Terremoto CileAttività di aiuto e solidarietà post terremoto Cile |
Sabato 27 febbraio 2010
3.34, Avenida Holanda 3730, dp. 95, Ñuñoa, Santiago, nono piano.
Il terremoto di 8.8 gradi ci trova addormentati. Il Cile è zona altamente sismica, la gente è abituata a convivere con i terremoti: di fatto il più grande mai registrato al mondo è avvenuto qui nel 1960 - 9.9 gradi della scala Richter.
Io ne ho già sentiti parecchi qui, altri li avevo vissuti in Italia.
Ma stanotte è diverso, lo capisco subito. Troppo più forte. Bea è in posizione fetale, l'abbraccio e mi stringo a lei. Lui continua, e continua e continua. La casa si muove spaventosamente, da una parte all'altra, in ogni direzione - sembra rimbalzare come una palla da tennis tra un ipotetico grande muro ed un altro. I secondi passano - anzi no: il tempo si dilata, e Lui non smette. Non smette e non diminuisce d'intensità. Il sangue si gela nelle vene, la mente lavora rapida ma non trova possibili azioni e ti inchioda alla insostenibile realtà: puoi solo aspettare, la tua vita non vale nulla. E Lui non smette. Si comincia a sentire il rumore di oggetti che cadono e si rompono, nel frastuono del terremoto stesso. La mente impazzisce: "non può reggere, cazzo, se non smette di tremare la casa non può reggere tanto a lungo." E guardi il soffitto nella penombra chiedendoti se prima verrà giù lui oppure cederà il pavimento: quali sono le sensazioni fisiche della morte? Sarà molto doloroso o questione di un attimo? Lui intanto continua senza diminuire la sua violenza. Tu attendi il rumore, il boato forte e ultimo della casa che crolla - 14 piani sotto i quali tutto terminerà.
Poi, invece, alla fine finiscono questi 90 secondi interminabili, infiniti, eterni - cioè fuori dal tempo. Non ricordo se il cuore riprende a pompare solo allora, o se solo allora comincia a rallentare una folla corsa. Bea, cuore di mamma, si lancia sul cellulare per cercare suo figlio, in discoteca con amici. Lo trova e si rasserena un po' prima che le linee telefoniche crollino: quasi non si è accorto di nulla nel frastuono e tra le vibrazioni della disco.
Poi ci alziamo dal letto, il bagno è allagato, la mente riprende a lavorare freddamente: chiudere rubinetti del gas, chiavi acqua, attenzione ai vetri (ovviamente siamo al buio senza corrente), aprire finestre per ventilare in caso fuga di gas...
Siamo vivi, ma troppo spaventati per gioirne. Senza possibilità di comunicazione, solo dopo alcune ore scopriremo l'entità di questo terremoto che ha colpito, devastandolo, grandissima parte del Cile, l'ottanta per cento della sua popolazione.
Capiamo subito che siamo davanti all'inizio di "qualcosa" di nuovo.
PRIMO VIAGGIO. PARTE 1: PARRAL
Venerdì 5 marzo 2010
Parte 1
Non possiamo più stare fermi, dobbiamo fare qualcosa di concreto.
Partiamo alle 6 con la mia Panda 4x4 carica di beni di prima necessità (e 12 litri di gasolio in taniche in caso di difficoltà di rifornimento) con destino Parral, circa 400 km a sud di Santiago, vicino all'epicentro del sisma, nei cui dintorni vivono genitori e parenti di Anna (la signora praticamente parte della famiglia che ogni tanto ci da una mano con la casa così come già faceva con i nonni di Bea). L'obiettivo è preciso: portare aiuto a loro.
Nonostante un paio di deviazioni che ci spingono fuori dall'autostrada, viaggiamo abbastanza spediti fino a Curicò, circa 190 km da Santiago: lì prima coda di oltre mezzora per un ponte pericolante. Passiamo veloci invece ad altro punto normalmente critico, il ponte sul Rio Claro (foto), le cui immagini hanno fatto il giro del mondo: due strutture parallele, la più vecchia completamente crollata (ora si circola nei due sensi sul più recente che fortunatamente ha retto). Un altro paio di belle code, molti avvallamenti, crepe, fratture, crolli di banchina, guardrail e ponti - con relativi cambi di corsia o mini percorsi alternativi, scandiscono il viaggio, ed alla fine arriviamo a Parral, all'appuntamento con la sorella di Anna davanti all'ospedale (distrutto) giusto all'entrata del pueblo: sono le 12, 6 ore (senza particolare traffico) per un percorso che normalmente non ne richiede più di 4.
La sorella di Anna mi sorprende (non a Bea che è cilena e conosce la sua gente): dice che tutto va bene, la casa è OK, il papà con la sua pensione (100 euro al mese...) ha già ordinato quello che gli serve e NON hanno bisogno di nulla. Orgoglio, stupido come quasi sempre. Ci dice che però all'ospedale raccolgono aiuti, e dunque assieme ad una coppia di giovani pompieri di Copihue (un paesino a 5 km da Parral) che cercano notizie di una paesana che ieri hanno accompagnato a partorire, ci mettiamo alla ricerca del luogo dove hanno trasferito l'ospedale. Non è facile: strade interrotte, distruzione ovunque, macerie ammucchiate tra marciapiede e manto stradale, la gente che raduna le poche cose strappate alla distruzione della propria casa dove capita (foto), allagamenti (si vede che le tubature dell'acqua hanno ceduto), su tutte le case (con rarissime eccezioni) la scritta "Peligro derrumbe" o una X con la sigla "NOH" - No Habitar. Comunque alla fine arriviamo alla struttura provvisoria protetta da militari armati (foto): ora la situazione si vede tranquilla, ma anche qui sono avvenuti saccheggi e tanti vergognosi atti di sciacallaggio. Una simpatica funzionaria ci accoglie, ci ringrazia e ci indirizza alla sede dei pompieri di Parral - ma Bea mi fa cenno di no: dopo tanti anni lavorati nello stato sa che il nostro piccolo aiuto finirebbe in qualche magazzino e la sua distribuzione resterebbe un incognita - chissà quando e a chi.
Chiediamo ai due pompieri di Copihue che sono con noi come è la situazione da loro: pochi morti (3), ma molte tra le case sparse nella campagna sono distrutte ed i loro abitanti privi di tutto. E' fatta, andiamo con loro a Copihue, nella loro povera ma dignitosa sede scarichiamo la Panda (foto), raggruppiamo separatamente le varie cose (foto) e cominciamo a preparare borse di plastica con un po' di tutto - tenendo però latte, pannolini e cloro a parte: i primi due solo per chi ha bimbi piccoli, il cloro per ovvie ragioni di "odore" e possibile contagio del cibo.
PRIMO VIAGGIO. PARTE 2: COPIHUE
Venerdì 5 marzo 2010
Parte 2
E partiamo con loro per distribuire (foto): sebbene triste, è una grande esperienza. La gente, semplice come qualsiasi contadino, spesso ha perso tutto. Se non possiede una tenda dorme ancora sotto un albero o nel fienile traballante o in un letto di fortuna in uno spazio aperto. Ma quasi tutti hanno un sorriso: sono vivi ci dicono, e pertanto si ritengono fortunati. Una donna incinta del suo settimo figlio (foto) ha perso la casa ed ora deve abitare con la suocera che la maltratta, in quanto alcuni dei suoi figli sono di un primo matrimonio e dunque di un passato "vergognoso". Una signora anziana rifiuta la busta di aiuti: "non sprecatela con noi, grazie al cielo abbiamo abbastanza da mangiare, datela ai nostri vicini che hanno perso tutto". Poi scherza sulla sua casa distrutta: "era vecchia, andava ristrutturata, è andata bene perché così abbiamo risparmiato la fatica della demolizione" (foto).
Poi due fratelli con la faccia gioviale di quelli che scherzano e ridono sempre: "la casa era del 1880: ha retto (ed elenca tutti i grandi terremoti del Cile), che altro potevamo chiederle?" Poi uno dei due ci fa vedere dove dorme: un letto quasi a cielo aperto sotto dei vitigni (foto). "Va bene per dormire la notte, per una siesta o per far passare una sbronza!"
Scherzano i due fratelli, ma la prossima settimana è annunciata pioggia, che da queste parti imperversa per buona parte dell'anno.
Passiamo dalla scuola di campagna: ci vanno - ci andavano - 22 bimbi di varie età. Avevano appena costruito una piccolo campo sportivo che ha resistito, ma la scuola è a pezzi, se non cadrà da sola con le prossime scosse di assestamento la dovranno demolire. "E i bimbi dove andranno?", chiedo al giovane, splendido capitano Felipe. "Cammineranno fino a quella più vicino che sia agibile - tra i 4 ed 10 km. Per fortuna i nostri bimbi sono abituati a camminare tanto, è salutare e lo faranno volentieri." Già, "di necessità fecesi virtù", diceva mio padre di fronte alla necessità di accettare l'inevitabile. Peccato per il freddo e per la pioggia che, mi ripeto, qui è molto insistente.
Mentre torniamo alle auto, Felipe mi racconta delle due vittime del terremoto che è toccato a lui trovare, straziate sotto le macerie delle loro case: un'anziana e un ragazzo di 23 anni, rannicchiato sotto una coperta in un'ultima, inutile posizione fetale.
E così continua il giro, finché Carina, moglie del capitano Felipe ed incinta di 3 mesi del suo terzo figlio di fila, dopo molto camminare sotto il sole cocente ha un piccolo mancamento e torniamo alla base. Le nostre vivande sono state quasi tutte distribuite, e non abbiamo il minimo dubbio che le mancanti verranno consegnate a chi le necessita fra un paio d'ore quando riprenderanno il loro giro.
Ci invitano a mangiare con loro: la fame è tanta, ma siamo venuti a portare e non a togliere, ed inoltre abbiamo un'ultima consegna da fare ad una cugina di Anna.
Vive ad una mezzora da lì, una zona dove il terremoto sembra miracolosamente non essere passato: non se ne vedono tracce, le case e persino le tegole sono al loro posto, la strada perfetta. Eppure anche lì Lui ha chiesto pedaggio: si è portato via tre case vicine, completamente distrutte. Consegniamo loro l'ultimo scatolone ed alle 16 prendiamo il cammino del ritorno.
Sarà più lungo, con più traffico e più interruzioni (nel corso della giornata ci sono state due forti scosse di assestamento, 6.8 e 6.6, qualche altro pezzo di strada ne ha sofferto). Alle 22.30 siamo a casa: abbiamo passato quasi 16 ore in auto tra viaggio e distribuzione, siamo meritatamente stanchi ma felici, anche se da noi il gas non è ancora tornato e dobbiamo rinunciare al premio di una bella doccia calda - ci accontentiamo dell'acqua fredda, in fondo tonifica di più i muscoli...
SECONDO VIAGGIO. PARTE 1: CONCEPCION CTD ARRULLO
Martedì 9 marzo 2010
Parte 1
Stavolta parto da solo (Bea ha ripreso a lavorare, la vita deve tornare alla normalità il prima possibile) ed alle 5, sperando di evitare le code e gli ingorghi del precedente viaggio, e ci riesco: in circa 6 ore e senza nemmeno una coda arrivo a Concepcion, città sulla costa a poco più di 500km a sud di Santiago, una delle più colpite dal sisma di 8.8 gradi della scala Richter - il quinto più forte di tutti i tempi da quando si cominciarono a registrare nel XVIII secolo.
Lungo la strada devastata, sorpasso almeno 3 TIR carichi di carrelli nuovi di supermercato: durante i violenti saccheggi devono averli caricati tutti con mercanzia varia ed usati per portare via il bottino.
La mia meta è il CTD Arrullo, centro di accoglienza per bimbi abbandonati e vulnerati nei loro diritti fondamentali. In questo momento ne ospita 64, alcuni sono gravissimi casi di malformazioni che trascorrono lì i pochi giorni, mesi o anni che la Vita ha riservato loro. Non ci sono state né vittime né feriti, grazie al cielo ed alla solidità della struttura, che per di più era ed è in corso di ampliamento e ristrutturazione.
La direttrice, Marianela, e tutto il suo staff ha fatto e fa miracoli, con uno spirito di abnegazione che va infinitamente oltre quelli che sarebbero i doveri professionali legati ai rispettivi compiti (e, aggiungo io, ai relativi miseri stipendi). Sono tutti stanchissimi, tesi, e sanno perfettamente che quando - per forza di cose - dovranno fermarsi a riposare, cadrà loro addosso tutto il peso immenso di questo terremoto, che ha cambiato per sempre le loro vite e le vite di tutti quanti abbiamo vissuto, con intensità e conseguenze differenti, questo spaventoso cataclisma.
Ho portato loro la mia Panda carica di quello che mi aveva chiesto Marianela: vestitini per i bimbi, latte in polvere per neonati, sacchi dell'immondizia e il necessario (biscotti, dolci, cioccolata, palloncini, trombette...) per organizzare una bella festa per i bambini che stanno terminando la terapia post-trauma da terremoto - probabilmente l'ultimo trauma che nelle loro brevi esistenze ancora non avevano subito.
Ancora una volta porto un piccolo granello di sabbia, ma al momento è tutto ciò che CONCRETAMENTE posso/possiamo fare. La festa per i bimbi la organizzeranno appena possibile, il latte per neonati lo divideranno con un'altra casa di accoglienza per bimbi, i sacchi dell'immondizia li hanno ricevuti come un grandissimo dono, felici perché quello della spazzatura può diventare un problema serio in quanto veicolo di infezioni, e gli mancherebbe davvero solo un'epidemia tra i bambini...
Aiuto a scaricare l'auto, Marianela mi fa vedere la situazione, i nuovi lavori, mi racconta assieme ad un paio di collaboratrici di questi giorni pazzeschi, allucinanti, paradossali. Mi raccontano di genitori "particolari", che lasciavano lì i bambini con la scusa di non potersene far carico e... andavano a saccheggiare supermercati e case - tranquilli che i loro figli erano in ottime mani. Mi racconta delle famiglie dei collaboratori, quasi tutte hanno perso la casa e quello che c'era dentro e non hanno da mangiare o dove dormire (i primi giorni si sono installati lì nel centro, aggiungendosi ai 64 bimbi terrorizzati quando ancora solo alcuni tra i collaboratori avevano potuto far ritorno al posto di lavoro). Mi raccontano tra i singhiozzi del giovane amico che lavora nei gruppi di riscatto e che ha perso sotto le macerie moglie e figlio: li ha sepolti ed è ripartito a lavorare. Lo farà fino ad estenuarsi, poi - mi dicono piangendo - probabilmente troverà rifugio nella pazzia.
SECONDO VIAGGIO. PARTE 2: CONCEPCION
Martedì 9 marzo 2010
Parte 2
Strappo loro alcuni sorrisi pieni di speranza raccontando di Carlo e Alexandra, due bimbi che hanno soggiornato a lungo lì da loro, e che giusto un anno fa sono stati adottati da una splendida famiglia italiana con la quale stanno finalmente vivendo una vita normale.
Nell'improvvisata cucina da campo, possibile grazie alla clemenza di un tempo che da queste parti scarica pioggia mediamente circa 300 giorni all'anno, bolle un enorme pentolone (foto).
I muratori lavorano intensamente, arriva un pick-up della croce rossa e due giovani ragazzi stravolti scaricano un paio di casse di aiuti appena arrivate e ripartono volando.
E' ora di pranzo per i bimbi, le assistenti sociali, angeli volontari di ogni età, li accompagnano due a due all'interno della struttura. Una di loro mi presenta ad un bambino di etnia Rom dagli incredibili occhi azzurri. Un altro piange disperatamente e nulla sembra in grado di consolarlo. Sento che d'ora in avanti sarei solo d'impaccio, abbraccio Marianela pregandola di avvisarmi di qualsiasi cosa o prodotto dovesse necessitare con urgenza per poterglielo spedire o, in caso, portare personalmente. Il motore della Panda non ha fatto in tempo a raffreddarsi nemmeno un po' che lo rimetto in moto.
Percorro solo pochi chilometri nella città devastata, militari ovunque e sciami di Carabineros motociclisti che pattugliano e fungono da deterrente nei confronti di eventuali facinorosi - di fatto incutono timore a vederli passare rombando sulle moto da cross. In centro mi incontro con lo staff del SENAME (Servicio Nacional de Menores - l'organo statale che si occupa appunto dei minori) di Concepcion che ho conosciuto l'anno scorso per lavoro, occupandomi io di adozioni internazionali - e mi fa davvero molto male: stanno tutte in piedi in uno spazio di un'altra struttura pubblica (la loro distrutta) in attesa che arrivi un poco di corrente o di collegamento internet - ma di fatto non possono lavorare e a loro, che hanno tanto tempo da perdere nell'attesa, è già caduto addosso il trauma post-catastrofe, aggravato soprattutto dai violenti saccheggi che per un paio di giorni e notti prima dell'arrivo dell'esercito hanno incendiato (anche letteralmente) la città. Ricordavo persone mature, esperte, sorridenti, professioniste abituate a casi drammatici eccetera: ho ritrovato degli zombie tremanti con le lacrime agli occhi. Impressionante, non ho nemmeno avuto la forza poi di andare in giro per il centro a vedere le rovine degli edifici - questa rovina interna mi doleva troppo.
Sono riuscito a strappare anche a loro dei sorrisi raccontando le notizie di Carlo & Alexandra: per pochi minuti su quei volti devastati è riapparsa un po' di luce. E cominciano a parlarmi di altri bambini pronti per essere adottati, ma di cui non possono scrivere la relazione per mancanza di corrente, internet o persino di una stampante.
Vorrei invitarle a prendere qualcosa ad un bar, ma nemmeno questo gesto così abituale è possibile: non c'è n'è neppure uno aperto in tutta la città.
Arriva una collega che consegna ad una di loro un pezzo di formaggio: "per prendere questo non c'era coda, ma per il pane era impossibile, troppo lunga".
Trovano il coraggio di raccontare anche alcune conseguenze positive (ma si può parlare di conseguenze positive di una simile tragedia?): una vive da due anni in un palazzo nel quale non conosceva nessuno. Ora sono tutti amici, e tutti collaborano in tutto. Un'altra racconta che la figlia di otto anni le ha detto di essere contenta che possano passare più tempo assieme, giocando e parlando. Certo, senza luce non c'è di mezzo né televisione né computer...
SECONDO VIAGGIO. PARTE 3: TALCA
Martedì 9 marzo 2010
Parte 3
Riparto verso le 14, sono sconvolto e confesso che guido e piango per almeno 30 chilometri.
Lungo la strada del ritorno provo a passare dagli amici pompieri di Copihue (quelli conosciuti nel viaggio di venerdì e con cui abbiamo consegnato pacchi nelle case sparse di campagna), ma sono fuori e la stazione chiusa. Il giorno dopo riceveremo una mail in cui si scusano (!) per non aver risposto prima, ma che sono andati in alcuni dei paesini più devastati della costa e ne sono appena tornati assolutamente devastati - detto da loro, che avevano già visto l'orrore delle loro parti, fa davvero impressione.
Lungo il mio cammino verso Santiago c'è anche Talca, un'altra delle cittadine più colpite dal sisma. Improvvisamente mi ricordo di un ragazzo simpaticissimo conosciuto durante le recenti vacanze: recupero il suo numero, lo chiamo e immediatamente non solo accetta di vedermi, ma addirittura mi offre ospitalità. La loro bella casa in periferia, al contrario delle vecchie costruzioni di tutta la zona del centro storico quasi completamente crollate, non è stata danneggiata e accetto l'invito con piacere - anche perché contemporaneamente ricevo notizie di gente in viaggio per Santiago che, partita poco prima dalla stessa Talca, in 3 ore ha percorso solo 50 km... che dopo 7 ore diventano solo 150 (arriveranno finalmente a Santiago dopo 9 ore - per un percorso di 300 km!!)!! Dunque accetto felice anche l'invito a fermarmi a dormire, considerando che anche qui c'e' il coprifuoco e non posso partire quando vorrei (le 2/3 di notte) per cercare di evitare queste code pazzesche. Mi prepara una splendida cena, apriamo un paio di buone bottiglie di "tinto" che ci accompagnano fino a notte fonda assieme alle nostre chiacchiere: appena ci conosciamo, ma questa notte è come se fossimo cresciuti assieme.
Riesco a dormire 5 ore di buon sonno e mi risveglio sentendomi "in vacanza"... E' stato un "taglio" non previsto, di cui mi sono improvvisamente accorto di avere un assoluto bisogno. So che è una fuga, forse vigliacca, dalla realtà delle macerie che sono a pochi isolati ed in quasi tutto il Cile: ma ora il mio istinto di sopravvivenza mi dice che ho bisogno di qualche istante seduto davanti alla loro piscina, condividendo dell'ottimo cibo ed una gradevolissima compagnia: grazie Juan!
Verso le 18 mi rimetto in macchina, percorro i viali e le strade completamente devastate del centro, e mi sorprendo - mi spavento - rendendomi conto di essermi già quasi abituato a vedere tanta distruzione, le macerie lungo la strada, le case squassate e crollate. Non può essere, non DEVE essere. All'uscita da Talca mi fermo a fare gasolio: mi serve un signore semplice, sui 55, e come spesso mi capita quando faccio rifornimento mi domanda dell'auto, qui poco diffusa, "sicuramente consuma pochissimo... poi è diesel... anche 4x4...". Si accorge che sono straniero e mi chiede se sono lì per aiutare. Gli dico di si, per quel poco che si può. Pago, mentre mi allaccio la cintura mi consegna la ricevuta e mi allunga la mano attraverso il finestrino: mi fissa dritto negli occhi e mi dice "gracias". A volte la Vita è davvero tutta qui: un piccolo gesto, siamo tutti fratelli - ma perché ce ne scordiamo sempre? Ciao fratello mio che vivi a Talca, spero che la tua casa non sia distrutta, che tu non abbia dovuto seppellire nessuna persona cara - grazie a te, col tuo gesto così umanamente semplice hai cancellato decine di ore di guida, paure, dubbi... E mi hai indicato il cammino - continuare a portare granelli di sabbia.
Riprendo la strada per Santiago. Non c'è molto traffico, solo 10 minuti di coda al solito nodo di Curicó, e così alle 21.30 posso finalmente posteggiare la Panda nel garage di casa.
NASCE IL DIARIO E LA VOGLIA DI FARE DI PIÙ
Giovedì 11 marzo 2010
Non è stato facile oggi scrivere questo diario: di nuovo la terra ha ricominciato a tremare con violenza ed insistenza: solo in poco più di mezzora 5 scosse, di 7.2 (oltre un minuto), 6.9, 6.7, 6.4 e 5.9 - il terremoto che ha devastato L'Aquila è stato di 5.8... E non accenna a smettere. La paura riemerge in tutto il paese, ricominciano le scene di panico, crollano altri edifici, nuovo allarme tsunami lungo oltre 1.000 km di costa, la gente che fugge verso le alture, genitori disperati che si affannano a cercare i figli nelle poche scuole appena riaperte.
Questo paese non sarà mai più quello di prima, perché la gente non sarà più quella di prima. E' impossibile: al di là delle macerie, dei morti, dell'improvvisa povertà totale in cui sono precipitate centinaia di migliaia di persone che hanno perso tutto, queste scosse violente, lunghe, impietose ti entrano dentro, si piazzano nella tua colonna vertebrale, nel tuo cervello. Ed improvvisamente ti trovi a pensare "ecco un'altra scossa", ed invece sei tu che tremi, il tuo corpo che rilascia l'energia nervosa immagazzinata negli interminabili secondi di ogni movimento tellurico vissuto.
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23-04 T.H. (Jap) 500
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" C.A.&G.M. 50
18-05 E.&J. S. (D) 200
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TOTALE DONAZIONI RICEVUTE AL 31 DICEMBRE 2010
RIPORTO 5.562
18-05 F.T. 100
" A.R. 50
25-06 B.C. & A.C. 300
TOTALE in euro: 6.012
Totale in pesos: 3.972.603
TOTALE SPESE SOSTENUTE E DONAZIONI 2011
ATTENZIONE:
TUTTE LE SPESE DETTAGLIATE E AGGIORNATE SONO INSERITE NEI POST N. 15 E 16
TUTTE LE DONAZIONI 2011 SONO INSERITE NEL POST 21
UTILIZZO DELLE RISORSE RACCOLTE
Concretezza
L'idea sin dall'origine è utilizzare le risorse per realizzare azioni concrete, localizzate, e verificabili.
Settore
La stato cileno si farà carico della ricostruzione delle infrastrutture. Strade, ponti, ospedali, scuole, case. Dunque scartiamo questo settore.
Ci occuperemo dell'uomo, inteso come essere umano, specialmente dei più vulnerabili: bambini ed anziani.
Dove
Le grandi città sono e resteranno al centro dell'attenzione di tutti: lì non mancherà ogni tipo di aiuto possibile. Portarvi il nostro granello non avrebbe senso. Invece esistono ampie zone rurali dimenticate da tutti: è lì che il nostro granello di sabbia può marcare una differenza.
Nel corso del nostro primo viaggio siamo giunti in un paesino chiamato Copihue. Abbiamo conosciuto degli splendidi ragazzi, los bomberos de Copihue, di cui ci siamo immediatamente innamorati. Attraverso la loro semplice abnegazione, ci hanno proiettato in un mondo quasi dimenticato. Questi ragazzi poveri, malvestiti, mal equipaggiati, poco istruiti, attraverso il loro entusiasmo, i loro principi fondamentali tanto semplicemente vissuti ci hanno ricondotto all'essenza delle relazioni umane: la SOLIDARIETÁ. Perché siamo tutti Fratelli.
Ed allora appoggeremo loro e la loro comunità, duramente colpita dal sisma, con speciale attenzione per i bambini.
Cosa
L'idea è fornire un sostegno principalmente "morale" che esca dal contesto della pura emergenza e duri nel tempo, almeno fino alla fine del 2010.
Pensiamo ad una gamma di attività, basate anche su precedenti esperienze post terremoto di cui Beatriz è stata attiva protagonista dopo il terremoto di Punitaqui del 1997. Con i bambini pensiamo a taller artistici, ricreativi e/o sportivi, eventuale intervento psicologico dove necessario, programmi di vacanze quando sarà il periodo eccetera. Con gli adulti (anziani in particolare): attività culturali, cinema, teatro, musica, balli, cucina. Aiutare la gente a distrarsi, a non chiudersi nel dolore - cosa che specialmente nelle fredde e piovose serate invernali può risultare fin troppo facile. A ricominciare a vivere una vita "normale".
Ma anche appoggio e consulenza alle microimprese: contadini, mercatini e negozietti, spesso l'unica fonte di sostentamento per le famiglie.
Inoltre: appoggiare la municipalità nella gestione della situazione, nell'individuare e postulare a fondi statali e/o regionali, a utilizzarli al meglio.
Tuttavia, ci mancano ancora troppe informazioni (non sappiamo nemmeno quanti abitanti vi siano nel comune - il "povero" sito web del municipio non aiuta nemmeno in questo) per poter prendere una decisione concreta.
Metodo
Il prossimo venerdì 9 torneremo con Bea e con Pato (un amico cileno che vive da 16 anni in Germania e che da quel paese ha già portato un contributo e che vuole continuare a raccogliere fondi diffondendo notizie e organizzando attività) a trovare i nostri amici bomberos e conoscere al meglio la realtà, le strutture e la gente di lì. Per incontrare le autorità locali, sindaco in testa, e comprenderne necessità, competenze e disponibilità.
Ne approfitteremo per portare qualche altro prodotto di cui hanno bisogno urgente (per esempio in zona non si trovano più teloni di plastica per proteggere le cose o fare da tetto provvisorio).
Tempi
Raccolte le informazioni, confido per la metà di aprile di aver strutturato uno o più progetti concreti, e di poter cominciare il prima possibile a realizzarli.
TERZO VIAGGIO. PARTE 1: COPIHUE E RETIRO
Venerdì 09 aprile 2010
Come la volta precedente, alle cinque siamo in macchina ed alle 5.20 davanti a casa di Pato - diminutivo di Patricio, un amico cileno che vive da 16 anni in Germania da dove ci ha portato degli aiuti, e che oggi ci accompagnerà nel viaggio tanto per conoscere la situazione, quanto per poter documentare e continuare ad aiutare una volta tornato a casa.
È passato un mese esatto dall'ultimo viaggio, e la situazione delle strade e dell'autostrada in particolare è completamente cambiata: a parte tre o quattro ponti completamente crollati, per i quali ci vorranno mesi o anni prima che possano essere ricostruiti, per il resto i progressi sono stupefacenti. Le decine e decine di cambi di corsia, riduzioni di carreggiata, deviazioni, interruzioni e quant'altro sono solo un ricordo, e pertanto anche il temuto nodo che si formava a Curicò è stato completamente sciolto. Di fatto, hanno ricominciato a far pagare il pedaggio, che nelle settimane successive al sisma era stato abolito. Viaggiamo veloci, almeno quanto lo consente la nebbia presente più o meno intensamente lungo tutto il tracciato.
Arriviamo alla sede dei nostri amici bomberos di Copihue poco dopo le nove. Le previsioni del tempo davano una giornata di sole splendente, con temperatura massima attorno ai 27 gradi: in realtà, fa molto freddo e di sole non se ne parla nemmeno. Graditissimo pertanto (nonostante sia un Nescafè...) il caffè bollente che i nostri amici ci offrono. Scarichiamo la Panda: stavolta, seguendo le loro indicazioni e realizzando piccoli miracoli di logistica all'interno dell'auto, abbiamo portato un rotolo di 50kg di nylon doppio (lungo oltre 2 metri), centinaia tra piatti e bicchieri, materiale scolastico per 50 bambini delle elementari (quaderni a righe e quadretti, copertine plastificate, penne, matite (normali e colorate), gomme, temperamatite, blocchi da disegno), pannolini e 11 coperte nuove di ottima qualità donateci da un amico. Inoltre 3,5kg di spaghetti Divella che cucinerò per tutti a pranzo utilizzando tre bottiglie di passata di pomodori fatta in casa, offerte assieme ad una scatola di piatti e bicchieri da amici ristoratori di Los Vilos, dove abito normalmente.
Svuotata la Panda, ci avviamo verso Retiro, il comune di cui fa parte Copihue. Prima ci fermiamo però alla scuola del paese, fortunatamente intatta, dove un direttore (che ci fa un'ottima impressione) ci accoglie calorosamente. Lì conosciamo anche la direttrice dell'altra scuola (San Nicolas, in piena campagna a 4km da lì, completamente distrutta - l'avevamo già visitata l'altra volta) che si è trasferita con i suoi pochi alunni in uno spazio messole a disposizione dalla struttura (e con lei l'impressione è di tutt'altro tenore...). Fuori dalla scuola vediamo alcune delle 45 tende donate da una ONG inglese (Shelter Box, del Rotary International) che al momento (cioè oltre 40 giorni dopo il sisma) rappresentano L'UNICO aiuto concreto portato a questa comunità. I basici prefabbricati in legno (media aguas) che saranno il tetto provvisorio di tutti quanti in Cile hanno perso la casa (centinaia di migliaia di persone), non arriveranno in questo comune prima dell'11 giugno!
TERZO VIAGGIO. PARTE 2: COPIHUE E RETIRO
Nel municipio di Retiro, dopo una mezz'ora d'attesa, incontriamo il sindaco, un assessore ed il segretario de obras publicas: con noi il direttore de los bomberos de Copihue (Richard Aravena) e la direttrice di cui sopra. A nostra completa insaputa, questi ultimi due avevano deciso di utilizzare i nostri soldi per ricostruire la scuola di San Nicolas!! Seguono alcuni minuti di tensione, nei quali, dopo aver esternato la mia sorpresa per apprendere solo in quel momento delle loro "decisioni", chiarisco senza mezzi termini che come spendere i soldi raccolti è decisione esclusivamente mia, e che non mi sogno nemmeno di metterli in un calderone che qualcun altro gestirà a suo piacimento. Dopo la bastonata e relativi paletti ben piantati, ovviamente mi apro al dialogo specialmente col sindaco, offrendo (una volta appurato che non si sono mossi in questo senso) anche il mio aiuto personale e gratuito per la eventuale gestione di richieste di finanziamenti vari nel settore dell'istruzione. Il sindaco (che ci fa una buona impressione), in primis ringrazia per la nostra presenza e aiuto (ci conferma che praticamente siamo gli unici - ONG inglese a parte - che stanno cercando di fare qualcosa per aiutare il suo comune). Poi rimarca che purtroppo in questo momento tutte le risorse (economiche e umane) sono concentrate sulla priorità assoluta: dare un tetto o un riparo a tutti i suoi compaesani prima che cominci il duro inverno di queste parti. Lo stesso assessore alla cultura e istruzione è stato destinato ai lavori pubblici - il che non significa solo parte burocratica, ma martello e chiodi! Un'occhiata alle foto scattate per Retiro all'uscita dalla riunione dissiperà ogni dubbio sulla drammaticità della situazione.
(E' importante chiarire un punto: la ricostruzione di una scuola di per se appare sempre come un progetto interessantissimo. Va però, come tutte le cose, inserito nel suo contesto: qui si tratta di una scuola a cui vanno 12 bambini, per i quali il comune ha istituito un servizio di scuola bus che li porta all'altra scuola del paese. La direttrice (e maestra) NON ci è parsa persona valida - un esempio per tutti: ci ha chiesto una TV perchè i bimbi all'ora della ricreazione NON si muovano e si fermino in classe a guardarla (così facendo non la disturbino e NON si mescolino con gli altri bimbi dell'altra scuola!!). Inoltre, prima di (ri)costruire una scuola, bisogna domandarsi se vi sono bambini che negli anni ci vadano - qui parliamo di una comunità di 200 persone circa di cui nemmeno conosciamo la composizione (magari sono tutti anziani). E infine ci sono considerazioni che riguardano la politica e gli orientamenti del governo cileno: negli ultimi anni la tendenza è a chiudere le piccole scuole e a raggruppare i bambini in centri più grandi. Non si tratta solo di ragioni economiche, ma anche sociali: vari studi hanno dimostrato che i bimbi di campagna hanno maggiori difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale perché abituati all'isolamento o a piccolissimi gruppi (vedi la scuola di 12), e che dunque inserirli da subito in un contesto sociale di maggiori dimensioni li aiuta a vincere la timidezza. Dunque (ri)costruire una scuola che magari fra uno o due anni il governo chiude per decreto...)
TERZO VIAGGIO. PARTE 3: COPIHUE E RETIRO
E' ora di pranzo, per cui torniamo alla sede de los bomberos de Copihue (impressionante la devastazione prodotta dal terremoto in quella di Retiro - vedere foto) dove loro preparano squisite sopaipillas (una massa di farina, burro e lievito che viene poi fritta - una festa per il fegato!) ed io mi dedico alla cottura della pasta. Condividiamo una buona ora di allegria con questi splendidi ragazzi, quindi andiamo con loro a fare un giro per vedere l'evoluzione della situazione rispetto ad un mese fa e permettere a Pato di documentare con video e foto.
La differenza sta nelle costruzioni già abbattute, e negli spazi vuoti in cui appaiono le tende di Shelter. Ripassiamo dalla scuola di San Nicolas (foto) e poi andiamo a trovare i due simpaticissimi fratelli conosciuti durante il primo viaggio. Ne manca uno fuori per compere, ma c'è la mamma, che si affretta a raccogliere frutta dagli alberi per regalarcela... I cambiamenti qui sono evidenti: hanno demolito la casa (da soli) però cercando di salvare tutto il salvabile - a cominciare dai mattoni per poterli riutilizzare nella nuova costruzione che si faranno (sempre da soli). Oltre ad essere un gran lavoratore, Ricardo è simpaticissimo e sempre allegro: ci fa morire dalle risate col suo modo particolare di parlare e la sua arguzia, e poi basta guardarlo negli occhi luminosi e svelti per ritrovarsi a sorridere! A loro la tenda non è toccata, perché da soli si erano costruiti un tetto d'emergenza utilizzando alcuni pali: ci perdono, perché il loro tetto è un semplice nylon che ripara dalla pioggia ma non dal freddo, mentre le tende sono ben coibentate.
Ci piacerebbe aiutarli, ed alla luce degli sviluppi imprevisti di oggi...
Ci congediamo dagli amici bomberos dandoci l'arrivederci a presto, e ce ne torniamo verso Santiago mentre il sole, beffardo, appare per qualche minuto dopo averci fatto soffrire il freddo tutto il giorno. Il viaggio scorre rapido senza traffico particolare. Abbiamo sentimenti contrastati: siamo delusi da alcuni dei nuovi personaggi/eventi, ma al tempo stesso contenti di aver conosciuto ed affrontato immediatamente la realtà, evitando future incomprensioni e perdite di tempo. Dovremo ricalibrare le nostre idee rispetto ai possibili interventi di aiuto cui pensavamo a priori, ma nessuno riuscirà ad impedire al nostro (e vostro!) granello di sabbia di trovare la sua giusta collocazione all'interno di questa semplice e bisognosa comunità!
Giunti a una trentina di km da Santiago, usufruiamo di una nuova arteria inaugurata in tempi record per sgravare il traffico da e verso sud: 3 corsie per senso di marcia che ci proiettano velocemente dentro la metropoli. Accompagniamo Pato e poco prima delle 22 anche noi siamo di nuovo a casa.
QUARTO VIAGGIO. PARTE 1: COPIHUE
Giovedì 22 aprile 2010
Partiamo alle nove di mattina assieme a Tomoyuki, l'amico giapponese che mi è venuto a trovare un po' per vacanza e un po' per professione, visto che lui è capitano dei pompieri a Nagoya, in Giappone, e si occupa proprio di terremoti e tsunami, drammatici fenomeni naturali che il suo paese condivide con il Cile. Per questa sua curiosità professionale mi ha esplicitamente chiesto di organizzargli un giro nelle zone più colpite da terremoto e tsunami, facendosi carico lui di tutte le relative spese.
Inoltre, Tomoyuki ha voluto dare il suo personale contributo donando anche i soldi con cui abbiamo comprato i circa 170 chili di nylon che porteremo ai nostri amici bomberos di Copihue, oltre a molti chili di latte in polvere e tutti i pannolini che sono entrati nella Panda. Ha comprato anche 6 bottiglie di vino e 2 di spumante per festeggiare sabato prossimo l'anniversario del corpo dei pompieri dei nostri amici cui siamo invitati. Viaggiamo noi due soli, lui seduto alle mie spalle dato che i rotoli di nylon occupano l'altra parte dell'auto (foto nell'album "Copihue 22 y 24 aprile").
Poco dopo la una arriviamo alla sede dei nostri amici pompieri che ci aspettano per offrirci il pranzo. Sono in pochi oggi dato che la maggior parte è al lavoro. Pollo in casseruola con riso e insalata: semplice e buono. Scarichiamo la Panda, poi con Carina (tesoriere del corpo e moglie del capitàn Felipe) andiamo su mia richiesta a parlare col direttore della scuola di Copihue, Hector Valenzuela. Voglio tastargli il polso rispetto ai progetti che vorremmo realizzare per i bambini, e la prima, ottima impressione del precedente, fugace incontro viene confermata appieno. Ottengo il suo appoggio incondizionato: "qualsiasi cosa aiuti i bambini a superare questo tremendo trauma non solo è benvenuto, ma lo sosterrò con tutti i miei mezzi". Prendiamo dei primi accordi di massima, rimandando i dettagli a successivi contatti telefonici.
Chiedendo a Carina, scopro che il cinema più vicino si trova a Chillan, circa 80 km di distanza. Mi dice che la gente sarebbe felice e sicuramente parteciperebbe a proiezioni di film o opere teatrali: perfetto, troverò uno schermo, un data per proiettare, un lettore DVD e DIVX ed altoparlanti - loro hanno delle sale idonee. Inoltre a Santiago abbiamo già avviato contatti con alcune compagnie ed organizzatori disponibili a viaggiare accontentandosi di cachet poco più che simbolici.
Parto con Tomoyuki verso Concepcion, contento perché finalmente posso cominciare a lavorare a progetti concreti per piccoli e adulti. Carina mi ha raccontato anche che in inverno esploderanno nuove emergenze. La principale deriva dal fatto che la maggior parte degli abitanti di Copihue lavora stagionalmente nell'agricoltura (raccolta fragole e frutta principalmente) e solo pochi godono di un lavoro fisso. Già normalmente l'inverno molte famiglie necessitano di sostegno e di cibo: dopo questa catastrofe il problema sarà ovviamente più marcato. Dovremo dunque pensare anche a far giungere loro prodotti alimentari - ma soprattutto cercherò di capire se possiamo inventare, creare ed organizzare altre micro attività che possano originare entrate anche in inverno, per far uscire parte di questa comunità da una situazione di puro assistenzialismo - sempre lesivo della dignità della persona.
QUARTO VIAGGIO. PARTE 2: CONCEPCION
Verso le 17 siamo a Concepcion. Non è facile trovare un hotel: molti sono distrutti o inagibili, ed i pochi aperti completi. Dopo alcuni giri nella zona centrale squassata dal sisma, troviamo finalmente l'ultima doppia in un buon albergo, le cui pareti mostrano evidenti segni del terremoto. Dopo un giro a piedi, ci regaliamo un'ottima cena di pesce in un bel ristorante che conosco: poco a poco il locale si riempie, e questo ci fa piacere perché conferma la sensazione vissuta per le strade: la gente sta riprendendo - sta cercando di riprendere - la vita "normale". Quasi tutte le scuole hanno riaperto, ci racconta il tassista. Ci colpisce il contrasto tra le macerie, le case distrutte, gli edifici sventrati, i marciapiedi sollevati e la "normalità" con cui si muove la gente, come se niente fosse. Non fraintendetemi: è un dato molto positivo, la vita va avanti e la gente si abitua alle nuove condizioni - soltanto colpisce noi che siamo abituati a vivere "normalmente" tra strade e case in condizioni "normali".
Venerdì 23 aprile 2010
La notte è difficile per me perché l'amico Tomoyuki russa come un disperato. Ma non è davvero nulla rispetto al risveglio cui ci obbliga una scossa di 6.2 alle 6.03: siamo al quarto piano e la scossa dura abbastanza a lungo, proiettandomi di nuovo nel terrore cieco della prima, interminabile scossa del 27 febbraio. Circa 20 secondi in cui tutto si muove e l'edificio oscilla da una parte all'altra in mezzo ad un rumore assordante: orribile. Per fortuna non ci sono conseguenze, e riusciamo persino a riaddormentarci per un paio d'ore. Alle 11 siamo al SENAME di Concepcion, dove ho appuntamento con Teresa e le sue colleghe per consegnare loro un contributo di 60mila pesos (circa 85 euro) che utilizzeranno come da accordi presi in precedenza per sottoporre il piccolo Daniel Ronny G.L., di due anni e mezzo, a degli esami privati specialistici tesi ad ottenere una diagnosi sicura rispetto ad un sospetto di autismo. Sia quello che sia, per poterlo dare in adozione devono sapere con certezza quale è la sua situazione di salute, in modo che i genitori adottandi siano preparati e possano accoglierlo consapevolmente: dunque si tratta di aiutarlo ad intraprendere il prima possibile il cammino che, speriamo, lo porterà ad avere una famiglia dopo essere stato abbandonato dai genitori naturali. Forza Daniel!
QUARTO VIAGGIO. PARTE 3: LA COSTA E DICHATO
Salutate le amiche del SENAME ci avviamo lungo la strada verso la costa al nord di Concepcion: anche per me è la prima volta che viaggio in questa area. Prendiamo la strada per Tomè, dove guidando tra molte case distrutte arriviamo sulla costa. Procediamo, ed il primo, fortissimo impatto con le conseguenze dello tsunami ci colpisce giungendo a Dichato. Conseguenze di un terremoto le avevo viste anche in Italia, a partire dal sisma dell'80 in Irpinia. Ovviamente, ne ho viste fino alla nausea negli ultimi due mesi qui in Cile. Ma di uno tsunami avevo solo sentito parlare: la realtà NON si può descrivere a parole, e nemmeno le immagini possono rendere fedele testimonianza di ciò che questo tremendo e violentissimo fenomeno della Natura può fare. Girovaghiamo fra una mescola di fango e macerie, di qualche casa è rimasto lo scheletro o un paio di pilastri: tutto è stato spianato dalla forza dell'acqua. Imbarcazioni e case scaraventate a centinaia di metri, strade e ponti spazzati via come fuscelli, auto accartocciate e ridotte ad ammassi informi di lamiera. Pauroso - e sono già passati due mesi: come doveva essere appena successo? Ma soprattutto: cosa deve aver vissuto la gente di lì che è riuscita a sopravvivere? Come e quando potranno superare il trauma di tanta violenta devastazione? Una scuola organizzata in un container posto su un'altura ci manda un segnale di speranza, al pari delle bandiere cilene che sventolano su molte macerie: questo popolo tanto duramente colpito vuole rialzarsi, ancora una volta. Ce la farà, ne sono certo, ma sarà un cammino lungo anni, irto di lacrime e sangue. In Italia, la copertura mediatica del terremoto cileno è durata poco più di 2 giorni: ma qui il dramma continua da 2 mesi e si protrarrà per anni: NON DIMENTICATECI, il fatto che non lo diano alla tele non vuol dire che non esista.
Riprendiamo la strada inerpicandoci su una collina tra splendide foreste di pini ed eucalipti. Ed improvvisamente entrambi siamo ancora una volta preda di una strana sensazione: dietro di noi, a poche centinaia di metri, la distruzione, l'inferno. Davanti ai nostri occhi, un paesaggio di una bellezza commovente, il paradiso. Le due facce di una Natura sovrana. Le due facce della stessa medaglia di cui è fatta l'esistenza: la Vita e la Morte.
Proseguiamo tra calette incantate e paesini devastati, lungo strade sterrate. Un ponte crollato ci impedisce di attraversare il Rio Rata dove vorremmo, costringendoci ad altri 50km di sterrati tra camion e relativi immensi polveroni. Finalmente a Ñipes possiamo fare il pieno ed attraversare lungo uno stretto ponte (foto): dall'altra parte ci aspetta di nuovo una strada asfaltata. Cominciamo ad essere piuttosto stanchi, fisicamente e psicologicamente. Accelero un po' sull'asfalto per coprire rapidamente il centinaio di km che ci separa da Cauquenes, dove speriamo di poter alloggiare stanotte.
QUARTO VIAGGIO. PARTE 4: CAUQUENES, CONSTITUCION
La città è letteralmente sventrata: non c'è dubbio che sia la più danneggiata dal (solo) terremoto. Città tradizionale con case di adobe di cui solo pochissime sono rimaste in piedi: oltre la metà sono crollate o da abbattere. In questa desolazione, i pochi hostal in piedi non hanno camere. Sono tutti gentilissimi, indicano altri posti, case private, telefonano per noi - ma nulla. All'ultimo tentativo, dopo oltre un'ora e quando stiamo già per dirigerci verso Copihue ed accettare l'invito che poche ore prima Carina mi ha fatto per telefono, troviamo addirittura due stanze: forse stanotte riuscirò a dormire, al sicuro dalla sega a motore del russatore nipponico! E' la Residencial Santa Marta, dove cucinano anche, e riscaldati dal calore della stufa a legna ci rimpinziamo con minestra, carne e patate fritte assieme agli operai ivi alloggiati.
Sabato 24 aprile 2010
Effettivamente riesco a dormire bene, mi sembra di sentire nella notte una scossa di discreta intensità, ma alla mattina nessuno conforta la mia sensazione: non è la prima volta che il corpo trema per conto suo.
La colazione è abbondante, converso a lungo col padrone della pensione: ovviamente sono tutti molto incuriositi dalla presenza di due stranieri di cui un giapponese, e dunque ci chiedono come mai siamo lì. Parliamo dei danni di Cauquenes, mi conferma la sensazione di una distruzione quasi totale, ma trova anche la voglia di scherzarci su: "era una città vecchia, lassù devono aver deciso che era ora di rimodellarla".
Stanotte ha fatto molto freddo, attorno agli zero gradi. Come non pensare a chi dorme alla meglio.
Partiamo alle 8.30, destino Constituciòn, storica città sul mare ricca di monumenti da cui provengono notizie di grande distruzione. Passiamo per Chanco, paese famoso per i suoi formaggi: nulla di nuovo per i nostri occhi, le solite scene di rovine e macerie.
Ma Constituciòn supera l'immaginazione: devastata nel suo centro storico dal sisma, annichilita lungo la costa dallo tsunami. Abbiamo i brividi quando sulla costa dove si è abbattuto implacabile lo tsunami cerchiamo di immaginare quale energia possa scaraventare enormi blocchi di cemento armato, volti a proteggere dalle mareggiate, tanto lontano verso l'interno. E che forza sovrumana possa spazzare via intere fabbriche situate un chilometro all'interno. Che altezza deve avere avuto quest'onda, decine di metri sicuramente.
QUARTO VIAGGIO. PARTE 5: COPIHUE
Quando riprendiamo la strada verso Copihue per unirci alla celebrazione dell'anniversario dei nostri bomberos, Tomoyuki mi prega: "please no more". Felice accolgo la sua richiesta, ed accantono il programma previsto per domani di continuare a risalire la costa: anch'io sento che non riuscirei a sopportare ulteriore devastazione. Siamo entrambi molto provati, e la calorosa accoglienza che ci riservano gli amici bomberos è proprio quello di cui abbiamo bisogno: il caldo abbraccio riconfortante degli amici sinceri. Assieme a loro recuperiamo le nostre energie e ci sentiamo di nuovo in pista: e allora condividiamo ottima carne alla brace e buon vino, allegria e risate. E commozione, quando mi chiedono di entrare a far parte del loro corpo, in qualità di volontario: sono sorpreso, non me lo aspettavo, ma è gioia quella che provo nel ricevere la proposta, che ovviamente accetto: quello che scrive questo diario ora è anche il "bombero voluntario 267 de la Segunda Compañia de Bomberos de Retiro". Quella di Copihue, appunto.
E' tempo di andare alla cerimonia, nella piazza di Retiro, il municipio cui appartiene Copihue. Sono presenti tutte e 3 le compagnie, il sindaco e assessori vari - cerimonia tranquilla in cui non mancano di menzionare con orgoglio i 2 ospiti stranieri presenti. Consegnano medaglie ai pompieri per il loro impegno e abnegazione post-terremoto. Poi, è già notte, comincia la "romerìa": armati di torce, i pompieri si recano al cimitero e rendono omaggio ai colleghi che non ci sono più. Tomba per tomba, salutano i 17 ivi sepolti, e per i 3 interrati altrove depongono il mazzo di fiori davanti ad una croce comune. E' molto commovente: una volta entrato a far parte della loro confraternita, non sarai mai dimenticato. Con loro la solidarietà la senti in maniera quasi palpabile: del resto, solo qui in Cile il corpo dei pompieri è formato esclusivamente da volontari. Ma questo è un tema che approfondirò in altro momento.
Tornati alla "nostra" sede, il direttore Richard ed ognuno di loro vuole dire qualcosa, ed in circolo ascoltiamo. Sono belle parole di incoraggiamento tra loro, pensieri che alle volte possono apparire "banali" ad orecchie occidentali abituate a meeting, brain storming e conventions. Ma sono talmente "vere" che l'emozione inumidisce gli occhi. Poi Carina, persona e donna straordinaria nella sua semplicità ed energia, mi da il colpo finale: dice poche parole, poi si sfila dal collo la medaglia e piangendo la mette attorno al mio.
Il grande Fabrizio De Andrè cantava che "dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fiori".
Dalla immensa merda di questo terremoto, per me è sbocciato il meraviglioso fiore di una nuova famiglia.
Passiamo la notte nella loro struttura: il tetto di latta lascia passare aria gelida, il bagno chimico è fuori all'aperto, ma la gran quantità di coperte ci ripara comunque dal freddo. Tuttavia non può riparare me e Manuel, cui tocca la guardia notturna, dal tremendo russare di Tomoyuki!
La mattina (domenica 25) ci preparano la colazione, conversiamo a lungo, andiamo a visitare un paio di spazi dove potremo proiettare film o ospitare opere teatrali, dopodiché ripartiamo in direzione della capitale. Non c'è traffico, e spingendo un poco arriviamo in meno di 4 ore, bisognosi di un bagno, di una doccia e di riordinare idee e soprattutto sentimenti ed emozioni sconvolti da queste ultime intensissime giornate.
QUINTO VIAGGIO. PARTE 1: COPIHUE 4-5 GIUGNO 2010
Cari amici,
sebbene con un po' di ritardo dovuto al mio viaggio in Italia dove attualmente mi trovo, eccomi a relazionarvi sugli sviluppi degli aiuti che sto portando, grazie ai vostri contributi, nel paesino di Copihue.
L'ultimo viaggio (4 giugno) è stato in realtà piuttosto "movimentato": non mi riferisco a scosse sismiche di assestamento che, seppure più diradate, continuano a farsi sentire ovunque (considero tali solo quelle dai 5 gradi in su, che qui in Italia sarebbero terremoti devastatori!). Mi riferisco alle vicissitudini che hanno colpito l'amico Mauricio Nercellas, uno dei due professori specializzati in corsi di sostegno e appoggio alle comunità rurali e a quelle più povere del Cile, che assieme alla sua collega e amica Alejandra Caballero ha entusiasticamente e generosamente accolto il mio invito a sostenere i bimbi di Copihue.
Quando passo a prenderlo giovedì 3 pomeriggio, Mauricio lamenta forti dolori addominali nonostante i quali, rassicurato da una visita a domicilio di un medico che gli ha diagnosticato una gastrite, decide di partire con me e Alejandra. I dolori purtroppo non passano, ed alle 3.30 della notte mi sveglia perché gli stessi sono scesi ai testicoli ed alle gambe: pare chiaro si tratti di appendicite. Di corsa all'ospedale di Parral, accompagnati da Carina, dove la diagnosi viene confermata: appendicite acuta. Sarebbe da operare immediatamente, ma la mancanza di anestesisti ci costringe a correre a Santiago dopo una flebo di antidolorifici e antibiotici per permettere a Mauricio di affrontare il viaggio. Inoltre, una dead-line: 6 ore e non di più, altrimenti rischia la peritonite. Alle 5 partiamo, per oltre 100km troviamo tutta la nebbia da cui ci eravamo fortunatamente salvati nel viaggio di ieri, ma comunque poco dopo le 9 lascio Mauricio con la sorella che lo attendeva all'ospedale della "Catolica" di Santiago. L'operazione andrà bene ed ora l'amico è a casa in convalescenza con prognosi di 15 giorni: è andata bene, perché l'appendice era completamente putrefatta!
Non spengo nemmeno il motore e riparto subito: Alejandra ha infatti deciso di cominciare lo stesso i suoi corsi (lei si occuperà dei bimbi tra i 10 ed i 13 anni, Mauricio di quelli tra gli 8 e i 10 - per tutti, con modalità diverse, il tema è la scrittura creativa) e la sera voglio anche cominciare con le proiezioni di film.
QUINTO VIAGGIO. PARTE 2: COPIHUE 4-5 GIUGNO 2010
Alle 13 sono di nuovo a Copihue, in tempo per vedere la fine del secondo corso di Ale (foto).
Gli amici bomberos ci preparano un bel pranzetto, poi accompagniamo Alejandra a prendere un bus per tornare a Santiago - almeno stavolta non può trattenersi oltre.
Assieme ad un collaboratore di don Hector Valenzuela, il simpatico e disponibilissimo direttore della scuola che ci pone a disposizione le apparecchiature (proiettore e telone), allestiamo - non senza difficoltà per via di un problema di cavetti e entrate - la sala "cinematografica".
Mi concedo una doccia e poi torno per ricevere gli spettatori, sperando che la mini propaganda fatta da Carina abbia funzionato!
L'idea è di proiettare Nuovo Cinema Paradiso, e poi cercare di scoprire i gusti degli adulti per proporre successivamente le pellicole più consone. Invece riceviamo una sorpresa: la sala si riempie con oltre 20 bambini - riconosco molte faccine viste al corso di Ale... Alla fine avremo oltre 30 spettatori (solo 5 adulti) entusiasti perché ho cambiato loro film: per fortuna ho con me Cronache di Narnia, ed il successo è totale!
Mi trattengo un giorno in più, per conoscere meglio questa realtà locale, coccolato e vezzeggiato dagli amici bomberos ma anche dai loro parenti e amici che fanno a gara per invitarmi a mangiare e/o dormire da loro... gesti di straordinaria semplicità ed ospitalità che vanno dritti al cuore.
E intanto parliamo, io domando, osservo ed ascolto, cerco di comprendere meglio le possibilità e le opportunità che offre il paesino e la sua gente: il mio "sogno" per loro è di riuscire a trasformare un'immane tragedia come quella del terremoto del 27 febbraio in un'opportunità per migliorare durevolmente le loro condizioni di vita.
Non è e non sarà un'impresa facile, ma a questo mio sogno non rinuncerò facilmente.
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Post n°22 pubblicato il 22 Luglio 2011 da Andrea_TerremotoCile
Cari amici, Sebbene con ritardo (dovuto al mio viaggio in Italia) eccomi ad aggiornare la situazione. Gli ultimi mesi di attività a Copihue sono serviti a chiudere brillantemente il primo ciclo delle attività di sostegno, quelle nate d'istinto subito dopo il terremoto e poi consolidate lungo la marcia, e ad avviare la seconda tappa, quella che nella mia visione e speranza permetterà di migliorare stabilmente le condizioni della vita in generale in questo piccolo comune rurale. Il primo ciclo si è concluso il passato venerdì 20 maggio: nella "nostra" scuola di Copihue, alla presenza di tutte le autorità locali, sindaco in testa, è avvenuta la cerimonia di consegna a tutti i bimbi di una copia del libro "¡Fuerza Copihue!", creato riunendo immagini e testi realizzati dagli stessi bimbi durante i corsi di scrittura creativa che abbiamo tenuto lo scorso anno, oltre ad immagini del murale dipinto a dicembre. In extremis, sono riuscito a trovare uno sponsor per la stampa di 400 esemplari del libro - circa 3mila euro la spesa. Con i soldi che avevate generosamente donato con un ulteriore sforzo, ho potuto organizzare una bella cerimonia: sono venuti 4 artisti circensi da Santiago, che hanno intrattenuto bimbi e adulti per oltre 45 minuti con un eccellente spettacolo ricco di acrobazie e di umorismo. Inoltre, è stato allestito un rinfresco per autorità e professori ed un pranzo per i vari collaboratori. Rimane ancora qualche spicciolo, che utilizzerò per il prossimo viaggio al sud. Prossimo viaggio che segnerà l'avvio della seconda tappa: abbiamo già costituito la ONG di sviluppo "Maule Sustentable" e l'impresa di costruzioni ecologiche ed energie alternative "Constructora Ecologica Copihue Ltda", di cui vi ho già parlato: adesso si tratta di entrare nel vivo ed approntare i primi programmi identificando le fonti di finanziamento. Segnalo, tuttavia, che pochi giorni dopo la cerimonia, sono ripartito con un socio della ONG per Talca, capitale regionale del Maule, per un incontro con i vertici della principale Università della zona: ho presentato loro il progetto e ottenuto il loro appoggio completo! Non appena avremo ricevuto la personalità giuridica, firmeremo un ampio convegno di collaborazione: muoversi con un simile e prestigioso patrocinio renderà sicuramente più agevoli i nostri sforzi. Gli sviluppi di quest'avventura potrete seguirli sulle pagine web (a breve online) della ONG, consultabili al sito www.maulesustentable.org mentre il sito web dell'impresa di costruzioni lo troverete (sempre fra un po' di tempo) su www.constructoracopihue.cl Vi sarò naturalmente grato per qualsiasi idea, consiglio, visione, contatto, patrocinio o quant'altro potesse venirvi in mente per appoggiare questa nuova avventura. Un abbraccio dal Cile Andrea |
Post n°20 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da Andrea_TerremotoCile
Los Vilos, Cile, 27 febbraio 2011 Il terremoto Esattamente un anno fa, sabato 27 febbraio 2010, alle 03.34 uno spaventoso terremoto di 8.8 gradi, il quinto più forte di sempre da quando l'uomo registra questo fenomeno, ha sconvolto il Cile. La terra, a Santiago, ha tremato per 2 minuti e 45 secondi: un'eternità, ve lo assicuro per averlo vissuto. Nelle regioni del Maule e del Bio Bio, il terremoto ha raggiunto i 9 gradi nella scala Mercalli, distruggendo gran parte delle città di Constituciòn, Concepciòn, Cobquecura, Cauquenes, Talca, Parral e il porto di Talcahuano. Poi è arrivato lo tsunami a completare la devastazione: mezz'ora dopo il sisma, 3 onde alte tra gli 8 e i 10 metri si sono abbattute su Concepciòn; nel porto di Talcahuano una serie di onde superiori ai 5 metri ha annientato il centro storico innalzando il livello del mare di 2,40 metri. In altre località della costa l'oceano è penetrato sulla terraferma anche per 200 metri, spazzando via tutto quello che incontrava; addirittura per 300 metri sull'isola di Juan Fernandez (670 km dalla costa cilena), raggiunta un'ora dopo il sisma, che pure lì non era stato avvertito. Alcuni dati possono (forse) aiutare a comprendere le dimensioni di questo immenso cataclisma:
Dove i numeri non arrivano, però, è all'interno delle persone. Questa catastrofe ha cambiato per sempre la vita di chi l'ha vissuta. La gente Lo scorso, recente 11 di febbraio mi trovavo a Copihue, nel Maule per il mio programma di appoggio umanitario. Stavo con i miei amici di lì, quando ci ha colti l'ultima grossa scossa in ordine di tempo, 6.9 gradi. Sono rimasto sorpreso nel vedere il panico, il terrore nei loro occhi e nei loro comportamenti. Uno pensa che "ci si fa il callo" a certe esperienze, soprattutto letti i numeri snocciolati sopra riguardo alla quantità e magnitudo delle scosse verificatesi dopo il 27/02. E invece ogni nuova, forte scossa riprecipita la gente nella tragedia: tutti corrono a casa da figli, genitori e amici; le linee telefoniche collassano per l'apparentemente ingiustificato numero di chiamate a tutta la cerchia di parenti vicini e lontani - dico apparentemente ingiustificato perché terminata la forte scossa era visivamente evidente che nessun edificio nel piccolo paesino era caduto o danneggiato. Alla fine l'unico "relativamente tranquillo" ero io, che stavo vivendo le mie emozioni personali, uniche come le loro: paradossalmente non ho provato paura, mi sentivo molto più sicuro stando lì ad un piano terra (e dunque subito all'esterno) che quel maledetto 27 di febbraio vissuto al nono piano di un edificio di 14 a Santiago. Quel giorno sperimentai il terrore puro, l'impotenza assoluta, il non poter fare altro che attendere la fine: del sisma o la mia. Pertanto, l'avere a Copihue la possibilità di fare qualcosa (magari inutile) mi ha comunque provocato una sensazione "migliore". Per me uno scenario diverso, però i miei amici, che hanno visto le proprie e le altrui case sbriciolarsi ed hanno estratto varie persone dalle macerie, indubbiamente rivedevano e rivivevano lo stesso, terrorizzante film. Le immagini dei telegiornali delle 48 ore successive, hanno evidenziato (e chissà, in parte anche stimolato) il panico della gente. Nelle 2 notti successive, siamo stati svegliati 3 volte da scosse superiori ai 5 gradi e durate vari secondi: il letto comincia a ballare, il tuo cuore a pompare forte e il tuo cervello si mette in moto vertiginosamente appoggiandosi all'istinto per decidere in un attimo se è il caso di correre verso la porta di casa, di saltare dalla finestra o aspettare nel letto. Un anno fa scrivevo "queste scosse violente, lunghe, impietose ti entrano dentro, si piazzano nella tua colonna vertebrale, nel tuo cervello. Ed improvvisamente ti trovi a pensare "ecco un'altra scossa", ed invece sei tu che tremi, il tuo corpo che rilascia l'energia nervosa immagazzinata negli interminabili secondi di ogni movimento tellurico vissuto." Pensavo si trattasse della mia stanchezza, d'una sensazione solo mia. Invece è una realtà identica per tutti, che si ripete più e più volte nel corso dei mesi, senza accennare a terminare. La ricostruzione La macchina della ricostruzione ha lavorato a ritmi serrati, senza pause. Tutti i bimbi cileni hanno potuto frequentare per intero l'anno scolastico, anche se in alcuni luoghi in situazioni precarie. La stragrande maggioranza di strade e ponti è stata ricostruita o riparata - lungo i 350km che percorro per andare a Copihue, manca solo la ricostruzione del ponte sul Rio Claro, un'opera assai complessa. Tuttavia è stato collocato un ponte meccano, e dunque lungo tutto questo pezzo di autostrada il traffico scorre di nuovo a due corsie per senso di marcia. Moltissimo resta ancora da fare nella ricostruzione delle case, ma esistono - tra gli altri - obiettivi problemi giuridici relativi alla proprietà dei terreni e degli immobili: in molte zone rurali (compresa quella in cui opero), spesso un terreno passa di padre in figlio senza che nessuno si preoccupi di andare al catasto a iscrivere il cambiamento e gli eventuali frazionamenti in caso di più fratelli, o la costruzione su uno stesso terreno di nuove dimore per la famiglia che cresce di numero. Avviene da sempre così, in paese tutti sanno come stanno le cose e la gente non "sente" la necessità di registrare pubblicamente dei "fatti interni alla famiglia" (oltre ad un'atavica diffidenza verso la burocrazia). Però adesso che lo stato si trova davanti a un enorme numero di richieste di sussidi per la ricostruzione, che non trovano corrispondenza sulla carta (catasto), emergono i problemi ed inevitabilmente le pratiche vengono fermate. Naturalmente poi ci sono anche i furbi di turno che, pur non avendone in teoria diritto, ci provano lo stesso - tutto il mondo è paese. Il mio/nostro intervento Dopo un anno, è tempo di bilanci anche per il mio intervento umanitario, appoggiato generosamente dalla maggior parte di voi che mi leggete. Qui riassumo, ma ricordo che i diari, la contabilità, le ricevute e le foto sono tutte sul blog. Con i 6.012 euro raccolti, ho effettuato 12 viaggi al sud (oltre 15mila km percorsi). La mia piccola Panda si è spesso trasformata in furgone, caricata all'inverosimile di generi di prima necessità, teli di nylon, pannolini e quanto immediatamente necessario alle persone beneficiate - incluso biscotti e cotillon per una festa volta a "distrarre" i bimbi del CTD Arrullo di Concepciòn. Abbiamo pagato l'entrata al giardino zoologico di Buin a 64 tra bimbi e accompagnatori, nel corso di un viaggio-vacanza di 4 giorni al mare (a Los Vilos, dove vivo, 600km al nord di Copihue) che per il resto sono riuscito a farmi sponsorizzare dal comune e da una miniera di qui (raddoppiando di fatto i fondi raccolti). Abbiamo organizzato a Natale un bellissimo pomeriggio di giochi e divertimento, con cibo e bevande, per i bimbi di Copihue nella piazzetta del loro paesino. Abbiamo realizzato 4 corsi di scrittura creativa nella scuola di Copihue (circa 190 bimbi), e con loro dipinto un murale, pagando (indirettamente) vitto e alloggio dei 3 professori e del sottoscritto - il mio per tutti i viaggi. Da quest'attività abbiamo realizzato un libro (grazie Carlo: vi invito a visitare il suo sito www.atreonline.it per qualsiasi esigenza grafica e/o creativa), che ora ci resta solo da stampare per poterlo distribuire a tutti i bimbi (con l'obiettivo di rafforzare la loro scarsa autostima e pungolarli a migliorare sempre), direttore, docenti della scuola e autorità varie cui batteremo cassa prossimamente. E su questo punto mi soffermo un momento: mi restano in tasca 614.406 pesos, circa mille euro al triste cambio di oggi. Sono insufficienti per stampare i minimo 200 esemplari di cui abbiamo bisogno (preventivi tutti ben oltre i 2mila euro), e coprire le spese dei prossimi 2-3 viaggi a Copihue, indispensabili per organizzare nuovi corsi e nuove attività (che verranno finanziati qui in Cile), oltre a consegnare i libri stessi. Mi trovo di nuovo "costretto" a fare appello alla vostra generosità: se credete che io abbia fatto bene e gestito al meglio le risorse e la fiducia accordatami, fate un altro piccolo sforzo: il sorriso dei bimbi di Copihue quando riceveranno, increduli, il "loro" libro vi assicuro che ne varrà la pena! Stavolta utilizzate il mio c/c, per non disturbare la neo-mamma Lizeth (auguri e grazie anche a lei per il suo prezioso contributo): Andrea Martinetti Intesa San Paolo IBAN IT31 P030 6939 2300 8243 2600 125 Grazie.
Il futuro Ma c'è di più: ciò che è stato fatto finora nel sud, a Copihue in particolare, è solo l'inizio di un progetto più ampio, direi persino visionario: trasformare l'immane catastrofe del terremoto in un'opportunità. A forza di recarmi in questo paesino, sono nati profondi legami d'amicizia con varie persone, di cui ho avuto modo di apprezzare la straordinaria generosità e l'impegno sociale ed umano. A 5 di loro (Richard, Karina, Felipe, Alina e Nono) ho presentato a dicembre la mia "visione", riuscendo facilmente ad entusiasmarli: a marzo saremo davanti al notaio Joaquin Tejos di Chillan per costituire (assieme ad un'altra decina di persone) la ONG di sviluppo "Maule Sustentable" ed una società di costruzioni ecologiche. Il nostro obiettivo finale è un paese con una mentalità ecologica (ecologia = rispetto); tuttavia siamo consapevoli della necessità di dover creare prima le condizioni per il raggiungimento di tale ambizioso obiettivo: per questo creeremo posti di lavoro, attraverso la società di costruzioni e la creazione di infrastrutture varie (raccolta differenziata e riciclaggio, una fabbrica di vetro, sviluppo dell'artigianato in vetro, legno e cuoio, strutture ricettive e di ristorazione, mercati, ferie ed attività ricreative, attività culturali e artistiche e altro). Naturalmente, rappresentando i bimbi il futuro, saremo nelle scuole con corsi ed attività ad hoc. Le ingenti risorse necessarie le reperiremo attraverso i tanti fondi comunali, regionali, nazionali ed internazionali disponibili - e già godiamo di un paio di importanti "sponsor" politici ed istituzionali (sebbene la nostra ONG si manterrà assolutamente apolitica e neutrale). Insomma amici miei, un'azione a 360 gradi che pretende di trasformare in meglio le condizioni di vita di questa comunità rurale di circa 3mila anime. Non sarà facile, perché nessun cambiamento radicale può esserlo, ed anche perché già prima del terremoto la situazione sociale del luogo era molto "complessa" - mancanza di lavoro stabile, da cui discendono alcol, droga e violenza intrafamiliare. Negli ultimi 2 anni, mi dicono, 4 giovani padri non ancora trentenni si sono impiccati nelle proprie abitazioni, uno dopo aver massacrato la moglie. Permettetemi di concludere questo post con una nota personale. E' stato un anno molto difficile: la drammatica esperienza del terremoto, varie vicende personali difficili, la perdita del mio lavoro nel settore delle adozioni internazionali - insomma il canovaccio di un film di Nino D'Angelo. Ma come si dice a Roma "quel che non strozza, ingrassa". La mia vita è cambiata, nonostante tutte le botte prese, in meglio: ho imparato il vero significato della parola "solidarietà"; dal buio profondo del terremoto sono emerse splendide amicizie, grandi rapporti umani ed un progetto professionale che è una vera e propria sfida, totalmente motivante. All'alba dei miei 50 anni sento di star finalmente incontrando il vero Andrea e questo, credetemi, ripaga di tutto. Un abbraccio ed un ringraziamento di cuore a voi tutti Andrea |
Post n°19 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da Andrea_TerremotoCile
Cari amici, due righe per riassumere i due ultimi, ravvicinati viaggi a Copihue. Gli obiettivi erano due:
Molti chilometri in pochi giorni, ma viaggi produttivi che hanno consentito di mettere meglio a fuoco obiettivi e strategie per raggiungerli. A presto per altre novità Andrea |
Post n°18 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da Andrea_TerremotoCile
Cari amici, sono di nuovo qui in questo inizio del nuovo anno per raccontarvi le ultime novità dei nostri amici di Copihue. Vi avevo già accennato che volevo far fare loro una vacanza qui a Los Vilos: bene, la gestione dell'operazione non è stata per nulla facile, ma alla fine il risultato ha cancellato sforzi e arrabbiature regalandomi una grande gioia! Vi risparmio i dettagli, ho appena consegnato le lettere di ringraziamento al sindaco di Los Vilos e alla direzione della Minera Los Pelambres: il primo ha offerto alloggio nell'internato municipale e il vitto (che doveva essere attraverso una mensa scolastica, ma "grazie" all'inefficienza del funzionario comunale incaricato dell'organizzazione, ed all'efficienza di sindaco e altri suoi collaboratori - oltre alla mia pressante insistenza - si è trasformato in convegno con il miglior ristorante di Los Vilos!) , la seconda il viaggio in bus. Senza calcolare l'alloggio, tra vitto e noleggio bus hanno speso circa 3.500.000 pesos, poco meno di 6mila euro al triste cambio attuale. Mi permetto pertanto una piccola "auto-pacca" sulla mia spalla: con questa operazione ho quasi raddoppiato i fondi sinora raccolti. Ma veniamo al diario. Giovedì 6 sono andato a Santiago, dove mi sono riunito con i prof Alejandra e Mauricio per continuare a lavorare sul materiale raccolto e progettare ipotesi per il 2011: abbiamo anche telefonato al direttore della scuola di Copihue, e ad inizio marzo andremo da lui per mettere in piedi un progetto concreto e stabile. La mattina del venerdì 7, assieme a loro (e ai due bimbi di Alejandra) siamo andato al giardino zoologico di Buin, paese 35 km a sud di Santiago, dove ci siamo incontrati con gli amici di Copihue che arrivavano in bus dal sud. I biglietti per tutti li abbiamo offerti noi (donatori), a prezzo scontato visto che sono riuscito ad approfittare di un convegno tra Zoo e municipio di Buin per il turismo sociale (1.500 pesos a persona invece di 4.000). La visita, durata oltre 3 ore, è stata entusiasmante per tutti: 40 bimbi con i 24 adulti che li accompagnavano. Ripresa la strada, ci siamo ritrovati a Los Vilos, ma senza Alejandra e Mauricio cui vari impegni familiari e professionali hanno impedito di concedersi una pur breve vacanza. I "64" hanno preso alloggio nell'internato, aggiustandosi nel 60 letti disponibili - ma tra loro c'erano anche bimbi molto piccoli. Subito a cena nel ristorante, e qui prima "sorpresa" per me: guardando la gente, mi rendo conto (e me lo confermeranno poi) che molti del gruppo non erano mai entrato in un "vero" ristorante con tovaglie e tovaglioli di stoffa, ben apparecchiato e con ottimo servizio... Dopo la deliziosa cena, la stanchezza li vince quasi tutti e ci diamo appuntamento per la colazione di domani, sabato 8, sempre al ristorante. Dopo colazione, li porto a conoscere il Bodegon Cultural di Los Vilos, importante spazio culturale creato una decina d'anni fa dall'architetto e amico Jorge Colvin, che ci riceve e ci fa da Cicerone anche se in questa settimana sono chiusi al pubblico. Segue il pranzo, durante il quale gli autisti del bus, che ho invitato a condividere con noi i pasti (visto che devono fermarsi comunque a Los Vilos col bus in attesa del ritorno di lunedì), molto gentilmente (non era previsto bus a disposizione durante il soggiorno) si offrono di portarci a visitare il museo della miniera e l'attigua Laguna Conchalì, zona protetta dove transitano varie specie di uccelli migratori, oltre alla splendida spiaggia confinante. E' una gioia vedere adulti e piccini bagnarsi e giocare nell'oceano: molti di loro nemmeno l'avevano mai visto prima. Durante la cena, vari bimbi esausti si addormentano sul tavolo. La mattina della domenica è a disposizione, per visitare il mercato o quello che vogliono. Dopo pranzo, li guido in una escursione a piedi di un paio di km per vedere le scogliere e la "Piedra de la Virgen", un convento/oasi dove regna una grande pace e che gode di ottimo panorama. Poi tutti in spiaggia, e dopo cena chi ce la fa festeggia! Io invito gli amici Felipe e Richard (comandante e direttore dei pompieri, dunque miei superiori...) a bere un paio di birre a casa mia. Infine lunedì è il giorno della partenza. Non prima però di aver rimesso in ordine e pulito tutto - lasciano l'internato anche meglio di come lo avevano trovato! I disponibilissimi autisti accedono a fermarsi lungo la strada a Pichidangui, splendida spiaggia una trentina di km a sud di Los Vilos: riescono così a trascorrere un'altra giornata di mare non programmata. Mi dispiace molto non poterli accompagnare, ma troppi impegni arretrati mi inchiodano davanti al PC. Partiranno da lì alle 17, ed alle 24 arriveranno sani, salvi e contentissimi a casa: per loro stesso dire, commossi, la realizzazione di un sogno, qualcosa che mai avrebbero immaginato fosse possibile per loro. Per me, lo stimolo fortissimo a continuare, a fare il possibile per trasformare l'immensa tragedia del terremoto di quasi un anno fa in un'opportunità per migliorare stabilmente le loro condizioni di Vita. Di nuovo buon 2011 Andrea |
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