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Post n°2635 pubblicato il 15 Maggio 2018 da namy0000
ALTRO CHE GIOCO. QUESTO È UN DRAMMA. L’azzardo non è un gioco, ma una dipendenza spesso patologica. Abbiamo ottenuto una leggera flessione tra i giovani. Secondo il Cnr di Pisa, 400.000 giovani hanno smesso. Sembra un numero interessante. Peccato che sono 17.000.000 gli italiani che nel 2017, almeno una volta, hanno giocato. La dipendenza dall’azzardo è troppo agevolata. Ci sono trappole ed equivoci dovunque, e purtroppo anche con l’aiutino dello Stato. Non credo faccia bene a nessuno mettere in piedi doppi giochi. È vero che i miliardi oltre a servire ai “farabutti” che maneggiano l’intera operazione, servono anche, in percentuale irrisoria, a coprire i debiti dello Stato, ma sui tempi lunghi voglio capire quali conseguenze ci portiamo a casa. Da tempo un gruppo di noi sta correndo su e giù per le scuole italiane: 23 istituti secondari di primo grado, 30 istituti di istruzione secondaria superiore, inchieste e interviste a 11.494 ragazzi nel Bergamasco e 116 istituti scolastici incontrati; 1.345 studenti nel Gallaratese, con 612 ore di attività hanno partecipato a un lavoro di verifica e ne è uscito un volume, con il titolo “SELFIE”. Stiamo esponendo nei saloni dei Comuni una mostra di fumetti, molto visitata, che permette in modo allegro di riflettere sui disastri e sulle percentuali causate da questa dipendenza. Sempre leggendo lo studio del Cnr di Pisa, l’azzardo tra gli adulti spopola. I 17.000.000 dell’anno scorso, messi a confronto con i 10.000.000 del 2014, da soli ci spaventano e ci fanno capire che qualcosa non funziona. Parlavo di doppio gioco, con rabbia, perché non è possibile scrivere a grandi lettere che l’azzardo fa male quando interi programmi e spot televisivi lo pubblicizzano su tutte le reti. Ripetiamo vergognosamente la stessa tattica che facciamo con i pacchetti di sigarette. Scritte più grandi del pacchetto ci dicono che il fumo causa il 90% dei casi di cancro ai polmoni. Poi, non solo il fumo viene venduto agli adulti, ma vedi i ragazzi delle medie, nell’intervallo tra le lezioni, fumare in mezzo a tutti, sui marciapiedi davanti alla scuola. Quasi quasi vorrebbero farti capire che gli imbecilli siamo noi che non fumiamo. Ho parlato di Stato, di “trafficanti di azzardo” e non ho parlato del cattivo esempio più indecente: i genitori. Quando abbiamo in casa chi beve, gioca d’azzardo, fuma, facciamo fatica a trovare motivazioni e giustificazioni per convincere i figli a cambiare strada. Per acquisire un vizio, purtroppo, bastano poche volte, per smettere non sono sufficienti mesi e anni. perché, mi domando, abbiamo il coraggio di chiamare gioco ciò che è dramma, tragedia e morte? (Antonio Mazzi, FC n. 19 del 13 maggio 2018). |
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