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CORONAVIRUS. Abbiamo capito

Post n°3295 pubblicato il 30 Marzo 2020 da namy0000
 

CORONAVIRUS. ‹‹Abbiamo capito di avere bisogno gli uni degli altri››

Dove sei classe? Non ho fatto in tempo a venire a salutarti, purtroppo. Volevo solo dirti che mi manchi ti immagino così: un’aula vuota con banchi terribilmente allineati, armadi e sottobanchi (quasi) vuoti e luci spente. Ciò che ferisce maggiormente è il silenzio: non il silenzio di preoccupazione durante la verifica di matematica, non il silenzio di stanchezza della prima ora e nemeno il silenzio eterno prima che la prof. scelga chi interrogare su Dante. Niente di tutto questo, purtroppo. È un silenzio tombale, angosciante, insopportabile, quasi irreale. È il silenzo del cuore, il grande vuoto dell’anima.

Mi mancano le chiacchiere durante il cambio dell’ora, il suono salvifico o di condanna della campanella, le corse affannose per varcare la soglia prima delle 8 per non essere segnati in ritardo, i richiami degli insegnanti. Mi mancano la scuola, i miei compagni, le mie abitudini: manca la quotidianità, tanto monotona e data per scontata, quanto ricca di valore e preziosità. È triste essersene resi conto solo ora. Anzi, questo non ci dovrebbe stupire: d’altronde il nostro amato odiato Dante faceva pronunciare a Francesca queste parole nell’Inferno: ‹‹Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria››. Historia magistra vitae.

Il calendario, che segna inesorbilmente i giorni che ci separano dalla meta, è fermo al 21 febbraio (2020), ultimo giorno di scuola: sembrava un venerdì come altri, ma così non era. Già, era un giorno speciale: abbiamo festeggiato il compleanno di un nostro compagno di classe, finalmente maggiorenne, abbiamo ricevuto dalla preside il programma per la nostra ultima gita (in Costiera Amalfitana, dove tanto desideravamo andare) e… abbiamo sentito del primo caso di Coronavirus in Italia. Chi era molto preoccupato e già temeva il peggio (‹‹a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca››) e chi, invece, forse inconsapevole del rischio che stavamo correndo, lasciava perdere. Allora non immaginavamo che la nostra vita sarebbe cambiata da un giorno all’altro, che non ci saremmo più visti, inizialmente per qualche giorno, poi per qualche settimana, infine per più di un lungo interminabile mese.

Un essere invisibile è entrato nelle nostre vite e le ha sconvolte: classi smembrate, celebrazioni sospese, nonni e nipoti separati. Ci sentiamo impotenti e schiacciati, sembra di essere diventati i protagonisti di quei quadri così malinconici e per un certo verso inquietanti di Friedrich. È come se qualcuno avesse ordinato al grande orologio del mondo di fermarsi, il tempo si è cristallizzato, guardando fuori dalla finestra vediamo un quadro black and white, una musica senza parole. Con il nostro impegno e con il nostro sacrificio possiamo però ridare colore e brillantezza a questo quadro sbiadito e offuscato. Ringraziamo medici e infermieri che, come veri eroi, sacrificano la loro vita per il bene degli altri, ascoltiamo e rispettiamo i provvedimenti, in quanto la salute, recita l’art. 32 della Costituzione, è tutelata ‹‹come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività››. ‹‹Quand je vous parle de moi, je vous parle de vous››, affermava Hugo, ‹‹Je est un autre››, ribadiva Rimbaud: insomma, per tutti gli sforzi che possiamo compiere, non riusciremo mai a essere autosufficienti. L’uomo ha bisogno dell’altro.

Quando tutto ritornerà alla normalità probabilmente crederemo di aver vissuto in un incubo sulla “Nuova Atlantide”, un incubo che però ha lasciato un segno profondo. Saremo più forti, coraggiosi, responsabili e consapevoli della preziosità delle piccole cose. Quei social a cui tanto siamo legati non ci piacciono più. Per quanto la tecnologia abbia fatto passi da gigante, vedersi su Instagram, Skype e Whatsapp non è come incontrarsi di persona. Solo ora l’abbiamo capito!

Supereremo anche questo! a presto a tutti quanti e un grande in bocca al lupo ai miei coetanei per la maturità, un traguardo a oggi irraggiungibile ma che sicuramente taglieremo brillantemente – Ilaria O. (FC n. 13 del 29 marzo 2020).

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