« Il mito dela Genesi: prima parteIl mito della Genesi: te... »

Il mito della Genesi: seconda parte

Post n°213 pubblicato il 02 Marzo 2010 da Terpetrus

Rieccomi qua. Proseguo la trattazione che avevo cominciato a sviscerare nel precedente lungo post.
Prima di entrare nel vivo del discorso, voglio precisare un paio di cose.
Innanzitutto, devo dire che anche se la discussione verte sulla questione del frutto proibito dell’Eden, è importante cercare di analizzare tutto il racconto della Creazione, o almeno gli elementi essenziali di essi, per poterne capire appieno il significato dei particolari.
Perciò cercherò di analizzare diversi passi della Genesi, e solo alla fine arriverò alla questione del frutto proibito, e dell’episodio ad esso legato.
Inoltre, ritengo importante far notare come nel precedente post non ci sia quasi niente che sia frutto delle mie opinioni personali, ma solo dati e conoscenze che chiunque può reperire per conto proprio, e che io ho tratto molto semplicemente dalle mie conoscenze di storia e di teologia.
Questo per far capire che ci tengo a far sì che le mie tesi abbiano un minimo di attendibilità, e che le fonti possano essere controllate da chiunque.
Troppo spesso in questo ambiente vagano discorsi che non si capisce da dove vengono e chi li avrebbe formulati per la prima volta.
Un’altra cosa, che apparentemente può sembrare irrilevante sul momento, ma che vedremo essere molto importante nella trattazione, è l’importanza del tenere a mente quali sono le origini della teologia cristiana.
Forse qualcuno potrà pensare che i dogmi fondamentali della teologia cristiana siano venuti semplicemente dalla cultura ebraica e dai testi del Nuovo Testamento.
Non è affatto così. Molti dogmi e dottrine hanno tratto ispirazione e derivazione dai concetti e dalle dottrine della filosofia greca, che era assai diversa dal pensiero religioso ebreo e medio-orientale.e semitico in genere.
Perché? Semplicemente perché i Padri della Chiesa, cioè i primi studiosi cristiani, che hanno elaborato per primi la dottrina cristiana, non erano ebrei, ma in massima parte pagani convertiti al Cristianesimo, o figli di convertiti non-ebrei.
Essi dunque erano o greci o non-ebrei ellenizzati, dato che a quel tempo la cultura ellenica era la più diffusa e importante, grazie prima alla colonizzazione greca del Mediterraneo, poi delle conquiste di Alessandro, e infine dell’Impero Romano, dato che Roma si ellenizzò enormemente, diffondendo poi tale cultura nelle sue province; e la lingua sacra della Chiesa, sia orientale che occidentale, fu per i primi due secoli solo il greco, non il latino, come è avvenuto nella Chiesa Cattolica in seguito. E infatti, le Chiese Ortodosse hanno in gran parte una cultura di tipo ellenico.
L’influenza della filosofia e del pensiero greco, ha fatto in modo che nella dottrina cristiana si infiltrassero concetti e dogmi estranei alle sue radici ebraiche, concetti piuttosto astratti, che hanno poi influenzato anche l’interpretazione delle Sacre Scritture.
Alcuni teologi predicano una “deellenizzazione” della teologia cristiana, dato che i concetti di derivazione greca non sarebbero necessari alla dottrina cristiana, e siccome il Cristianesimo non è una filosofia, bensì una religione, certe dottrine potrebbero essere sostituite da una filosofia nuova, più adatta ai tempi moderni.
Di fatto, è importante operare questa “deellenizzazione” del pensiero anche leggendo la Genesi, sfrondandosi dai concetti astratti che abbiamo ereditato dalla cultura greca (e dalla sua figlia, la cultura occidentale moderna, dato che la civiltà occidentale deriva da quella greca), per vedere questo libro nella sua nuda concretezza e materialità (eh sì…. Lo so che scandalizzerò qualcuno! Ma chi ha detto che la religiosità deve essere fatta solo di simboli astratti?)
Ma cominciamo allora con l’analisi dei versetti della Genesi, iniziando proprio dai primi:

In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!».
E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.
E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».
Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento.
E così avvenne.

Dio chiamò il firmamento cielo.
E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto».
E così avvenne.
Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare.
E Dio vide che era cosa buona.


Vediamo subito qui che cominciano i problemi e gli enigmi.
La prima frase sembra dire esplicitamente “in principio Dio creò il cielo e la terra”.
Qualcuno mi ha rimproverato di avere “dimenticato” tale frase, e credo anche di essere stato accusato di una certa “furberia”… pazienza.
La verità è che ho corso troppo e sono passato di palo in frasca. Mi sono accorto solo allora che dovevo essere più approfondito nelle mie enunciazioni, o rischiavo un fraintendimento notevole.
La frase non specifica se prima di questo atto creativo esistesse qualcosa. Semplicemente, non lo prende in considerazione. Non lo afferma, ma nemmeno lo nega.
Niente di strano. È così per altri miti cosmogonici.
Nota: “cosmogonico” significa tutto quello che riguarda il momento della creazione del mondo.
Tali miti cominciano dicendo che esisteva “qualcosa” al “principio” dell’universo, ma non sono mai espliciti riguardo il fatto se prima non c’era nient’altro, o se invece può esserci stato, che so, un altro mondo.
Anche Esiodo, l’autore greco che raccontò dei miti cosmogonici ellenici o anche pre-ellenici nella sua opera Le Opere e i Giorni, comincia così: “all’inizio, si generò il Caos”.
Ma da dove si sia originato, non lo dice.
Quindi già la prima frase è ambigua, e chi crede che sia “ovvio” che s’intenda dire implicitamente che non esisteva niente, è semplicemente condizionato a pensarla così, perché nessuno gli ha mai suggerito la possibilità contraria.
Se una cosa non viene detta, semplicemente non viene detta. Che poi tale cosa sia implicita, se nelle altre frasi non c’è niente che permetta di farne delle deduzioni logiche, allora volerla dedurre è un’interpretazione arbitraria, non una certezza. Può essere accettata o rifiutata a seconda del soggetto.
Il fatto è che i miti sono sempre ambigui, perché non sono produzione della logica, che si preoccupa di essere sempre chiara ed esente da contraddizioni, bensì sono prodotti dal sentimento, dalla fantasia, dalla tradizione e dai fatti concreti della vita, che con l’ambiguità ci sono sempre andati tutti quanti a nozze…
Ma proseguiamo.
Dopo questa frase iniziale, si dice che “la terra era informe e deserta” e “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”.
Le acque? E quando le ha create, le acque? Prima o dopo il cielo e la terra? O forse NON le ha create lui?
Già, perché proseguendo, ci accorgiamo di altre cose che sul momento appaiono poco chiare…
Dio crea la luce, e a dire il vero, guarda caso, se chiedete a qualcuno qual è la prima cosa che Dio ha creato, vi risponderà “la luce” e non “il cielo e la terra”.
Dio dopo aver creato la luce, la separa dalle tenebre, e chiama la prima giorno e le seconde notte….nasce così il primo giorno della Creazione.
Lo strano è che il Signor Dio ha creato il giorno senza aver prima creato il sole…. Quello lo creerà il terzo giorno, assieme alla luna e a tutte le stelle del firmamento, allo scopo di “illuminare la terra”.
Ma non bastava già la luce di per sé? Sì, probabilmente sì, dato che pare che gli antichi mediorientali credevano che il sole non fosse la causa diretta della luce del giorno, bensì semplicemente il suo accompagnatore. Di fatto, viene detto in seguito che il sole e la luna sono “regolatori” del giorno e della notte (contraddicendo la realtà dei fatti, dato che la luna compare anche di giorno).
Se ne deduce qui che il racconto della Genesi appare segnato da una logica vaga, zoppicante, contraddittoria… e come si fa a dare un significato preciso e definitivo a un testo che di per sé è vago e ambiguo, come ogni testo mitico?
Il volerne dedurre dei dogmi risulta già un’operazione di per sé improponibile.
Non è forse che semplicemente la teologia cristiana prima si è inventata i dogmi e poi li ha applicati al mito biblico?
Ma proseguiamo:
sempre durante il primo giorno della Creazione, il Signor Dio, dopo aver creato il giorno e la notte, “separa le acque”. E separa le acque che stanno SOTTO il firmamento da quelle che stanno SOPRA il firmamento, e il firmamento lo chiama “cielo”!!!!
Un momento, un momento, un momento…. Cosa è questa storia? Non si era detto che il cielo l’aveva creato all’inizio, assieme alla terra? L’ha ricreato di nuovo, perché la prima volta non gli era venuto bene? O forse non è vero che Dio ha creato per primi il cielo e la terra, ma appunto la luce?
E poi, cos’è questa storia delle acque che stanno sopra il cielo? Ci sono acque lassù? C’è un altro oceano nel cielo? Forse perché è azzurro, gli antichi ebrei pensavano che il cielo fosse fatto di un grande oceano?
Già, qua bisogna cercare di capirsi meglio….
Forse, quel “in principio Dio creò il cielo e la terra” è solo un prologo, una frase d’inizio che annuncia tutto il racconto.
Molti scrittori cominciano così.
Provate a immaginare un racconto che comincia così: “Quel giorno, Festa della Mamma, la Vispa Teresa picchiò selvaggiamente sua madre con un bastone, perché non voleva lasciarla andare a caccia di farfalle….” Dopodiché lo scrittore comincia a narrare come si è svolta la vicenda, fino alla sua drammatica conclusione.
Non vi sembrerebbe naturale che forse l’autore della Genesi abbia voluto cominciare col dire: “adesso vi racconto come Dio ha creato il cielo e la terra”?
Ciò spiegherebbe appunto perché il cielo non sia la prima cosa creata.
E che dire poi di questa faccenda delle acque?
Lo spirito di Dio aleggia sulle acque, ma non sulla terra… perché? Gli piaceva stare al mare, e odiava la terraferma?
O piuttosto era perché di fatto la terra come la intendiamo noi non esisteva, e c’era solo un abisso di acque buie, dove la terra era ridotta solo ad un ammasso di fango vagante?
Sembrerebbe proprio così, in effetti, dato che dopo aver separato le acque sub-celesti dalle acque super-celesti, il Signor Dio pensa bene di separare poi le acque sub-celesti dall’asciutto, chiamando poi le prime “mare” e il secondo “terra”.
Già, la terra…. La terra che prima era “informe e deserta”, mescolata con le acque dell’abisso. Adesso invece è qualcosa di stabile, di compiuto….
Il Signor Dio “l’ha creata”, cioè l’ha formata dalla massa di fango amorfa e senza vita che era prima, ma non c’è scritto da nessuna parte che sia stato lui a crearla, la massa di fango che all’inizio veniva pietosamente chiamata “terra”.
Dunque Dio non ha creato il cielo e la terra dal niente, ma da una materia preesistente?
Sembra proprio di sì: sembra che l’abbia creata dall’acqua, dall’Abisso di acque buie che riempivano un cosmo amorfo, oscuro e privo di vita. E infatti da nessuna parte del racconto biblico, si dice che Dio abbia creato l’acqua. Sembra proprio l’unica cosa che il Signor Dio non abbia creato, o anche l’aria, altro elemento vago e amorfo.
Filone d’Alessandria, molti secoli dopo, ebreo ellenizzato vissuto nel I secolo a.C, e studioso della filosofia greca, ha pensato che l’idea di una sostanza amorfa preesistente all’universo, che il Signor Dio aveva utilizzato per dare forma al mondo, ma non aveva creato lui, fosse un modo per limitare il rigido monoteismo in cui l’Ebraismo voleva mantenersi, e immaginò che fosse “implicito” che prima della creazione del cielo e della terra, il Signor Dio avesse creato l’Abisso di acque amorfe dal nulla.
Ma “essere” e “nulla” sono concetti della metafisica greca, dai tempi di Parmenide di Elea, il primo dei grandi pensatori greci che si chiese cosa fosse l’Essere e cosa fosse il Nulla. Nella Bibbia, non si parla mai di concetti astratti filosofici, ma solo di eventi di origine divina, o di comandamenti divini, senza che si dia loro un significato filosofico.
Dunque, Essere e Nulla NON sono concetti religiosi, in quanto sono concetti logico-astratti, completamente estranei alla cultura religiosa del Medio Oriente antico.
L’idea che Dio abbia creato le cose dal nulla dunque non è un’idea ebraica, ma ellenica, e non è nemmeno un’idea cristiana, dato che non c’è alcun passo del Nuovo Testamento che dica che “Dio ha creato le cose dal nulla”.
Ma allora, da dove viene questa idea che il Signor Dio ha creato tutto dall’Abisso primigenio di acque buie?
Beh… cosa ci dice la leggenda riguardo la prima origine degli Ebrei? Cosa ci dice la Genesi al riguardo? Non sta forse scritto nella Genesi che Abramo venne da Ur dei Caldei, circa nel XVIII secolo a.C.?
Oh, sì, è una leggenda…. Non si è sicuri che sia vero… ma neanche falso. Potrebbe benissimo darsi che la prima origine degli Ebrei sia posta là, e che Abramo sia davvero il primo patriarca ebreo, giunto da quella città in Palestina. Certo, la Genesi non è un testo storico nel senso moderno del termine, ma neanche anti-storico e completamente mitico. Una traccia di eventi storici c’è sicuramente, anche se è difficile stabilire in che misura.
Ma Ur era una delle più importanti città dei Sumeri, un popolo di cui non si parla mai nella Bibbia, e che pure sembra aver segnato con la sua cultura il libro della Genesi, basti pensare al racconto del Diluvio, che assomiglia molto a quello del re sumero Ziusudra, che come Noé scampò al Diluvio.
E cosa ci dicono i Sumeri della creazione del mondo?
Essi credevano che in origine esistesse solo un abisso infinito di acque buie, senza limiti, chiamato Apsu, che significa appunto Abisso. Da notare che la radice “ap” in indoeuropeo significa appunto “acqua”, e non è un caso che anche i Polinesiani, che sembrano avere originari legami culturali con l’Asia e il Mediterraneo, dicono anche loro che in origine l’universo è stato tratto da un abisso infinito di acque chiamato…. Po.
E a questo riguardo, ci sarebbero da fare innumerevoli accostamenti e paragoni, ma purtroppo li rimando ad altri post. Basti pensare che anche il fiume italiano Po prende il nome dalla stessa radice, come dimostra il Dio delle Acque Sotterranee di Abano Terme, presso Padova (anche lì, è sempre la stessa radice che gli ha dato il nome). Esso si chiamava “Aponus”. La somiglianza con l’Apsu è evidente.
Comunque, i Sumeri credevano che origine di tutte le cose fosse l’Apsu, l’Abisso di acque dolci che si stende in profondità nel sottosuolo e in alto sopra i cieli, all’infinito. In pratica, credevano che l’universo mondo fosse una sorta di bolla sospesa in un oceano infinito che si stendeva in tutte le direzioni, come lo spazio cosmico.
Il Dio Creatore dei Babilonesi, la cui cultura derivava in parte da quella sumerica, in particolar modo religiosa, credeva che il Dio Creatore, Marduk, il corrispondente del nostro Giove, avesse creato l’universo dal corpo di una Dea-Mostro, Tiamat, personificazione dell’Abisso, che prima di lui dominava incontrastata nell’Apsu.
La via più breve per raggiungere l’Apsu dalla terra, è penetrare nell’abisso di acque sotterranee, di cui Enki (il cui nome significa Signore della Terra) è il Dio.
Enki, oltre che Dio dell’Abisso, è anche Dio della Sapienza, in quanto conoscitore degli infiniti spazi acquei oltre il mondo. È lui che fa scaturire i fiumi e le fonti di acqua dolce dal sottosuolo, e quindi è anche Dio dei Fiumi. Da notare che nelle religioni antiche, il serpente, lungi dall’essere solo simbolo di inganno e tradimento, è anche il simbolo dei fiumi, in quanto essi strisciano sulla terra come serpenti, e hanno il colore e le tinte dei serpenti, oltre che scaturire da tane sotterranee, come serpenti.
Presso i Pelasgi e i Baschi, antichi popoli pre-indoeuropei, gli uni estinti e vissuti in Grecia e nell’Egeo, i secondi ancora presenti sui Pirenei, la Dea suprema dell’universo aveva per sposo un Dio-Serpente la cui sede era la terra per i Pelasgi, e il mare per i baschi.
Ma torneremo forse anche su questo.
A questo punto forse qualcuno avrà già capito dove voglio andare a parare….
Chi era dunque in realtà il Serpente dell’Eden, che sapeva parlare e ragionare come gli uomini?
È possibile che gli Ebrei, provenendo dalla lontana Ur, abbiano portato dunque con sé non solo e chiaramente il mito dell’Abisso originario di acque, ma anche l’eco dell’immagine di un Dio astuto e sapiente ad esso legato, che era simboleggiato dal serpente?
Un Dio in cui acqua, conoscenza e spazio cosmico sono associati in un’unica immagine….
Per il momento mi fermo qui, per non sovraccaricarvi.

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Terpetrus/trackback.php?msg=8501280

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

mulo43giuseppe.lopresti85r.minettigoodbike2008Tony_Asdanthonymaricondasimone_bartolonitet.dentalStefanoFranceschettokryme0Jhudasclaudio.nigrisgianni.5176marco90_sacredriccardo.boesso
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963