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Il mito della Genesi: terza parte

Post n°214 pubblicato il 03 Marzo 2010 da Terpetrus

In questo post ho cercato, a dire il vero abbastanza goffamente, devo dire, di analizzare meglio "chi è" il Dio della Genesi, con risultati senz'altro poco approvabili dalle religioni monoteistiche che in quel Dio credono.

Dato che questo messaggio è stato inizialmente scritto in un altro forum, ci sono allusioni che non capirete, e vi lasceranno confusi, forse. L'impianto logico però rimane sostanzialmente comprensibile.

Ecco qua:

Proseguiamo con le nostre elucubrazioni bibliche.
Nel precedente post ho analizzato i primi versetti della Genesi, e ho mostrato come in essa non ci sia alcuna traccia di una dottrina della Creazione dal nulla da parte di Dio, ma di una Creazione intesa come formazione del cielo e della terra da un abisso acqueo.
Ora vediamo come tale Creazione procede, e all’uopo riferisco cosa è successo in seguito ai primi due giorni, in cui vengono creati prima la luce, il giorno e la notte, poi il cielo e infine il mare e la terra nel terzo giorno.
Riparto da dove avevo finito, il versetto 10. Nel versetto 11 vediamo che le opere del terzo giorno non sono ancora concluse:

E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie».
E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie.
Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte: servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni, e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra».
E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno, la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre.
E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie.
E Dio vide che era cosa buona.
Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, gli uccelli si moltiplichino sulla terra».
E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie».
E così avvenne.
Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie.
E Dio vide che era cosa buona.

E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Dio creò l’uomo a sua immagine:
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
E Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde».
E così avvenne.
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
E fu sera e fu mattina: sesto giorno.


Così, dopo questa serie di versetti vediamo che:
Il terzo giorno Dio crea, dopo il mare e la terra, tutte le piante che crescono sulla terra stessa.
Il quarto giorno crea il sole, la luna e le stelle, e questo ci appare decisamente strano: perché prima crea il giorno, la notte, il cielo nel primo giorno, poi, dopo aver creato la terra e il mare nel terzo, decide poi di popolare la terra di piante?
Si nota già una discrepanza, una illogicità dell’agire di Dio. Non sarebbe stato più logico e coerente creare, subito dopo il cielo, anche gli astri? Inoltre si dice nei versetti che gli astri sono stati creati per separare il giorno dalla notte, e per regolare il tempo.
Sembrerebbe quasi che Dio, dopo aver separato il giorno dalla notte, sentisse il bisogno di affidare poi il compito di mantenerli separati a qualcun altro.
Ma la stranezza della sua azione continua.
Forse accortosi che non aveva molto senso pensare prima alla terra e poi al cielo, nel quinto giorno crea prima le creature marine, e logicamente, perché le acque dell’abisso primigenio erano state la prima sostanza del mondo, poi le creature del cielo, gli uccelli, perché il cielo era stato creato prima della terra.
E per questo motivo il sesto giorno crea tutti gli animali terrestri, prima di creare l’uomo: sia bestiame domestico, che bestie selvatiche, e rettili, come se fosse particolarmente importante definirli come genere, mentre invece sarebbe stato giusto metterli assieme a tutte le bestie selvatiche.
I rettili, dunque, nella Genesi sembrano rivestire un’importanza particolare già prima che compaia il Serpente dell’Eden. Vengono definiti come “esseri che strisciano sul suolo”, e in effetti è una caratteristica di quasi tutti i rettili, sia ofidi (serpenti) che sauri (lucertole, ramarri, etc;). Però scommetterei che in questo caso per “rettili” si intende soprattutto serpenti.
Da notare poi che Dio, alla fine della creazione, dice che il cibo degli uomini saranno i frutti degli alberi e “le erbe che producono seme”, cioè i cereali e i legumi, evidentemente, che sono la base dell’alimentazione umana e che implicano l’idea di una società fondamentalmente dedita all’agricoltura. Se ne deduce che il mito doveva essere nato appunto in una società agricola.
Come viene narrata la Creazione in questi versetti, è la dimostrazione che la Genesi non ha alcuna attendibilità scientifica.
Qualcuno ha ipotizzato che nei sei giorni della Creazione, venisse rappresentata un’allegoria simbolica di sei ere geologiche in cui si sarebbe formato l’universo e la terra. Asimov aveva provato a fare quest’operazione, ma non ho avuto il piacere di leggere le sue elucubrazioni in merito.
Se fosse vero questo, allora il racconto della Genesi sarebbe cominciato con la creazione del cielo, poi degli astri, poi della terra e del mare, poi con quella delle creature marine, poi delle piante terrestri, poi dei rettili, infine delle bestie selvatiche e degli uccelli, per finire con l’uomo e gli animali domestici.
L’ennesima dimostrazione che la Genesi è innanzitutto un mito. Un mito che può contenere alcuni fatti storici, certamente, ma appunto e innanzitutto un mito, che va compreso nello stesso modo in cui va compreso qualsiasi altro mito antico.
Certo, chi pensa che la Genesi sia un racconto “ispirato da Dio”, sia esso seguace dell’una o dell’altra religione monoteista, avrà difficoltà a seguire ed accettare le mie argomentazioni, che gli parranno “spregiudicate”, se non addirittura “ciniche”.
Ma se la mia non è certo l’ottica di un cristiano o di ebreo o di qualsiasi altra religione abramitica, la mia non è neanche la prospettiva di un ateo.
Non ho problemi a pensare che, per i suoi tempi, la Genesi abbia avuto una grande importanza spirituale e abbia contribuito a suo modo all’evoluzione spirituale, morale e religiosa dell’uomo, nello stesso modo in cui possono averlo fatto tanti altri miti.
A questo punto penso sia importante dire cosa pensano gli storici delle religioni dei miti, soprattutto dei miti delle origini, quelli che ci parlano di come si è formato il mondo, la natura, l’uomo e la società, i miti fondativi, dunque.
Essi esistono, o sono esistiti nelle società pre-scientifiche o pre-urbane non per divertire la gente, né per raccontarsele intorno al fuoco la sera e basta, ma per dare una spiegazione del perché il mondo segue certe regole. Perché l’uomo deve lavorare? Perché la donna deve partorire con dolore?
Perché bisogna seguire determinate regole, determinate tradizioni e determinati riti?
Perché bisogna stare attenti a certe bestie, come i serpenti, e altre no?
Noi troviamo giustificazioni razionali, o non le troviamo, e magari a volte seguiamo ancora certe tradizioni del cui motivo non sappiamo darci una spiegazione, per esempio perché a Natale bisogna fare l’albero… senza sapere che un tempo il Natale era la festa del passato solstizio d’inverno, in cui si festeggiava il fatto che i giorni tornavano ad allungarsi, promettendo la primavera, e l’albero carico di palline e decorazioni colorate non è altro che la promessa degli alberi che in primavera si caricano di fiori e d’estate di frutti.
Ho preso questo esempio per far capire quanto del simbolismo mitico può influire ancora sul nostro comportamento.
Così anche il mito della Genesi non è altro che un mito che giustificava, agli occhi degli Ebrei primordiali, il perché il mondo fosse fatto in certo modo e perché gli uomini avessero determinati compiti e determinate sofferenze da subire.
Quindi il racconto della Genesi era valido per loro, ma non per noi. In seguito, sia gli Ebrei “moderni” (intendendo però anche quelli di 2000 anni fa, molto più urbanizzati e civilizzati di quelli del tempo di Mosé), sia i cristiani, hanno dovuto inventarsi dei concetti e delle interpretazioni, spesso abbastanza tirate per i capelli, che potessero giustificare un sostanziale accordo del racconto della Genesi con il nuovo Dio, sia ebreo che cristiano, che diventava sempre più razionale, astratto, privo di forma e di immagine, e scacciava uno dopo l’altro le originarie immagini mitiche.
Il mondo contemporaneo non sa cosa farsene di una o di più divinità mitiche. Il mito non può più essere uno dei veicoli religiosi, in un mondo che ha una sola preoccupazione ormai: che un discorso abbia una sua coerenza razionale e una sua comprensibilità immediata, altrimenti non viene preso sul serio da nessuno.
In pratica, la Genesi non ci parla del Dio delle quattro grandi religioni abramitiche (vi aggiungo anche il Bahaismo, com’è giusto che sia). Ci parla di qualcun altro. Vediamo di capire meglio chi…..
Il primo capitolo della Genesi viene attribuito agli studiosi biblisti come facente parte della tradizione “elohista”, che si contrappone nella Bibbia alla tradizione “jahwista”.
I due termini derivano dai due modi di chiamare Dio nella Bibbia: Elohim e Jahweh.
Essi indicano che esistono due diverse fonti che hanno originato i libri del Pentateuco.
Secondo i critici, il primo capitolo della Genesi appartiene alla tradizione elohista, il secondo alla tradizione jahwista, e vedremo anche cosa implica questo nel prossimo messaggio della mia trattazione.
Il termine “Elohim” non è altro che il plurale del termine ebraico antico “Eloha”, che significa “Dio”, presumibilmente affine al termine di origine cananea, “El”, che ha lo stesso significato.
Infatti, il Dio supremo dei Fenici, popolo vicino degli Ebrei, si chiamava El.
Di fatto, Elohim significa “gli Dei”, e viene usato pare anche per indicare gli Angeli.
Da notare che nella Genesi non si parla della creazione degli Angeli. Il termine “angelo” in italiano deriva poi dal termine greco “angelos” che significa “messaggero” e infatti è riferito normalmente nella Bibbia a esseri che vengono inviati da Dio sulla terra per compiere una missione presso gli uomini, ma sulla loro natura la Bibbia non è mai esplicita, e anche il loro aspetto resta abbastanza vago, dato che a volte gli Angeli appaiono come uomini dall’aspetto assolutamente normale, oppure come figure terrificanti nel cielo, non certo come fanciulli biondi e alati come appaiono nella tradizione cristiana.
Quindi, se volessimo essere corretti, dovremmo leggere il primo libro della Genesi sostituendo al termine “Dio” il termine “Dei”, e volgere tutto al plurale.
Ciò ha creato e crea molto imbarazzo da parte sia di ebrei che cristiani, perché lascia immaginare che il mito della Genesi abbia avuto una fonte politeistica, e che prima della fase monoteistica della religione ebraica, possa esserne esistita una politeistica.
Di fatto, Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
Qualcuno ha pensato che si trattasse di una sorta di “plurale maiestatis”, ma di fatto l’idea non convince.
Non convince neanche l’idea di un Dio che sembra non fare altro che parlare da solo.
Non si comprende bene se Dio, nel racconto della Genesi, ha il potere di creare le cose semplicemente con la parola, o se invece è qualcuno che, prima di fare una cosa, dice cosa sta per fare, come se stesse promulgando una decisione, o stesse dando degli ordini.
Il monoteismo degli Ebrei è sempre stato assoluto? Sembrerebbe di no.
Di fatto, il primo dei dieci comandamenti dati da Jahweh a Mosé dice “Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio al di fuori di me”. E non dice: “non esiste altro Dio al di fuori di me”.
Si può quindi benissimo credere che di fatto l’Ebraismo primitivo non fosse tanto una forma di monoteismo, quanto piuttosto di monolatria.
Jahweh era il Dio della nazione ebraica, e ogni nazione semitica aveva il suo Dio tutelare, come ogni città-stato delle altre civiltà aveva un Dio o una Dea tutelare.
I popoli semitici hanno sempre avuto una certa tendenza al monoteismo. Erodoto diceva che gli Arabi adoravano un solo Dio, Orotalt-Dioniso, e una sola Dea, Astarte.
Ma un conto è adorare un Dio solo, un conto è affermare in modo deciso e coerente il monoteismo metafisico.
Un conto è dichiarare che c’è un solo Dio da adorare, un conto è dire che esiste un solo Dio e tutti gli altri sono frutto di immaginazione o superstizione.
Di fatto, io penso che il secondo concetto sia stato estraneo alla cultura ebraica originaria, perché si è formato solo relativamente tardi, con l’introduzione di altre culture, più sofisticate da un punto di vista speculativo, come quella greca innanzitutto, e poi anche quella indoiranica, che diffondeva i suoi culti solari di tipo enoteistico o monoteistico, come il culto di Ahura Mazda o di Mitra.
Direi quindi che non è affatto peregrina l’idea di una mitologia in cui all’origine una congerie di Dei, affini nel carattere agli Dei cananei e mesopotamici, crea il mondo e l’uomo, mentre solo uno di essi, Jahweh, diventerà poi il Dio degli Ebrei, creando poi contraddizioni e ambiguità nei testi antichi, che come ho detto hanno diverse fonti.
Inoltre, “Elohim” appare decisamente antropomorfo, dato che dice “creiamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
I teologi cristiani hanno voluto credere che per “immagine e somiglianza” si intendesse una somiglianza spirituale, non fisica.
Ma l’idea di “spirito” nel senso occidentale-cristiano del termine, quello ereditato da Platone, non esisteva nella cultura antica. Per i popoli antichi, se una cosa era ad immagine e somiglianza di un’altra, significava che lo era in senso fisico, e basta. Come lo è un figlio dei propri genitori.
Dunque, gli Dei erano simili, nell’aspetto, all’uomo. Erano perciò divinità antropomorfe.
Si noti poi che alla fine del capitolo non si dice che Dio crea Adamo ed Eva, bensì che crea “l’uomo, maschio e femmina”.
Ariel, in un precedente post, dice che nell’originale ebraico è scritto che “Dio LO creò maschio e femmina, e non LI creò maschio e femmina”, per indicare che si accennerebbe a una originaria natura ermafrodita dell’uomo Adamo, prima della separazione di Eva dal suo corpo.
Mi perdonerà Ariel, ma non sono affatto convinto da questa tesi, perché vorrei sapere se dopo, quando “gli Dei” dicono all’uomo di moltiplicarsi e di soggiogare la terra, dica anche nell’originale “moltìplicati” e non “moltiplicatevi” come nella traduzione italiana.
Quando Adamo era ermafrodito, era già programmato per riprodursi per partenogenesi autofecondata e diventare madre?
Non credo… credo che semplicemente questo capitolo della Genesi racconta una storia diversa da quella raccontata nel secondo capitolo, dato che la fonte è diversa…. Ma questo lo vedremo nel prossimo messaggio della mia trattazione.


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Commenti al Post:
solonelcielo
solonelcielo il 03/03/10 alle 19:13 via WEB
Perdonami ma leggere tutto per me è impossibile ora. Dato però che mi lessi la Bibbia tutta quanta 3 volte di seguito, in tenera età, qualcosa ricordo, e a qualcosa sono giunto. La Bibbia è un libro scritot da uomini, in un linguaggio comprensibile all'epoca per quelle culture. La sua autenticità e veridicità può essere messa in discussione tranquillamente. Non ritengo importante stabilire se la reatà corrispondesse poi quanto letteralmente scritto. CI possono essere infinite teorie scientifiche che giustificano passo passo tutta la genesi, oppure che la confutano. Tanto, difficile sarà stabilire cosa sia accaduto realmente. Ritengo sia da acquisire il messaggi oblobale che passa attraverso tutto il racconto. E su quello riflettere. Ognuno col proprio cervello, e non aiutati dai preti. Ma c'è così tanto da scoprire sulla realtà attuale, che riflettere sulla genesi secondo me è tempo perso. Giusto tenerne conto, come ipotesi tra le altre, mentre si vive, si osserva, e si ragiona. Un saluto ter.
(Rispondi)
 
Terpetrus
Terpetrus il 03/03/10 alle 19:34 via WEB
Se fosse tempo perso, la cultura in genere sarebbe tempo perso. Tutti i libri meritano di essere analizzati, e un libro come la Genesi, che ha determinato la teologia della Chiesa Cristiana più di altri della Bibbia, merita un posto particolare. La trattazione non è finita, ci sono ancora diversi post da inviare, e uno studio fa giudicato solo quando è completo. Ok?
(Rispondi)
Terpetrus
Terpetrus il 03/03/10 alle 20:09 via WEB
E poi, riguardando bene il tuo messaggio, credo che tu abbia completamente frainteso il senso del discorso... e questo proprio perché non hai letto tutto quanto. la questione non è la "veridicità" della Genesi, né il voler contraddire "i preti", come se tutto dipendesse da loro nel Cristianesimo. La questione invece è la validità delle interpretazioni che il Cristianesimo, nella sua forma teologica, ha dato della Genesi, e perché una certa lettura è stata strumentale a giustificare un certo significato di Cristo e del suo messaggio. Inoltre, un altro senso è il voler far capire che la Genesi non ha alcun valore "simbolico", cioè quello che dice non va interpretato come un'allegoria del mistero divino o che altro: va letto per quello che dice e basta, cioè è un mito, e le cose che dice sono in assoluto contrasto con il Dio del Cristianesimo. Per me è importante capirlo, spero che lo sia anche per tutti quelli che si pongono il problema di Dio, ma in modo evoluto.....
(Rispondi)
manuela1966
manuela1966 il 03/03/10 alle 23:21 via WEB
Voglia il manto del cielo
coprirti col suo velo,
voglia la luna illuminare
la tua notte e farti sognare.

Buonanotte, Manu
(Rispondi)
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