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The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Il Barbarino

Post n°207 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da thefairyround

Che non è un mio lontano parente… (Anche se qualcuno che mi chiama “Barbarina” c’è sempre…).
Ma un musicista originario di Fabriano, vissuto tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600.
Per vari motivi mi sono travata a dover raccogliere tutte le informazioni esistenti su di lui (non sono moltissime a onor del vero).
E voi starete già pensando che non è proprio come vincere al lotto, passare 4 giorno a tu per tu con il Barbarino.
Anche io all’inizio la pensavo così.
Anche perché  ero convinta (diciamocelo) che fosse un po’ uno sfigato.
Quasi sconosciuto.
Aveva girato da una corte all’altra, finendo in veneto e lasciando pochissime notizie di sé.
Componeva da sé i testi di molte delle sue opere (madrigali, canzonette, mottetti), e non si può dire che fosse un mago della poesia…
A leggere: “Bella, sei, cara e vezzosa, graziosa, Filli mia, dolce tesoro; e del coro delle Ninfe sei regina, ogni ninfa a te s’inchina”, francamente mi veniva un po’ da ridere.
Ma poi, cavoli, mi sono dovuta ricredere.
Ora mi sono addirittura affezionata al buon Barbarino.
Raccogliendo materiale ho scoperto un sacco di cose interessanti.

Intanto lui era molto vicino alla vita artistica culturale di Pesaro.
E Pesaro all’epoca doveva essere meglio di Paperopoli!
Avevo un tipo che costruiva cembali che ne aveva preparato su commissione uno per un signore dottissimo, tale Zarlino (un tipo Pico de Papers per intenderci – un super teorico della musica, letterato, accademico, che suonava 1000 strumenti, e faceva anche politica).
Questo cembalo aveva un’infinità di tasti con i quali si poteva fare di tutto. Meglio della bat-mobile. O della macchina di Paperinik, per restare in tema paperopolese. Mancava solo quello che far partire gli spruzzi d’acqua sul pubblico! Peccato che poi non l’abbiano più ritrovato…. (il  cembalo).
Po c’era un altro signore che era meglio di Archimede Pitagorico. Una specie di Leonardo da Vinci ma Pesarese. Si chiamava Niccolò Sabbatini e inventò delle macchine sceniche per il teatro (per simulare il mare, il vento, la pioggia…) di una tale efficienza e creatività che l’avrebbe quasi assunto Spielberg!
Quando ho iniziato a leggere queste cose ho capito che uno che praticamente ha vissuto a Paperopoli doveva essere per forza un po’ speciale.
E infatti, sapendo andare oltre a “Filli mia, dolce tesoro” si scopre una personcina davvero interessante.
Intanto ho iniziato a notare che questo signore girava da una corte all’altra, poco si sa della sua attività come musicista, ma si sa per certo che di soldi ne prendeva.
Quando si trasferì in Veneto, poi, decise di lavorare come “free-lance” (cosa abbastanza atipica per l’epoca), restando però sempre in contatto con duchi, e potenti vari.
A un certo punto pare se ne sia andato per 4 anni in Germania (e all’epoca mica c’erano le compagnie low cost tra l’altro…), non si sa bene come e perché.
A questo punto ho messo tutto insieme e sono arrivata a una conclusione elettrizzante.
In realtà Barbarino era una specie di spia. 007 del primo 600.
Fantastico!

Se volete diciamo pure che rivestiva informalmente incarichi diplomatici, ma in sostanza non cambia molto.
Pensateci: l’essere musicista e poeta forniva un’ottima copertura… così si spiegano tutti i suoi spostamenti e le sue misteriose entrate economiche.
Ed ecco  che il Barbarino da musicista un po’ sfigato mi diventa audace spia.
Inoltre andando a ben rivedere le sue composizioni (forse anche influenzata da questa nuova prospettiva…. Immaginandolo magari con il viso di Sean Connery) l’ho rivalutato anche musicalmente.
E’ vero che sui testi avrebbe avuto senza dubbio margini di miglioramento, ma musicalmente faceva cose non banali…
Me lo immagino a scambiare messaggi in codice, o osservare personaggi sospetti, suonando la tiorba e cantando…
E magari facendo il galante con qualche dama.
Del resto ci sarebbe una certa Livia con cui la vita del nostro eroe si incrociò brevemente… Ma questa è un’altra storia…
Una cosa è certa: mi sa che lo metto in repertorio.
Magari scegliendo i brani di cui aveva scritto solo la musica e non i testi.
Perché non posso spiegare al pubblico che stanno ascoltando il componimento di un 007 che era vissuto nella Paperopoli del 600 e quindi di non far caso al testo idiota….

 
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