Messaggi del 22/11/2017
Post n°2420 pubblicato il 22 Novembre 2017 da namy0000
“…Perciò la mafia – nel senso che si è appena detto – continua a tenere in ostaggio la Sicilia anche nel tempo del declino della criminalità organizzata di Cosa Nostra. In realtà il suo potere è tale che non ha neppure bisogno di violare le leggi, perché è in grado di condizionare chi le fa. Quando qualche giornalista chiese a Totò Cuffaro come mai avesse assunto, per chiamata diretta, il ventitreesimo addetto stampa della presidenza della Regione (ogni assessore aveva, poi, i suoi), rispose candidamente che questa era la legge e che lui si limitava a osservarla. È per legge che, ancora oggi, la Sicilia ha circa 25mila guardie forestali, a fronte delle 400 del Piemonte, delle 500 della Lombardia e delle 4.200 di tutto il Canada (che poi si tratti, per la stragrande maggioranza, di precari, è perfettamente funzionale ai meccanismi clientelari pre-elettorali). Come era per legge che la Provincia di Palermo (fino al 2011, quando scoppiò il caso) pagava un congruo straordinario ad alcuni suoi dipendenti per spalare neve in tutti i mesi dell’anno, anche a luglio e agosto. In un bel documento della Cei, pubblicato 1991 e intitolato Educare alla legalità, si identificava quest’ultima non solo con l’osservanza delle leggi, ma con la conformità di queste ultime alle reali esigenze del bene comune.
Riferendosi all’Italia intera, i vescovi denunziavano il pericolo di un «neofeudalesimo, in cui corporazioni e lobby manovrano la vita pubblica, influenzano il contenuto stesso delle leggi, decise a ritagliare per il proprio tornaconto un sempre maggiore spazio di privilegio» (n.7). Questo pericolo in Sicilia è reso particolarmente drammatico dal fatto che il regime dell’Autonomia regionale favorisce quel neo-feudalesimo e consente – come nel caso dei forestali – operazioni spregiudicate a esso funzionali. Non è del resto un caso che l’Assemblea regionale siciliana, appena un anno fa – a metà novembre del 2016 –, abbia definitivamente bloccato con una pioggia di emendamenti presentati da un fronte trasversale, l’approvazione di un Codice etico che mirava a moralizzare le prassi della politica e dell’amministrazione pubblica, sanzionandone tanti comportamenti non strettamente illegali, ma sicuramente scorretti. Oggi, all’indomani delle recenti elezioni che hanno rinnovato il massimo organo legislativo siciliano (sia pure col 53% di astensionismo…), è il momento di ricordare che la mafia non è solo quella dei delinquenti come Riina, ma si annida nei comportamenti di una classe dirigente che ha delle responsabilità gravissime nel crescente degrado della Sicilia e, soprattutto, di sostenere con tutte le forze coloro che, in questo contesto, si sforzano di difendere i diritti della legalità (quella vera). In questa prospettiva, l’accento va sicuramente posto sulla necessità di un’educazione alla cittadinanza che è il solo efficace antidoto contro tutte le forme della mafia, anche di quella che cammina in giacca e cravatta. Un popolo ha i governanti che si merita. Se i siciliani liberi e onesti vogliono uscire da questa difficile situazione, devono impegnarsi a diffondere, soprattutto nelle nuove generazioni, una visione della convivenza che, invece di ridurla alla lotta per la difesa dei privati interessi, scopra il valore del bene comune. Che poi è il vero interesse dei siciliani e di tutti gli italiani” (Avvenire, 21 nov. 2017). |
Post n°2419 pubblicato il 22 Novembre 2017 da namy0000
“Un tempo il coraggio – nella sua accezione di ardimento fisico – era solo opera dell'umano, poi le macchine se ne sono impossessate: non più il guerriero armato delle sue proprie mani, ma di mitragliatrici, carri armati, lanciafiamme, cacciabombardieri. Un po' come accade ora con la tecnologia: fino a trent'anni fa occorreva pronunciarsi, scrivere, telefonare, dunque esporsi. Oggi si può comunicare, anzi si è indotti a farlo, senza un'interfaccia umana, dunque senza rischio, senza paura di compromettersi. E le umane virtù vengono delegate a ciò che umano non è. Così, anche il coraggio e la forza d'animo che vi è intrinsecamente connaturata stanno diventando sempre più un'astrazione virtuale, svuotata di senso, per uomini e donne che vagano senza bussola, giovani accecati dal presente e vecchi incartapecoriti nel ricordo. |
Post n°2418 pubblicato il 22 Novembre 2017 da namy0000
Il silenzio dei buoni incenerisce (la deriva del Sahel)
Amava ripeterlo spesso prima di essere assassinato il 13 dicembre del 1998 nel Burkina Faso. Ciò che più temeva non era la cattiveria dei malvagi, ma il silenzio dei buoni. Lui, giornalista e militante della notizia, sapeva perché queste parole erano così importanti per lui. Norbert Zongo ancora oggi è una delle icone dei giovani nel Burkina e altrove, dove le orme di Thomas Sankara non sono state cancellate. Zongo stava indagando su vicende attinenti alla famiglia presidenziale quando alcuni sicari misero fine al suo anelito di verità. Hanno solo fatto risuonare ancora più forte il grido del suo corpo, trovato carbonizzato nell'auto. Erano in quattro e l'autopsia ha rivelato che sono stati tutti uccisi prima del rogo, in pieno giorno. |
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