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Pensieri sul futuro delle religioni

Post n°188 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da Terpetrus

Una bella foto con il mio amico A. di Geneve, orso strabonazzo, che lancia il peso, tanto per introdurre un argomento davvero impegnativo.

L’uscita del film di Verdone in cui interpreta un prete missionario in Africa, mi ha dato lo spunto per scrivere questo post.

Alle volte penso a quale può essere il futuro delle religioni e del misticismo.

Una volta, nel secolo scorso, qualcuno ha detto che il XXI secolo sarebbe stato molto mistico, oppure non lo sarebbe stato affatto.

Non so cosa volesse dire con questo, forse non aveva le idee chiare. Comunque, posso dire una cosa. Questo secolo si presenta mistico né più né meno dei secoli precedenti.

Il misticismo non credo lo si possa misurare con un misticometro, almeno non allo stato attuale delle cose.

E inoltre, il misticismo è una cosa molto vaga. Sarebbe opportuno definire la cosa. Contrariamente a quello che può pensare qualcuno, essere molto mistici non significa necessariamente essere molto religiosi, e viceversa essere molto religiosi non significa essere molto mistici.

Io, per esempio, mi autodefinisco una persona molto mistica, ma non molto religiosa. Mai stato un tipo molto religioso.

Non mi sono mai piaciuti particolarmente i riti, le tradizioni, le ricorrenze, i comandamenti, i tabù, l’ossessione per le Sacre Scritture, e non mi sono mai piaciuti i preti. Non per anticlericalismo, semplicemente perché non mi piacciono. Non mi piacciono le messe e le noiosissime omelie, non mi piacciono i noiosi abbigliamenti neri dei preti, il loro aspetto da borghesucci con voci sospiranti ed ispirate che Verdone ha tanto preso in giro nelle sue vecchie macchiette.

Non mi piacciono le formule dogmatiche ed astratte della Chiesa Cattolica, che ha addestrato gli italiani a parlare astrattamente e retoricamente, senza dare nessun contenuto concreto ai loro discorsi.

Se tanti uomini politici e intellettuali parlano insulsamente di cose che non conoscono, con terminologie astratte e vacue che sviano gli ascoltatori dai fatti concreti per naufragare in inconsistenti vaniloqui dall’apparenza esoterica, la colpa è di quella radice culturale che troviamo nei discorsi teologici della Chiesa Cattolica, dove, per cercare di risolvere innumerevoli e inconciliabili contraddizioni, ci si è abituati a rocamboleschi funambolismi che nascondono solo appunto una serie di spaventose contraddizioni teologiche, morali, pratiche, antropologiche e quant’altro mai.

Da tutto questo io rifuggo come qualcosa di noiosissimo e inconsistente, assolutamente inutile per me e per la salvezza di tutti. Eppure io mi ritengo una persona profondamente mistica. La presenza del Divino in ogni cosa è una questione vitale per me, e il senso dell’Assoluto è una problematica costante e fondamentale nel mio pensiero, così come il pensiero dell’infinito e dell’eternità, e dei problemi che implicano per l’uomo.

Infatti anche se le Chiese istituzionalizzate non mi interessano e gli edifici ecclesiastici mi interessano solo dal punto di vista artistico, non è così per i monasteri e i monaci, che mi attirano proprio per la loro vita dedicata tutta alla contemplazione e alla moderazione e semplicità di costumi.

Di fatto, io vorrei vivere come un monaco e, di fatto, lo faccio già.

Se potessi, vivrei in u minuscolo monolocale con solo una scrivania, un letto, un tavolo per mangiare e una libreria per mobilio, un piccolo armadio per tenere quattro stracci, quello che è necessario per la cucina e nient’altro, a parte forse qualche piccola suppellettile di vetro. Niente televisione, niente radio, solo internet e qualche quotidiano per tenermi informato.

Tutto il mio tempo libero lo dedicherei solo a scrivere, leggere e disegnare, alla ricerca del Divino nella mia vita e nella vita del mondo. Magari qualche attività di volontariato ogni tanto.

Le uniche concessioni che farei, sarebbero solo al sesso e al cibo, e agli esercizi fisici per mantenermi in forma, perché io sono contrario ad ogni forma di ascetismo e di disprezzo del corpo. La semplicità del vivere non deve essere nemica del corpo e dei suoi piaceri, poiché  Dio e Natura sono una sola cosa, e Spirito e Materia sono due manifestazioni diverse e complementari dell’unità della natura umana.

La prossima volta che nasco, spero di poter fare una vita così, senza una famiglia disastrata e una madre sanguisuga, prepotente e rompicoglioni tra i piedi che mi limiti nella libera espressione della mia personalità, e che mi ha costretto a vivere in questo modo balordo e insensato in cui vivo.

Ora, persone come me ne sono sempre esistite, in tutte le religioni. Persone mistiche, che a volte hanno assunto una tale importanza nella cultura del loro tempo e del loro paese da passare alla storia come “santi” o “maestri spirituali”.

Persone così ne esisteranno anche in futuro, sicuramente. Ma non saranno più inquadrate in religioni istituzionalizzate, le quali retrocedono a ogni generazione che passa.

Tutte le religioni sono in crisi, ma forse ce ne sono alcune che sono in crisi più di altre. Le religioni monoteistiche, le religioni del Libro, sono quelle più in crisi, forse, perché appartengono a una concezione della realtà e del mondo che è ormai antiquato.

Mi riferisco al concetto monarchico-militaresco che è associato al concetto monoteistico-abramitico di Dio.

Il Dio delle religioni monoteistiche è essenzialmente affine al concetto di Monarchia Universale che sia l’Occidente che l’Oriente inseguono dai tempi di Alessandro Magno in poi. Infatti non è un caso che l’emergere e il diffondersi del pensiero monoteistico, sia semitico che indoeuropeo sia concomitante agli ideali di monarchia universale iniziata con il dominio macedone e poi proseguito in vari modi con Roma, gli imperatori medioevali e i califfi arabi.

Nelle religioni monoteistiche, Dio è un monarca che sta sopra il mondo e lo schiaccia con il suo assoluto dominio. Artigiano e Re, il Dio del Libro, dopo aver creato dal nulla l’intero universo come a lui più gli aggrada, diffonde poi comandamenti ai suoi sudditi, cioè le leggi che devono regolare tutta la loro vita dalla nascita alla tomba, tramite i suoi araldi e i suoi ministri, esattamente come fa un imperatore terreno. E l’unica cosa che deve fare l’uomo è ubbidire alle leggi, e basta. Se trasgredisce, deve chiedere perdono. E siccome di re che non perdonano ce ne sono tanti sulla Terra, il re dell’universo è stato immaginato come un re bonario, terribile con chi si ribella, come deve fare ogni re, ma indulgente verso chi si sottomette e chiede perdono.

Un  re, insomma. Un re più “buono” di altri, ma sempre un re.

È ovvio che questo concetto di Dio sia entrato in crisi nel momento in cui è entrata in crisi la visione statal-monarchica della società. Nel momento in cui la civiltà non era più costituita da Stati monarchici o imperiali, nel momento in cui concetti democratici hanno cominciato ad essere introdotti prima in Occidente, poi in Oriente, il monoteismo è entrato in crisi, e a ogni anno che passa, man mano che i concetti della vita democratica entrano nella vita di tutti i giorno, le religioni del Libro arretrano.

Coloro che paventano un diffondersi dell’Islamismo e l’avvento di una dittatura islamica che finisca per dominare il mondo, sono persone che sono al di fuori della storia e della realtà.

L’Islamismo sembra diffondersi, ma in realtà retrocede anch’esso, solo che lo fa in modo più lento del Cristianesimo, e questo perché i musulmani sono più poveri, più prolifici e perciò emigrano nei paesi più ricchi.

Ma anch’essi vedono i loro figli e i loro nipoti allontanarsi progressivamente dalla religione per avvicinarsi ai cellulari, a internet, a un sistema di vita assolutamente estraneo all’Islamismo.

Di fanatici che prendono alla lettere libri scritti secoli o millenni fa ce ne saranno ancora in futuro, ma io sono convinto che, a meno che la civiltà non ritorni nella notte di un nuovo Medioevo a causa, che so, dell’inquinamento, la sovrappopolazione e lo sperpero delle risorse, e se vedremo la civiltà continuare a proseguire nel campo della conoscenza, allora i fondamentalisti religiosi continueranno a diminuire man mano che l’alfabetizzazione e soprattutto la lotta alle ingiustizie sociali progredirà.

Il fanatismo trova la sua linfa vitale nell’emarginazione, nell’ignoranza, nella discriminazione sociale e nel razzismo. Se fra i popoli e le classi sociali ci fosse più parità di diritti, e dico parità reale e non solo ufficializzata da leggi che vengono regolarmente disattese o infrante, allora certamente ci sarebbero meno terroristi islamici o fondamentalisti evangelici che vorrebbero che nelle scuole si insegni il creazionismo.

Le reazioni violente dei fondamentalisti non sono altro che il rifiutarsi delle vecchie religioni a non morire. Nel fondamentalismo si rifugiano le persone che hanno bisogno di guide severe e autoritarie, di regole con le quali controllare la loro esistenza, a cui non sanno dare autonomamente una direzione.

È molto più facile credere che la verità sia contenuta nelle regole di un libro scritto migliaia di anni fa, piuttosto che dover affrontare i problemi del mondo di oggi e doversi formare un’opinione propria, delle certezze proprie, soprattutto quando non si hanno i mezzi intellettivi e il dominio di se stessi necessari per farlo.

Allora, qual è il futuro della religione? Un giorno forse tutte le religioni spariranno e lasceranno il posto a una generica ricerca spirituale operata magari da pochi spiriti solitari o da gruppi specializzati nella ricerca spirituale, a cui ogni tanto chiunque potrà rivolgersi, tanto per dare un po’ di spiritualità alla propria vita?

O apparirà una sorta di Nuova Rivelazione divina, non operata attraverso un libro o un profeta, ma attraverso una conoscenza più profonda dell’uomo e dell’universo?

O ancora la nostra civiltà finirà in un Nuovo Medioevo, dato che a questo mondo tutto finisce e un progresso all’infinito non è possibile, e si ritornerà a un concetto superstizioso e puramente tradizionalista ed emotivo della religione, magari non con le stesse forme del passato, ma comunque con effetti violenti e deleteri, in un mondo dove la violenza sarà tornata in auge come un fatto normale?

Al momento non è possibile dirlo. Non credo nella futurologia, ma dico soltanto che non c’è nessun motivo, al momento, per pensare che nel prossimo futuro si possa vedere un ritorno alle religioni tradizionali. Anzi.

E ricordiamoci che l’Italia, contrariamente a quello che si pensa, NON è più un paese cattolico.

 

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Commenti al Post:
ossimora
ossimora il 09/01/10 alle 11:12 via WEB
buon disegno
(Rispondi)
coccoildrillo
coccoildrillo il 09/01/10 alle 13:37 via WEB
si' ma poi vogliamo vederli !!
(Rispondi)
 
Terpetrus
Terpetrus il 10/01/10 alle 18:49 via WEB
... se sapevo che attiravo così tanto l'attenzione, non lo dicevo! Comunque, per dare un'idea, avverto che l'orsacchiotto con la pinta di birra in mano e il Grande Dio Pan che sorride nello spazio sopra Luna, Terra e Sole (nel primo caso, un simbolismo sessuale, nel secondo un simbolismo religioso) li ho disegnati io con l'accessorio Paint di Windows XP....
(Rispondi)
gioia58_r
gioia58_r il 09/01/10 alle 17:31 via WEB
l'importante è fare quello che ci va^__*
(Rispondi)
di_tanto_amore
di_tanto_amore il 09/01/10 alle 17:54 via WEB
che bello e cosa disegni??? grazie per il tuo commento nel mio blog !!un bacio Marilena
(Rispondi)
 
Terpetrus
Terpetrus il 10/01/10 alle 18:52 via WEB
Diciamo che sto provando a fare delle storie a fumetti ursine e che le pubblicherò tutte quante su un sito di Orsi qui in Italia, ma può darsi che le pubblichi anche qui nel blog, ma non so se posso o se invece ciò può creare problemi con le regole del copyright e della pubblicità... in ogni caso, non sono sicuro di poterlo fare anche perché, uscito dal ghetto gay del web, diverrei identificabile da chiunque, e siccome io non vivo solo (purtroppo!)....
(Rispondi)
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