Messaggi di Dicembre 2017
Post n°2481 pubblicato il 31 Dicembre 2017 da namy0000
Epifania è una parola che deriva dal greco antico e significa “svelarsi”, “apparire”, “rendersi manifesto”. Nella storia della Salvezza, l’Epifania è il momento in cui Gesù viene adorato dai Re Magi che rappresentano – anche nelle loro diversità fisiche – l’intera umanità. Non a caso, molte diocesi hanno scelto di celebrare in questo giorno la “Festa delle genti” a significare l’unitarietà della famiglia umana davanti al Bambino. |
Post n°2480 pubblicato il 31 Dicembre 2017 da namy0000
Serbia. Generazione Erasmus? Per capodanno assieme ai profughi Ragazzi della generazione Erasmus, abituati a pensare all’Europa come a uno spazio senza frontiere, festeggeranno il nuovo anno con le famiglie di migranti che hanno seguito la rotta balcanica per finire intrappolate in Serbia, dove ormai si trovano da mesi, alcune da molto di più, nella speranza che prima o poi un varco si apra nella cortina dentro la quale si è rinserrata la Ue. Finita la festa, da domani ricominceranno a distribuire vestiti pesanti, impermeabili, calze, scarpe e kit scolastici ai bambini. Caritas Ambrosiana, Ipsia (ong delle Acli), Caritas Italiana e Caritas Valjevo lavorano nel centro da ottobre 2016 con uno staff di operatori locali e internazionali. Dopo gli ultimi arrivi nei mesi scorsi, la situazione è stazionaria: i profughi ospiti sono circa 200. «I trafficanti di uomini li portano fino al confine serbo-ungherese, promettono un passaggio oltre frontiera e invece li derubano e maltrattano. A quel punto sono costretti a tornare indietro e arrivano qui», spiega Silvia Maraone, operatrice.
Una situazione paradossale di cui è diventata un simbolo la tragica vicenda di Madina, la bambina di 6 anni finita sotto un treno mentre cercava di attraversare il confine serbo-croato, alla fine di novembre. La piccola, secondo il racconto che la madre ha fatto all’Agence France Presse, sarebbe stata investita mentre stava facendo ritorno in Serbia con il resto della famiglia seguendo i binari della ferrovia lungo i quali proprio le guardie di frontiere croate di Tovarnik li avevano scortati. |
Post n°2479 pubblicato il 31 Dicembre 2017 da namy0000
Tag: alimentari, alimenti, arance, cassetta, cestello, confezioni, farina, frutta, grano, negozi, pullman, ruote, supermercato, trasporto Marta, a 79 anni, recupera il cibo per i poveri
Una bicicletta è progettata per trasportare una persona e non certo decine di chili di cibo. Eppure, la bici della signora Marta ormai ci è abituata, grazie a un cestello davanti al manubrio, una cassetta appoggiata sulla ruota posteriore e un sellino ben appiattito. |
Post n°2478 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da namy0000
“padre Gheddo e mio padre si conobbero, in Vietnam, e passarono anche alcuni giorni assieme. Ne nacque un’amicizia duratura. Mi piacerebbe potere immaginare i dialoghi fra il missionario animato da una fede di roccia, e mio padre, che dalla Ritirata di Russia era tornato con la silenziosa certezza di un Dio assente. Chissà, mi chiedo, cosa si dicevano quei due, nel mezzo della guerra del Vietnam. Certo avranno condiviso un pezzo di quel parmigiano che mio padre, nato a Parma, sempre si portava dietro, religiosamente, nella sua vecchia caotica valigia. Ma, tornando alle cartoline, mi viene da domandarmi perché quelle di padre Gheddo ai nipoti erano fitte fitte di parole, e quelle di mio padre così laconiche. Anche a casa, del resto, a noi bambini lui non raccontava niente o quasi dei mondi che aveva visto, mondi quasi sempre insanguinati dalla violenza degli uomini. Probabilmente pensava che non fossero cose da raccontare a dei bambini. Padre Piero, invece, traboccava di racconti.Forse perché la sua gran fede gli permetteva di riconoscere, anche nei luoghi più travagliati, il filo tenace di una speranza. Certo perché negli occhi dei bambini, delle madri, pure in Paesi tormentati, dal Vietnam alla Cambogia all’Etiopia, vedeva con certezza un’attesa di pace. Da adulta, e diventata giornalista, anche io ho conosciuto Gheddo. «Ah, la figlia di Egisto!», mi accolse con un abbraccio, e capii allora quanto bene voleva a mio padre. Mi colpì, nella sua apparentemente semplice persona di prete nato in un paesino del Vercellese, come una gran forza.
Era stato nei più sperduti e miserabili angoli del mondo, aveva visto la ferocia e la fame, eppure era un uomo assolutamente certo del fatto che la vita è un bene. Se ne era andato fino agli ottant’anni compiuti in giro per strade remote e pericolose, sempre seminando una parola, quella del Vangelo. E mi disse: «Io so, io ho visto che il Vangelo, là dove arriva, opera, e cambia la vita degli uomini». C’era, c’è, una positività travolgente in padre Gheddo. Chissà, mi sono domandata, che cosa gli ribatteva mio padre, e se non ha avuto la tentazione, davanti a una fede simile, di cedere, di convincersi. Lui che sulle cartoline scriveva solo «Ciao, papà», e tutto il resto era spazio bianco, silenzio, cose che non voleva raccontare. Mentre il suo amico sacerdote e missionario e giornalista scriveva con una grafia minuta, in fila zeppe di parole, e poi anche sui margini, perché lo spazio non gli bastava: tanto di bello aveva da dire ai suoi nipoti, pure da mondi in guerra. Certo com’era che, a ogni latitudine, Dio abita nel fondo del cuore di ogni uomo. (Marina Corradi, Avvenire, 29 dic. 2017). |
Post n°2477 pubblicato il 29 Dicembre 2017 da namy0000
“Un mondo buttato via. Kadir van Lohuizen, fotografo, ha attraversato il pianeta per vedere come alcune grandi città, in quattro continenti, gestiscono la loro spazzatura. Ogni giorno nel mondo si producono 3.500.000 di tonnellate di rifiuti solidi, dieci volte in più rispetto a100 anni fa. (…) I paesi più ricchi generano più rifiuti per abitante, soprattutto scarti inorganici (come la plastica, la carta e l‘alluminio) ed elettronici (come giocattoli ed elettrodomestici rotti), e in proporzione meno scarti organici. I paesi con un reddito pro capite medio o basso producono invece un’alta percentuale di materiali organici, tra il 40 e l’85 per cento del totale. Nel mondo ogni anno si buttano via più di 300 milioni di tonnellate di plastica e quasi la stessa quantità, secondo il World economic forum, galleggia attualmente negli oceani. Circa un terzo dei prodotti alimentari finisce nella spazzatura. (…) L’Europa usa di più gli inceneritori e costruisce le discariche soprattutto in zone periferiche, mentre in altri continenti gli impianti si trovano spesso in città. ‹‹Se non cominciamo a ridurre gli sprechi e a trattare la spazzatura come una risorsa, le generazioni future affogheranno nell’immondizia››, afferma il fotografo. A Lagos (Nigeria) vivono 21 milioni di persone che producono 2 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. ‹‹Non solo la città fatica a gestire i rifiuti prodotti dalla popolazione, ma deve trattare anche quelli che arrivano illegalmente dall’Europa e dagli Stati Uniti››, spiega Kadir. ‹‹Non c’è un cattivo odore come in altre discariche nel mondo, perché i nigeriani non sprecano il mangiare››… Mahashakti Nigeria è una compagnia che ricicla alluminio e lo esporta poi in Giappone e in India. New York (Stati Uniti). Gli Stati Uniti sono il paese che produce più rifiuti al mondo. New York è la città che ne genera di più: 33 milioni di tonnellate all’anno, per una popolazione di 20 milioni di persone… Nel 2016 il sindaco della città, Bill de Blasio, ha avviato l’iniziativa Rifiuti zero con l’obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti non compostabili, migliorare il riciclaggio ed eliminare del tutto il trasferimento della spazzatura entro il 2030… Jakarta (Indonesia). Molti dei rifiuti prodotti a Jakarta finiscono nella discarica di Bantar Gebang, una delle più grandi al mondo: si estende su oltre 110 ettari e riceve più di 6.000 tonnellate di rifiuti al giorno. Le migliaia di persone che ci lavorano si spostano tra montagne di spazzatura che arrivano a 25 metri di altezza. Non ci sono inceneritori e non c’è un’industria del riciclo. I corsi d’acqua s’intasano spesso a causa dei rifiuti, provocando inondazioni. L’Indonesia è uno dei paesi che scarica di più i rifiuti negli oceani” (Internazionale n. 1235 del 15 dic. 2017). |
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il 08/09/2024 alle 08:55
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il 08/09/2024 alle 08:54
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