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Post n°2740 pubblicato il 02 Agosto 2018 da namy0000
“Christian Cappelluti, in arte Chris Cappell, nato nel 1975, amava l’America, la musica, la poesia. E amava Dio. fu, per certi versi, un enfant prodige. A 13 anni aveva composto varie canzoni, tutte in inglese. Una si chiamava Ain’t a loser (Non sono un perdente) e diceva: ‹‹C’erano in giro tante mode / che creavano solo confusione. / Io so di essere di un’altra pasta 7 e non ho tempo per le illusioni. / Ora so che la mia strada è la musica››. Avvenne così. Famiglia borghese, cresciuto nel quartiere dell’Eur, studi all Collegio Massimo dei Gesuiti e maturità scientifica. Si reca negli Stati Uniti dove nel 1997 si laurea in Economia alla Wake Forest University, nel North Carolina. A sedici anni frequentava i corsi estivi del prestigioso Berklee College of Music di Boston, studiava armonie jazz, arrangiava da sé i suoi pezzi. Nel 1993 accompagnò in tournée i Pooh e nel 1995, appena ventenne, compose per la cantante Mina la versione italiana di When you let me go. Firmò con un produttore californiano il contratto per il suo primo album. A 16 anni scriveva riflessioni così: ‹‹Quale significato possiamo dare alla nostra vita? Mentre l’avere è una condizione transitoria e superficiale, l’essere è una espressione meravigliosa, che ognuno vive in modo diverso ed è unica e irripetibile. Il cibo di cui devo nutrirmi è l’amore. L’amore è la sorgente inesauribile di vita e di felicità. Dio è l’amore. A lui ci si arriva soprattutto attraverso l’esperienza quotidiana››. Una religiosità mai ostentata (i genitori scopriranno solo dopo la sua morte che andava a Messa tutte le domeniche) e dal temperamento mistico, come dimostra questo appunto: ‹‹O Dio è totalizzante, o non è Dio; chi ha trovato la “ragione per credere” è disposto a qualsiasi rinuncia pur di non venir meno alla propria fede. Quando si parla di fede, la paura non può nulla contro di essa››. Christian Cappelluti si spegnerà alle soglie del suo 23° compleanno, il 9 agosto 1998, al Royal Infirmary di Perth in Scozia per un disturbo ematico oscuro. Insopportabile il dolore dei genitori, Franco e Adriana, arrabbiati con Dio per la perdita dell’unico figlio. Ma il lamento, pian piano, come dice il Salmista, si tramuta in danza. Un percorso che Luciano Regolo ha ben ricostruito nel libro Storia di Christian – Ogni vita è per sempre (San Paolo), dove racconta la storia di questo giovane ragazzo, figlio del suo tempo, normale nella sua vita fatta di passioni, amori (la fidanzata Antonella), amicizie. Colpisce, della vicenda umana di Christian, la quantità di testimonianze di personaggi tra i più diversi, tutti concordi nel dire che Christian è stato un buon cristiano, un testimone credibile, un po’ di lievito nella massa. ‹‹Forse la storia di Christian potrebbe dire molto di più di una certa enfasi pastorale che si adotta nei confronti dei giovani››, ha scritto il cardinale Gianfranco Ravasi che lo ha conosciuto personalmente. (FC n. 30 del 29 luglio 2018). |
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