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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 28/02/2017

Mortara

Post n°2057 pubblicato il 28 Febbraio 2017 da namy0000
 

“Mortara ha una storia familiare drammatica. Ha 29 anni. È fuggito dalla guerra afghana, nella quale ha perso la moglie e i figli. L’Italia gli ha riconosciuto lo status di rifugiato tre anni fa. Aveva bisogno di vivere in un contesto familiare dove si sentisse a casa, e una famiglia lo ha accolto, offrendo ospitalità e lavoro al ragazzo, aderendo al progetto Caritas “Rifugiati a casa mia”.  ‹‹Mortara si è stabilito subito in Cascina insieme a noi. Pasti e uscite di festa condivisi, ma anche il quotidiano passato insieme, cercando di far elaborare a Mortara la tragedia che aveva sopportato. Ha funzionato: piano piano il ragazzo era diventato uno di famiglia. Il programma Caritas richiedeva una convivenza molto stretta, più concreta, anche perché l’integrazione della persona nel tessuto sociale dove vive e lavora è l’obiettivo del progetto. Fino a un paio di mesi fa, Mortara faceva progetti per il futuro. Immaginava di comprare un’automobile, una casa, cominciare un’esistenza nuova, dopo tanta sofferenza. Era bello sentirlo parlare di sogni. Poi, all’improvviso, qualcosa è cambiato, si è come spezzato. Mortara ha cominciato a rivivere la rabbia di quello che gli è accaduto. Oggi ce l’ha con tutto il mondo. È caduto in una depressione a tratti profonda. Noi gli siamo vicini, e lui continua a vivere con noi. ma rifiuta ogni contatto umano e sociale, e non riesce a farsi aiutare. Non vuole reagire. Abbiamo provato a dirgli che ha bisogno di un percorso terapeutico, ma non ne vuole sentire parlare. Noi stiamo aspettando, sperando che si lasci aiutare. Pur con le grandi difficoltà di questi ultimi mesi, dico che non ci si deve affidare solo al buon cuore nell’accoglienza. I problemi ci sono, una famiglia viene destabilizzata, niente deve ritenersi scontato. Occorre una lunga e meditata formazione, che noi abbiamo affrontato con il Consorzio Farsi Prossimo. È molto utile anche la condivisione con le famiglie che hanno già accolto per non sentirsi soli se insorgono problemi. Il bene non s’improvvisa, anche perché si può far del male alla propria famiglia, ma anche alla persona che viene accolta››” (Daniela P., Scarp de’ tenis, dic.2015-genn.2016).

 
 
 

Ruggero e Mariarosa

Post n°2056 pubblicato il 28 Febbraio 2017 da namy0000
 

“Ruggero faceva il muratore e Mariarosa la casalinga. Si sono sposati nel 1979 e ‹‹nel 1986 è arrivato nostro figlio Christian››. Ma pochi anni dopo, Mariarosa conosce un altro uomo con cui ha altri due figli. Anche dopo il divorzio, i rapporti con Ruggero restano tuttavia sempre buoni. Gli anni passano, il nuovo compagno muore e i figli avuti da lui emigrano in Germania, dove va a lavorare anche Christian. Così Mariarosa si ritrova sola, con una pensione da 270 euro al mese, a vivere in una catapecchia infestata dai topi. E lo scorso settembre 2015 scopre di avere un tumore al seno in uno stadio già avanzato. Aveva un immediato bisogno di soldi. Ha bussato a tante porte, ma nessuno le ha aperto. L’ha fatto Ruggero: ‹‹Me la sono vista spuntare sulla porta. Cosa dovevo fare, buttarla fuori? Mi è andata bene tanti anni fa quando era sana, mi va bene anche adesso che è malata. Io sono un tipo taciturno. Ma sono anche uno che non si tira mai indietro››. Peccato che fuori da questa casa le cose siano un po’ più complicate. Ruggero informa il Comune e scopre che non è possibile concedere la residenza negli alloggi popolari a persone che non siano parenti dell’intestatario. In pratica: Mariarosa non è più sua moglie da 25 anni e quindi deve andarsene. Che problema c’è? Ruggero si dichiara subito disposto a sposarla per la seconda volta. Gli sono bastate poche settimane trascorse di nuovo insieme, ritrovare quei piccoli gesti che lui pensava perduti per sempre, per capire che quella fiamma che si era accesa tanti anni fa non si è mai spenta. Ce lo conferma la tenerezza dei suoi sguardi e la sua richiesta quando viene il momento di scattare una foto insieme: ‹‹Posso abbracciarla?››. Mariarosa gioca a fare un po’ la “preziosa”. ‹‹Prima devo pensare a curarmi. Per i matrimonio vedremo, anche se so benissimo che Ruggero ha compiuto un grande gesto d’amore. E so bene che finché la nostra posizione non sarà regolarizzata, potrebbero impormi di andare via o togliere la casa a Ruggero››. ‹‹Perché non ci provano a venire qui e a dirmi di mandarla via?››, scatta lui stringendo le mani tormentate dall’artrosi. ‹‹Mi piacerebbe andare a Roma. Non ci siamo mai stati››” (FC n. 2 del 10 genn. 2016).

 
 
 

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