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Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 10 Agosto 2007 da Papermoon68
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Un'esperienza metafisica

Per decidermi a ritornare a scrivere nel blog in effetti ci voleva qualcosa di forte, anzi di fortissimo: un'esperienza metafisica.
Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando costretta da fatti poco simpatici ho mio malgrado dovuto tirar fuori la testa dalla sabbia, salutare i miei amici struzzi che stavano lì vicino, e decidermi a ricoverarmi per fare "un piccolo intervento, cosa da nulla, che va quasi sempre bene e che generalmente non dà conseguenze nè problemi ma anzi forse si sta molto meglio dopo".
Ora chi tra i pochi lettori rimasti mi conosce un pochetto sa che la sottoscritta ci naviga nei forse, ma un "forse" legato ad un intervento chirurgico non mi andava giù.
Eppure sembrava proprio che la cosa avesse da farsi e anche al più presto. Da brava bambina quale sono seguii il consiglio del medico e il giorno stabilito mi recai in clinica per operarmi. Non vi starò ora ad annoiare sul tipo di intervento e su quali pezzi del mio corpicino sono stati mutilati, smembrati, fatti a pezzi... vi basti sapere che ho ancora tutto l'essenziale e per chi se ne preoccupasse dico subito: "Ora sto benone grazie". La cosa che invece mi preme di raccontare è l'esperienza metafisica in sè, qualora qualcuno non l'avesse mai provata...
Arrivai puntuale alle 8 del mattino, come prima cosa mi fecero accomodare in accettazione. Bisogna premettere che l'ingresso in una clinica è un'esperienza che esula completamente dall'ospedale: ti accolgono gentili signorine vestite in blu che ti fanno compilare e firmare moduli, che tu rigorosamente non leggi e solo dopo saprai che servivano a dirti: "Ehi guarda che se ci lasci le penne non è colpa nostra!". Poi ti assegnano il numero di camera e ti regalano addirittura una bella cartellina di plastica blu, con la zip e dentro un block notes, il libretto con le informazioni utili (tipo dov'è il ristorante) e una penna.
Una penna... tu sei lì che pensi che stai per morire sotto i ferri e loro ti regalano una penna... che pensiero carino!
Insomma l'accoglienza è stata degna della migliore nave da crociera, mancavano solo i giubbotti di salvataggio e il buffet di benvenuto.
Già... ero a digiuno dalla sera prima e avrei regalato qualsiasi cosa, anche la famigerata penna, per un caffè ma l'infermiere mi disse: "Ora fa la visita cardiologica e il prelievo di sangue".
Va bene, penso io, incominciamo con i buchi.
E' statisticamente provato che i medici in genere sono persone alquanto arroganti ed insensibili, è vero che ogni tanto ne trovi uno gentile, ma fa presto poi anche questo ad adeguarsi all'andazzo generale. Ovviamente il cardiologo che mi ha visitato non apparteneva alla seconda categoria: aveva la faccia di uno che aveva dormito male, anzi non aveva dormito affatto.
Mi fa l'elettrocardiogramma, mi visita e poi e mi fa la solita sequenza di domande: malattie importanti? diabete in famiglia? malattie cardiache? allergie? Io non capirò mai perchè i medici quando a queest'ultima domanda rispondi "non saprei, non ho mai preso nulla" scrivono direttamente NO sulla cartellina.
Come fai dico io a dire che non sono allergica? Magari sono allergica a qualche farmaco e non lo so, no?!
Quando glielo feci notare mi guardò con compatimento e mi disse: "Ha paura eh?!" . Io, che già da dieci minuti avrei voluto infilargli lo stetoscopio su per il naso (perchè sono una signora) gli risposi sorridendo: "No, non ho paura, è che cerco emozioni forti potevo andare a Gardaland a provare il Time Vojager ma mi era più comodo venire qui! "
Un altro guaio dei dottori è che non hanno senso dell'ironia.
A prelievi ed esame cardiologico fatti mi rivolsi ad un'infermiera chiedendo che si faceva ora e lì mi accorsi della differenza tra la nave da crociera e la clinica: nella prima ti tengono impegnata tutta la giornata, mentre nella seconda mi dissero che dovevo solo aspettare che mi venissero a prendere per portarmi in sala operatoria.
Solo aspettare? E quanto tempo?? ...Quattro ora circa.
Quattro ora circa.... significava che sarei stata operata all'una se andava bene. Fino all'una in una squallida cameretta. Niente partita di minigolf, nè Karaoke, nè buffet di mezza mattina... si decisamente non ero su una nave da crociera.
"Stia tranquilla e si rilassi... guardi la tv".  Guardare la tv alle nove del mattino? Mi volevano dare il colpo di grazia?!
Furono le quattro ora più lunghe della mia vita. E non vi dico altro.
Verso le 12 e 30 il panico, che mi stava tenendo compagnia già da un bel po', prese il sopravvento  e, senza accorgermene, mi ritrovai con la maniglia del trolley in mano pronta per imboccare la porta.
"Buongiorno signora... ma dove sta andando?". Beccata.
"Salve.... no.... be'... io ecco... oh è dalle otto che sono qui!"
"Lo so, dovevamo aspetttare il risultato del prelievo. Tutto a posto. Io sono l'anestesista. "
"Ed io sono..... terrorizzata."
"E perchè? Di cosa ha paura?"
"Dell'anestesia principalmente. Non mi sveglierò più."
"Ma guardi signora che è la paura di tutti... stia tranquilla l'anestesia è un'esperienza metafisica, la cosa più simile alla morte perchè c'è la totale perdita di coscienza, e quindi è normale che tutti ne abbiamo paura".
Devo capire ancora oggi se quelle parole mi agitarono ancora di più o se mi tranquillizzarono, certo è però che dire ad uno che ha una fifa matta di morire che l'anestesia è la cosa più simile alla morte forse non è esattamente una grande idea.... ma non so come funzionò ed io mi misi camiciotto e cuffiettina per entrare in sala (come dicono loro).
In fondo pensai è come andare dall'estetista... forse.
Nella cosiddetta sala c'era un via vai tremendo, una confusione tale che mi chiesi subito come avrebbero fatto a trovare il bisturi in quel casino. Vagamente vidi da lontano il mio chirurgo che mi urlò: "Ehilà come va?"
"Bene, bene, non vedo più nulla... mi hanno tolto gli occhiali".
"Anch'io sono senza occhiali e non vedo niente" rispose.
"Ehm... no scusi ma lei è meglio che se li rimetta!"
Risata. Che c'avrà avuto poi da ridere.
La preparazione preoperatoria essenzialmente si articola in tre fasi:
Prima fase: l'anestesista prova a prendere una vena e la sbaglia.
Nei casi sfigati a questo primo momento segue una fase uno-bis che consiste nel cercare per 3-4 minuti di fermare l'emorragia di sangue che scorre a fiotti lungo il tuo braccio, attraverso due nerboruti infermieri che si accaniscono sul tuo arto per fermarlo.
Non potevo non provare la uno-bis... già che c'ero!
Seconda fase: ti legano. Si, proprio così... in sala operatoria ti legano e non dipende dalle abitudini sadomasochiste dei medici, ma sembra proprio che sia di protocollo.
Terza fase: l'anestesista sbaglia la seconda vena perchè mette l'ago storto che da lì a quattro cinque ore ti farà venire una flebite, ma sul momento non se ne accorge nessuno, l'ago c'è e siamo a posto... può partire la festa!
"Signora sente un po' di stordimento?"
"No dottore sono sveglia"
Due minuti dopo.
"Ed ora si sente stordita?"
"No dottore sono sveglia davvero"
"Ma come? Me lo può giurare?"
Allora, a parte che giurare non sta bene, ma dico io dov'è finito il vecchio conto alla rovescia ...dieci ... nove ...otto....andata.
"Glielo giuro dottore" (ma non s'arrabbi pensavo)
Credo che giurandoglielo l'abbia punto sull'orgoglio vista la dose da cavalli che mi ha dato successivamente. Mi sono addormentata in un sonno così lungo e profondo che in confronto la Bella Addormentata era una che soffriva d'insonnia.
E l'esperienza metafisica? Il tunnel di luce? Gli ufo? I misteri delle piramidi?.... Boh! Non ricordo nulla se non il viso di mia madre che mi chiamava e una allegra fase lacrimogena al risveglio del tipo: "Sono viva...sono viva....!! ".
Be' d'accordo forse ho esagerato ma un'esperienza metafisica mica capita tutti i giorni... per fortuna!


 
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