« Il tempo è compiuto | Anche la Pasqua » |
Post n°2500 pubblicato il 27 Gennaio 2018 da namy0000
“Al di là di quel viso, di quel signore e di quella signora, che vedo in fila per il Pane come un fiume in piena, rinchiusi nel loro XXI° secolo, sono scaglionati migliaia di ascendenti che risalgono fino alla preistoria, poi perdendo l’aspetto umano, fino all’origine stessa della vita sulla terra, dopo gli innumerevoli incroci che fanno di ciascuno una creatura unica. Qualunque ipotesi facciamo sulla strana zona d’ombra dalla quale siamo usciti e nella quale rientreremo, è sempre un errore eliminare dalla nostra mente i dati semplici, le realtà banali, eppure anch’esse così strane, che non combaciano mai con le nostre realtà. Io li guardo nell’illusione di essere sull’argine, apparentemente in salvo. Ogni giorno, in quei volti anonimi, mi è così evidente il piccolo punto che rappresentiamo sulla Terra. Capisco così bene il nulla che siamo nel susseguirsi di secoli. Con i miei abiti vagamente più belli e l’orologio di marca, sento tutto il ridicolo di un’anima così camuffata, chi si ricorderà di ciò fra cinquanta, anzi un anno? Fin da bambino, sono nato non lontano dal Pane Quotidiano, vedevo la fila davanti a questa casa di legno, fuori dal tempo, sulla circonvallazione. Ora, di notte, ci passo spesso davanti, alla fine dei turni di lavoro, e quella medesima strada è la postazione fissa di prostitute dell’est Europa. Alcuni luoghi hanno un destino che li lega all’emarginazione, al diverso. I cosiddetti poveri o emarginati o più banalmente gli inadatti alle spietate leggi dell’esistere, hanno però affinato una diversa cognizione del tempo, sono sempre in fila, con il caldo e con il freddo, per un pasto, una doccia, un letto, una visita medica, un vestito. In alcune strutture per usufruire dei servizi è necessario sostenere un colloquio, in altre fare una tessera, gli stranieri lamentano pregiudizi nei loro confronti, gli italiani hanno paura dei clandestini che fanno gruppo e li escludono nei dormitori. I poveri esisteranno sempre, non sono meglio né peggio, essenzialmente sono meno competitivi, ognuno è artefice del proprio destino, si deve offrire loro un’opportunità, cominciando col garantire l’essenziale per vivere, senza eccessive elucubrazioni, quello che diamo è semplicemente per noi. Chi affascina sono i filosofi della strada, che per vocazione hanno scelto la panchina e la minestra della carità, sono parchi di parole e non chiedono nulla, accettano con dignità solo il necessario, ma non lo barattano con una vita scandita da obblighi di orario e di comportamento. Il prezzo di questa libertà, senza inibizioni e divieti, è duro, con domicilio la strada, i ponti, la stazione, i parchi. L’epilogo è sempre simile, riportato, alle prime gelate, nella pagina di cronaca del quotidiano locale. Del resto: ‹‹È sempre senza grande clamore che si entra ed esce da questo mondo››, dice Marguerite Yourcenar in Come l’acqua che scorre, e si è ‹‹Sempre da soli››. Ciò che cerchiamo di afferrare prima o poi ci sfugge, chi stringe la sua mano la rende vuota, solo aprendola la si rende piena” (Angelo C., da Perché vado al Pane Quotidiano?, Dic. 2014). |
https://blog.libero.it/Unmondonuovo/trackback.php?msg=13601315
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
MENU
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: vitaslim
il 08/09/2024 alle 08:55
Inviato da: vitaslim
il 08/09/2024 alle 08:54
Inviato da: animasug
il 13/08/2024 alle 15:52
Inviato da: cassetta2
il 05/08/2024 alle 10:19
Inviato da: dailynews1
il 31/07/2024 alle 12:22