: Paradiso, Inferno e Purgatorio). L’ha creato dal nulla assoluto, poiché non c’è nessuna realtà che sia esclusa da Dio, e tutto proviene dalla sua volontà. Ma siccome per la teologia cristiana, che non è panteista, Dio non può aver creato l’universo dalla propria sostanza, deve averlo creato “ex nihilo”, dal nulla, tramite la sua volontà e la sua sapienza, identificata con il Verbo, la Parola di Dio, che è poi nella teologia cristiana la persona divina incarnata in Gesù Cristo. Quindi per la teologia cristiana prima dell’universo esisteva solo Dio, da sempre.
Dio, per la teologia cristiana, ha creato innanzitutto gli Angeli, con Lucifero che era il più grande di tutti, e poi il mondo fisico, terra e cielo, e vi ha posto il Giardino dell’Eden in una zona che si suppone essere fra l’Iraq e la Palestina, per porvi la prima coppia umana: Adamo ed Eva, i cui nomi significano rispettivamente Fango e Vita.
Poi Lucifero si è ribellato per superbia, poiché voleva essere uguale a Dio, e ha iniziato una guerra contro Dio nei cieli. L’arcangelo Michele e la sua fazione, che combattevano in difesa della supremazia di Dio, ottengono la vittoria e scaraventano Lucifero giù dal cielo nell’inferno, e così Lucifero, esiliato nell’inferno e ridotto a estendere il suo dominio solo alla Terra, decide di rompere le uova nel paniere a Dio in tutti i modi.
Secondo la teologia cristiana, Adamo ed Eva, quando furono posti nell’Eden, erano “senza peccato”, puri e perfetti, e destinati a una vita immortale, priva di fatiche e dolori.
A loro era stato dato ogni potere sulla Terra, e loro e i loro discendenti avrebbero dovuto popolarla e governarla con saggezza e giustizia, sotto il comando e la protezione di Dio.
Solo una cosa era stata loro proibita: mangiare del frutto dell’albero della “conoscenza del bene e del male”, perché se l’avessero fatto “sarebbero morti”.
Le chiese cristiane dicono che quando Dio aveva detto questo ad Adamo ed Eva, significava che essi sarebbero “morti spiritualmente”, cioè sarebbero diventati peccatori, perché il peccato è la morte dell’anima, e l’anima vale più del corpo, per la teologia cristiana. Loro lo spiegano in questo modo.
Ma Lucifero pensa bene di assumere la forma del serpente, simbolo di inganno e menzogna, e dice ad Adamo ed Eva che Dio mente e che se mangeranno il frutto proibito, essi non moriranno affatto e diventeranno simili a Dio, in grado di distinguere il bene dal male.
Adamo ed Eva cadono nel tranello e mangiano il frutto proibito. Cosa sia il frutto, non è dato saperlo e alle Chiese sembra che non importi molto: può darsi che sia stato davvero un frutto come il dattero o il fico (sicuramente però non la mela, che non era coltivata in Palestina al tempo in cui fu scritta la Genesi), può darsi che fosse un simbolo. Per le Chiese cristiane non è importante cosa sia, conta solo la disubbidienza dei progenitori dell’umanità. Potrebbe essere stato anche un gamberetto o un ombrello, ciò che conta è che essi hanno disubbidito, e questo ha separato l’uomo da Dio e dallo stato di grazia che gli era stato donato.
Certamente però nessuna Chiesa, a parte forse qualche Chiesa evangelica molto dissidente, insegna che il “frutto proibito” sarebbe stato in realtà il sesso.
Solo alcuni singoli credenti lo pensano, ma senza l’approvazione delle loro Chiese.
Per esempio, la famosa veggente Maria Valtorta, nella sua presunta Vita di Gesù, che affermava di vedere tutti i momenti della vita del Messia in visioni concessegli da Gesù stesso, afferma quest’idea, che per fortuna la Chiesa Cattolica non ha mai seguito, che io sappia…. (non che per questo la Chiesa Cattolica sia meno sessuofobia, per questo).

Ma non siate severi con la Valtorta, che passò la sua vita dentro un letto, molto malata, e senza potersi minimamente godere la vita. 

Adamo ed Eva mangiano il frutto e peccano, e improvvisamente si accorgono di “essere nudi”, per cui si fanno delle vesti improvvisate con le foglie dei fichi, perché si vergognano di essere tali.
Anche qui le Chiese vi vedono una metafora delle conseguenze del peccato. Adamo ed Eva si vergognano di essere peccatori, e cercano di nascondere le loro nudità a Dio.
Ma è davvero così?
Dio si incollera con la coppia dei progenitori, e li scaccia dal Giardino dell’Eden, affinché non mangino anche dell’albero della vita, un altro albero proibito, che però non dona la conoscenza del bene e del male, ma l’immortalità fisica.
Dio predice ad Adamo ed Eva una vita di sofferenze fuori dall’Eden: fatica e dolore nel lavoro dei campi per Adamo, sofferenze per il parto per Eva, e così per tutti i loro discendenti, e alla fine la morte per ciascuno di loro.
Le Chiese cristiane insegnano tutte che questo sarebbe stato il cosiddetto “peccato originale”, il primo peccato che ha inquinato la natura umana, rendendola imperfetta ed esposta al male, mentre prima era pura e innocente, assolutamente perfetta.
Tutti noi, per le Chiese, siamo portatori delle conseguenze di tale peccato originale, più o meno come una malattia ereditaria incurabile. Di fatto, saremmo tutti peccatori solo perché lo sono stati i nostri progenitori. Poco importa che agli occhi della logica e del più elementare buon senso, questa appaia una mostruosa ingiustizia. Le Chiese se la scampano con il solito ritornello, quello che usano di fronte a ogni problema teologico: sono i misteri del disegno di Dio! Punto.


Per loro, se l'uomo non è perfetto, se commette errori, è perché ha commesso il peccato originale. Poco importa che non si accorgano della contraddizione insita in questo concetto: se prima del peccato originale Adamo ed Eva erano puri e perfetti, come avevano potuto fare l'errore di disobbedire? Forse non erano così perfetti come si vuole fare credere? Le Chiese se la cavano dicendo che era tutta colpa del Diavolo, che rovinava tutto. Non certo di difetti di fabbricazione nella creazione di Dio.

Le Chiese insegnano che Gesù Cristo è stato inviato sulla Terra per questo: per mondare l’umanità dalle conseguenze del peccato. Perlomeno le conseguenze spirituali, dato che senza la redenzione di Cristo, l’intera umanità non avrebbe potuto più raggiungere Dio dopo la morte fisica, e tutte le anime sarebbero andate perse nella “morte seconda”, cioè l’inferno, la notte eterna dell’anima.

Certo, poi le imperfezioni dell'uomo ci sono tutte quante e ci restano, ma se il peccatore invoca Gesù e chiede perdono in suo nome, avrà la salvezza, anche se resta in fin dei conti l'uomo di sempre, appena appena un po' più "buono".

Alla fine del mondo, l’umanità, perlomeno quella che ha cercato di tornare a Dio tramite Cristo, potrà risorgere in un nuovo Eden, e godere appieno di ciò che la prima coppia ha perduto, mangiando anche del frutto dell’albero della vita che dona l’immortalità. L’albero della vita ovviamente, per le Chiese, è una metafora della potenza redentrice e ri-creatrice di Dio.
La redenzione di Cristo come Uomo-Dio non avrebbe senso senza la dottrina del peccato originale, e i due dogmi sono profondamente legati, poiché l’una non esisterebbe senza l’altra.
Questo quanto insegnano le Chiese.
Ma leggendo il testo biblico così come ci si presenta, cercando di inquadrarlo nel suo contesto storico e alla luce della storia delle religioni, cioè vedendolo come un mito delle origini proveniente da un popolo di semplici pastori semitici, di più di tre millenni fa, sotto l’influenza delle grandi civiltà sumerica, assiro-babilonese ed egiziana, e provando a leggerlo cercando di non tenere conto di quello che ci hanno insegnato a catechismo, ma come se lo leggessimo la prima volta…. È davvero quello che vi troviamo?
Siccome l’argomento è lungo da trattare e mi sono già dilungato molto, concludo il post qui e continuerò la questione nel prossimo.
Grazie della pazienza, per chi mi ha letto fin qui.

 
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