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I Tre Giorni della Merla

Post n°200 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da Terpetrus

Oggi è il secondo giorno dei cosiddetti Tre Giorni della Merla, considerati tradizionalmente i tre giorni più freddi dell’anno.

 

Essi sono i tre ultimi giorni di gennaio.

Perché venissero chiamati i Tre Giorni della Merla non lo sapevo neanche io fino a qualche anno fa. Non lo sapeva nessuno, sembrava.

Un bel giorno mia madre sta guardando una trasmissione in tivù e una scema che evidentemente parlava di antiche tradizioni, dice: «Perché i Tre Giorni della Merla si chiamano i Tre Giorni della Merla? Beh, perché si sono sempre chiamati così…..». Ennesima dimostrazione che la televisione è infestata da cretini che fanno trasmissioni cretine….

Mia madre s’incazza e sinceramente m’incazzo anche io perché penso che sia proprio una presa per il culo far finta di saperne più degli altri mentre invece navighiamo tutti indistintamente nella buia notte dell’ignoranza….

Allora finalmente mi decido e digito su Google “giorni della merla”. Mi appare SUBITO la spiegazione del misterioso nome dei fatidici ultimi tre giorni di gennaio!

I Tre Giorni della Merla derivano il loro nome da un’antica leggenda popolare veneta, presumibilmente del Polesine….

Secondo la leggenda, un tempo i merli erano tutti bianchi, non neri.

Un giorno d’inverno che faceva particolarmente freddo, una merla bianca si rifugiò dentro un caminetto, per poter stare al calduccio. Faceva così tanto freddo, che ne uscì solo dopo tre giorni, e solo allora si accorse di essere diventata tutta nera di fuliggine.

Rimase sempre nera, lei e tutti i suoi discendenti, e così i merli divennero tutti neri, anziché bianchi. Da allora quei tre giorni freddissimi furono chiamati i Tre Giorni della Merla, gli ultimi tre giorni di gennaio.

Io posso dire solo questo: è incredibile come il folklore popolare del Nord-Est, in un’area che va, diciamo grossomodo, dalle Valli Ferraresi a sud, al Lago di Garda ad ovest, alle Dolomiti a Nord, e a Venezia ad est, abbia generato un tale bagaglio di leggende che hanno avuto una propagazione anche aldilà dell’area veneta, come intendo dimostrare in altri post, e come ho già dimostrato, nel caso di Lovecraft e del suo viaggio in Polesine.

Au revoir a giorni più caldi…..

 

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