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Messaggi del 24/07/2019

Sommersi da un mare di spazzatura

Post n°3090 pubblicato il 24 Luglio 2019 da namy0000
 

Viaggio in un’Italia sempre più soffocata da immondizia d’ogni genere

135.000.000 di tonnellate di rifiuti speciali prodotti ogni anno in Italia (il 65% riciclato)

30.000.000 di tonnellate di rifiuti urbani all’anno (il 47% riciclato)

È un’emergenza che purtroppo sta diventando una malattia cronica. L’Italia è invasa da rifiuti. I cassonetti traboccano, l’aria si fa irrespirabile. Un problema al tempo stesso estetico, etico, politico, economico e sanitario. Nel nostro Paese ogni anno viene riciclata solo la metà o poco più dei rifiuti speciali e urbani prodotti. Spesso le cronache ci dicono dove finisce il resto: così, per esempio, il recente incendio a Settimo Milanese di un deposito colmo di immondizia. Siamo stati dunque in Lombardia e poi giù, a Roma e a Palermo per vedere cosa sta accadendo. Soluzioni? Ne abbiamo parlato con il ministro dell’Ambiente, con il generale dei Carabinieri, con l’economista Andrea G., docente alla Bocconi.

L’anno scorso ci eravamo occupati del cosiddetto “triangolo della diossina”, una zona in provincia di Pavia compresa tra i comuni di Corteolona, Mortara e Parona in cui si erano verificati una serie di incendi in discariche di rifiuti, autorizzate e non, che avevano allarmato la popolazione. In particolare, ci eravamo focalizzati sul caso di Corteolona, in cui il rogo in un capannone abbandonato aveva sprigionato una quantità di diossina superiore di 40 volte i limiti consentiti. Pochi mesi dopo la nostra inchiesta, il Gip di Milano, a seguito delle indagini dei Carabinieri forestali di Milano e Pavia, ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone. Una di loro, V.D., in un Sms inviato la sera dell’incendio scriveva: ‹‹Ho ritirato la torta poco fa… ho fatto mettere la frutta sopra tutti i lati e ho abbondato al centro con il liquore››. La “torta” erano tonnellate di olio esausto, divani, pneumatici, macerie da attività edili, plastica e altri materiali che non dovevano trovarsi lì.

Il caso di Corteolona è emblematico di quanto accade in Lombardia, la prima regione in Italia per numero di infrazioni nel ciclo illegale dei rifiuti: 399, secondo un rapporto dell’Università Statale di Milano, che hanno portato a 451 denunce, 21 arresti e 268 sequestri. Mentre, stando ai dati raccolti dall’Arpa, si è passati dagli 11 incendi del 2015 ai 22 del 2018. Quest’anno si è già arrivati a 9, l’ultimo dei quali a Settimo Milanese nella notte tra l’8 e il 9 luglio.

Cosa è successo? Fino a qualche anno fa la Cina accoglieva gli scarti di plastica e gomma che arrivavano dall’industriosa Lombardia, come dal resto d’Europa. Il blocco ha causato la saturazione dei 2.700 impianti autorizzati sparsi sul territorio regionale, oltre a far impennare i costi di smaltimento. Nello stesso tempo, la crisi economica, con la chiusura delle aziende, ha lasciato in eredità una moltitudine di capannoni vuoti. Imprenditori senza scrupoli e delinquenti, spesso legati alla criminalità organizzata, non ci hanno messo molto a fare due più due, com’è avvenuto a Corteolona.

Il sistema è molto semplice. Titolari di ditte autorizzate si fanno pagare per smaltire rifiuti che in realtà, con la complicità di aziende di trasporto compiacenti, finiscono in cave o in capannoni abbandonati, individuati da intermediari i quali a loro volta pagano ai loro proprietari un affitto purché restino in silenzio. In questo modo, ci guadagnano tutti. E quando la discarica abusiva diventa troppo piena o c’è il sospetto di qualche indagine, un bel falò e si ricomincia da qualche altra parte.

Nel caso di Corteolona, sono stati calcolati ingiusti incassi per più di un milione di euro. Le conseguenze di questo business, ha dichiarato il colonnello dei Carabinieri ‹‹sono un duplice inquinamento: quello ambientale e quello dei tessuti economici, perché diventa sempre più difficile per gli imprenditori onesti lavorare se c’è chi offre i loro servizi a prezzi totalmente fuori mercato››. ‹‹Alcune Regioni non sono in grado di creare un ciclo completo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e industriali. Resta la disparità tra Nord e Sud. La criminalità organizzata lavora con l’appoggio di intermediari “puliti”››. ‹‹Ogni Regione avrebbe dovuto creare un ciclo completo di gestione dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti industriali, in modo da essere autosufficiente. Ma non tutte ci sono riuscite. Così oggi il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, parte della Toscana e parte delle Marche hanno piani di raccolta, stoccaggio e smaltimento definitivo dei rifiuti tramite gli inceneritori o i termovalorizzatori. Altre Regioni sono rimaste indietro››. ‹‹In Lombardia contiamo 13 impianti, il Piemonte ne ha 2, il Veneto 3, l’Emilia Romagna 8. Il Lazio ne avrebbe 2, ma uno funziona a scartamento ridotto… In Puglia ci sono 2 impianti di vecchia generazione, 2 mal funzionanti in Calabria e nemmeno uno in Sicilia. Questa situazione provoca il trasferimento di rifiuti solidi urbani dal Sud al Nord››… Da ottobre a oggi nel Nord Italia abbiamo sequestrato 70 capannoni pieni di rifiuti che provenivano prevalentemente dal Sud… Nelle terre di tradizionale presenza mafiosa e nelle zone del Nord Italia, dove si sono bene inseriti elementi della criminalità organizzata, c’è certamente una forte presenza mafiosa negli appalti per la raccolta dei rifiuti. A volte l’impresa mafiosa utilizza il sistema delle gare di appalto per riciclare denaro sporco, ma più spesso la grande criminalità oggi funziona da collante fra un determinato tipo di imprenditoria, alcune ditte di trattamento e trasporto e un certo tipo di pubblica amministrazione… I grandi traffici internazionali di rifiuti industriali verso l’Africa o alcuni Paesi dell’Est, spesso considerati le pattumiere del mondo, la criminalità organizzata non è capace di gestirli da sola. Servono conoscenze tecniche e giuridiche non indifferenti, intermediari, colletti bianchi, relazioni internazionali di grande respiro. Servono comportamenti virtuosi e ognuno dovrebbe fare la propria parte. Raccomanderei di fare attenzione ai cosiddetti “svuotatutto” quei servizi che svuotano le cantine, magari per 200 euro. Se il prezzo è troppo basso, con ogni probabilità quelle persone porteranno il materiale in campagna senza attivare un ciclo corretto di smaltimento››.

Dopo i giorni dell’ira e della puzza, Roma a poco a poco ricomincia a respirare. Si svuotano i cassonetti in strada e i bidoni stracolmi di immondizia all’interno dei portoni, in qualche zona della città sono pure stati avvistati in azione i camion per la pulizia e la disinfestazione delle strade. ‹‹Si lavora ventre a terra e in operoso silenzio››, assicura il ministro dell’Ambiente, dopo aver fatto incontrare al ministero la sindaca di Roma, il presidente della Regione Lazio e il prefetto. ‹‹Un incontro fondamentale››, ha spiegato il ministro, ‹‹che ha un senso politico e tecnico e ci ha aiutato a trovare alcune soluzioni nell’immediato e assumere impegni nel lungo termine affinché tali criticità non si ripetano››… Non sempre i comportamenti dei cittadini sono virtuosi. E pensare che in alcune grandi città come Vienna, ci sono cassonetti diversi in cui gettare il vetro bianco e quello colorato… Ci sono poi ristoranti, pub e pizzerie che, alla chiusura dei locali, lasciano in strada i sacchi di immondizia. Alle prime luci dell’alba i primi ad arrivare, in anticipo sui camion della raccolta dei rifiuti, sono i gabbiani, ormai padroni incontrastati di Roma, che con i loro becchi squarciano i sacchi neri in cerca di cibo, spargendo l’immondizia sulle strade e i marciapiedi…

Se la divisione dei rifiuti non è corretta, il meccanismo s’inceppa. Occorre un grande lavoro sul piano della cultura e della formazione… Oggi tutti abbiamo negli occhi le immagini drammatiche di Roma, ma ci sono anche città che, con investimenti a lungo termine, hanno saputo vincere… soprattutto si puntò sulla comunicazione, proponendo una campagna ironicamente ispirata al Risorgimento: con lo slogan “Cinque giornate per liberarsi dai rifiuti” si fece un lavoro capillare, rivolto ad ampi gruppi di cittadini tra cui, per esempio, i portieri degli immobili, fondamentali per una efficace differenziata nel tempo, l’impegno ha dato i suoi frutti. (FC n. 29 del 21 luglio 2019).

 
 
 

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