Il mito della Genesi: terza parte

Post n°214 pubblicato il 03 Marzo 2010 da Terpetrus
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In questo post ho cercato, a dire il vero abbastanza goffamente, devo dire, di analizzare meglio "chi è" il Dio della Genesi, con risultati senz'altro poco approvabili dalle religioni monoteistiche che in quel Dio credono.

Dato che questo messaggio è stato inizialmente scritto in un altro forum, ci sono allusioni che non capirete, e vi lasceranno confusi, forse. L'impianto logico però rimane sostanzialmente comprensibile.

Ecco qua:

Proseguiamo con le nostre elucubrazioni bibliche.
Nel precedente post ho analizzato i primi versetti della Genesi, e ho mostrato come in essa non ci sia alcuna traccia di una dottrina della Creazione dal nulla da parte di Dio, ma di una Creazione intesa come formazione del cielo e della terra da un abisso acqueo.
Ora vediamo come tale Creazione procede, e all’uopo riferisco cosa è successo in seguito ai primi due giorni, in cui vengono creati prima la luce, il giorno e la notte, poi il cielo e infine il mare e la terra nel terzo giorno.
Riparto da dove avevo finito, il versetto 10. Nel versetto 11 vediamo che le opere del terzo giorno non sono ancora concluse:

E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie».
E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie.
Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte: servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni, e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra».
E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno, la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre.
E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie.
E Dio vide che era cosa buona.
Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, gli uccelli si moltiplichino sulla terra».
E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie».
E così avvenne.
Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie.
E Dio vide che era cosa buona.

E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Dio creò l’uomo a sua immagine:
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
E Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde».
E così avvenne.
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
E fu sera e fu mattina: sesto giorno.


Così, dopo questa serie di versetti vediamo che:
Il terzo giorno Dio crea, dopo il mare e la terra, tutte le piante che crescono sulla terra stessa.
Il quarto giorno crea il sole, la luna e le stelle, e questo ci appare decisamente strano: perché prima crea il giorno, la notte, il cielo nel primo giorno, poi, dopo aver creato la terra e il mare nel terzo, decide poi di popolare la terra di piante?
Si nota già una discrepanza, una illogicità dell’agire di Dio. Non sarebbe stato più logico e coerente creare, subito dopo il cielo, anche gli astri? Inoltre si dice nei versetti che gli astri sono stati creati per separare il giorno dalla notte, e per regolare il tempo.
Sembrerebbe quasi che Dio, dopo aver separato il giorno dalla notte, sentisse il bisogno di affidare poi il compito di mantenerli separati a qualcun altro.
Ma la stranezza della sua azione continua.
Forse accortosi che non aveva molto senso pensare prima alla terra e poi al cielo, nel quinto giorno crea prima le creature marine, e logicamente, perché le acque dell’abisso primigenio erano state la prima sostanza del mondo, poi le creature del cielo, gli uccelli, perché il cielo era stato creato prima della terra.
E per questo motivo il sesto giorno crea tutti gli animali terrestri, prima di creare l’uomo: sia bestiame domestico, che bestie selvatiche, e rettili, come se fosse particolarmente importante definirli come genere, mentre invece sarebbe stato giusto metterli assieme a tutte le bestie selvatiche.
I rettili, dunque, nella Genesi sembrano rivestire un’importanza particolare già prima che compaia il Serpente dell’Eden. Vengono definiti come “esseri che strisciano sul suolo”, e in effetti è una caratteristica di quasi tutti i rettili, sia ofidi (serpenti) che sauri (lucertole, ramarri, etc;). Però scommetterei che in questo caso per “rettili” si intende soprattutto serpenti.
Da notare poi che Dio, alla fine della creazione, dice che il cibo degli uomini saranno i frutti degli alberi e “le erbe che producono seme”, cioè i cereali e i legumi, evidentemente, che sono la base dell’alimentazione umana e che implicano l’idea di una società fondamentalmente dedita all’agricoltura. Se ne deduce che il mito doveva essere nato appunto in una società agricola.
Come viene narrata la Creazione in questi versetti, è la dimostrazione che la Genesi non ha alcuna attendibilità scientifica.
Qualcuno ha ipotizzato che nei sei giorni della Creazione, venisse rappresentata un’allegoria simbolica di sei ere geologiche in cui si sarebbe formato l’universo e la terra. Asimov aveva provato a fare quest’operazione, ma non ho avuto il piacere di leggere le sue elucubrazioni in merito.
Se fosse vero questo, allora il racconto della Genesi sarebbe cominciato con la creazione del cielo, poi degli astri, poi della terra e del mare, poi con quella delle creature marine, poi delle piante terrestri, poi dei rettili, infine delle bestie selvatiche e degli uccelli, per finire con l’uomo e gli animali domestici.
L’ennesima dimostrazione che la Genesi è innanzitutto un mito. Un mito che può contenere alcuni fatti storici, certamente, ma appunto e innanzitutto un mito, che va compreso nello stesso modo in cui va compreso qualsiasi altro mito antico.
Certo, chi pensa che la Genesi sia un racconto “ispirato da Dio”, sia esso seguace dell’una o dell’altra religione monoteista, avrà difficoltà a seguire ed accettare le mie argomentazioni, che gli parranno “spregiudicate”, se non addirittura “ciniche”.
Ma se la mia non è certo l’ottica di un cristiano o di ebreo o di qualsiasi altra religione abramitica, la mia non è neanche la prospettiva di un ateo.
Non ho problemi a pensare che, per i suoi tempi, la Genesi abbia avuto una grande importanza spirituale e abbia contribuito a suo modo all’evoluzione spirituale, morale e religiosa dell’uomo, nello stesso modo in cui possono averlo fatto tanti altri miti.
A questo punto penso sia importante dire cosa pensano gli storici delle religioni dei miti, soprattutto dei miti delle origini, quelli che ci parlano di come si è formato il mondo, la natura, l’uomo e la società, i miti fondativi, dunque.
Essi esistono, o sono esistiti nelle società pre-scientifiche o pre-urbane non per divertire la gente, né per raccontarsele intorno al fuoco la sera e basta, ma per dare una spiegazione del perché il mondo segue certe regole. Perché l’uomo deve lavorare? Perché la donna deve partorire con dolore?
Perché bisogna seguire determinate regole, determinate tradizioni e determinati riti?
Perché bisogna stare attenti a certe bestie, come i serpenti, e altre no?
Noi troviamo giustificazioni razionali, o non le troviamo, e magari a volte seguiamo ancora certe tradizioni del cui motivo non sappiamo darci una spiegazione, per esempio perché a Natale bisogna fare l’albero… senza sapere che un tempo il Natale era la festa del passato solstizio d’inverno, in cui si festeggiava il fatto che i giorni tornavano ad allungarsi, promettendo la primavera, e l’albero carico di palline e decorazioni colorate non è altro che la promessa degli alberi che in primavera si caricano di fiori e d’estate di frutti.
Ho preso questo esempio per far capire quanto del simbolismo mitico può influire ancora sul nostro comportamento.
Così anche il mito della Genesi non è altro che un mito che giustificava, agli occhi degli Ebrei primordiali, il perché il mondo fosse fatto in certo modo e perché gli uomini avessero determinati compiti e determinate sofferenze da subire.
Quindi il racconto della Genesi era valido per loro, ma non per noi. In seguito, sia gli Ebrei “moderni” (intendendo però anche quelli di 2000 anni fa, molto più urbanizzati e civilizzati di quelli del tempo di Mosé), sia i cristiani, hanno dovuto inventarsi dei concetti e delle interpretazioni, spesso abbastanza tirate per i capelli, che potessero giustificare un sostanziale accordo del racconto della Genesi con il nuovo Dio, sia ebreo che cristiano, che diventava sempre più razionale, astratto, privo di forma e di immagine, e scacciava uno dopo l’altro le originarie immagini mitiche.
Il mondo contemporaneo non sa cosa farsene di una o di più divinità mitiche. Il mito non può più essere uno dei veicoli religiosi, in un mondo che ha una sola preoccupazione ormai: che un discorso abbia una sua coerenza razionale e una sua comprensibilità immediata, altrimenti non viene preso sul serio da nessuno.
In pratica, la Genesi non ci parla del Dio delle quattro grandi religioni abramitiche (vi aggiungo anche il Bahaismo, com’è giusto che sia). Ci parla di qualcun altro. Vediamo di capire meglio chi…..
Il primo capitolo della Genesi viene attribuito agli studiosi biblisti come facente parte della tradizione “elohista”, che si contrappone nella Bibbia alla tradizione “jahwista”.
I due termini derivano dai due modi di chiamare Dio nella Bibbia: Elohim e Jahweh.
Essi indicano che esistono due diverse fonti che hanno originato i libri del Pentateuco.
Secondo i critici, il primo capitolo della Genesi appartiene alla tradizione elohista, il secondo alla tradizione jahwista, e vedremo anche cosa implica questo nel prossimo messaggio della mia trattazione.
Il termine “Elohim” non è altro che il plurale del termine ebraico antico “Eloha”, che significa “Dio”, presumibilmente affine al termine di origine cananea, “El”, che ha lo stesso significato.
Infatti, il Dio supremo dei Fenici, popolo vicino degli Ebrei, si chiamava El.
Di fatto, Elohim significa “gli Dei”, e viene usato pare anche per indicare gli Angeli.
Da notare che nella Genesi non si parla della creazione degli Angeli. Il termine “angelo” in italiano deriva poi dal termine greco “angelos” che significa “messaggero” e infatti è riferito normalmente nella Bibbia a esseri che vengono inviati da Dio sulla terra per compiere una missione presso gli uomini, ma sulla loro natura la Bibbia non è mai esplicita, e anche il loro aspetto resta abbastanza vago, dato che a volte gli Angeli appaiono come uomini dall’aspetto assolutamente normale, oppure come figure terrificanti nel cielo, non certo come fanciulli biondi e alati come appaiono nella tradizione cristiana.
Quindi, se volessimo essere corretti, dovremmo leggere il primo libro della Genesi sostituendo al termine “Dio” il termine “Dei”, e volgere tutto al plurale.
Ciò ha creato e crea molto imbarazzo da parte sia di ebrei che cristiani, perché lascia immaginare che il mito della Genesi abbia avuto una fonte politeistica, e che prima della fase monoteistica della religione ebraica, possa esserne esistita una politeistica.
Di fatto, Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
Qualcuno ha pensato che si trattasse di una sorta di “plurale maiestatis”, ma di fatto l’idea non convince.
Non convince neanche l’idea di un Dio che sembra non fare altro che parlare da solo.
Non si comprende bene se Dio, nel racconto della Genesi, ha il potere di creare le cose semplicemente con la parola, o se invece è qualcuno che, prima di fare una cosa, dice cosa sta per fare, come se stesse promulgando una decisione, o stesse dando degli ordini.
Il monoteismo degli Ebrei è sempre stato assoluto? Sembrerebbe di no.
Di fatto, il primo dei dieci comandamenti dati da Jahweh a Mosé dice “Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio al di fuori di me”. E non dice: “non esiste altro Dio al di fuori di me”.
Si può quindi benissimo credere che di fatto l’Ebraismo primitivo non fosse tanto una forma di monoteismo, quanto piuttosto di monolatria.
Jahweh era il Dio della nazione ebraica, e ogni nazione semitica aveva il suo Dio tutelare, come ogni città-stato delle altre civiltà aveva un Dio o una Dea tutelare.
I popoli semitici hanno sempre avuto una certa tendenza al monoteismo. Erodoto diceva che gli Arabi adoravano un solo Dio, Orotalt-Dioniso, e una sola Dea, Astarte.
Ma un conto è adorare un Dio solo, un conto è affermare in modo deciso e coerente il monoteismo metafisico.
Un conto è dichiarare che c’è un solo Dio da adorare, un conto è dire che esiste un solo Dio e tutti gli altri sono frutto di immaginazione o superstizione.
Di fatto, io penso che il secondo concetto sia stato estraneo alla cultura ebraica originaria, perché si è formato solo relativamente tardi, con l’introduzione di altre culture, più sofisticate da un punto di vista speculativo, come quella greca innanzitutto, e poi anche quella indoiranica, che diffondeva i suoi culti solari di tipo enoteistico o monoteistico, come il culto di Ahura Mazda o di Mitra.
Direi quindi che non è affatto peregrina l’idea di una mitologia in cui all’origine una congerie di Dei, affini nel carattere agli Dei cananei e mesopotamici, crea il mondo e l’uomo, mentre solo uno di essi, Jahweh, diventerà poi il Dio degli Ebrei, creando poi contraddizioni e ambiguità nei testi antichi, che come ho detto hanno diverse fonti.
Inoltre, “Elohim” appare decisamente antropomorfo, dato che dice “creiamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
I teologi cristiani hanno voluto credere che per “immagine e somiglianza” si intendesse una somiglianza spirituale, non fisica.
Ma l’idea di “spirito” nel senso occidentale-cristiano del termine, quello ereditato da Platone, non esisteva nella cultura antica. Per i popoli antichi, se una cosa era ad immagine e somiglianza di un’altra, significava che lo era in senso fisico, e basta. Come lo è un figlio dei propri genitori.
Dunque, gli Dei erano simili, nell’aspetto, all’uomo. Erano perciò divinità antropomorfe.
Si noti poi che alla fine del capitolo non si dice che Dio crea Adamo ed Eva, bensì che crea “l’uomo, maschio e femmina”.
Ariel, in un precedente post, dice che nell’originale ebraico è scritto che “Dio LO creò maschio e femmina, e non LI creò maschio e femmina”, per indicare che si accennerebbe a una originaria natura ermafrodita dell’uomo Adamo, prima della separazione di Eva dal suo corpo.
Mi perdonerà Ariel, ma non sono affatto convinto da questa tesi, perché vorrei sapere se dopo, quando “gli Dei” dicono all’uomo di moltiplicarsi e di soggiogare la terra, dica anche nell’originale “moltìplicati” e non “moltiplicatevi” come nella traduzione italiana.
Quando Adamo era ermafrodito, era già programmato per riprodursi per partenogenesi autofecondata e diventare madre?
Non credo… credo che semplicemente questo capitolo della Genesi racconta una storia diversa da quella raccontata nel secondo capitolo, dato che la fonte è diversa…. Ma questo lo vedremo nel prossimo messaggio della mia trattazione.


 
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Il mito della Genesi: seconda parte

Post n°213 pubblicato il 02 Marzo 2010 da Terpetrus
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Rieccomi qua. Proseguo la trattazione che avevo cominciato a sviscerare nel precedente lungo post.
Prima di entrare nel vivo del discorso, voglio precisare un paio di cose.
Innanzitutto, devo dire che anche se la discussione verte sulla questione del frutto proibito dell’Eden, è importante cercare di analizzare tutto il racconto della Creazione, o almeno gli elementi essenziali di essi, per poterne capire appieno il significato dei particolari.
Perciò cercherò di analizzare diversi passi della Genesi, e solo alla fine arriverò alla questione del frutto proibito, e dell’episodio ad esso legato.
Inoltre, ritengo importante far notare come nel precedente post non ci sia quasi niente che sia frutto delle mie opinioni personali, ma solo dati e conoscenze che chiunque può reperire per conto proprio, e che io ho tratto molto semplicemente dalle mie conoscenze di storia e di teologia.
Questo per far capire che ci tengo a far sì che le mie tesi abbiano un minimo di attendibilità, e che le fonti possano essere controllate da chiunque.
Troppo spesso in questo ambiente vagano discorsi che non si capisce da dove vengono e chi li avrebbe formulati per la prima volta.
Un’altra cosa, che apparentemente può sembrare irrilevante sul momento, ma che vedremo essere molto importante nella trattazione, è l’importanza del tenere a mente quali sono le origini della teologia cristiana.
Forse qualcuno potrà pensare che i dogmi fondamentali della teologia cristiana siano venuti semplicemente dalla cultura ebraica e dai testi del Nuovo Testamento.
Non è affatto così. Molti dogmi e dottrine hanno tratto ispirazione e derivazione dai concetti e dalle dottrine della filosofia greca, che era assai diversa dal pensiero religioso ebreo e medio-orientale.e semitico in genere.
Perché? Semplicemente perché i Padri della Chiesa, cioè i primi studiosi cristiani, che hanno elaborato per primi la dottrina cristiana, non erano ebrei, ma in massima parte pagani convertiti al Cristianesimo, o figli di convertiti non-ebrei.
Essi dunque erano o greci o non-ebrei ellenizzati, dato che a quel tempo la cultura ellenica era la più diffusa e importante, grazie prima alla colonizzazione greca del Mediterraneo, poi delle conquiste di Alessandro, e infine dell’Impero Romano, dato che Roma si ellenizzò enormemente, diffondendo poi tale cultura nelle sue province; e la lingua sacra della Chiesa, sia orientale che occidentale, fu per i primi due secoli solo il greco, non il latino, come è avvenuto nella Chiesa Cattolica in seguito. E infatti, le Chiese Ortodosse hanno in gran parte una cultura di tipo ellenico.
L’influenza della filosofia e del pensiero greco, ha fatto in modo che nella dottrina cristiana si infiltrassero concetti e dogmi estranei alle sue radici ebraiche, concetti piuttosto astratti, che hanno poi influenzato anche l’interpretazione delle Sacre Scritture.
Alcuni teologi predicano una “deellenizzazione” della teologia cristiana, dato che i concetti di derivazione greca non sarebbero necessari alla dottrina cristiana, e siccome il Cristianesimo non è una filosofia, bensì una religione, certe dottrine potrebbero essere sostituite da una filosofia nuova, più adatta ai tempi moderni.
Di fatto, è importante operare questa “deellenizzazione” del pensiero anche leggendo la Genesi, sfrondandosi dai concetti astratti che abbiamo ereditato dalla cultura greca (e dalla sua figlia, la cultura occidentale moderna, dato che la civiltà occidentale deriva da quella greca), per vedere questo libro nella sua nuda concretezza e materialità (eh sì…. Lo so che scandalizzerò qualcuno! Ma chi ha detto che la religiosità deve essere fatta solo di simboli astratti?)
Ma cominciamo allora con l’analisi dei versetti della Genesi, iniziando proprio dai primi:

In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!».
E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.
E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».
Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento.
E così avvenne.

Dio chiamò il firmamento cielo.
E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto».
E così avvenne.
Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare.
E Dio vide che era cosa buona.


Vediamo subito qui che cominciano i problemi e gli enigmi.
La prima frase sembra dire esplicitamente “in principio Dio creò il cielo e la terra”.
Qualcuno mi ha rimproverato di avere “dimenticato” tale frase, e credo anche di essere stato accusato di una certa “furberia”… pazienza.
La verità è che ho corso troppo e sono passato di palo in frasca. Mi sono accorto solo allora che dovevo essere più approfondito nelle mie enunciazioni, o rischiavo un fraintendimento notevole.
La frase non specifica se prima di questo atto creativo esistesse qualcosa. Semplicemente, non lo prende in considerazione. Non lo afferma, ma nemmeno lo nega.
Niente di strano. È così per altri miti cosmogonici.
Nota: “cosmogonico” significa tutto quello che riguarda il momento della creazione del mondo.
Tali miti cominciano dicendo che esisteva “qualcosa” al “principio” dell’universo, ma non sono mai espliciti riguardo il fatto se prima non c’era nient’altro, o se invece può esserci stato, che so, un altro mondo.
Anche Esiodo, l’autore greco che raccontò dei miti cosmogonici ellenici o anche pre-ellenici nella sua opera Le Opere e i Giorni, comincia così: “all’inizio, si generò il Caos”.
Ma da dove si sia originato, non lo dice.
Quindi già la prima frase è ambigua, e chi crede che sia “ovvio” che s’intenda dire implicitamente che non esisteva niente, è semplicemente condizionato a pensarla così, perché nessuno gli ha mai suggerito la possibilità contraria.
Se una cosa non viene detta, semplicemente non viene detta. Che poi tale cosa sia implicita, se nelle altre frasi non c’è niente che permetta di farne delle deduzioni logiche, allora volerla dedurre è un’interpretazione arbitraria, non una certezza. Può essere accettata o rifiutata a seconda del soggetto.
Il fatto è che i miti sono sempre ambigui, perché non sono produzione della logica, che si preoccupa di essere sempre chiara ed esente da contraddizioni, bensì sono prodotti dal sentimento, dalla fantasia, dalla tradizione e dai fatti concreti della vita, che con l’ambiguità ci sono sempre andati tutti quanti a nozze…
Ma proseguiamo.
Dopo questa frase iniziale, si dice che “la terra era informe e deserta” e “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”.
Le acque? E quando le ha create, le acque? Prima o dopo il cielo e la terra? O forse NON le ha create lui?
Già, perché proseguendo, ci accorgiamo di altre cose che sul momento appaiono poco chiare…
Dio crea la luce, e a dire il vero, guarda caso, se chiedete a qualcuno qual è la prima cosa che Dio ha creato, vi risponderà “la luce” e non “il cielo e la terra”.
Dio dopo aver creato la luce, la separa dalle tenebre, e chiama la prima giorno e le seconde notte….nasce così il primo giorno della Creazione.
Lo strano è che il Signor Dio ha creato il giorno senza aver prima creato il sole…. Quello lo creerà il terzo giorno, assieme alla luna e a tutte le stelle del firmamento, allo scopo di “illuminare la terra”.
Ma non bastava già la luce di per sé? Sì, probabilmente sì, dato che pare che gli antichi mediorientali credevano che il sole non fosse la causa diretta della luce del giorno, bensì semplicemente il suo accompagnatore. Di fatto, viene detto in seguito che il sole e la luna sono “regolatori” del giorno e della notte (contraddicendo la realtà dei fatti, dato che la luna compare anche di giorno).
Se ne deduce qui che il racconto della Genesi appare segnato da una logica vaga, zoppicante, contraddittoria… e come si fa a dare un significato preciso e definitivo a un testo che di per sé è vago e ambiguo, come ogni testo mitico?
Il volerne dedurre dei dogmi risulta già un’operazione di per sé improponibile.
Non è forse che semplicemente la teologia cristiana prima si è inventata i dogmi e poi li ha applicati al mito biblico?
Ma proseguiamo:
sempre durante il primo giorno della Creazione, il Signor Dio, dopo aver creato il giorno e la notte, “separa le acque”. E separa le acque che stanno SOTTO il firmamento da quelle che stanno SOPRA il firmamento, e il firmamento lo chiama “cielo”!!!!
Un momento, un momento, un momento…. Cosa è questa storia? Non si era detto che il cielo l’aveva creato all’inizio, assieme alla terra? L’ha ricreato di nuovo, perché la prima volta non gli era venuto bene? O forse non è vero che Dio ha creato per primi il cielo e la terra, ma appunto la luce?
E poi, cos’è questa storia delle acque che stanno sopra il cielo? Ci sono acque lassù? C’è un altro oceano nel cielo? Forse perché è azzurro, gli antichi ebrei pensavano che il cielo fosse fatto di un grande oceano?
Già, qua bisogna cercare di capirsi meglio….
Forse, quel “in principio Dio creò il cielo e la terra” è solo un prologo, una frase d’inizio che annuncia tutto il racconto.
Molti scrittori cominciano così.
Provate a immaginare un racconto che comincia così: “Quel giorno, Festa della Mamma, la Vispa Teresa picchiò selvaggiamente sua madre con un bastone, perché non voleva lasciarla andare a caccia di farfalle….” Dopodiché lo scrittore comincia a narrare come si è svolta la vicenda, fino alla sua drammatica conclusione.
Non vi sembrerebbe naturale che forse l’autore della Genesi abbia voluto cominciare col dire: “adesso vi racconto come Dio ha creato il cielo e la terra”?
Ciò spiegherebbe appunto perché il cielo non sia la prima cosa creata.
E che dire poi di questa faccenda delle acque?
Lo spirito di Dio aleggia sulle acque, ma non sulla terra… perché? Gli piaceva stare al mare, e odiava la terraferma?
O piuttosto era perché di fatto la terra come la intendiamo noi non esisteva, e c’era solo un abisso di acque buie, dove la terra era ridotta solo ad un ammasso di fango vagante?
Sembrerebbe proprio così, in effetti, dato che dopo aver separato le acque sub-celesti dalle acque super-celesti, il Signor Dio pensa bene di separare poi le acque sub-celesti dall’asciutto, chiamando poi le prime “mare” e il secondo “terra”.
Già, la terra…. La terra che prima era “informe e deserta”, mescolata con le acque dell’abisso. Adesso invece è qualcosa di stabile, di compiuto….
Il Signor Dio “l’ha creata”, cioè l’ha formata dalla massa di fango amorfa e senza vita che era prima, ma non c’è scritto da nessuna parte che sia stato lui a crearla, la massa di fango che all’inizio veniva pietosamente chiamata “terra”.
Dunque Dio non ha creato il cielo e la terra dal niente, ma da una materia preesistente?
Sembra proprio di sì: sembra che l’abbia creata dall’acqua, dall’Abisso di acque buie che riempivano un cosmo amorfo, oscuro e privo di vita. E infatti da nessuna parte del racconto biblico, si dice che Dio abbia creato l’acqua. Sembra proprio l’unica cosa che il Signor Dio non abbia creato, o anche l’aria, altro elemento vago e amorfo.
Filone d’Alessandria, molti secoli dopo, ebreo ellenizzato vissuto nel I secolo a.C, e studioso della filosofia greca, ha pensato che l’idea di una sostanza amorfa preesistente all’universo, che il Signor Dio aveva utilizzato per dare forma al mondo, ma non aveva creato lui, fosse un modo per limitare il rigido monoteismo in cui l’Ebraismo voleva mantenersi, e immaginò che fosse “implicito” che prima della creazione del cielo e della terra, il Signor Dio avesse creato l’Abisso di acque amorfe dal nulla.
Ma “essere” e “nulla” sono concetti della metafisica greca, dai tempi di Parmenide di Elea, il primo dei grandi pensatori greci che si chiese cosa fosse l’Essere e cosa fosse il Nulla. Nella Bibbia, non si parla mai di concetti astratti filosofici, ma solo di eventi di origine divina, o di comandamenti divini, senza che si dia loro un significato filosofico.
Dunque, Essere e Nulla NON sono concetti religiosi, in quanto sono concetti logico-astratti, completamente estranei alla cultura religiosa del Medio Oriente antico.
L’idea che Dio abbia creato le cose dal nulla dunque non è un’idea ebraica, ma ellenica, e non è nemmeno un’idea cristiana, dato che non c’è alcun passo del Nuovo Testamento che dica che “Dio ha creato le cose dal nulla”.
Ma allora, da dove viene questa idea che il Signor Dio ha creato tutto dall’Abisso primigenio di acque buie?
Beh… cosa ci dice la leggenda riguardo la prima origine degli Ebrei? Cosa ci dice la Genesi al riguardo? Non sta forse scritto nella Genesi che Abramo venne da Ur dei Caldei, circa nel XVIII secolo a.C.?
Oh, sì, è una leggenda…. Non si è sicuri che sia vero… ma neanche falso. Potrebbe benissimo darsi che la prima origine degli Ebrei sia posta là, e che Abramo sia davvero il primo patriarca ebreo, giunto da quella città in Palestina. Certo, la Genesi non è un testo storico nel senso moderno del termine, ma neanche anti-storico e completamente mitico. Una traccia di eventi storici c’è sicuramente, anche se è difficile stabilire in che misura.
Ma Ur era una delle più importanti città dei Sumeri, un popolo di cui non si parla mai nella Bibbia, e che pure sembra aver segnato con la sua cultura il libro della Genesi, basti pensare al racconto del Diluvio, che assomiglia molto a quello del re sumero Ziusudra, che come Noé scampò al Diluvio.
E cosa ci dicono i Sumeri della creazione del mondo?
Essi credevano che in origine esistesse solo un abisso infinito di acque buie, senza limiti, chiamato Apsu, che significa appunto Abisso. Da notare che la radice “ap” in indoeuropeo significa appunto “acqua”, e non è un caso che anche i Polinesiani, che sembrano avere originari legami culturali con l’Asia e il Mediterraneo, dicono anche loro che in origine l’universo è stato tratto da un abisso infinito di acque chiamato…. Po.
E a questo riguardo, ci sarebbero da fare innumerevoli accostamenti e paragoni, ma purtroppo li rimando ad altri post. Basti pensare che anche il fiume italiano Po prende il nome dalla stessa radice, come dimostra il Dio delle Acque Sotterranee di Abano Terme, presso Padova (anche lì, è sempre la stessa radice che gli ha dato il nome). Esso si chiamava “Aponus”. La somiglianza con l’Apsu è evidente.
Comunque, i Sumeri credevano che origine di tutte le cose fosse l’Apsu, l’Abisso di acque dolci che si stende in profondità nel sottosuolo e in alto sopra i cieli, all’infinito. In pratica, credevano che l’universo mondo fosse una sorta di bolla sospesa in un oceano infinito che si stendeva in tutte le direzioni, come lo spazio cosmico.
Il Dio Creatore dei Babilonesi, la cui cultura derivava in parte da quella sumerica, in particolar modo religiosa, credeva che il Dio Creatore, Marduk, il corrispondente del nostro Giove, avesse creato l’universo dal corpo di una Dea-Mostro, Tiamat, personificazione dell’Abisso, che prima di lui dominava incontrastata nell’Apsu.
La via più breve per raggiungere l’Apsu dalla terra, è penetrare nell’abisso di acque sotterranee, di cui Enki (il cui nome significa Signore della Terra) è il Dio.
Enki, oltre che Dio dell’Abisso, è anche Dio della Sapienza, in quanto conoscitore degli infiniti spazi acquei oltre il mondo. È lui che fa scaturire i fiumi e le fonti di acqua dolce dal sottosuolo, e quindi è anche Dio dei Fiumi. Da notare che nelle religioni antiche, il serpente, lungi dall’essere solo simbolo di inganno e tradimento, è anche il simbolo dei fiumi, in quanto essi strisciano sulla terra come serpenti, e hanno il colore e le tinte dei serpenti, oltre che scaturire da tane sotterranee, come serpenti.
Presso i Pelasgi e i Baschi, antichi popoli pre-indoeuropei, gli uni estinti e vissuti in Grecia e nell’Egeo, i secondi ancora presenti sui Pirenei, la Dea suprema dell’universo aveva per sposo un Dio-Serpente la cui sede era la terra per i Pelasgi, e il mare per i baschi.
Ma torneremo forse anche su questo.
A questo punto forse qualcuno avrà già capito dove voglio andare a parare….
Chi era dunque in realtà il Serpente dell’Eden, che sapeva parlare e ragionare come gli uomini?
È possibile che gli Ebrei, provenendo dalla lontana Ur, abbiano portato dunque con sé non solo e chiaramente il mito dell’Abisso originario di acque, ma anche l’eco dell’immagine di un Dio astuto e sapiente ad esso legato, che era simboleggiato dal serpente?
Un Dio in cui acqua, conoscenza e spazio cosmico sono associati in un’unica immagine….
Per il momento mi fermo qui, per non sovraccaricarvi.

 
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Il mito dela Genesi: prima parte

Post n°212 pubblicato il 01 Marzo 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Ecco il primo messaggio che esplica pienamente la mia trattazione nel forum ufologico. Poiché sono stato immediatamente frainteso e attaccato (da un cattolico, naturalmente, convinto di essere una persona molto "aperta" di mentalità), ho dovuto fare una trattazione sistematica del mito della Genesi, imparando molte cose di cui non sapevo, o accorgendomene nella rilettura del libro in questione.

Riporto i messaggi così come li ho scritti nel forum, con i dovuti completamenti successivi e... con una sorpresina finale, di cui dò già un'anticipazione: vi siete mai chiesti perché Eva è stata tratta proprio dalla costola di Adamo? Beh, non potrete immaginare la risposta.... sempre che non ne siete già informati.

Cominciamo dunque:

Ok, ricomincio da capo e cerco di completare le argomentazioni che avevo lanciato all’inizio, con il mio primo messaggio su questa discussione.
Cercherò di non lasciarmi distrarre da inezie e interventi inopportuni, a cui risponderò solo a fine trattazione.
Permettetemi di riepilogare brevemente ciò che ho già detto, e di completarlo.
Questa discussione ha per oggetto in cosa consisteva il “frutto proibito” del racconto della Genesi, e il suo eventuale significato “spirituale”, e quindi, se direttamente riguarda un particolare specifico del libro della Genesi, indirettamente poi riguarda il significato generale della Genesi, dato che il frutto proibito del giardino dell’Eden è solo un particolare del mito biblico della Creazione.
La Genesi, appunto, perché in greco genesis significa “creazione”, “origine”, “nascita”. È il libro che, primo fra tutti i libri della Bibbia, racconta come sono iniziate tutte le cose, e perché il mondo e l’uomo sono fatti in un certo modo piuttosto che in un altro.
Parlare della Genesi, in particolare come in questo caso, o in generale, significa fare dell’esegesi biblica, cioè cercare di interpretare i significati dell’opera biblica.
Non c’è alcun dubbio che sia così, sempre che si voglia trattare la cosa seriamente.
E per interpretare le Sacre Scritture, bisogna avere un minimo di cultura e conoscenza dell’argomento, e un minimo di onesta riflessione.
C’è gente che legge i libri senza capirli, e attribuendogli significati arbitrari nati per metà dalla sua ignoranza, per l’altra metà dalla sua fantasia.
In particolar modo i testi religiosi. Sotto questo punto di vista, bisogna denunciare soprattutto due piaghe molto gravi, che riguardano i testi religiosi:
1) Oggi l’ignoranza religiosa è spaventosamente diffusa, e di fatto nessuno sa niente di ciò che riguarda le religioni. Non solo quelle degli altri, ma addirittura la propria.
Una cosa ingiustificabile, dato che solo gli atei e gli agnostici hanno diritto di non interessarsi di questioni religiose, mentre chiunque dice di professare una religione, o perlomeno si pone in una prospettiva anche spirituale e non unicamente materialistica, ha il dovere di conoscere almeno qualcosa dei problemi fondamentali della religione.
Capita sovente di incontrare per esempio cattolici o cristiani di altre fedi, ma soprattutto penso cattolici, che non conoscono i dogmi della propria fede, non conoscono la Bibbia, non conoscono la teologia.
Vi faccio un esempio: provate a chiedere a un cattolico se sa che cos’è l’Immacolata Concezione: vi risponderà che è il parto verginale di Maria, mentre in realtà è il dogma secondo cui Maria, per essere Madre di Dio, doveva essere stata concepita “senza peccato originale”, quindi pura come lo era Eva prima del peccato originale.
In realtà, molte persone che dicono di credere in Dio lo dicono tanto per dire qualcosa, perché non sanno neanche loro in cosa credere, ma mi domando se si siano mai poste dei problemi nella loro vita al riguardo.
2) Oggi imperversano coloro che leggono alla lettera la Bibbia, o attribuendogli significati arbitrari (cosa che hanno fatto anche le gerarchie delle varie Chiese, notoriamente), e guardano come ad acerrimi nemici coloro che invece, molto più razionalmente e scientificamente, cercano di leggere i testi religiosi, siano essi biblici o meno, inquadrandoli nel loro contesto storico, linguistico e culturale, poiché è solo quello che ti fa capire il vero significato di ciò che c’è scritto, e non il significato arbitrario di chi si basa sui propri pregiudizi personali e su una pessima traduzione, per interpretare i testi biblici.
I creazionisti sono forse la branca più nota di questa folta schiera, che trova seguaci soprattutto negli Stati Uniti, che essendo un paese soprattutto evangelico, mastica versetti biblici da sempre nella sua cultura, ma molto spesso non vi accompagna la cultura necessaria per comprenderne il significato.
Detto questo, comincio l’analisi dell’argomento trattato qui, che è essenzialmente biblico, e non altro.
La Genesi è un mito della Creazione, come ce ne sono tanti a questo mondo. Ogni popolo antico o cosiddetto “primitivo” (oggi invece si parla di “società primarie”, per evitare ogni significato razzistico in termini che devono essere solo scientifici) ha un mito della Creazione, un mito che spiega l’origine delle cose e l’ordine divino che vi sta dietro.
Ma le Chiese cristiane, innanzitutto quella cattolica e ortodossa, e poi quelle evangeliche, l’hanno interpretata non alla luce dell’epoca in cui è stata scritta (non avrebbero potuto farlo, dato che fino a un paio di secoli fa, non esisteva la critica storica, e si conosceva molto di meno del nostro passato), bensì alla luce della dottrina cristiana, per far cercare di combaciare il Dio della Genesi con il Dio del Vangelo.
Infatti la Bibbia è stata scritta in diverse epoche. I primi cinque libri, il Pentateuco, sono i più antichi e vengono da un’epoca risalente a molti secoli prima di Cristo.
Gli altri libri si sono succeduti nei secoli seguenti, fino al Nuovo Testamento, man mano che la società ebraica e la sua religione si evolvevano.
Mosé pare sia vissuto intorno al XIII o XII secolo avanti Cristo…. Più di mille anni prima del fondatore del Cristianesimo, dunque, quando la società e la religione ebraica erano molto diverse da quella in cui nacque, crebbe e predicò il Messia.

Io non sono un esperto di Ebraismo, ma so che determinati dogmi si sono formati con il tempo, e non sono nati subito, all’età di Mosé, sulla cui storicità poi c’è anche un ampio dibattito. In fin dei conti, anche il Cristianesimo si è formato ed evolto nei secoli, come qualsiasi altra religione. La storia è cambiamento, ricordiamoci…. Altrimenti non ci sarebbe nessuna storia da raccontare!
Queste cose è importante saperle, e qualsiasi studioso serio della Bibbia, non prevenuto e intellettualmente onesto, ve lo confermerebbe, sia esso cristiano, ebreo, musulmano, ateo, agnostico o quant’altro mai.
Ora però rivediamo come tradizionalmente le Chiese cristiane ci hanno presentato il mito della Creazione e cosa di fatto ci dice il libro della Genesi, e notiamone le enormi discrepanze.
Cominciamo da ciò che dice la tradizionale teologia cristiana.
A catechismo (se qualcuno di voi c’è stato), ci hanno insegnato che all’inizio dei tempi, Dio ha creato l’universo intero, visibile e invisibile (e per “invisibile” intendo il mondo spirituale, dove ci sono i tre regni ultraterreni: Paradiso, Inferno e Purgatorio). L’ha creato dal nulla assoluto, poiché non c’è nessuna realtà che sia esclusa da Dio, e tutto proviene dalla sua volontà. Ma siccome per la teologia cristiana, che non è panteista, Dio non può aver creato l’universo dalla propria sostanza, deve averlo creato “ex nihilo”, dal nulla, tramite la sua volontà e la sua sapienza, identificata con il Verbo, la Parola di Dio, che è poi nella teologia cristiana la persona divina incarnata in Gesù Cristo. Quindi per la teologia cristiana prima dell’universo esisteva solo Dio, da sempre.
Dio, per la teologia cristiana, ha creato innanzitutto gli Angeli, con Lucifero che era il più grande di tutti, e poi il mondo fisico, terra e cielo, e vi ha posto il Giardino dell’Eden in una zona che si suppone essere fra l’Iraq e la Palestina, per porvi la prima coppia umana: Adamo ed Eva, i cui nomi significano rispettivamente Fango e Vita.
Poi Lucifero si è ribellato per superbia, poiché voleva essere uguale a Dio, e ha iniziato una guerra contro Dio nei cieli. L’arcangelo Michele e la sua fazione, che combattevano in difesa della supremazia di Dio, ottengono la vittoria e scaraventano Lucifero giù dal cielo nell’inferno, e così Lucifero, esiliato nell’inferno e ridotto a estendere il suo dominio solo alla Terra, decide di rompere le uova nel paniere a Dio in tutti i modi.
Secondo la teologia cristiana, Adamo ed Eva, quando furono posti nell’Eden, erano “senza peccato”, puri e perfetti, e destinati a una vita immortale, priva di fatiche e dolori.
A loro era stato dato ogni potere sulla Terra, e loro e i loro discendenti avrebbero dovuto popolarla e governarla con saggezza e giustizia, sotto il comando e la protezione di Dio.
Solo una cosa era stata loro proibita: mangiare del frutto dell’albero della “conoscenza del bene e del male”, perché se l’avessero fatto “sarebbero morti”.
Le chiese cristiane dicono che quando Dio aveva detto questo ad Adamo ed Eva, significava che essi sarebbero “morti spiritualmente”, cioè sarebbero diventati peccatori, perché il peccato è la morte dell’anima, e l’anima vale più del corpo, per la teologia cristiana. Loro lo spiegano in questo modo.
Ma Lucifero pensa bene di assumere la forma del serpente, simbolo di inganno e menzogna, e dice ad Adamo ed Eva che Dio mente e che se mangeranno il frutto proibito, essi non moriranno affatto e diventeranno simili a Dio, in grado di distinguere il bene dal male.
Adamo ed Eva cadono nel tranello e mangiano il frutto proibito. Cosa sia il frutto, non è dato saperlo e alle Chiese sembra che non importi molto: può darsi che sia stato davvero un frutto come il dattero o il fico (sicuramente però non la mela, che non era coltivata in Palestina al tempo in cui fu scritta la Genesi), può darsi che fosse un simbolo. Per le Chiese cristiane non è importante cosa sia, conta solo la disubbidienza dei progenitori dell’umanità. Potrebbe essere stato anche un gamberetto o un ombrello, ciò che conta è che essi hanno disubbidito, e questo ha separato l’uomo da Dio e dallo stato di grazia che gli era stato donato.
Certamente però nessuna Chiesa, a parte forse qualche Chiesa evangelica molto dissidente, insegna che il “frutto proibito” sarebbe stato in realtà il sesso.
Solo alcuni singoli credenti lo pensano, ma senza l’approvazione delle loro Chiese.
Per esempio, la famosa veggente Maria Valtorta, nella sua presunta Vita di Gesù, che affermava di vedere tutti i momenti della vita del Messia in visioni concessegli da Gesù stesso, afferma quest’idea, che per fortuna la Chiesa Cattolica non ha mai seguito, che io sappia…. (non che per questo la Chiesa Cattolica sia meno sessuofobia, per questo).

Ma non siate severi con la Valtorta, che passò la sua vita dentro un letto, molto malata, e senza potersi minimamente godere la vita. 

Adamo ed Eva mangiano il frutto e peccano, e improvvisamente si accorgono di “essere nudi”, per cui si fanno delle vesti improvvisate con le foglie dei fichi, perché si vergognano di essere tali.
Anche qui le Chiese vi vedono una metafora delle conseguenze del peccato. Adamo ed Eva si vergognano di essere peccatori, e cercano di nascondere le loro nudità a Dio.
Ma è davvero così?
Dio si incollera con la coppia dei progenitori, e li scaccia dal Giardino dell’Eden, affinché non mangino anche dell’albero della vita, un altro albero proibito, che però non dona la conoscenza del bene e del male, ma l’immortalità fisica.
Dio predice ad Adamo ed Eva una vita di sofferenze fuori dall’Eden: fatica e dolore nel lavoro dei campi per Adamo, sofferenze per il parto per Eva, e così per tutti i loro discendenti, e alla fine la morte per ciascuno di loro.
Le Chiese cristiane insegnano tutte che questo sarebbe stato il cosiddetto “peccato originale”, il primo peccato che ha inquinato la natura umana, rendendola imperfetta ed esposta al male, mentre prima era pura e innocente, assolutamente perfetta.
Tutti noi, per le Chiese, siamo portatori delle conseguenze di tale peccato originale, più o meno come una malattia ereditaria incurabile. Di fatto, saremmo tutti peccatori solo perché lo sono stati i nostri progenitori. Poco importa che agli occhi della logica e del più elementare buon senso, questa appaia una mostruosa ingiustizia. Le Chiese se la scampano con il solito ritornello, quello che usano di fronte a ogni problema teologico: sono i misteri del disegno di Dio! Punto.


Per loro, se l'uomo non è perfetto, se commette errori, è perché ha commesso il peccato originale. Poco importa che non si accorgano della contraddizione insita in questo concetto: se prima del peccato originale Adamo ed Eva erano puri e perfetti, come avevano potuto fare l'errore di disobbedire? Forse non erano così perfetti come si vuole fare credere? Le Chiese se la cavano dicendo che era tutta colpa del Diavolo, che rovinava tutto. Non certo di difetti di fabbricazione nella creazione di Dio.

Le Chiese insegnano che Gesù Cristo è stato inviato sulla Terra per questo: per mondare l’umanità dalle conseguenze del peccato. Perlomeno le conseguenze spirituali, dato che senza la redenzione di Cristo, l’intera umanità non avrebbe potuto più raggiungere Dio dopo la morte fisica, e tutte le anime sarebbero andate perse nella “morte seconda”, cioè l’inferno, la notte eterna dell’anima.

Certo, poi le imperfezioni dell'uomo ci sono tutte quante e ci restano, ma se il peccatore invoca Gesù e chiede perdono in suo nome, avrà la salvezza, anche se resta in fin dei conti l'uomo di sempre, appena appena un po' più "buono".

Alla fine del mondo, l’umanità, perlomeno quella che ha cercato di tornare a Dio tramite Cristo, potrà risorgere in un nuovo Eden, e godere appieno di ciò che la prima coppia ha perduto, mangiando anche del frutto dell’albero della vita che dona l’immortalità. L’albero della vita ovviamente, per le Chiese, è una metafora della potenza redentrice e ri-creatrice di Dio.
La redenzione di Cristo come Uomo-Dio non avrebbe senso senza la dottrina del peccato originale, e i due dogmi sono profondamente legati, poiché l’una non esisterebbe senza l’altra.
Questo quanto insegnano le Chiese.
Ma leggendo il testo biblico così come ci si presenta, cercando di inquadrarlo nel suo contesto storico e alla luce della storia delle religioni, cioè vedendolo come un mito delle origini proveniente da un popolo di semplici pastori semitici, di più di tre millenni fa, sotto l’influenza delle grandi civiltà sumerica, assiro-babilonese ed egiziana, e provando a leggerlo cercando di non tenere conto di quello che ci hanno insegnato a catechismo, ma come se lo leggessimo la prima volta…. È davvero quello che vi troviamo?
Siccome l’argomento è lungo da trattare e mi sono già dilungato molto, concludo il post qui e continuerò la questione nel prossimo.
Grazie della pazienza, per chi mi ha letto fin qui.

 
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Il mito della Genesi: anteprima

Post n°211 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

 

Oggi parliamo di un argomento inconsueto anche per uno come me. Parliamo della Bibbia, e in particolar modo della Genesi.

Perché? Perché mi è capitato di recente di trattare la questione nel forum di ufologia a cui sono iscritto. In questo forum non si parla solo di omini grigi e dischi volanti e di deliri psichiatrici di persone che credono di venire sequestrate di notte dagli omini grigi e da tocchi di bonazzi e bonazze biondi, al fine di mettergli delle sonde dentro il culo o dentro il naso, oppure dell’Apocalisse che sta per venire nel 2012 con gli alieni che vengono dallo spazio a salvare un’umanità peccatrice, o i deliri di Sitchin sulle tavolette numeriche che, secondo lui, parlerebbero di Dei con razzi sotto il sedere, che volano nello spazio…. no, non solo di questo, per quanto strano possa sembrare.

Tale forum, è un forum di svitati eppure ha anche dei soprassalti di lucidità, e quindi parla anche di qualsiasi altro argomento: religione, politica, scienza, attualità, cultura. Di tutto, di più.

Quindi c’era una discussione che era stata intitolata: “ma il frutto proibito del Paradiso Terrestre, non era una mela?”. Un altro che non ha capito un kazzo, mi sono detto….

Ciò mi ha dato l’occasione di sviscerare un argomento su cui si è detta ogni bestialità che si possa immaginare.

Chi non ha sentito la favola di Adamo ed Eva, del Giardino dell’Eden, di Dio e del Serpente tentatore e della creazione di tutte le cose da parte di Dio, ricavate dal nulla? Chi  non ha mai sentito parlare di tutte le storie sul peccato originale, cioè quel maledetto frutto che tutti dicono essere una mela, che avrebbe creato tanti guai e giustificato il fatto che Gesù Cristo fosse venuto in Terra per redimere gli uomini?

A parte forse quelli che hanno avuto la fortuna di avere dei genitori non-cattolici, o cattolici blandi, penso tutti.

Siamo cresciuti convinti che la storia della Genesi fosse proprio così.

Ma cosa succederebbe se qualcuno arrivasse e dicesse che sono tutte balle inventate dalla teologia cristiana, che non è vero che nella Genesi Dio ha creato il mondo dal nulla, che forse non era vero che c’era solo lui a creare le cose, che non era vero che Dio era così buono, che non era vero che il Serpente era così cattivo, e anzi che non era affatto il Diavolo, Lucifero, perché nella Genesi non esiste il Diavolo, non esiste l’inferno, non esiste una ribellione degli Angeli e una loro caduta, e non si sa neanche bene cosa siano gli Angeli, e che Dio forse non era l’unico Dio?

E se non fosse vera tutta la storia del peccato originale, che Adamo ed Eva non erano diventati “peccatori” disobbedendo a Dio, ma invece sono diventate semplicemente delle persone che pensano, mentre prima erano dei docili animali domestici asserviti a un padrone bugiardo e prepotente? Che l’umanità secondo il mito della Genesi non subisce le conseguenze di alcun peccato, ma solo di aver disubbidito a un padrone che aveva paura di lei?

Che l’Eden, che è un luogo mitico nella Genesi, è in realtà l’immagine di un altro luogo leggendario, ma non immaginario, che ha una collocazione geografica ben precisa, e che ci dimostra il vero senso del mito della Genesi?

Che la Genesi è piena di contraddizioni e di ambiguità, e perciò non può essere considerata “ispirata da Dio” perché il Dio della Genesi non ha nulla a che vedere con il Dio delle religioni monoteistiche attuali, poiché è un Dio antropomorfo, corporeo, fallibile, tirannico, egoista, bugiardo e probabilmente anche molteplice, non unico?

Probabilmente non succederebbe niente.

La Chiesa Cattolica stessa non racconta più la favola di Adamo ed Eva perché sa, dall’alto della sua cultura, che è solo una favola e gli storici delle religioni e delle civiltà antiche l’hanno vivisezionata e invalidata, riducendola alla sua forma originaria di mero mito.

La favola dell’Eden, di Adamo ed Eva e del frutto proibito non è diversa dalla favola di Pandora e Prometeo in Grecia, o di Atena nata dalla testa di Zeus, o dei due Kami progenitori del Giappone, Izanami e Izanaghi.

La Chiesa saprebbe che si darebbe la zappa sui piedi a blaterare ancora tanto di peccato originale.

Sa che la favola di Adamo ed Eva non è neanche un’allegoria, un simbolo. È una favola, punto. E lo si può dimostrare con la scienza storica.

Ma la gente non lo sa. Forse non ha importanza parlarne, però penso che, almeno  per curiosità, a qualcuno potrebbe interessare.

Quando è saltata fuori la bagarre della mela su quel forum, e ne sono saltate fuori di allucinanti, tipo appunto che “il frutto proibito” sarebbe stato un fungo allucinogeno che dava “visioni trascendenti”, ho pensato bene di fare chiarezza.

Anche chi non è cristiano o è un cristiano “sui generis” crede di trovare dietro il mito della Genesi chissà quali simboli….. col cavolo. E io ho voluto dimostrarlo. Certo, c’è qualche simbolo che lascia riflettere. In particolar modo quello del Serpente, che sembrerebbe ammantare una divinità pagana, ma per il resto tutto è chiaro e comprensibile, grazie agli studi e alle ricerche storici.

Così ho voluto pubblicare qui i post che ho inviato al forum, con le mie riflessioni e le mie analisi sul libro della Genesi, nella speranza che possano essere di qualche utilità a qualcuno.

Qualcuno che sappia essere spregiudicato e razionalista a sufficienza.

Buona lettura, se non vi annoiate troppo a leggere tutto quanto…. 

 

 
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La tradizione culinaria dei Della Gherardesca.

Post n°210 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Stasera ho visto Costantino della Gherardesca, uno dei pochi gay, di quelli che compaiono in televisione, che dimostrano una qualche intellligenza e che non appaiono come le solite checche frivole ed isteriche.

Era a quella stupida trasmissione di LA7 del sabato sera sui personaggi televisivi che si improvvisano "cuochi misteriosi", che vorrei che non la facessero, così non dovrei aspettare regolarmente le 21:30 per vedere L'ispettore Barnaby.

Come forse saprete, Costantino della Gherardesca è il lontano discendente di un fratello del conte Ugolino della Gherardesca, quello che, condannato a dover morire di fame in prigione assieme ai figli e ai nipoti, si è mangiato i corpi dei cari defunti prima di lui.

Lui, pur dichiarando che non è un cuoco e non sa cucinare, ha saputo fare una cena d'eccezione.

Tutti lì a complimentarlo dopo, e a chiedergli come aveva potuto fare una cena del genere....

Lui, arrossendo per l'imbarazzo degli sperticati complimenti, mormora: «Beh, sapete... la mia famiglia ha una lunga esperienza di gourmet!».

Già, molto lunga... risalente addirittura al Medioevo, ai tempi di Dante Alighieri!

Mia nipote si è sganasciata come una matta, nel sentirlo. A lei, le storie di orchi che mangiano bambini la fanno molto ridere.

Io preferisco invece le storie di orchi che si mangiano grassi e grossi omoni maialoni....

Mi domando se qualcuno gli avrà fatto notare il lato da humor nero della sua battuta.... ma non credo che nessuno l'abbia colta.

Quanta roba che si spreca.....

 
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