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Un blog creato da Truman_2000 il 22/06/2008

The Truman Show

La mia vita è un "Truman Show", ma al rovescio: vivo in un mondo tutto mio, illudendomi di essere il protagonista della storia!

 
 

VORREI AVERLA DETTA IO

“Ogni stroncatura è

soltanto un atto d'amore

nei confronti del cinema!

- Alessio Guzzano -

 

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Fiumicino: agenti corrotti impongono il pizzo

Post n°148 pubblicato il 08 Aprile 2009 da Truman_2000
 

Questa mattina alle otto meno un quarto il mio amico nepalese S.T. è arrivato in aereo a Roma da Bangkok.

Per fargli avere il visto turistico - starà in Italia meno di un mese - avevo fatto tutte le pratiche richieste dalle legge: fideiussione bancaria, lettera d’invito e tutto il resto.

Ottenuto il regolare visto, dunque, S.T. è arrivato questa mattina a Fiumicino. Alla dogana, ingresso per i non comunitari, i poliziotti di frontiera l’hanno ovviamente fermato e gli hanno chiesto i documenti, tutti perfettamente in regola.

Ciononostante - mi ha detto - gli hanno chiesto di seguirli in una stanza riservata. Lo hanno fatto aspettare un po’ poi lo hanno fatto entrare in un’altra stanza, dove c’erano sei poliziotti.Gli hanno fatto un sacco di domande (tutto normale, per carità).

E poi gli hanno chiesto 200 euro per uscire dall’aeroporto. S.T. mi ha detto di aver provato a opporsi, dicendo che aveva tutti i documenti in regola. Loro hanno risposto che non gliene fregava nulla, o sganciava i 200 euro o lo rimandavano a casa.Allora S.T. ha telefonato, con il suo cellulare, al console che a Kathmandu gli aveva dato il visto. Questi gli ha consigliato di non opporsi e di provare a trattare sul pizzo. S.T. allora ha trattato, offrendo venti euro, un decimo della richiesta. I poliziotti hanno riso, ma hanno risposto che siccome sembrava un ragazzo se la sarebbe cavata con un biglietto da cento.S.T. glieli ha dati. Ovviamente, nessuna ricevuta. E così è potuto uscire dall’aeroporto.

Io lo aspettavo fuori e quando mi ha raccontato questa storia mi è venuto il sangue caldo nelle vene. Volevo entrare a vedere in faccia gli estorsori in divisa, ma S.T. mi ha pregato di lasciar perdere, con tutta la fatica che aveva fatto a uscire, e poi voleva solo andare a casa a farsi una doccia. Con S.T. nella saletta d’attesa della polizia di frontiera c’erano altre cinque persone, tutte provenienti da Nepal o Bangladesh. Non so se anche a loro hanno imposto il pizzo, ma ritengo improbabile che quello accaduto al mio amico sia stato un caso isolato.

Adesso, naturalmente, non so cosa fare. Vorrei fare un esposto in procura, ma il mio amico mi prega di lasciar perdere, ha paura che poi se la prendano con lui. Certo, cento euro per un nepalese sono quasi un mese di stipendio, ma tanto lui sa che non li recupererà mai. E poi sarebbe la sua parola contro la loro, quelli negheranno e nella stanza dove è avvenuta l’estorsione non c’erano testimoni neutrali. Senza dire che se mai dovesse partire un’inchiesta, non farebbero neppure in tempo a interrogarlo, visto che lui tra un mese sarà già tornato in Nepal.

(articolo tratto dal blog PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli, giornalista de "L'espresso")

***

Una volta, un collega di studio, difensore di parte civile in un processo per colpa professionale (non ricordo se per lesioni o per omicidio colposo nei confronti di alcuni medici: in pratica, si trattava di una triste vicenda occorsa ad una puerpera il cui figlio era nato morto o con gravi problemi dovuti al parto) mi raccontò che il marito della donna, recatosi presso il più vicino comando di pubblica sicurezza, in piena notte, per presentare la denuncia-querela, si era sentito rispondere che - a causa dei tagli operati in finanziaria - non c'era carta per stendere l'atto; il tono "sfasteriato" (in italiano: infastidito) con cui gli agenti avevano consigliato all'uomo di recarsi da un avvocato per farsi scrivere la denuncia da presentare direttamente in procura, aveva lasciato a quest'ultimo il sospetto che, in realtà, la storia della carta fosse soltanto una balla per non dover perdere tempo a scrivere l'atto.
Recatosi in procura, l'uomo parlò con il PM di turno e questi, intelligente come una faina, telefonò a quel comando e, dopo essersi qualificato, chiese che gli mandassero subito - via fax - non so che cosa. Scattati sull'attenti, gli agenti provvidero con tempestività: la carta per inviare il fax c'era!
Risultato: furono rinviati tutti quanti a giudizio per rifiuto di atti d'ufficio!

Nel caso raccontato dal giornalista de L'espresso, non è detto che non si possa far nulla: un buon pubblico ministero - come quello napoletano del caso che mi fu raccontato - potrebbe tendere un tranello a questi farabutti, e poi ottenerne il rinvio a giudizio - come meritano - per concussione!

 
 
 
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