Creato da thefairyround il 30/12/2005

The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Tale padre, tale figlia... o viceversa?

Post n°200 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da thefairyround

Natale si avvicina.
Negli ultimi anni tendo a avvertire sempre un sottofondo di tristezza in questo periodo.
Anche se mi sforzo di ignorarla, addobbando la casa, inventando una storia per tutti i personaggi del presepe, pensando a regalini personalizzati per le persone a cui voglio bene…
Resta quel sottofondo… Perdita della magia, che ora, forse, è sostituita dalla nostalgia.
Ma ogni tanto qualcosa si riesce a recuperare, al di là di ogni aspettativa…

Il babbo ha deciso di farmi un regalo diverso dal solito.
E di regalarmi… una chitarra.
Obiettivamente avevo detto più volte che mi sarebbe piaciuto imparare a suonicchiare la chitarra, ma non mi sarei aspettata di essere presa sul serio.

Sospetto che il babbo voglia anche comunicare la sua implicita speranza che io possa smettere di fare “musica pallosa” e passare a qualcosa di più dignitoso “sai… qualcosa che puoi anche far sentire agli amici” (cito testualmente).
Oddio… io Ortiz, Gastoldi, Landi e compagnia li ho presentati (e fatti sentire) agli amici... Forse dovrei farmi qualche domanda…
Rimandando le domande esistenziali ad altro momento, oggi sono andata col babbo a prendere la chitarra.
Dopo aver promesso di lasciar fare a lui, visto che il regalo era suo.
Naturalmente negozio incasinatissimo, sotto Natale.
Il babbo è una persona molto decisa.
Punta un commesso dall’aria rocchettara e gli dice, tutto sorridente, indicandomi. Voglio una chitarra per mia figlia!”.
Quello mi guarda e sorride. Io sorrido.
Il suo era un sorriso incredulo (non credo di avere proprio l’aria rocchettara), io non sapevo che dire.
Questo prende una chitarrina che sembrava quelle che si regalano ai bambini delle elementari per iniziare e dice (al babbo, ignorando del tutto me): “visto che senz’altro inizia ora prenda questa che costa 24 euro”.

Non l’avesse mai fatto.
Il babbo lo fulmina, si erge in tutto il suo metro e ottanta di statura e gli dice, con un tono che per me conteneva una velata minaccia: “Guardi che mia figlia è bravina…”.
Quello ride, e commenta: “Sì, ma forse con la chitarra non ancora”.
Io penso "in effetti...".
Il babbo ride, ma colgo la minaccia sempre più esplicità, e inizio a cercare un adeguato posto dove nascondermi: “Suona la viola da gamba! E bene, sa?!” Proclama trionfante il babbo.
Il rocchettaro lo guarda come se avesse iniziato a parlare arabo.
Poi con aria rassegnata dice: “Sì... però la chitarra ha i tasti”.
Il Babbo: “Anche la sua viola!” (il tiè era sottinteso ma si sentiva chiaro e forte).
Quello, sempre più perplesso, gioca quella che crede sia la sua carta migliore: “La chitarra ha ben 6 corde”.
E li il babbo quasi urla. “ E lei ne ha SETTE!”.
Credo che in quel momento se io avessi suonato, non lo, l’arpa, l’avrei reso ancora più felice, perché gli avrebbe buttato sul piatto un tal numero di corde da farlo impallidire.
Si sorridono – fine primo round.
La chitarrina da bambini viene eliminata.
Viene proposta una chitarra folk, con accordatore incorporato.
La guardo da lontano e mi azzardo a dire: “Mi fa un po’ tristezza l’accordatore incorporato…”.
Il commesso mi guarda come se avessi 5 anni e una qualche problema e dice: “Sì cara, ma la chitarra la devi anche accordare ogni tanto”.
Io annuisco sorridendo per chiuderla lì, ma implacabile cala il babbo: “Anche la viola la accorda, sa?!”.
Ok - è verissimo. Ma temo che quel poveretto odierà le viole da gamba per il resto della sua vita.
Mostra una chitarra folk che potrebbe andare bene, ma il babbo è critico.
Esteticamente però è bruttina, no?”.
Al che per qualche strana alchimia lui è il rocchettaro sono entrati in sintonia e hanno iniziato a ridere felici. E a discutere pregi e difetti delle chitarre come amici di vecchia data.
A un certo punto il babbo si guarda in giro, punta una vetrina e con aria convintissima esclama: “Ecco! Quella! Prendi quella!”.
Io mi sono voltata verso il muro ridendo come una pazza.
Il rocchetto anche lui faticava a stare serio.
Mio padre non capiva.
Io dico. “E’ un’altra cosa quella…”.
E il rocchettaro. “E’ un basso elettrico…!”.
Il babbo (serio)… “Però è bello… Ti ci vedevo a suonarlo…”.
Ho avuto un’improvvisa immagine di me a suonare il basso elettrico in un complesso rock… Forse ho sbagliato tutto nella vita…
Il rocchettaro ci ha salutato quasi con affetto, dicendo che è bello vedere sotto natale persone come noi (??), e persone (sguardo diretto a me) che amano la musica di per se stessa.

Una cosa è certa. Mentre tornavo a casa con la chitarra (non il basso elettrico!) nella sua custodia ho pensato che, forse, la magia del Natale non è del tutto persa.

 
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