Tra parentesi

L’altro giorno mentre nella mano destra avevo un pupazzo del Wrestling e nella sinistra una macchinina della Ferrari mi è balenata in testa una strana domanda: ma a chi piace fare i regali di Natale?! In realtà stavo scegliendo un pensierino per il figlio di otto anni di un’amica in un negozio di giocattoli e, dal momento che io non ho bimbi, la commessa mi stava abilmente erudendo sulle ultime mode in voga tra le nuove generazioni di quella fascia d’età.
Ora di sicuro andare in giro a comprare i regali di Natale non è una cosa semplice, sceglierli poi di gusto e adeguatamente convenienti è ancora più difficile, ma vi garantisco che decidere il regalo da fare a un bambino di otto anni talvolta diventa una missione impossibile.
Fino a quando non hanno l’uso dell’intelletto te la cavi sempre, sostanzialmente per due motivi: il primo è che i bambini piccoli non capiscono nulla di quello che gli succede intorno e in realtà il lenzuolino con quei cagnolini ricamati a punto croce così carini non lo regali al pargolo ma alla sua mamma che, compiaciuta, rivolge l’oggetto in questione al lattante dicendogli in rigoroso baby talk: " Ma guaaaarda cosa ti ha portato la ziaaaaa…..ma è bellissimoooo".
I problemi incominciano quando l’esserino cresce e impara a dire si e no.
Quando quattro Natali fa sono arrivata con in mano un voluminoso pacco natalizio contenente un altrettanto voluminoso e costoso gioco educativo e alla fatidica domanda rivolta al piccolo in questione: "Ti piace?", mi sono sentita rispondere "No", la situazione si è fatta imbarazzante. Non tanto per me quanto per i genitori del volitivo bimbo, il quale, dopo che il gioco gli continuava ad essere riproposto ripetutamente per dar soddisfazione e riparazione alla sottoscritta, ha pensato bene di mollargli un calcio e di mettersi prima a piangere e poi a giocare con la carta del pacco.
A quel punto ho compreso che davanti a me si prospettavano delle difficile future scelte natalizie.
D’altronde non posso criticare il mostriciattolo, i bambini sono spontanei e non è giusto inculcargli forme di educazione repressiva che si esplicitano in frasi quali: "Oh che bello!" oppure semplicemente "Grazie".
Comunque da quel Natale ho sempre temuto l’arcano giudizio di quella sorta di piccolo hobbit. Non che le scelte fossero molte a mia disposizione: o cercavo di trovare dei giochi più confacenti alla spiccata personalità del soggetto oppure rinunciavo a fargli il regalo di Natale e tagliavo i rapporti con l’intera famiglia.
Meditai sulla seconda scelta ma convenni che forse non era il caso, quindi mi concentrai meglio e cercai di fare scelte più oculate.
In questi casi di solito è bene affidarsi agli esperti, infatti grazie ai consigli non disinteressati di vari commercianti nei due anni successivi operai scelte adeguate, non di sicuro economiche ma che produssero una discreta soddisfazione nella ingenua creatura. Il terzo anno incappai in un inconveniente, cioè gli regalai un gioco di cui era già in possesso e quindi fu lui stesso ad andare a cambiarlo con ciò che più gli piaceva.
E qui si torna al Natale corrente e alla mia scelta dell’altro giorno, meditata e consigliata senz’altro ma… molto dubbia. Glielo dovrò portare nei prossimi giorni e già temo isteriche reazioni. Ma non è detto forse andrà bene. Forse… e comunque posso sempre scaricare la colpa su quel rimbambito di Babbo Natale.